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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «uno»

nautoretestoannoconcordanza
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suo letto fissandolo con uno sguardo indecifrabile. ¶ «Mamma…» singhiozzava
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fine mese si faceva uno sconto su quanto pattuito
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mani. La donna lanciò uno sguardo d’intesa al
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desideri finché gliene rimase uno solo: l’indipendenza economica
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Nzà mà, mi capita uno come mio padre… Meglio
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echi delle abbanniate. Aveva uno strano languore nelle viscere
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braccio. ¶ S’incamminarono l’uno accanto all’altra, parlando
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affetti veri. ¶ La camera, uno stanzino stretto e senza
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quando riusciva a schiacciarne uno contro il battiscopa esultava
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passava a trovarla; allungava uno sguardo sul suo ventre
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Mario prese posto in uno scompartimento vuoto, appoggiò la
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sulla porta, appoggiandosi l’uno all’altra, i loro
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la solita cinica indifferenza. “Uno più uno meno” sembrava
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cinica indifferenza. “Uno più uno meno” sembrava dire la
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per sempre, ché quando uno si sposa, di solito
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l’è cercata: era uno che trafficava con le
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fu un parto, ma uno strapazzo. Dalle il tempo
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punse i piedini con uno spillo, infine parlò con
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le membra contratte in uno spasimo, la mente vuota
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carabiniere. ¶ «A Mancu’, pari uno scheletro con la divisa
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alcuni giorni visse in uno stato stuporoso, cullato dall
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ricordi si stratificavano l’uno sull’altro, senza ordine
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prima di atterrare con uno sfrigolio sui ciocchi ardenti
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appesa! Mai una risata, uno scherzo, una cantatina. Fa
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di voce. E imboccò uno stretto budello tra due
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pelo: “Quando mi ricapita uno così alla mia età
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abito marrone era tutt’uno con i cespugli marezzati
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insisté l’ufficiale con uno sguardo indagatore. ¶ A Mario
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farlo raddrizzare. ¶ «Guagliò, aaattenti! Uno che tiene amici altolocati
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di proseguire. Impalato come uno stoccafisso, guardava da lontano
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leggere, si trattava di uno scritto politico. ¶ «A voce
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Moro lo ricambiava con uno sguardo affettuoso e si
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indicando il cestello. «Ha uno stomaco di ferro. Vede
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il pavimento coperto da uno spesso strato di polvere
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tutto fu lucido come uno specchio. Il marito comprò
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con aria di sfida. ¶ «Uno, due, tre… dieci…» ¶ Erano
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biscotti e gliene offrì uno. La bambina lo addentò
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biscotto mi ha fatto uno strano effetto. Ho una
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sue filastrocche preferite. ¶ «Peri uno, peri due, peri tre
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peri otto, tippete, tappete, uno biscotto!» ¶ Quelli la seguivano
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aveva scoperto casualmente in uno di quei pomeriggi che
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grotta. ¶ «Cammina!» gli urlò uno dei due, strattonandolo. La
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giacca s’impigliò in uno sperone; uno squarcio si
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impigliò in uno sperone; uno squarcio si aprì nella
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ultimi gradini, atterrando contro uno dei sedili di pietra
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andare a mangiare» disse uno degli aguzzini all’ultimo
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gli sussurrò all’orecchio uno dei due uomini. ¶ Aranciu
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un traditore» lo esortò uno dei due sicari. ¶ «Un
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quel miserabile sottopanza. Ebbe uno scatto d’orgoglio: «Io
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partire. ¶ “Ora salgo su uno di questi e me
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Ma un godimento buio, uno strano e sconosciuto piacere
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mai rigidi, un po’ uno è padre, e il
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di ogni uomo, è uno Stato nel quale ogni
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sua natura liberatore; è uno Stato in cui lo
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non avrebbe capito, perché uno si chiamava Mancuso e
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rapita i programmi: Studio Uno, Canzonissima, Il tempo dello
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attorno ai mobili sventolando uno straccio leggero. Cucinò più
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permesso gli bruciava come uno sfregio. Lui evitò di
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alle ballerine di Studio Uno. ¶ «Peccato per i capelli
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carabiniere osservò gli invitati uno per uno. Ebbe un
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gli invitati uno per uno. Ebbe un moto di
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un salto, come se uno spillo puntuto le avesse
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una labiale intrecciate in uno strano scioglilingua. ¶ Il Natale
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siamo in America, dove uno piglia e divorzia.” ¶ Quella
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Quello lo fissò con uno sguardo carico d’odio
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nei loro occhi serpeggiava uno sguardo altezzoso. ¶ «Tu dormirai
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Melina lo accolse con uno sguardo dolce e le
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di filigrana. L’ingresso, uno stretto portone di legno
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punse. «Ormai sono tutt’uno con le pietre» esclamò
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adesso il quartiere. ¶ Chiamò uno dei suoi uomini: «Come
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diverso!» ¶ Madame le lanciò uno sguardo irritato: «Signorina saputella
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che nascere femmina fosse uno stigma, diventare donna una
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offendeva: quella divisa era uno stigma, una maledizione, come
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la televisione, c’era uno, la testa piena di
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pagò lanciando alla figlia uno sguardo torvo. «Tieniteli da
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megafono attorno alla bocca. ¶ Uno stormo di fringuelli vocianti
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incrociate al petto. Lanciò uno sguardo rabbioso in direzione
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di possedere, ne afferrò uno per il collo e
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il padre» esclamò lanciando uno sguardo curioso oltre i
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Africa l’azzittì con uno sguardo e poi rivolta
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ma quanto ci vale uno spezzatino quando la pancia
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Le donne si scambiarono uno sguardo d’intesa. ¶ Mario
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si disse e diede uno strattone. L’uomo perse
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la natura forzata dentro uno schema crudele. E d
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accese, dalla marmitta uscì uno sbuffo di fumo denso
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stavano aspettando. ¶ C’era uno specchio sul pianerottolo, davanti
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delle ginocchia tonde. ¶ «Conza uno spino» le ordinò Maruzza
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bambino. Lei ne desiderava uno tenebroso, di quelli che
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niente ancora?» ¶ «Ho conosciuto uno» sussurrò Caterina, aveva le
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Ma la seconda è uno sballo!» urlò Caterina piena
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meno vigore. Combattevano l’uno contro l’altra per
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cuore disegnato sulla fronte, uno striscione arrotolato sottobraccio e
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come la bandiera di uno Stato indipendente. ¶ Il nemico
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la ringhiera arrugginita con uno sciabordio costante. Due gozzi
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convenne Madame. «Pare proprio uno di quei tunisini che
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la suora c’era uno jato enorme. Maruzza non
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grattò la testa, lanciò uno sguardo distratto a Melina
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pollice e indice l’uno contro l’altro. ¶ «Brava
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amico ma rimaneva sempre uno sbirro. ¶ Mario alzò la
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avevano voluto rinunciare l’uno alle carezze dell’altra
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come pensavano, avevano l’uno trentotto anni, l’altra
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parole si erano rivelate uno strumento formidabile per tenere