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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «è»

nautoretestoannoconcordanza
1
1950
la pistola nel gilè. E anche da noi una
2
1950
grano, attaccavano il cavallo e partivano sul fresco, andavano
3
1950
coi sacchetti di marenghi e giocavano tutta la notte
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1950
prati, poi la cascina, e il mattino dopo li
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1950
il quadro della Madonna e il ramulivo. Oppure partivano
6
1950
Oppure partivano sul biroccino e piú nessuno ne sapeva
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1950
giocava anche la moglie, e cosí i bambini restavano
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1950
li cacciavano di casa, e sono questi che si
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1950
del Maurino, – disse Cinto, – è un bastardo. ¶ – C’è
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1950
è un bastardo. ¶ – C’è chi li raccoglie, – gli
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1950
li raccoglie, – gli dissi, – è sempre la povera gente
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1950
Eravamo sbucati dalla riva e Cinto, trottandomi avanti, s
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1950
pomeriggio per le coste e le rive. I sassolini
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1950
erano ancora gli stessi, e i fusti freschi delle
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1950
andava. Allora m’incamminai e fino alla svolta mi
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1950
per Nuto questa strada è fuori mano. Io invece
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1950
invece ci passavo sovente e capitava che Cinto mi
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1950
con la gamba divaricata e mi lasciava discorrere. ¶ Ma
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1950
giorni, finita la festa e il torneo di pallone
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1950
Angelo si rifece tranquillo e quando, nel brusío delle
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1950
appunto essere andato lontano e tornare cosí, arricchito, grand
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1950
tornare cosí, arricchito, grand’e grosso, libero. Da ragazzo
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1950
in fondo al cielo. È un destino cosí, dice
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1950
con me non si è mosso. Lui non è
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1950
è mosso. Lui non è andato per il mondo
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1950
lui che non si è mosso è toccato qualcosa
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1950
non si è mosso è toccato qualcosa, un destino
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1950
aggiustarle, che il mondo è mal fatto e che
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1950
mondo è mal fatto e che a tutti interessa
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1950
un paese piú bello e piú ricco. Questa stanza
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1950
in città, andava lontano, e la leggevano dei cacciatori
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1950
mattina prendevo il caffè e scrivevo delle lettere a
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1950
delle terre del Castello e di diversi mulini e
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1950
e di diversi mulini e aveva perfino gettato una
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1950
con un giardino cintato e piante strane che nessuno
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1950
inverno correvo a scuola e mi fermavo davanti al
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1950
il Vecchio era morto, e il Cavaliere era un
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1950
vigna, degli abiti frusti, e girava il paese con
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1950
stato anche in Francia, e beveva il caffè scostando
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1950
caffè scostando il mignolo e piegandosi avanti. ¶ Si soffermava
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1950
giorni davanti all’albergo e discorreva con gli altri
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1950
dei giovani, del dottore e di me, ma erano
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1950
adesso – bastava lasciarlo dire e si capiva che il
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1950
un pasticcio di donne e di gioco prima ancora
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1950
in ordine, sempre signore, e incontrandomi ogni volta si
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1950
tenuta, piena d’erba, e sopra, contro il cielo
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1950
un ciuffo di pini e di canne. Nel pomeriggio
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1950
di mezzo San Grato e gli stavano in casa
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1950
dietro con le ragazze e sentivamo di notte il
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1950
ha portato in basso e il Pa l’ha
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1950
trovato sotto il fango e le pietre… ¶ VII. ¶ Intanto
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1950
roncola contro il legno, e a ogni colpo Cinto
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1950
Cinto batteva le ciglia. ¶ – È il Pa, – disse, – è
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1950
È il Pa, – disse, – è qui sotto. ¶ Io gli
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1950
mentre io lo guardavo e le donne parlavano. Subito
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1950
li richiuse, d’istinto, e negò di averlo fatto
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1950
Mi misi a ridere e gli dissi che facevo
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1950
le cose che volevo e quando poi riaprivo gli
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1950
scoprí i denti contento e disse che facevano cosí
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1950
avevano ammazzato, – disse lui. – È stato sottoterra due inverni
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1950
foglie grasse, i rovi e la menta del fondo
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1950
col piede i rami e attaccandosi dietro i calzoni
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1950
roncola. Aveva quei calzoni e quel cappello inzaccherati, quasi
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1950
dare il verderame. ¶ – C’è un’uva bella quest
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1950
per caso da Gaminella e avevo voluto rivedere la
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1950
di tre anni, no? E in casa – gli chiesi
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1950
Allora parlammo della guerra e dei morti. Dei figli
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1950
Quando parlai dei partigiani e dei tedeschi, alzò le
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1950
allora stava all’Orto, e aveva visto bruciare la
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1950
fatto niente in campagna, e se tutti quegli uomini
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1950
torbidi, duri. – Ce n’è, – disse, – ce n’è
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1950
è, – disse, – ce n’è. Basta aver tempo di
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1950
aveva visto tanti paesi e sapeva le miserie di
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1950
quanti, che il mondo è mal fatto e bisogna
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1950
mondo è mal fatto e bisogna rifarlo. ¶ Il Valino
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1950
il fastello dei salici e chiese a Cinto se
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1950
scostandosi, guardava a terra e non rispose. Allora il
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1950
Valino fece un passo e con la mano libera
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1950
un salice a frustata e Cinto saltò via e
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1950
e Cinto saltò via e il Valino incespicò e
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1950
e il Valino incespicò e si drizzò. Cinto, in
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1950
a giocare con Cinto, e che il vecchio avesse
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1950
prendersela con me. Io e Cinto ci guardammo ridendo
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1950
per sentire l’afa e il sudore. Io studiavo
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1950
le prime viti chiare e un bell’albero di
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1950
era ai miei tempi e qualche pesca cadeva allora
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1950
cadeva allora nella riva e ci sembrava piú buona
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1950
sembra un frutto maturo e uno si fa sotto
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1950
a frutto; nella vigna è cosí. ¶ Con Cinto parlavamo
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1950
di quelli di carte; e arrivammo alla strada, sotto
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1950
teneva banco in piazza, e mi disse che aveva
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1950
un due di picche e un re di cuori
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1950
po’ sporche ma buone e se avesse poi trovato
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1950
che giocavano per vivere e si giocavano le case
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1950
si giocavano le case e le terre. Ero stato
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1950
d’oro sul tavolo e la pistola nel gilè
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1950
traverso, fu in piedi e strisciò verso il cane
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1950
Avrà avuto dieci anni, e vederlo su quell’aia
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1950
melighe, se comparissero Angiolina e Giulia. Chi sa dov
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1950
non mi dissero niente e mi guardavano. ¶ VI. ¶ Allora
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1950
il cane – era scalza e cotta dal sole e
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1950
e cotta dal sole e aveva addirittura un po
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1950
con gli occhi scuri e circospetti del Valino. Era
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1950
l’altra si chinò e raccolse il rastrello caduto
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1950
bisogno, passavo là sotto e mi era venuta voglia
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1950
riva fino al noce, e potevo girarli da solo
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1950
trovarci uno. ¶ Poi chiesi: – E cos’ha questo ragazzo
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1950
cos’ha questo ragazzo? è caduto su una zappa
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1950
rideva senza far voce e serrò subito gli occhi
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1950
in letto che esclamava e il dottore il giorno
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1950
nella pioggia, mangiare ceci e polenta, portar ceste. Bisognava
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1950
c’era piú tempo. E Mentina aveva detto che
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1950
altri erano venuti sani, e l’indomani era morta
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1950
ascoltava appoggiato al muro, e mi accorsi che non
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1950
aveva le mascelle sporgenti e i denti radi e
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1950
e i denti radi e quella crosta sotto l
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1950
occhio – sembrava che ridesse, e stava invece attento. ¶ Dissi
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1950
misi per il prato e costeggiai la vigna, che
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1950
Cinto mi zoppicava dietro e in un momento fummo
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1950
di averci tanto girato e giocato, di lí alla
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1950
intieri con la capra e con le ragazze su
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1950
Valino che lavorava lavorava e ancora doveva spartire. Se
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1950
sano, mi guardò incredulo, e mi disse che in
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1950
Gaminella era il mondo e tutti gliene parlavano cosí
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1950
un omone come me e io l’avessi accompagnato
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1950
mi aspettassero le ragazze e la capra e che
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1950
ragazze e la capra e che a loro avrei
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1950
conca fresca della capra, e la collina continuava sul
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1950
ragazzi. Lui mi ascoltava e mi diceva che qualcuno
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1950
i prati erano stoppie e le stoppie filari, la
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1950
l’uva da Gancia. E certi giorni traversavano Belbo
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1950
coi ragazzi del Piola e andavano sulla ferrata a
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1950
la girava in carrozza e gli uomini avevano la
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1950
d’oro al gilè e le donne del paese
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1950
dei battesimi, delle Madonne – e venivano da lontano, dalla
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1950
all’albergo dell’Angelo, e mangiavano, suonavano tutto il
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1950
delle feste sulle aie, e giocavamo, d’estate, alla
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1950
casotto li vedevamo passare e poi fino a notte
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1950
si sentiva far festa, e nella palazzina del Nido
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1950
luce, sembrava il fuoco, e si vedevano passare le
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1950
come te, – gli dissi, – e stavo qui con Padrino
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1950
nella riva, tant’acqua e galaverna che c’era
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1950
galaverna che c’era, e una volta – adesso non
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1950
trovavano piú da mangiare, e la mattina vedevamo i
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1950
di città, teste calde – e Nuto non era di
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1950
di questi. Ma Nuto è Nuto e sa meglio
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1950
Ma Nuto è Nuto e sa meglio di me
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1950
di me quel che è giusto. ¶ – No, – disse Nuto
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1950
tana un partigiano ferito e gli portava da mangiare
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1950
detto. – Facevamo male tutt’e due. Lasciale vivere le
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1950
Dico niente. Hai ragione. ¶ – E poi, si comincia cosí
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1950
si finisce con scannarsi e bruciare i paesi. ¶ V
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1950
un riverbero di grillaia e di tufi che mi
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1950
andare tutto in tralcio. È un caldo che mi
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1950
sono dentro tante vendemmie e fienagioni e sfogliature, tanti
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1950
tante vendemmie e fienagioni e sfogliature, tanti sapori e
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1950
e sfogliature, tanti sapori e tante voglie che non
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1950
piace uscire dall’Angelo e tener d’occhio le
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1950
che mi vedono passare e si chiedono se sono
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1950
che sono stato servitore e bastardo. Sanno che a
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1950
dei soldi. Magari c’è qualche ragazzo, servitore com
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1950
un muretto, un trapianto, e non possono farlo. – Dove
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1950
il discorso mi piace. E piú mi piace quando
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1950
piazza in mia presenza e gli aveva chiesto se
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1950
conosceva. Un uomo secco e nero, con gli occhi
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1950
che mi guardò circospetto, e quando Nuto gli disse
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1950
aveva mangiato del pane e bevuto del vino, restò
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1950
aveva tagliato i noccioli e se sopra la stalla
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1950
Gli dicemmo chi ero e di dove venivo; Valino
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1950
della riva era magra e tutti gli anni la
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1950
mi guardò, guardò Nuto e gli disse: – Vieni una
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1950
la madama della Villa e viene a spartire i
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1950
ha già due cascine e il negozio. Poi dicono
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1950
tornato su quella strada e pensavo alla vita che
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1950
mangiato, zappato col sole e col freddo, caricando i
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1950
cascina prima di questa e dei figli i piú
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1950
restava che un ragazzo e delle donne. Che altro
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1950
fico, davanti all’aia, e rividi il sentiero tra
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1950
rotto, delle mele marce e schiacciate. Sentii il cane
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1950
strozzava. Seguitai a salire, e vidi il portico, il
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1950
sull’angolo della casa. E l’odore, l’odore
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1950
marce, d’erba secca e di rosmarino. ¶ Su una
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1950
un ragazzo, in carnicino e calzoni strappati, una sola
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1950
strappati, una sola bretella, e teneva una gamba divaricata
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1950
pelle di coniglio secca, e chiudeva le palpebre magre
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1950
occhi; il cane urlava e strappava il filo. Il
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1950
occhio, le spalle ossute e non muoveva la gamba
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1950
sventrati. Mossi la mano e feci un cenno. ¶ Sull
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1950
sottane nere, una decrepita e storta, una piú giovane
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1950
storta, una piú giovane e ossuta, mi guardavano. Gridai
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1950
vecchia gridò al cane e prese il filo e
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1950
e prese il filo e lo tirò, che rantolava
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1950
era messo sullo stradone e avevano suonato senza smettere
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1950
bicicletta, sotto la luna, e suonavano cosí bene che
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1950
saltavano giú dal letto e battevano le mani e
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1950
e battevano le mani e allora la banda si
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1950
la banda si fermava e cominciava un altro pezzo
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1950
tazza al mio amico e gli chiesi quando tornava
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1950
le voci dei rospi e dei grilli. Quella notte
200
1950
quell’odore di giardino e di pini, che quelle
201
1950
mie, che come Nora e gli avventori mi facevano
202
1950
somigliavano a quei grilli e a quei rospi. Valeva
203
1950
pezzo di terra quant’è lunga una donna, e
204
1950
è lunga una donna, e dormirci davvero, senza paura
205
1950
ne avesse si fermava, e le campagne, anche le
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1950
rassegnarsi, posare la testa e dire agli altri: «Per
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1950
lo lasciavano per morto. E avevano non soltanto la
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1950
mondo, sull’ultima costa, e ne avevo abbastanza. Allora
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1950
il clarino – dice che è come nel fumare, quando
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1950
sera veniva all’Angelo e stavamo a prendere il
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1950
poggiolo dà sulla piazza e la piazza era un
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1950
parlava di che cos’è questo mondo, voleva sapere
213
1950
quel che si fa e quel che si dice
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1950
America, – dissi. – Sai com’è a quell’età. Basta
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1950
sia cosí… ¶ Nuto taceva e guardava i tetti. ¶ – … Chi
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1950
ma nessuno va via. È perché c’è un
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1950
via. È perché c’è un destino. Tu a
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1950
andare fin là. ¶ – Magari è qualcosa di bello, – disse
219
1950
della gente che non è niente, non fanno nessun
220
1950
da quel Nuto scavezzacollo e tanto in gamba che
221
1950
insegnava a tutti quanti e sapeva sempre dir la
222
1950
adesso l’avevo raggiunto e che avevamo la stessa
223
1950
gatto era piú tranquilla e sorniona. Aspettai che si
224
1950
che si facesse coraggio e si levasse quel peso
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1950
Disse: – Sentili, come saltano e come bestemmiano. Per farli
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1950
che li lasci sfogare. E loro per potersi sfogare
227
1950
vince il parroco. Chi è che paga l’illuminazione
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1950
i mortaretti, il priorato e la musica? E chi
229
1950
priorato e la musica? E chi se la ride
230
1950
quattro palmi di terra, e poi se li fanno
231
1950
tocca alle famiglie ambiziose? ¶ – E le famiglie ambiziose dove
232
1950
la donnetta, il contadino. E la terra, dove l
233
1950
chi ne ha molta e chi niente? ¶ – Cosa sei
234
1950
mi guardò tra storto e allegro. Lasciò che la
235
1950
questo paese. Comunista non è chi vuole. C’era
236
1950
si dava del comunista e vendeva i peperoni in
237
1950
peperoni in piazza. Beveva e poi gridava di notte
238
1950
avevo che una pialla e uno scalpello, – disse Nuto
239
1950
Allora avevate la spinta e la forza… C’eri
240
1950
portato il fazzoletto rosso e maneggiato un fucile. Sapevo
241
1950
fine disgusta. – Poi c’è stata la guerra, – diceva
242
1950
ballare? La gente si è divertita diverso, negli anni
243
1950
continuò Nuto ripensandoci, – c’è soltanto il guaio ch
244
1950
soltanto il guaio ch’è un cattivo padrone… Diventa
245
1950
Mio padre diceva ch’è meglio il vizio delle
246
1950
notti che rientravano tardi, e suonare, suonare, lui, la
247
1950
suonare, lui, la cornetta, e il mandolino, andando per
248
1950
case, lontano dalle donne e dai cani che rispondono
249
1950
diceva, – una ragazza, se è bella, non è la
250
1950
se è bella, non è la musica che cerca
251
1950
ragazza che capisse cos’è suonare… ¶ Nuto s’accorse
252
1950
s’accorse che ridevo e disse subito: – Te ne
253
1950
finestra bevendo un bicchiere, e sotto avevamo la piana
254
1950
quel filo d’acqua, e davanti la grossa collina
255
1950
di Gaminella, tutta vigne e macchie di rive. Da
256
1950
dalla casa del Salto e non c’ero andato
257
1950
bastardo pestando i piedi, e metà della roba era
258
1950
mollato la squadra ferrovieri e di stazione in stazione
259
1950
ero arrivato in California e vedendo quelle lunghe colline
260
1950
America finiva nel mare, e stavolta era inutile imbarcarmi
261
1950
fermato tra i pini e le vigne. «A vedermi
262
1950
Ci trovai dei piemontesi e mi seccai: non valeva
263
1950
traverso. Piantai le campagne e feci il lattaio a
264
1950
un mese di fame e, quando uscii di prigione
265
1950
vivevo da un pezzo e m’ero fatto una
266
1950
fatta assumere come cassiera, e adesso tutto il giorno
267
1950
mentre friggevo il lardo e riempivo bicchieri. La sera
268
1950
La sera uscivo fuori e lei mi raggiungeva correndo
269
1950
mi prendeva a braccio e voleva che fermassimo una
270
1950
un baccano di grilli e di rospi. Io avrei
271
1950
Lo capii dalla statura e dal passo, prima ancora
272
1950
un camion di legname e, mentre fuori gli facevano
273
1950
Gli risero gli occhi e mi guardò. Parlammo tutta
274
1950
mai stata nell’Alessandrino e non capiva. Versai perfino
275
1950
da pasto non c’è… ¶ – Non c’è niente
276
1950
c’è… ¶ – Non c’è niente, – gli dissi, – è
277
1950
è niente, – gli dissi, – è come la luna. ¶ Nora
278
1950
Si girò sulla sedia e aprí la radio sui
279
1950
le spalle, si chinò e mi disse sul banco
280
1950
nostra, – dissi. – Questo paese è casa loro. ¶ Lui stette
281
1950
la schiena con disprezzo. ¶ – È come questa musichetta, – disse
282
1950
musichetta, – disse lui. – C’è confronto? Non sanno mica
283
1950
Non sanno mica suonare… ¶ E mi raccontò della gara
284
1950
da Canelli, da Neive, e avevano suonato suonato, la
285
1950
a mezzanotte suonavano ancora, e aveva vinto il Tiberio
286
1950
fughe, bottiglie in testa, e secondo lui meritava il
287
1950
Nuto? ma lo conosco. ¶ E allora l’amico disse
288
1950
me chi era Nuto e che cosa faceva. Raccontò
289
1950
pallone; col buio, fuochi e mortaretti; hanno bevuto, sghignazzato
290
1950
tre notti sulla piazza è andato il ballo, e
291
1950
è andato il ballo, e si sentivano le macchine
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1950
gambe scure, erano quelli. E le allegrie, le tragedie
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1950
le ragazzine dalle trecce, e nessuno di noialtri sapeva
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1950
sapeva ancora perché uomini e donne, giovanotti impomatati e
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1950
e donne, giovanotti impomatati e figliole superbe, si scontravano
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1950
si ridevano in faccia e ballavano insieme. C’era
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1950
che adesso lo sapevo, e quel tempo era passato
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1950
trovarlo. La sua casa è a mezza costa sul
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1950
sul libero stradone; c’è un odore di legno
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1950
legno fresco, di fiori e di trucioli che, nei
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1950
venivo da un casotto e da un’aia sembrava
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mai stato. ¶ Adesso Nuto è sposato, un uomo fatto
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un uomo fatto, lavora e dà lavoro, la sua
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lavoro, la sua casa è sempre quella e sotto
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1950
casa è sempre quella e sotto il sole sa
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sole sa di gerani e di leandri, ne ha
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delle pentole alle finestre e davanti. Il clarino è
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e davanti. Il clarino è appeso all’armadio; si
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di gaggíe, di felci e di sambuchi, sempre asciutta
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o falegname o musicante – e cosí dopo dieci anni
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da gente di Genova e che in paese ormai
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In America, – dissi, – c’è di bello che sono
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1950
Anche questa, – fece Nuto, – è una cosa da aggiustare
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1950
hai fatta, – disse Nuto, – e piú nessuno osa parlartene
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venturino. Figli di alcoolizzati e di serve ignoranti, che
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di torsi di cavolo e di croste. C’era
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Nuto; adesso siamo uomini e ci conosciamo; ma prima
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me sapeva già fischiare e suonare la chitarra, era
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la chitarra, era cercato e ascoltato, ragionava coi grandi
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1950
allora gli andavo dietro e alle volte scappavo dai
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1950
con noi della cascina. ¶ E adesso mi raccontava della
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1950
noi, di giorno chiari e boscosi sotto il sole
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1950
arrivavano sulla festa leggeri e spediti; poi per due
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1950
poi un’altra bevuta e l’assolo, poi la
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un secchio d’acqua e magari buttarsi sull’erba
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i carri, i birocci e lo stallatico dei cavalli
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lo stallatico dei cavalli e dei buoi. – Chi pagava
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gli ambiziosi, tutti quanti. E a mangiare, diceva, erano
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cene d’altri paesi e d’altri tempi. Ma
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1950
erano sempre gli stessi, e a sentirli mi pareva
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1950
grattugiare, impastare, farcire, scoperchiare e far fuoco, e mi
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1950
scoperchiare e far fuoco, e mi tornava in bocca
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1950
Perché hai smesso? Perché è morto tuo padre? ¶ E
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è morto tuo padre? ¶ E Nuto diceva che, prima
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1950
portano a casa pochi, e poi che tutto quello
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che tutto quello spreco e non sapere mai bene
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in all ¶ I. ¶ C’è una ragione perché sono
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in questo paese, qui e non invece a Canelli
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non ci sono nato, è quasi certo; dove son
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lo so; non c’è da queste parti una
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spalliera del piccolo ponte e al canneto. Vidi sul
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storto, la finestretta vuota, e pensavo a quegli inverni
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Ma intorno gli alberi e la terra erano cambiati
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stalla muggí un bue, e nel freddo della sera
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sentieri, pascolando la capra e cercando le mele rotolate
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l’avrei magari roncata e messa a grano, ma
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giorno o degli anni, e poi quando si trasloca
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1950
che sparivano sulle cime. E piú in basso anche
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1950
spoglie, tagliate da rive, e le macchie degli alberi
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grassa piana oltre Belbo, e Padrino, venduto il casotto
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le vigne del Salto, e anche queste digradavano verso
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del treno che sera e mattina correva lungo il
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a meraviglie, alle stazioni e alle città. ¶ Cosí questo
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l’ho visto davvero e so che è fatto
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davvero e so che è fatto di tanti piccoli
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Uno gira per mare e per terra, come i
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feste dei paesi intorno, e ballavano, bevevano, si picchiavano
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a casa la bandiera e i pugni rotti. Si
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Si fa l’uva e la si vende a
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si raccolgono i tartufi e si portano in Alba
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portano in Alba. C’è Nuto, il mio amico
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che provvede di bigonce e di torchi tutta la
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piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che
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ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo. Da
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lo tengo d’occhio e quando posso ci scappo
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si capiscono col tempo e l’esperienza. Possibile che
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che a quarant’anni, e con tutto il mondo
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sappia ancora che cos’è il mio paese? ¶ C
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il mio paese? ¶ C’è qualcosa che non mi
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per comprarmi una casa, e mi chiamano l’Americano
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figlie. Per uno che è partito senza nemmeno averci
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un nome, dovrebbe piacermi, e infatti mi piace. Ma
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sapere che il mondo è rotondo e avere un
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il mondo è rotondo e avere un piede sulle
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mi appoggiavo al badile e ascoltavo le chiacchiere dei
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con me, non si è mai allontanato dal Salto
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lui che da giovanotto è arrivato a suonare il
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1950
Ne parliamo ogni tanto, e lui ride. ¶ II. ¶ Quest
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conosceva, tanto sono grand’e grosso. Neanch’io in
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nelle aie. Il paese è molto in su nella
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riposarmi un quindici giorni e càpito che è la
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giorni e càpito che è la Madonna d’agosto
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Tanto meglio, il va e vieni della gente forestiera
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gente forestiera, la confusione e il baccano della piazza
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per te? Sei giovane e hai tanto tempo davanti
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sapevo già tutto. Sapevo e piangevo. Le ragazze erano
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ragazze erano in casa e non uscivano per via
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spalla, il mio fagottino, e quattro funghi in un
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Li avevamo trovati io e Giulia in Gaminella. ¶ Chi
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col permesso del massaro e di Serafina. Mi fece
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i manzi, la vacca, e dietro uno steccato il
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Al muro, tanti finimenti e staffili coi fiocchetti. Disse
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dove dormiva lui. Questa e la stanza grande del
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stanza grande del torchio e la cucina non avevano
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un armadio coi vetri e tante tazze, e sopra
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vetri e tante tazze, e sopra il camino dei
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di rompere una fascina e macinare il caffè. ¶ Chi
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le due donne, Cirino, e massaro Lanzone mi disse
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massaro andò in stalla e restai solo con Cirino
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Allora mi feci coraggio e Cirino mi disse che
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Cosí venne l’inverno e cadde molta neve e
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e cadde molta neve e il Belbo gelò – si
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da spalare il cortile e davanti al cancello, si
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due volte il tacchino e una l’oca. La
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a casa del torrone e ne diedero all’Emilia
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Salto, con le donne, e portavamo il pane a
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a Cossano – ero Anguilla e mi guadagnavo la pagnotta
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Belbo a metà collina e io, avvezzo alla vigna
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confondevo, con tante bestie e tante colture e tante
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bestie e tante colture e tante facce. Non avevo
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prima lavorare a servitori, e fare tante carrate di
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vendemmia. Soltanto le fave e i ceci sotto la
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a sacchi. Tra noialtri e i padroni eravamo in
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di dieci a mangiare, e vendevamo l’uva, vendevamo
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1950
uva, vendevamo il grano e le noci, vendevamo di
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noci, vendevamo di tutto, e il massaro metteva ancora
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figlie suonavano il piano e andavano e venivano dalle
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il piano e andavano e venivano dalle sarte a
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li portavano alla fiera e il massaro ci guadagnava
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beni prima di giorno e bisognava attaccare la bestia
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mi toccava le ginocchia e stavo caldo. Poi col
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una scappata a casa e mangiavamo colazione, il massaro
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in fondo alla vigna. E i braccianti dicevano a
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Cirino sputandosi sulle mani e levando la zappa, – un
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mandavano a far questo e quello, mi tenevano in
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in cucina mentre impastavano e accendevano il fuoco, e
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1950
e accendevano il fuoco, e io stavo a sentire
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sentire, vedevo chi andava e veniva. Cirino, ch’era
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ero soltanto un ragazzo e mi dava delle commissioni
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quasi vecchio, senza famiglia, e la domenica accendendo il
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già tutti quei trucioli e quei gerani che ci
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1950
a dir la sua, e il falegname maneggiava le
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a tutt’e due e che Silvia era una
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1950
fin che il vecchio è stato vivo, l’hanno
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matrigna non doveva morire… E la piccola, Santina, che
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ancora al suo prete e alle spie, perché storse
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bocca un’altra volta e trangugiò saliva. ¶ – Stava a
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sanno. Poi un giorno è sparita. ¶ – Possibile? – dissi. – Ma
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Ti ricordi quando Irene e Silvia non volevano uscire
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bella di loro due e della madre insieme. ¶ – Ma
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madre insieme. ¶ – Ma come, è sparita? Non si sa
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cagnetta. ¶ – Che cosa c’è di cosí brutto? ¶ – La
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cosí brutto? ¶ – La cagnetta e la spia. ¶ – L’hanno
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restassimo adesso che io e Nuto, proprio noi. La
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cancello tra il pino e la volta dei tigli
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le risate, le galline, e dire «Eccomi qui, sono
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del cane, del vecchio – e gli occhi biondi e
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e gli occhi biondi e gli occhi neri delle
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fortuna – dormivo all’Angelo e discorrevo col Cavaliere –, ma
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le facce, le voci e le mani che dovevano
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mani che dovevano toccarmi e riconoscermi, non c’erano
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conosciuta il primo inverno, e poi l’estate, e
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e poi l’estate, e poi di nuovo estate
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poi di nuovo estate e inverno, giorno e notte
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estate e inverno, giorno e notte, per tutti quegli
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vecchi, massaro Lanzone, Serafina, e qualche volta, se scendeva
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biroccio del sor Matteo e delle figlie. Al terrazzo
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salotto. Pensavo alle bigonce e alle stanze del grano
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L’anno che grandinò e che poi Padrino dovette
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dovette vendere il casotto e andare servitore a Cossano
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anni ma qualcosa facevo, e gli portavo qualche soldo
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volta venne anche Giulia – e con le donne, coi
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si stava in tanti e nessuno ti cercava – e
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1950
e nessuno ti cercava – e poi era vicino allo
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fiore invece del frutto e si raccoglievano, servivano alla
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che uscivano col parasole e quando stavano in casa
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aggiustavano nei vasi. Irene e Silvia avevano allora diciottovent
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era venuta anche lei, e Padrino diceva: – Quello è
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e Padrino diceva: – Quello è un uomo che può
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di là da Belbo, e tutti i beni della
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1950
i beni della piana e del Salto luccicavano come
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senza tetto né terra. – E vendi, – gli diceva l
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autunno era l’ultimo, e quando andavo per la
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Cossano, aggiustò le ragazze e Padrino – e io, quando
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le ragazze e Padrino – e io, quando venne il
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per prendere l’armadio e i sacconi, andai nella
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un grosso ombrello grigio e le scarpe infangate – e
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e le scarpe infangate – e mi guardò di traverso
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girava per il cortile e si tirava i baffi
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la donnetta. Che cos’è questa casa per te
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leggere la stampa anticristiana e oscena, di non andare
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non fermarsi all’osteria, e alle ragazze di allungarsi
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che facevano adesso donnette e negozianti in paese, il
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Tutti eran stati derubati e incendiati, tutte le donne
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Consorzio. ¶ Tornai da Nuto e lo trovai che misurava
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guardò, sbatté la riga e mi chiese brusco se
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allora, – gli dissi, – non è da furbi cimentare le
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via –. Raccolse la giacca e mi disse: – Vuoi bere
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tettoia; poi si volta e mi fa: – Sono stufo
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L’uva quest’anno è bella». Passammo tra la
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Passammo tra la riva e la vigna di Nuto
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Nuto. Lasciammo la stradetta e prendemmo il sentiero – ripido
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di ritrovarlo ancora vivo e cosí sdentato – ma Nuto
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piedi – le vigne asciutte e gli strapiombi, il tetto
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1950
del Salto, il Belbo e i boschi. Anche Nuto
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Anche Nuto adesso rallentava, e andavamo testardi, sostenuti. ¶ – Il
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Il brutto, – disse Nuto, – è che siamo degli ignoranti
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degli ignoranti. Il paese è tutto in mano a
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rispondere in chiesa? Quest’è un paese che un
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credono… La stampa oscena e anticristiana, lui dice. Se