Vittorio Alfieri, La congiura de' Pazzi, 1789

puoi (pur troppo è ver!) che in peggio. ¶ Raimondo

stesso il pensa. È ver, ch'io scorsi ¶ d

nostra allora... ¶ Guglielmo ¶ È ver; sperai, ¶ che tardo essendo

saremmo? ¶ Giuliano ¶ Lorenzo, è ver, benigna stella splende ¶ finor

poco v'aggiunse, è ver; ma intanto ¶ ei succedendo

il tuo fine. È ver, del tutto ¶ liberi mai

opre ¶ si converriano, è ver; né le servili, ¶ bench

il modo eccedi. È ver, che lice, ¶ finché costor

uom, (nato feroce, è ver) ma fatto ¶ debol per

alma sua smarrita il ver traluce, ¶ e il fero

tai cose... ¶ Guglielmo ¶ È ver, che sempre ¶ mal sen

nemici, quai siamo, (è ver pur troppo!) ¶ arme bastante

E sai, che muove ¶ ver noi dall'austro armata

gigli e rose. È ver, che nulla ¶ fia il

dell'armi estrane? È ver, che a scherno mostra

Guglielmo ¶ Può molto, è ver, fra noi di Roma

sonno ¶ non stese, è ver, sovra il mio capo

stringe inusitata cura. ¶ È ver me poscia, sospirando, gli

Tardo? oimè! Dunque è ver, ch'ei tenta?... Ah

fratelli ¶ non odio, è ver; ma solo amo Raimondo

perché tacea Raimondo: in ver, ben festi ¶ di a