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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Sgorlon, La conchiglia di Anataj, 1983

concordanze di «uno»

nautoretestoannoconcordanza
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non avessi mai gettato uno sguardo alle chiese, ai
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quei giorni come fossi uno scolaro in vacanza. Mi
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pretendesse un operaio straniero, uno scalpellino che veniva da
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erano altri due friulani, uno giovanissimo, di nome Marco
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di nome Marco, e uno della mia età, poco
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che avevo sempre considerato uno dei migliori alleati, il
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racconti di casa sopra uno della nostra famiglia, vissuto
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Ma lui non era uno stagionale, il suo paese
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rosse delle sale di uno dei suoi molti palazzi
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Anche Marco era diventato uno scalpellino coi fiocchi. Come
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martellina, sembrava diventare tutt’uno con essa. Dalle sue
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a sé, come per uno strano consulto di vecchie
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improvviso. Mi muovevo dentro uno spazio sbiadito, senza tempo
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in Siberia avremmo avuto uno scopo, qualcosa di preciso
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grosso sbaglio. Ah, se uno mi avesse detto dove
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freddo siberiano, aveva come uno sfondo di stupore nella
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Kirkovsk? Mai sentito…». ¶ Partivano uno dopo l’altro taràntas
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tanto riuscivo a identificarne uno, perché sia in Europa
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ogni mia impressione di uno strato di ovatta. ¶ IV
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di nessun genere. Sentii uno strano gelo nel cuore
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in libertà, prima che uno di essi accettasse di
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sentito altrettanto superfluo, sottano, uno cui nessuno badava perché
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in cortile per cacciare uno stormo di cornacchie che
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tante confidenze a me, uno sconosciuto, ma capii che
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il viso disfatto di uno che sia condotto alla
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diventò in tal modo uno dei tanti morti della
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pauroso, specie dopo che uno straniero come Silvestro aveva
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che veniva da lontano. Uno di quelli che vivono
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ferrovia aveva due volti, uno lieto e luminoso e
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lieto e luminoso e uno oscuro e difficoltoso, che
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irrespirabile come quella di uno scompartimento di treno, quando
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polmoni, tisi o silicosi, uno dopo l’altro, perché
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con i piedi asciutti. ¶ Uno da una parte e
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da una parte e uno dall’altra colpivamo il
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immerso nel bosco come uno scoiattolo o un castoro
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o terragno come loro, uno dei tanti animali della
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parte del mio cantiere, uno degli infiniti che correvano
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spalle, ve n’era uno che cominciava quasi dove
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il padre zoppicava come uno sciancato. Di fare ancora
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con un salto su uno dei cavalli siberiani o
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noi guardavamo Silvestro con uno stupore stravolto e un
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Sembrava che, sia l’uno che l’altro, considerassero
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più andare. Erano come uno sciame di formiche o
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lei tendeva a diventare uno dei pensieri fissi di
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mai visita. Era sempre uno dei primi a saltar
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la bocca grande come uno sportello di stufa. Era
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e alla nostra vita uno sfondo di vitrea durezza
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ci univa. Sentivamo dentro uno strano rimescolio, vedendo le
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attorno e circondarlo come uno sciame di moscerini. Io
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ghiaccio, anche se hanno uno spessore di due arscine
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eppure si adattavano l’uno all’altro come un
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doveva essere per Ajdym uno dei vertici dell’eleganza
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Se mi sedevo su uno dei suoi panconi, mi
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l’ultimo ripiano di uno scaffale, in una rientranza
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il giovane potesse essere uno dei tanti ribelli clandestini
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villaggi lo aveva considerato uno strumento della sua antica
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o i coralli in uno scoglio sottomarino, e di
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e presero a correre uno alla volta verso la
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chiesto il permesso con uno sguardo, se l’avvicinavano
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sentono dei forestieri nell’uno e nell’altro.» ¶ «Dio
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Gli anni correvano silenziosamente, uno dopo l’altro, scivolavano
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di fronte, per fargli uno scherzo sinistro. Lui era
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operai si sentivano tutt’uno con la propria opera
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carradori poi facevano tutt’uno con i loro cavalli
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vedeva più un ghiro, uno scoiattolo, un ermellino, una
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ne avevamo mai visto uno, ma esso era tuttavia
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di un drago, di uno smisurato animale preistorico, le
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andava al pozzo con uno slittino e una grande
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Ora che c’è uno straterello di neve da
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provocava dentro di lui uno scuotimento delizioso e imbrividito
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alla campagna, circondato da uno steccato di legno, dove
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contadini, boscaioli, cacciatori, con uno scrollone potente, e fuggire
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ogni cosa. Mi mette uno spavento, se sapessi…» ¶ Aveva
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cortile e ne sgranava uno per gli uccelli. Non
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pazzia. Mi sembrò che uno dei modi per evitarlo
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tra di loro, con uno zoccolio sonoro e inconfondibile
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tinozza, e magari anche uno col vapore della stufa
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giudicammo opportuno sorvegliarlo, ed uno o l’altro di
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venuti anni di siccità, uno dopo l’altro, e
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come l’acqua di uno stagno. ¶ Ma forse, pensava
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del suo fucile. Colpiva uno scoiattolo in volo tra
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che vi sarebbe stato uno spettacolo da non dimenticare
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certo modo faceva tutt’uno con essa. Mai sarebbe
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i giorni si somigliavano uno all’altro come le
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gli alberi vi fu uno sgocciolio come di pioggia
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vacillante e provvisoria, come uno che cammini sui trampoli
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recente passato, smontare ad uno ad uno i giorni
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smontare ad uno ad uno i giorni di lavoro
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che si posasse su uno di noi. Due operai
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bene di essere soltanto uno dei settantamila operai della
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magrissimo. Era convinto che uno, a forza di essere
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sostanza e diventare come uno spaventapasseri. Forse i fantasmi
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Ma come è possibile? Uno, per vivere, ha bisogno
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sospetta. Potevano esserci nell’uno e nell’altro sabbie
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era introdotto abusivamente in uno spazio che non gli
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che avrebbe fatto tutt’uno con la terra indurita
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i compagni, chiusi dentro uno stupore senza confini per
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nelle carte catastali. Era uno stupore così radicato che
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villaggio la taiga era uno dei modi di morire
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accadeva perché ero ancora uno straniero, e ormai lo
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rimasto una forma vuota, uno spazio che non era
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lavori forzati, che scontò uno dopo l’altro fino
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prima della cattura, in uno scontro con le guardie
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giusto, ed era diventato uno strano sopravvissuto. Errò per
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Si ricordò che presso uno di essi aveva sepolto
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dei cavalli, ne comprò uno, e continuò ad amarlo
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e resistentissimi. Più d’uno gli era morto nella
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cominciò a diventare tutt’uno con quella di essere
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averne avuto per forza uno anche lui) in un
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di aver intuito. ¶ «Darmi uno spintone e farmi cadere
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ti vogliono bene.» ¶ «Se uno mi fosse amico veramente
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tornato, e che tutti uno dopo l’altro saremmo
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il caso che, per uno strano miracolo, la ferrovia
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lavori cominciavano a inserirsi uno nell’altro come i
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contadini, dimenticando che ero uno straniero. Anche i compagni
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regalò la conchiglia e uno dei suoi fucili, e
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per gli animali che, uno dopo l’altro, cadevano
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discorsi, perché quello era uno dei giorni più ribaldi
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disperati della sua esistenza; uno di quei giorni predatori
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che avevo letto in uno degli strani libri di
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ma nessuno doveva gettare uno sguardo dalla parte della
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ai ditini del bambino. Uno di essi gli sparava
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di essi gli sparava, uno le spellava, un terzo
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parole e faceva tutt’uno con esse. Dava sostanza
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cantieri eravamo invasi da uno spavento brulicante come uno
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uno spavento brulicante come uno sciame di api, e
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perdono la memoria per uno spavento o per un
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un pensiero, o almeno uno non chiaro e assettato
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del nostro passaggio. Quando uno si spegneva e cessava
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ogni palo era entrato uno spirito della foresta. Tutti
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villaggio ve n’era uno, ma era uscito per
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stampelle, perché era diventato uno storpio. Una delle gambe
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fisico da ussaro, ma uno storpio con la faccia
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la sua trasformazione in uno storpio, cui servivano le
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mia e dappertutto ero uno straniero. Poiché ero un