Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

lettera mia, né dalla voce altrui. ¶ Però vorrei, che

di grido la garrula voce di tutta la turba

interrotta ¶ e spezzando la voce a mezo il corso

cupa ¶ dela gola tonante ¶ voce bassa e profonda, ¶ ch

avea, fu richiamata ¶ dala voce del fato e sospirando

afflitta et egra; ¶ né voce avrà più mai, grata

trastullarsi ¶ dala luce ala voce, ¶ cangiò senso al diletto

e 'n su la voce estrema ¶ pur gorgogliando e

d'Orfeo la dolce voce, ¶ chi potrà dir che

reina ¶ accusò con la voce, ¶ additò con la mano

Dando allor fiato e voce ¶ ai sonori elefanti i

gola ¶ gorgogliar fievolmente ¶ querula voce, e senza senso un

la tocca; ¶ e 'n voce piana e con parlar

arrivar tant'oltre ¶ la voce stanca e debile non

o di bocca cortese, ¶ voce che mi risponda? ¶ Conviemmi

la madre ad alta voce indarno, ¶ e chiede indarno

ah taci, ¶ sostien la voce incauta! ¶ ah vuoi tu

alfin riscosso, ¶ in fioca voce i suoi pensier distinse

la giovinetta alzò con voce debile ¶ chiamando a suo

e doglioso formar di voce trepida ¶ un tremolio, che

del'altra Amor la voce ¶ move, articola e scioglie

cadere ¶ quasi con flebil voce ¶ gorgogliando singhiozzi. ¶ Stassi attonita

Manca il fiato ala voce, ¶ manca la voce al

ala voce, ¶ manca la voce al pianto, ¶ e manca

è così scarso, ¶ la voce è così tronca, ¶ che

fianco sinistro, ¶ poi con voce interrotta ¶ Tisbe tre volte

la parola e la voce. ¶ E 'n voler così

vagisce, ¶ formi con roca voce infra te stesso, ¶ e

di pregio ¶ la mia voce, il mio canto. ¶ Ti

divina, ¶ ch'ha la voce argentina. ¶ Fileno ¶ Oh scelerato