Giuseppe Marotta, L'oro di Napoli, 1947

col quale si fece vento mentre attraversava fra due

diritte su cui il vento si è rifugiato per

come appiccati, al giovane vento che saliva dalla marina

qua e lì, il vento che sale al Vomero

anni, ma ecco il vento di allora che mi

colline sui quali il vento dorme o viaggia come

porte dei “bassi” nel vento di marzo; bambini neri

andirivieni di un capriccioso vento di marzo. D’improvviso

giovinastri ne uscirono. Il vento infuriava; disorientati dal polverone

Saverio, bevendo l’amaro vento di marzo. ¶ Qualche mese

lo ha portato il vento, l’ho spinto io

trova un soffio di vento che la porti e

grotte delle Fontanelle: il vento vi si lacera le

lacrime; un soffio di vento faceva frusciare gli stinti

o mentre un grigio vento si affannava a riunirvi

basalto, sassate che il vento sembra all’ultimo istante

della colla e del vento di mare, l’odore

un altro soffio di vento che arriva dal mare

regolarissimi mucchietti rifiutati al vento da appositi ciottoli. Non

che sembrava ritrarsi. Il vento che passava come un

Mani più leggere del vento avevano involato l’oggetto

che fosse invece il vento a investirlo da ogni

a lui, oppure un vento marino che odora di

la polvere e il vento della via provinciale. I

d’incenso fuggivano nel vento: i mazzi di noccioline

un’imposta aggredita dal vento di terra, quando alla

Dio lasciò detto al vento di terra, o tramontana

che un soffio di vento entri dal vetro rotto

ombrello di caligine, un vento furioso ghermì la cassetta