Federigo Tozzi, Tre croci, 1920

voglio andare! ¶ Aveva la voce forte e robusta, e

sto bene! ¶ Nella sua voce c'era una gioia

alzò, e con la voce che doventava acuta, ripeté

ce ne prenderà? ¶ La voce di Niccolò si fece

l'ha data? ¶ La voce parve calmarsi, farsi esatta

Enrico, con la sua voce nasale e strascicata. — Hai

divenne affettuoso; la sua voce quasi supplichevole e dolce

s'arrabbiava, aveva la voce di cattivo; e seguitò

voglia di alzare la voce. ¶ — Tu, no; ma Niccolò

disse con la sua voce robusta, che faceva subito

riflettesse da sé, a voce alta: ¶ — È meglio con

rideva anche con la voce; i suoi occhi luccicavano

fidanzata! ¶ Poi, con una voce, che gli sbatteva insieme

scherzando, con la sua voce crepitante come fatta di

Il Nisard, con una voce che pareva donnesca, si

si mutava subito nella voce, gli disse: ¶ — Non c

tutti! ¶ Poi, con una voce più naturale: ¶ — Dimmi almeno

Dorme davvero Niccolò? ¶ La voce del cavaliere pareva malata

furbizia! ¶ E con la voce, che gli cambiava tono

benché alzassero tutti la voce. ¶ Niccolò stringeva i pugni

ad ambedue, con una voce pacata; che commoveva: ¶ — Domani

che parlava con quella voce che viene quando ci

molti ne parlavano a voce alta, fermandosi davanti alla

alla mente. La sua voce sembrava un legno grosso

evitarci!". Egli rispose a voce alta: "Aspettate, faccio una

fatto mai. La sua voce, a stratte, si faceva

una ilarità acuminata; una voce senza più parole e

attenuarsi mai. Finché la voce venne sempre di più

e risposero, rifacendogli la voce un poco strascicata: ¶ — Quando

le rispondeva con la voce velata: ¶ — Ora basta! Vattene