Dante Alighieri, Divina Commedia, 1321

nel primo proposto. ¶ Or va, ch'un sol volere

Cilestino.] ¶ 'Per me si va ne la città dolente

dolente, ¶ per me si va ne l'etterno dolore

dolore, ¶ per me si va tra la perduta gente

diversa. ¶ In la palude va c'ha nome Stige

fui, ¶ segando se ne va l'antica prora ¶ de

costui che sanza morte ¶ va per lo regno de

mondo basso». ¶ Così sen va, e quivi m'abbandona

porta fori; ¶ dinanzi polveroso va superbo, ¶ e fa fuggir

una questione.] ¶ Ora sen va per un secreto calle

cigola per vento che va via, ¶ sì de la

foco il feggia. ¶ Però va oltre: i' ti verrò

la mia masnada, ¶ che va piangendo i suoi etterni

mondo lerci. ¶ Priscian sen va con quella turba grama

noi per poco e va là coi compagni, ¶ assai

come torna colui che va giuso ¶ talora a solver

giron porti», ¶ mi disse, «va, e vedi la lor

fossa? ¶ Or te ne va; e perché se' vivo

la fera. ¶ Ella sen va notando lenta lenta; ¶ rota

vendetta. ¶ Con lui sen va chi da tal parte

scheggio ¶ che tutto intero va sovra le tane». ¶ «Omè

mi sentia, ¶ e dissi: «Va, ch'i' son forte

spesse volte laco. ¶ Non va co' suoi fratei per

lombardo, ¶ dicendo "Istra ten va, più non t'adizzo

Dinanzi a me sen va piangendo Alì, ¶ fesso nel

è Gianni Schicchi, ¶ e va rabbioso altrui così conciando

altro che là sen va, sostenne, ¶ per guadagnar la

mi: «Guarda come passi: ¶ va sì, che tu non

di te vere novelle». ¶ «Va via», rispuose, «e ciò

la sua venuta: ¶ libertà va cercando, ch'è sì

per lei mi richegge. ¶ Va dunque, e fa che

a suo cammino, ¶ che va col cuore e col

costa, ¶ com' om che va, né sa dove rïesca

che possa salir chi va sanz' ala?». ¶ E mentre

com' a guardar, chi va dubbiando, stassi. ¶ «O ben

e quant' om più va sù, e men fa

coscia, ¶ e disse: «Or va tu sù, che se

l poeta: ¶ «però pur va, e in andando ascolta

l'altro se ne va tutta la gente; ¶ qual

tutta la gente; ¶ qual va dinanzi, e qual di

il mondo torca, ¶ sola va dritta e 'l mal

dispregia». ¶ Ed elli: «Or va; che 'l sol non

aspro diserto ¶ a retro va chi più di gir

inver' la scala ¶ si va più corto; e se

erba, ¶ che viene e va, e quei la discolora

Ito è così e va, sanza riposo, ¶ poi che

i fiumi ciò che va con loro, ¶ vertù così

possa, tralignando, scuro. ¶ Ma va via, Tosco, omai; ch

offerse. ¶ Sì come cieco va dietro a sua guida

domanda se quinci si va sùe». ¶ E io: «O

e l'anima non va con altro piede, ¶ se

se dritta o torta va, non è suo merto

dar via a chi va suso, ¶ n'andai infin

la roccia, ¶ come si va per muro stretto a

Facesti come quei che va di notte, ¶ che porta

volse costui ¶ che mi va innanzi, l'altr' ier

sermone, ¶ dissi: «Ella sen va sù forse più tarda

ruina par disposto». ¶ «Or va», diss' el; «che quei

bestia ad ogne passo va più ratto, ¶ crescendo sempre

schiera che cavalchi, ¶ e va per farsi onor del

dar volta; ¶ quinci si va chi vuole andar per

dottori, ¶ com' om che va secondo ch'elli ascolta

l'una gente sen va, l'altra sen vene

turba ¶ che se ne va di retro a' vostri

Poscia «Più non si va, se pria non morde

potei. ¶ «Lo sol sen va», soggiunse, «e vien la

per tanti rami ¶ cercando va la cura de' mortali

quel confine che più va remoto, ¶ com' io vidi

come s'affigge ¶ chi va dinanzi a gente per

è ferma e altra va e riede, ¶ vid' io

accompagna, ¶ tal signoreggia e va con la testa alta

l sole ¶ tanto sen va, che fa meridïano ¶ là

sposa piace. ¶ Indi sen va quel padre e quel

cui la prima rota va dintorno, ¶ aver fatto di

in die, ¶ lo tempo va dintorno con le force

barca ¶ quel che fendendo va l'ardita prora, ¶ né

E come surge e va ed entra in ballo

a lo splendor che va di gonna in gonna

in ramo, che sen va e altra vene. ¶ Nel

e lance. ¶ Ora si va con motti e con