Federigo Tozzi, Tre croci, 1920

in galera non ci voglio andare! ¶ Aveva la voce

io qui dentro non voglio che mi ci venga

stupito. Dio! Come mi voglio godere! Per me, nella

ne importa. Io non voglio né meno sentirne parlare

sto preparando! ¶ — Allora non voglio essere indiscreto: non voglio

voglio essere indiscreto: non voglio che me la dica

io non me ne voglio preoccupare! Sarà quel che

assicurazioni. ¶ — Oh, oggi, non voglio discorrere troppo! Mi fa

fatti vostri non li voglio conoscere. Io vengo qui

Niccolò gli gridò: ¶ — No: voglio che tu resti! ¶ Giulio

casa non ti ci voglio più. ¶ Ma siccome Giulio

da me, perché lo voglio scegliere. Suderò come un

il bene che ti voglio e gli anni del

me. Meno che io voglio parlare con te, e

me! ¶ Enrico rispose: ¶ — Non voglio sapere altro: mi basta

male troppo! ¶ — E io voglio sapere quel che avete

da sé! Io non voglio né meno ascoltare. ¶ Ma

del giorno avanti, — non voglio arrabbiarmi per voi! Vi

a letto prima. ¶ — No: voglio stare al buio, con

con la finestra aperta. Voglio provare così! ¶ Dalla finestra

s'avvicina all'abisso, voglio mangiare e bere soltanto

riflettere: ¶ — Ah, non le voglio né meno sapere! ¶ — Allora

e basta! Io ti voglio vedere alla prova, da

sappiamo a quel che voglio alludere. ¶ Il Corsali disse

che ne pensi, Niccolò? Voglio conoscere anche il tuo

per il mangiare! Non voglio! Anche tu hai ragione

cipolla cruda. Io non voglio altro! ¶ Modesta si spaventò

stesso la colpa: e voglio morire con più coscienza

me la guarderò quanto voglio. ¶ Ma Giulio si sentiva

sistemato da me; e voglio pensare alla moglie e

perché non ti ci voglio: non c'è posto

di mio fratello! Ora voglio vedere stesa la sua

a quanti sono. Mi voglio mettere a vendere le