Flavia Steno, Così mi pare, 1913

s'interroga il suo viso anzichè chiedere i suoi

dopo aver veduto in viso, della vita, tutte le

potesse seguire sul suo viso l'alterarsi di quella

sofferenza, può diventare un viso tragico se appena la

del passato. Un giovane viso appassito e distrutto dalla

vecchie, come avessero sul viso la maschera di esistenze

crederebbe. Non basta il viso e non basta la

trasparente da tutto il viso; è la cara impressione

sia brutta: avrà un viso irregolare, magari inespressivo, sciupato

anche la bruttezza del viso. ¶ — Merito della combinazione e

incarnato luminoso d'un viso – maquillage a parte – il

caldo il pallore del viso e più vellutata la

vedere dietro il nostro viso la nostra anima – fin

pelliccie alzate intorno al viso. Altrimenti dalla sarta, dalla

intorno a un freschissimo viso di giovinetta, stranamente esangue

non meno pallida del viso, non meno immobile, con

accanto, intorno al giovane viso bianco, dalla bocca di

ancora gli sorride, col viso alzato verso le labbra

sul ponte, stravolto nel viso sbiancato, con una ombra

sfondo delle acque, col viso rigato di lagrime e

faute de mieux – nel viso dei suoi compagni di

una fiamma breve sul viso. ¶ Sì, le piace. I

è giovane, rasato in viso come un americano, elegantissimo

e le sbuffa in viso le sue boccate di

la bellezza provocante del viso sapientemente truccato, e il

mandare il fumo in viso alla piccola amica. Ma

comprendere, dall'espressione del viso, dal tono della voce

e mostrar sempre un viso sereno, e nascondere sotto

abbiano per facciata un viso, un vecchio viso triste

un viso, un vecchio viso triste, stanco di memorie

care confessioni susurrate col viso, fatto di fiamma, nascosto

velo di tristezza sul viso della piccola sposa. ¶ — Brutta

di porpora sul bel viso pallido. ¶ L'indomani, è

scarno, già trasmutato nel viso che ha l'espressione