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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Marone, La tristezza ha il sonno leggero, 2016

concordanze di «È»

nautoretestoannoconcordanza
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Come di che? Se è vero, se ha un
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se ha un altro. E perché.» ¶ Le squadre entrarono
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squadre entrarono in campo e Giovanni si unì ai
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stretta di mano. «Non è la prima volta che
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Mario?» ¶ «Eh, Mario» rispose e si voltò solo un
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credono più a nulla.» ¶ «E tu, invece, quanti anni
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di te.» ¶ «Ecco, appunto. E credi ancora all’amore
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Poi iniziò la partita e mio fratello non mi
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che rincorrevano la palla e nel frattempo rimuginavo sulle
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visione disincantata della vita e su cosa avessero combinato
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avessero combinato mia madre e Mario per trasmettere ai
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prima o poi feriamo e tutti veniamo feriti» mi
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detto Mario anni dopo, e io avrei annuito. Ma
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agli urti della vita e restano invincibili. Quella sera
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nonostante tutto, i litigi e la separazione dei miei
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ideale della famiglia perfetta e avrei dato tutto me
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il rapporto fra mamma e Mario sarebbe durato per
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nonostante le ripetute crisi e qualche sporadico tradimento, e
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e qualche sporadico tradimento, e che l’amore, quello
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il cambiamento fa paura, è qualcosa che chi ti
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qualcosa che chi ti è accanto non accetta di
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saremo proprio tuo padre e io a romperti le
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scatole, a non comprenderti e ad accusarti di non
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come prima. Tu fregatene e vai avanti per la
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di ferirti. ¶ Ricordati, sei e sarai sempre responsabile soltanto
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relazione fra la figlia e Manuel Ghezzi, sollevò la
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Ghezzi, sollevò la cornetta e mi chiamò. ¶ «Erri» esordì
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sull’intero agro nocerino e con affaccio diretto sulla
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fumando il solito sigaro e avesse un’espressione accigliata
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col filo del telefono e fissava la foto di
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bisbiglio. ¶ Rimasi in silenzio e alla fine dissi: «Sono
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fumo contro la cornetta. «È molto importante?» ¶ «Sì.» ¶ E
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È molto importante?» ¶ «Sì.» ¶ E così mi ritrovai nel
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suocera dopo accurate valutazioni) e un paio di innocui
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dispiace per quello che è successo» disse una volta
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qualcosa, avrei allontanato lui e non te.» E rimase
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lui e non te.» E rimase a guardarmi con
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Ma, ormai, quel che è fatto è fatto, non
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quel che è fatto è fatto, non posso più
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abbarbicati baffi poco curati e ingialliti dal fumo. ¶ «Insomma
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dal fumo. ¶ «Insomma, Matilde è impazzita, non so cosa
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di mia figlia.» ¶ «Non è colpa di Ghezzi» risposi
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a levarcelo dai coglioni e poi vediamo. E chissà
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coglioni e poi vediamo. E chissà che nel frattempo
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lo ami.» ¶ Lui sbuffò e si appoggiò allo schienale
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vestito di tutto punto e profumatissimo, alcuni particolari lo
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I baffi gialli, appunto, e le unghie smangiucchiate, i
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una donna. Eppure, Crispino è un uomo che piace
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no!» rispondo di getto. ¶ «E quella fiorentina? Quanto era
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era grande?» ¶ «Così» dico e mimo la grandezza della
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tre a uno.» ¶ «Sì, è vero. Ma era l
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dodici.» ¶ «Sì, dodici. Incredibile. E ti rendi conto di
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ribatte impassibile. ¶ «Come ti è venuto in mente?» ¶ «Non
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mi lavavo i denti e ho visto davanti agli
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nemmeno da dove cominciare e mi facevi ridere.» ¶ «Mi
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di differenza.» ¶ Lui sorride e si gratta la pancia
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la luce del bagno e si avvia in camera
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letto. Io lo seguo. ¶ «È normale, anche io non
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tenerezza, fa due passi e mi posa la mano
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non stessi aspettando altro e solo adesso mi rendessi
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le carezze, gli abbracci e, infine, le parole. Invece
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commenta quindi. ¶ «Così parrebbe...» ¶ «E sarai un ottimo padre
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a dirlo?» ¶ «Lo so e basta.» ¶ Mi afferra la
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Mi afferra la nuca e aggiunge: «Non sai quanto
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nel rapporto fra te e Matilde, ma sono contento
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di nuovo nonno». Sorrido e lui mi dà un
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al rapporto fra me e Matilde o alla sua
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coraggio di fare domande e me ne resto lì
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Amerigo Vespucci...» esclamo poi e lo fisso negli occhi
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negli occhi. ¶ «Eh...» ¶ «Niente, è che... ti avrei accettato
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a costruire il vascello. E io lo feci, solo
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Raccolsi ogni singolo pezzo e mi portai la scatola
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perderti.» ¶ Mario mi guarda e resta in silenzio. ¶ «Credevo
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sembra sempre più imbarazzato e credo preferirebbe cambiare argomento
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ammette. ¶ «Lo so, ed è stata questa la differenza
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bisogna chiudere un occhio e andare avanti. Nulla è
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e andare avanti. Nulla è perfetto, tanto meno le
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accorto.» ¶ «Perciò, se puoi, e se davvero lo vuoi
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occhi degli altri.» ¶ «Già, e tu ne sai qualcosa
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prima o poi feriamo e tutti veniamo feriti. L
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feriti. L’amore, Erri, è pieno di gioie e
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è pieno di gioie e momenti felici, di dolore
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momenti felici, di dolore e delusione. È come la
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di dolore e delusione. È come la vita, un
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anni?» ¶ «Può darsi» ribatto, e gli strizzo l’occhio
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grande fortuna nella vita è ritrovarsene uno come padre
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come padre. ¶ Tutti feriamo e tutti veniamo feriti ¶ La
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televisione, un giornalista calvo e con il pizzetto che
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manifestazioni sportive di Napoli e dintorni, e lei balbettò
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di Napoli e dintorni, e lei balbettò imbarazzata che
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lì non mi stupii e lasciai correre. Fu quando
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dei biglietti, le telefonate e i messaggi continui, cose
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Che cosa facevano?» chiesi e trangugiai in un sorso
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la situazione era inequivocabile.» ¶ «E lui che ha fatto
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fatto?» ¶ «Niente, se n’è andato.» ¶ «E tu?» ¶ «Io
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se n’è andato.» ¶ «E tu?» ¶ «Io cosa?» ¶ «Le
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le strade erano deserte, e siccome ormai l’erba
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modo dovevano pur divertirsi: e cosa c’era di
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traversa di via Foria e Filippo aveva iniziato la
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sfilza di battutine stupide e volgari. Nonostante il tipo
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rimasti lì a divertirsi e a rovinare i suoi
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già poco fiorenti affari, e lui alla fine aveva
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aveva davvero chiesto aiuto. ¶ E l’aiuto era un
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uomo dalla faccia rude e butterata, al volante di
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che si era avvicinato e, senza dire una parola
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era sbiancato di colpo e l’adrenalina che gli
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via Marina, con Valerio e Filippo che urlavano impazziti
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cosce come uno struzzo), e il pistolero dietro di
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che lei usava pochissimo e perciò, dopo non so
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era riuscito ad affiancarli e aveva dato varie botte
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data da mio fratello e dall’amico mentre tornavamo
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abbattuto. ¶ «Ma come vi è venuto in mente di
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intromise Matilde, «quel che è fatto è fatto. Pensiamo
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quel che è fatto è fatto. Pensiamo piuttosto a
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mamma?» ¶ «Cosa dirai...» risposi. ¶ «E dai, Erri, non mi
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da te.» ¶ Matilde rise e io soffocai una parolaccia
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ci ha urtato ed è scappato!» suggerì Filippo. ¶ «Ma
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urtato per sbaglio ed è fuggita?» ribattei. ¶ Nell’abitacolo
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Gli sfottò al travestito e l’inseguimento alla Starsky
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Matilde. ¶ Ci girammo tutti e tre a fissarla. Lei
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fissarla. Lei prese fiato e, tutta contenta, annunciò: «Diremo
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Eri andato a prenderla e non l’hai trovata
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hai trovata? Questa donna è un genio!» ¶ Quella sera
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di Capo Miseno, io e Matilde ci ritrovammo anche
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dito.» ¶ «Quella lì?» ¶ «Sì. È Sirio, ed è l
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Sì. È Sirio, ed è l’astro più grande
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più grande del cielo. È lì da sempre, e
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È lì da sempre, e ci sarà anche dopo
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Quanti sogni contiene. Forse è per questo che brilla
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che brilla così tanto.» ¶ «E allora?» feci con aria
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feci con aria divertita. ¶ «E allora giurami davanti a
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di me, del mare e del mondo intero, che
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giurato.» ¶ «Dammi la mano e ripeti: Giuro davanti a
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esordii quindi. ¶ «Che tu e io non ci lasceremo
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non ci lasceremo mai e diventeremo vecchi insieme...» ¶ «... non
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stancherò mai di te e dei tuoi baci.» ¶ «Non
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stancherò mai di te e dei tuoi baci.» ¶ «Giuro
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delusa, perciò presi fiato e recitai la formula: «Giuro
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Hai giurato!» ¶ «Lo so.» ¶ «E ora non puoi più
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venuto meno al giuramento e ho dimenticato che anche
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tanto concedere uno sguardo e affidarle un sogno, affinché
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fa cenno di aspettare e io mi appoggio allo
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viso con estrema lentezza e fa: «Ti ricordi la
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a vedere la partita?» ¶ «E come no!» rispondo di
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fissare la mia vicina e mi domandai se fosse
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ne andai a letto e tentai di dormire, cercando
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più. Chiusi gli occhi e mi sforzai di credere
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ronzavo attorno con garbo e senza strafare, un po
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con la figlia sottobraccio e disse: «Erri, voglio che
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una mazza. Mettila sotto e insegnale a usare quel
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Mi alzai di scatto e le presi una sedia
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la invitai ad accomodarsi e rimasi in piedi chiedendole
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accettare le mie lusinghe. ¶ «E allora vorrà dire che
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Matilde rise di nuovo e capii di averla conquistata
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giro di due minuti e con sole tre battute
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delle mie possibilità lingua e cervello, in modo da
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qualità fisiche erano veri e propri centometristi, io proseguivo
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Più di una volta è accaduto che ragazze appena
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per tutto quel tempo e lei accettò con entusiasmo
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una cena a Baia e poi la portai sulla
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era ancora poca gente e la serata sembrava perfetta
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Lei guardò le stelle e domandò: «Tu ce l
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Rimasi a bocca aperta e balbettai qualcosa di incomprensibile
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dovuto confessarle la verità, e cioè che non avevo
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avevo più alcun sogno e non sapevo nemmeno da
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accorta subito del pericolo e si sarebbe allontanata per
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quelli di chi gli è accanto, come un buco
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dopo poco ci baciammo e iniziai a sbottonarle camicetta
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iniziai a sbottonarle camicetta e reggiseno. Matilde mi fermò
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reggiseno. Matilde mi fermò e disse che no, lì
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che ci avrebbero visto e non si sentiva tranquilla
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non si sentiva tranquilla. ¶ «E allora dove?» chiesi. ¶ «Da
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di un giorno feriale e con ogni probabilità Mario
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con ogni probabilità Mario e mia madre già dormivano
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in punta di piedi e a tentoni nel buio
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corridoio». ¶ «Nessuno dei due è mio. Lui perché non
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mio. Lui perché non è mio padre, lei perché
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sul letto. ¶ Matilde rise e domandò: «E i tuoi
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Matilde rise e domandò: «E i tuoi fratelli? Dormono
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sono.» ¶ Rassicurata, si calmò e iniziammo a esplorare i
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ci stendemmo sul letto e ci scambiammo i corpi
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cellulare. Rifiutai la chiamata e tornai da Matilde, solo
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disse lei ansimando. ¶ Sbuffai e guardai il display. Era
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chiesi. ¶ «Erri?» ¶ «Che c’è?» risposi brusco. ¶ «Dove sei
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dai nostri corpi nudi e ancora poco abituati all
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che fai, vieni?» ¶ Sospirai e incrociai lo sguardo di
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la conversazione, mi rivestii e dissi: «Mi dispiace. Che
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o mi aspetti?» ¶ «Qui?» ¶ «E dove se no?» ¶ Lei
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no?» ¶ Lei sembrò pensarci e rispose: «Ti accompagno, così
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nella famiglia Ferrara.» ¶ «Addirittura? E che avrà mai di
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a Valerio...» ¶ «Ah, no. E di chi dovrei aver
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non c’era nessuno e le strade erano deserte
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ringraziare lui, Rosalinda, mamma e Mario, che per il
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più confuso di prima e con poche certezze, ma
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non mi avrebbe abbandonato e con un barattolo di
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carcasse di riccio che è ancora nella mia vecchia
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anni si sono sbriciolati e hanno perso il colore
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uomini arroganti, in gessato e scarpa lucida, con il
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una pallina da tennis e un Suv che attesti
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verrebbe facile. ¶ Viceversa, Ghezzi è un uomo modesto, misurato
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vestiti costosi, del calcio e non passano il tempo
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abbia regalato solo soddisfazioni e gioie; d’altronde chi
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una riunione di lavoro e così fu stabilito che
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sta che, non si è capito bene come, la
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infilare sotto un autoarticolato e i tre morirono sul
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giorni, per i funerali, e negli anni non si
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negli anni non si è mai fatto scudo del
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la vittima. ¶ Insomma, Ghezzi è il collega ideale. ¶ Di
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normale, gentile, premuroso, presente e senza troppe pretese. Ghezzi
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loro non lo so e non lo voglio sapere
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più malinconico del solito e le quattro mura colorate
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ufficio. Aprii il frigo e presi una birra, poi
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mi sdraiai sul divano e accesi il televisore. Se
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a fissare lo schermo e a pensare alla mia
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senza dire una parola. È che la lontananza da
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si passava sulle mani e lo strofinio dei piedi
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si toglieva lo smalto, e mi giravo a guardare
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fargliele infilare nel sacchetto. E proprio dalla cucina mi
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cucina (facevamo sempre tardi) e la trovavo lì, inerme
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lì, inerme, bellissima, concentrata e silenziosa, con i capelli
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ad avvolgere il libro. E poi in bagno, mentre
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verso il lato passeggero e quasi la vedevo mentre
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stretta tra le labbra e lo scollo della camicetta
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ascoltare, chiudere gli occhi e aspettare che tutti quei
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dei suoi gesti quotidiani. E ho capito che sono
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persona. Le nostre minuscole e preziose cose sono visibili
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Mi aprì in vestaglia e sorrise. ¶ «Che fai?» chiesi
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era evidente. Era truccatissima e sotto la vestaglia s
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un po’ da te.» ¶ E fu così che, un
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una chiacchiera con Malaika e a un po’ d
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di aspettare un attimo e mi tuffai in bagno
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in bagno. ¶ «Cosa c’è, Matilde?» chiesi poi con
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non ha colpe ed è una persona buona.» ¶ «Sarà
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Sarà anche buono, ma è vecchio.» ¶ «Se lo vuoi
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quel punto di vista è più fantasioso di quanto
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fare, parlarmi di com’è il tuo amante a
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letto?» ¶ Lei sospirò. «No, è solo che non mi
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Non se lo merita.» ¶ «È il tuo amante.» ¶ «Non
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il tuo amante.» ¶ «Non è stata proprio una buona
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un pensile della cucina e trangugiai una dose di
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per prendere le conchiglie e gli scheletri dei ricci
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n’erano di bellissimi e colorati, dal verde al
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al marrone, al bianco e al viola. Ogni volta
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lo mostravamo a Mario e correvamo sulla spiaggia per
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scendeva poco in spiaggia e sempre negli orari meno
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braccio tutto il giorno) e che comunque preferiva stare
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accanto a mio padre e alla sua nuova famiglia
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poteva, fra una poppata e l’altra, e per
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poppata e l’altra, e per pochi minuti, perciò
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approfittare della mia presenza e magari pescare con me
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aveva una barba folta e capelli già radi, eppure
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Ogni tanto si tuffava e con un paio di
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di bracciate raggiungeva me e Arianna, che facevamo la
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a riva, si asciugava e andava a dare il
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di corsa, si immergeva e iniziava a schizzarci, a
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mi fermavo a guardarla e la vedevo bellissima, con
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scura, gli occhi chiari e il buonumore perenne, e
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e il buonumore perenne, e mi chiedevo come facesse
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invece sembrava sempre rabbuiato, e cosa c’entrassero lei
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cosa c’entrassero lei e Mario con i miei
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dovuto fidanzarsi con Mario e mamma e papà sarebbero
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con Mario e mamma e papà sarebbero dovuti tornare
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parla mai?» ¶ «Poco» risposi. ¶ «È antipatico» decise senza mezzi
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era da lei. ¶ «Non è vero» risposi subito. ¶ «Sì
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vero» risposi subito. ¶ «Sì, è antipatico, anche se è
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è antipatico, anche se è tuo padre.» ¶ «Non è
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è tuo padre.» ¶ «Non è antipatico, lui è fatto
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Non è antipatico, lui è fatto così.» ¶ «E allora
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lui è fatto così.» ¶ «E allora è fatto sbagliato
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fatto così.» ¶ «E allora è fatto sbagliato» rispose Arianna
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più passavano i giorni e più la vacanza assumeva
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primi giorni era svanito e la sera gli adulti
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dopo aver addormentato Valerio e Flor. Oppure li sentivamo
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per andare in bagno e passavo davanti alle stanze
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ma faceva troppo caldo e si era dovuta arrendere
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di entrambe le camere e restavo a fissare i
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soprattutto quelli di papà e Rosalinda, che ancora non
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dormiva a petto nudo e in mutande, in genere
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braccia sotto il cuscino e Flor nella culla al
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sulle natiche per abbronzarsi e mamma metteva quello intero
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intero, lei dormiva scoperta e mamma si imbacuccava nelle
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così diverse, nel corpo e nella mente, emanavano uguale
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gioventù, mamma l’eleganza e la compostezza; quello che
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una aveva l’altra, e ben presto cominciai a
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breve l’estate strana e miracolosa volse al termine
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chiamò in camera sua e mi mostrò un foglio
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emozionavano quel suo regalo e la sua attenzione, ma
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disse, «dammi un bacio.» ¶ E fu così che posai
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il momento bisogna decidere e non guardarsi più indietro
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di emulare mia madre e rubarle così una risata
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anziché ridere, si galvanizza e ribatte: «Sì, bravo, devi
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futura Renata Ferrara. ¶ «Perdonala e torna da lei. C
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torna da lei. C’è un bambino di mezzo
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perdonarla» dico. ¶ «Ti passerà. E, per amore di tuo
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dimenticherai.» ¶ Potrei sorriderle sornione e liberarmi così della sua
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tutto per tua figlia.» ¶ «È così» replica, con gli
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che fissano il pavimento e la guancia contro quella
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colpo. Torna a guardarmi e dice: «Che ti credi
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ragazza piena di paure e insicurezze per un mio
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scende lungo la guancia e subito la asciuga con
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quale chiedere consigli». ¶ «Già.» ¶ «E poi credo che in
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sente di fare.» ¶ «Appunto. E io mi sento di
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il capo un secondo e quando lo rialza ha
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mano sulla mia guancia e in tono ironico esclama
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Poi se ne va e mi lascia a fissare
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altro secondo ciò che è, ma in base a
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teoria di Renata Ferrara è molto in voga. Da
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mai avuto sogni. Ed è la mancanza di sogni
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le tante speranze accumulate e mai avverate, come quella
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Anche avere un figlio è stata una speranza. ¶ La
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una speranza. ¶ La verità è che tra la speranza
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che tra la speranza e il rimpianto passa un
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rimpianto passa un soffio. ¶ E in quel soffio trascorriamo
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periodo le famiglie Ferrara e Gargiulo si riunirono. Accadde
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davanti agli occhi papà e Mario seduti in giardino
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tv, a bere birra e commentare le gesta degli
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gesta degli atleti). ¶ Valerio e Flor avevano un anno
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al centro, il patio e un giardino immenso che
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che affacciava sul mare e il terreno era tappezzato
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l’altruismo del compagno e lo pregò di non
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da quasi due anni e da qualche mese aveva
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mi prese in disparte e mi disse ciò che
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ciò che avrebbe voluto e dovuto dirmi lui: «Erri
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da nessuna parte, perciò è meglio se vai con
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dice, te va?» ¶ Annuii e sorrisi, anche se in
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il genitore presente, si è almeno preoccupato di chiederti
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tutti in Spagna.» ¶ Mamma e Mario si guardarono e
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e Mario si guardarono e non commentarono. Qualche giorno
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nulla di tutto ciò, e la vacanza fu straordinaria
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rilassarmi, anche perché io e Arianna passavamo il tempo
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a un grosso tronco, e inventavamo storie epiche di
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storie epiche di folletti e gnomi che abitavano l
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volta disegnavo delle vignette e lei ne era entusiasta
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lei ne era entusiasta. E poi, al mare stavamo
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ci regalò maschera, pinne e occhiali e ci insegnò
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maschera, pinne e occhiali e ci insegnò a scendere
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madre, che mi guarda e aggiunge: «Sono contenta del
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attimo di debolezza. ¶ «Non è mica detto che torniamo
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quanto desideri vederti sistemato e felice con la tua
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famiglia.» ¶ Arianna mi guarda e non dice una parola
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tira indietro il collo e balbetta qualcosa, imbarazzata. ¶ «Renata
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un misto di dolore e liberazione. Solo dopo allunga
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la mano verso Arianna e dice: «Già, tu ti
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Sei una ragazza sensibile». ¶ È la prima volta che
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reazione di mia madre e rimane sulle sue. ¶ Ma
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un vero rapporto tu e io» prosegue, «e forse
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tu e io» prosegue, «e forse è più colpa
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io» prosegue, «e forse è più colpa mia che
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padre mi ha scosso, e... insomma, mi dispiace non
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sul suo viso rabbia e commozione insieme. Arianna è
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e commozione insieme. Arianna è sul punto di piangere
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di piangere di nuovo e forse le farebbe bene
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per la tua strada e io per la mia
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immaginando che sia Flor. ¶ È Matilde. ¶ «L’importante ora
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Matilde. ¶ «L’importante ora è stare accanto a papà
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Arianna. ¶ «Vedrete» ribatte mamma, e si gira anche verso
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me, «Mario starà bene. È forte, grande e grosso
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bene. È forte, grande e grosso, e resisterà a
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forte, grande e grosso, e resisterà a lungo.» ¶ La
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posto lontano, il cervello è preso dalle parole della
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sapere se questo figlio è tuo? ¶ «Scusatemi» dico e
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è tuo? ¶ «Scusatemi» dico e mi allontano. ¶ «Erri, ma
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isolarmi per decidere se e cosa rispondere. Mi infilo
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amato. ¶ Alzo la testa e mi trovo davanti Clara
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in braccio, mi fissa e sorride. ¶ «Scusami» dico, «non
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qui.» ¶ «No, scusami tu, è la tua camera. Sono
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le dorme sulla spalla, e chiedo a lei quello
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per trasformarsi in vittima. ¶ «È Matilde» dico indicando il
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spalle per il suo e il nostro bene. ¶ Ma
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tutto questo non posso e non voglio dirlo, anche
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voglio dirlo, anche perché è solo una parte della
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cioè da quando mi è arrivato il primo messaggio
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prendesse un binario diverso. E così sono andato avanti
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non avere più Matilde e la soddisfazione di una
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appagante, con meno certezze e qualche aspettativa in più
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qualche aspettativa in più. ¶ E ora ho paura che
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dove qualcuno mi aspetta e una vita più regolare
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la quale mi svegliavo e che mi faceva pensare
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che sì, ero solo e avevo già diversi fallimenti
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mi scorreva nell’addome e mi permetteva di alzarmi
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a perdere me stesso. E questo non me lo
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un attimo gli occhi e inclina la testa, e
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e inclina la testa, e in quel piccolo gesto
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i sogni. ¶ «Erri» dice, e si avvicina, «tutti noi
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notte per fare pipì e mi ero ritrovato lo
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Anzi, la prese malissimo. E quando alla fine dell
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sono rivolti la parola, e in tutto questo tempo
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dopo mamma si ammalò e lo zio la chiamò
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pomeriggio la vidi piangere e non ebbi il coraggio
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In Marocco?» chiesi io. «E che ci fa lì
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molto con la testa, è fuori di zucca!» ¶ Io
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feci un mezzo sorriso e pensai che avrei tanto
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senza rincorrere falsi obiettivi e desideri altrui. ¶ Col telefono
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stretto fra l’orecchio e la spalla, zio Vittorio
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zio Vittorio si alzò e uscì. La nostra agente
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la scusa di fumare e uscii anche io. ¶ Lui
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animatamente mentre camminava avanti e indietro sul marciapiede, con
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una mano sul fianco e lo sguardo per terra
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Mi accesi una sigaretta e lo fissai a lungo
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rimuginavo su cosa dire e cosa fare. Poi lo
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lo zio si girò e incrociò il mio sguardo
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mi leggeva le poesie e mi fissava per capire
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capire se avevo capito. E in quell’istante provai
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sigaro fra i denti e lo sguardo sul mio
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a passeggiare sul marciapiede e a conversare in spagnolo
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mi sparì dal volto e rimasi impassibile a fissare
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va a Creta!» disse e mi abbracciò. ¶ Ricambiai molle
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mi stringeva la mano, e l’odore del suo
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mi penetrò nelle narici e mi portò alla mente
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portò alla mente papà e l’infanzia, quando i
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tavola, a fumare toscani e parlare di Berlinguer mentre
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leoni che si rispettano e si proteggono a vicenda
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Abbiamo alzato la voce e ci siamo detti delle
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detti delle cose brutte. È che quest’attesa di
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ti preoccupare, faremo pace e tutto passerà; non possiamo
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ne saranno altre migliaia, e in quelle migliaia sbucherà
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sono sicura, sarà bello e contribuirà, nel suo piccolo
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domani deve svegliarsi presto, e io stanotte ho un
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ne andate?» fa mamma, e si alza anche lei
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la maglietta nei pantaloni e ribatte: «Non avevo dubbi
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Sta’ tranquillo» ribatte Valerio e dà una pacca sulla
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Mario strizza gli occhi e a me viene naturale
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viene naturale guardare Arianna. È seduta in un angolo
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seduta in un angolo e fissa il padre senza
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avvicina al mio orecchio e mi ricorda dell’impegno
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domanda, rivolta a me e ad Arianna. ¶ «Non posso
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quella stanza ammuffita?» ¶ «Non è ammuffita, ma’...» ¶ «Sì, certo
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interviene Mario. «Sono stanco e domani anche io devo
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presto.» ¶ «Allora ne approfitto e vi saluto pure io
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Clara, che si alza e si stiracchia. «Renata mi
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alba.» ¶ Giovanni ci saluta e segue la moglie. In
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salotto restiamo io, Arianna e mia madre, che mi
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una mano sulla spalla e sorrise, aspettandosi che io
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i peli nel naso e nelle orecchie. Questo avrei
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voluto dirgli, invece chiesi: «E quindi, che cosa hai
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ami più Rosalinda?» ¶ «Rosalinda è la mia vita, ma
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fatti per amare, questa è la verità. Il nostro
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tutto in una volta, e poi si seccano, come
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stretta fra le mani e messa da parte.» ¶ Non
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prima che lui chiedesse: «E tu, quando ti sposi
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Papà alzò le mani e replicò: «Okay, okay, come
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solo avvertirti che non è un dovere. Si può
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hai fatto due volte e ancora non ne hai
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uomini sogniamo grandi amori e vite avventurose, ma poi
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un ristorante di frittate e di parlare tutto il
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fatto. Due figli, innanzitutto, e sposarti una donna che
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che ti vuole bene e ti regala serenità. Non
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un istante la delusione e io ero quasi pronto
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ci becchiamo una bronchite.» ¶ «E con quella tipa che
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di zucca ¶ Zio Vittorio è il fratello maggiore di
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la sua storia, ed è arrivato il momento giusto
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litigò con mio padre e con il resto della
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viaggi. ¶ Ero con Matilde e stavamo cercando di capire
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camicia di lino bianco e un cappello di paglia
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Mi voltai di scatto e mi ritrovai a fissare
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il cellulare dalla tasca e iniziò una fitta conversazione
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fitta conversazione in spagnolo. E mentre parlava e si
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spagnolo. E mentre parlava e si guardava intorno, ebbi
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Portava la barba bianca e lunga, gli occhiali da
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gli occhiali da sole, e fra i denti stringeva
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aveva la bocca sottile e gli zigomi pronunciati dei
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zigomi pronunciati dei Gargiulo, e lo stesso modo di
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padre, quella voce ferma e un po’ roca di
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unica differenza fra Raffaele e Vittorio erano proprio i
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erano proprio i capelli, e anche lì mi sorpresi
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me, invece, piaceva molto e proprio non capivo dove
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stesso sigaro di papà e ad ascoltare le storie
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o opuscoletti di poesie, e pretendeva che li leggessimo
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nonostante i miei sbadigli. E se qualcuno mi regalava
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lui storceva il naso e sussurrava fra i denti
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una donna, per esempio, e a volte mi chiedevo
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era uno spirito libero». E gli spiriti liberi, questo
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nostra, soprattutto a me, e dopo la separazione dei
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casa quasi ogni sera, e sempre con un nuovo
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abituai alle sue visite e la sera mi sforzavo
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Vittorio venisse ogni sera, e d’altra parte non
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aveva accettato l’offerta e il fratello si era
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era iscritto a Giurisprudenza e anche lui, come papà
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politica, appassionati di letteratura e proverbiali teste di cazzo
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Anzi, disse che mai e poi mai mi avrebbe
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districandoci fra l’una e le altre senza far
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famiglia di mio padre, e Matilde sembrava felice della
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di essere i primi, e invece c’erano già
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le notti a pensarla e a fantasticare sulla sua
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lontano dai miei occhi. E ogni volta che pensavo
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sorridente, strabuzzai gli occhi e inghiottii la saliva, ferma
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ante, ben più alto e più grosso di me
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dismisura, le labbra rimpicciolite, e la pelle, che ricordavo
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pelle, che ricordavo liscia e scura, simile a una
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si incuriosì non poco, e fui costretto a presentarle
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fatto due più due e capito che il giocatore
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un bambino col caschetto e il nasino all’insù
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il nasino all’insù. E nell’immagine che si
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anche di quel viaggio e della Spagna, ma per
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Rosalinda, i miei capelli e la mia fata mora
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il sogno. ¶ No, non è vero, c’è un
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non è vero, c’è un’altra cosa che
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che avrei voluto chiederle e non ho potuto: perché
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pensai, chissà se si è mai pentita. ¶ Avrei potuto
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fattoria, inseguirla in cortile e non restare a fissare