parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Marone, Magari domani resto, 2017

concordanze di «è»

nautoretestoannoconcordanza
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2017
mi trapanarono il cervello, “è morto”, la prima cosa
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volta, di una rinfrescata, e che la mia vita
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Mamma strabuzzò gli occhi e rimase a fissarmi in
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dire la verità!” urlai, e cacciai i piedi fuori
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bidè. Afferrai l’asciugamano e iniziai a strofinarmi in
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convulso. ¶ Lei mi guardava e non diceva nulla. ¶ “Me
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non funziona mai nulla e fa sempre freddo! E
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e fa sempre freddo! E me so’ scucciata di
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di bello da mettermi, e del rubinetto che perde
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tremano sotto i piedi, e pure di quella chiazza
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umidità sotto al soffitto” e indicai verso l’alto
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mi ritrovai in piedi e nemmeno mi accorsi di
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di quanto stessi urlando, e neanche vidi che mio
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comparso nel bagno singhiozzando, e che mamma mi aveva
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nulla, non sentii nulla, e proseguii a gridare tutta
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che mi sembrava ingiusta e che si divertiva a
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a prendermi in giro e a togliermi le poche
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a ripetere nostra madre, e a furia di ripeterlo
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a furia di ripeterlo, e a furia di bloccarmi
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di bloccarmi i polsi, e a furia di ascoltare
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senso, riprese a piangere, e nel frattempo sussurrava il
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dello stomaco, che premeva e premeva e premeva, fino
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che premeva e premeva e premeva, fino a togliermi
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bambino scompaginato dal pianto e dal dolore, scostò con
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piantò le pupille addosso, e mi abbracciò con una
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non avrebbe potuto avere. E allora i miei occhi
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occhi tornarono a vedere e il mio corpo a
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mio corpo a sentire, e notai mamma che ci
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che ci guardava terrorizzata, e poi mi accorsi dello
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fatto in mille pezzi, e sentii, soprattutto, il respiro
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di calore. Mi immobilizzai e nel piccolo bagno tornò
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so quanto così, Antonio e io abbarbicati e mamma
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Antonio e io abbarbicati e mamma che si faceva
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fine allungai un braccio e la spinsi a unirsi
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foglio di carta igienica e mi soffiai più volte
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naso. Infine li guardai e abbozzai un fragile sorriso
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sconcicate ¶ Salgo sulla Vespa e metto in moto con
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stavolta tutto sembra facile. È che il bel discorsetto
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combatto contro me stessa e il mio trascorso, quello
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trascorso, quello che sono e sono stata, per cercare
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di arrivare a sera e rimboccarmi la coperta delle
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mie poche certezze, che è sempre troppo corta, e
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è sempre troppo corta, e ogni giorno c’è
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e ogni giorno c’è qualcuno che si prende
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sconcicarmi le lenzuola. Stavolta è toccato a mia madre
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toccato a mia madre, e quando si muove una
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si muove una madre è più facile poi avere
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di macerie da spalare. ¶ È che odiare papà non
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si sa mai,” risponde, “e poi sono abituata così
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fare con quella gentaglia!” ¶ “È lavoro,” dico, secca. ¶ “Statte
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una bacio sulla testa e afferro la borsa. Lei
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sull’uscio. ¶ “Non sempre è detto, a volte i
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Era troppo tardi...” ¶ Sbuffo e mi volto per andarmene
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scale, aggiungo: “Il bello è che nella tua chiesa
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insegnano il perdono”. ¶ “Non è così semplice.” ¶ “Cosa c
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così semplice.” ¶ “Cosa c’è di difficile, sentiamo?” alzo
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sentiamo?” alzo la voce e torno indietro, a un
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mi ha fatto,” dice, e chiude di nuovo la
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una pedagoga la nonna. E, comunque, ti ha cercata
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comunque, ti ha cercata, e ti ha anche chiesto
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ora che non c’è più.” ¶ Lei mi guarda
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mi guarda a lungo e poi fa: “Tu a
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pure la terza media e faccio la sarta, però
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si perdona veramente solo e sempre quando non ce
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ahimè, non sono veri, e fanno solo un sacco
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guardarla a bocca aperta e per un attimo penso
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di rispondere che non è vero, che il perdono
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vero, che il perdono è un atto di coraggio
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un atto di coraggio e lo si fa prima
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serve a voltare pagina e andare avanti. Solo che
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parole mi appaiono vuote e prive di significato e
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e prive di significato e lei se ne deve
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accorgere perché sorride amara e conclude: “Si perdona davvero
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morto. Avevo undici anni e in quel momento, intendo
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nuovo pullover. Il problema è che i suoi lavori
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mi piacevano, così ingombranti, e poi mi facevano sentire
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mi facevano sentire goffa e vecchia. Perciò d’inverno
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parente lontana, cappotti dismessi e consumati, e scarpe inadeguate
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cappotti dismessi e consumati, e scarpe inadeguate. Ed è
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e scarpe inadeguate. Ed è proprio “inadeguata” la parola
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dato valore alla ricchezza e anche di fronte a
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se dovessi spiegare cos’è la povertà, e non
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cos’è la povertà, e non parlo di miseria
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miseria, ovvio, risponderei che è proprio quella cosa nella
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sempre qualcosa di piccolo e non necessariamente fondamentale che
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luogo. La mia adolescenza è stata una perenne “piccola
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privo di un bottone e che non si chiudeva
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i piedi a mollo e lo sguardo perso nelle
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un dolore. ¶ “Che c’è?” chiesi preoccupata. ¶ Lei si
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andato da due anni e in quei due anni
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che la mia piccola e manchevole vita, il mio
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Tuo padre...” balbettò mamma. ¶ E allora capii, solo che
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permettesse di prendere tempo e tenere un altro po
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fra la mia domanda e la risposta definitiva di
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fosse passata un’eternità e si fosse aperta una
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istanti di puro silenzio e immobilità, nei quali anche
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e china il capo, e io, anziché dire qualcosa
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quanto tempo non piango, e perché non riesca mai
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mai a farlo. ¶ “Che è stato?” chiedo dopo un
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sì felice!” ¶ Mamma sorride e sfila un fazzoletto dal
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Mò manchi solo tu”, e mi fissa. ¶ “Che cosa
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Ma dai...” dico distrattamente, e butto giù il caffè
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trovarti un brav’uomo. È un anno che ti
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discorsi. Un brav’uomo! E dove starebbe ’sto brav
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nuovo la stanza ovattata e taciturna. Mamma mi fissa
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ma io non ricambio e, anzi, faccio per alzarmi
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Lei allora mi anticipa e fa una domanda che
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Mi giro di scatto e resto a fissarla come
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inebetita. Il primo impulso è di urlare, poi penso
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me cambi qualcosa, eh, è solo che non voglio
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nelle orbite. Non capisce e, soprattutto, ha paura della
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piacciono nemmeno gli uomini...” e resto così, godendo dell
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Le sfilo il ditale e le scruto il pollice
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dice: “Non ti capisco...”. ¶ “E lo so, come potresti
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Lei indietreggia il collo e fa una smorfia. ¶ “Ti
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ricordi com’era fatto?” ¶ “E come posso scordarmi?” ¶ “Era
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scordarmi?” ¶ “Era ’na capa ’e cazzo, questo è certo
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capa ’e cazzo, questo è certo, però mi faceva
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però mi faceva ridere, e poi era sempre allegro
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volte un mio amichetto, e solo a volte un
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bambina, un po’ maschio e un po’ femmina. È
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e un po’ femmina. È per questo che sono
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la mano dalla mia e si soffia il naso
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si poteva costruire niente.” ¶ “E intanto ti ha dato
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non costruire niente...” ¶ “Sì, e poi me li sono
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spazio temporale che segue è occupato dal rintocco funebre
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Ma che cavolo,” commento, “e ogni mattina ce sta
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ce sta ’nu funerale?” ¶ “E che ti pensi?” ¶ “Ma
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piccola mica era accussì!” ¶ “È che non te lo
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ricordi...” ¶ “Comunque don Biagio è triste assai, come si
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clima funereo, ce piace...” ¶ “E smettila...” e mi tira
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ce piace...” ¶ “E smettila...” e mi tira uno schiaffetto
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troppo normale, vorrai dire. È questo che mi ha
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la causa fra lei e il marito.” ¶ “Statte accorta
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gente, Lù.” ¶ “Lei com’è?” ¶ “Be’, è sempre gentile
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Lei com’è?” ¶ “Be’, è sempre gentile, sorridente. Il
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sembra il suo tanto è educato...” ¶ “Però?” ¶ “Però, insomma
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marito si sa chi è...” e abbassa il tono
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si sa chi è...” e abbassa il tono della
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sentirci. ¶ “Perché parli sottovoce?” ¶ “È una famiglia di delinquenti
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di lei, secondo te è una buona madre?” ¶ “Che
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catechismo con me ed è un bambino fuori dalla
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a lei!” ¶ “Lo so, è troppo un amore. Se
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binari giusti. ¶ “So che è stata lei a chiedere
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difficoltà. In realtà non è l’assenza di parole
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Lo sai bene che è stato.” ¶ Non sento il
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forbici che si aprono e si chiudono, per esempio
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Lei infine si gira e mi fissa con aria
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fissa con aria ferma. ¶ E poi non c’è
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E poi non c’è nemmeno il rumore del
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che cadevano sulle piastrelle e non mi permettevano di
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ci sono gli spilli e ti fai male!”. ¶ “Ah
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vermicelli colorati. ¶ Per fortuna è lei a decidere le
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un braccio al petto e l’altro al volto
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iniziare.” ¶ Nessuna caffettiera sibila, e il silenzio continua ad
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hai riconosciuto, vero?” ¶ Annuisco. ¶ “È il cavaliere Bonfanti,” dichiara
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pensato solo a te e ad Antonio. Ma poi
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voi siete diventati adulti e io mi sono ritrovata
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che la tua vita è stata un disastro per
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detto questo?” domanda. ¶ “Tu, e diverse volte. Ma non
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di proseguire: “La verità è che ci vogliamo bene
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di zucchero nella macchinetta, e giro. Ecco un altro
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contro quello del bricco e basta a farmi sentire
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a farmi sentire meglio e di nuovo a mio
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il liquido nelle tazzine e glielo porgo. I movimenti
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a non pensare troppo e ad agire d’istinto
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agire d’istinto, perché è quando metto in campo
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generale, un... ma chi è? Che fa?” ¶ “È in
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chi è? Che fa?” ¶ “È in pensione, lavorava all
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all’Inps.” ¶ “All’Inps? E perché è cavaliere?” ¶ “Ma
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All’Inps? E perché è cavaliere?” ¶ “Ma no, mica
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cavaliere?” ¶ “Ma no, mica è cavaliere per davvero, è
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è cavaliere per davvero, è che qui lo chiamano
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secondo caffè della giornata: “E in tutti questi anni
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da tanto. D’altronde, è solo da sempre, è
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è solo da sempre, è un buon uomo ed
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un buon uomo ed è stato un ottimo cliente
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perché c’eravate voi e, non lo dico per
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volevo farvi del male. E così sono passati gli
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trovata senza più scuse. E ho acconsentito.” ¶ “Farci del
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ti avesse fatta felice. E tu questo non lo
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mano verso la mia. È tanto che non compie
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simile, perciò l’imbarazzo è tale che non riesco
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pomeriggio, mi sono voltata e ho allungato il passo
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Era troppo tardi...” ¶ “Già... e, infatti, lui voleva che
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sa tutto di te.” ¶ “E io niente di lui
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attimo, perciò mi butto e dico: “Potresti organizzare una
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cena. Che ne dici?” e sfilo la mano dalla
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lui?” ¶ “Eh, con lui, e anche con Antonio e
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e anche con Antonio e la compagna, quando scenderanno
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quando scenderanno a Napoli. È una buona idea, non
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riempiono improvvisamente di lacrime e china il capo, e
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bar. Gli vado incontro e mi fermo a pochi
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paio di jeans attillati e devo stare attenta a
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i piedi poiché stamattina è un brulicare di pozzanghere
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spicchio di cielo azzurro e rendono luminosi anche questi
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con il tuo collega e si sono messi d
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quello tornava qui... chillo è scemo, mica è pazzo
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chillo è scemo, mica è pazzo!” replica con un
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Perché?” ¶ “Perché cosa?” ¶ “Perché è pazzo?” ¶ “Scusa, ma tu
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poco sì, in effetti... e secondo me sì pure
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nulla?” ¶ “Ogni tanto. Perché?” ¶ “E lo sapevi che la
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sfugge con gli occhi e infila le mani in
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io nun saccio niente e nun voglio sapé niente
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come stavano le cose.” ¶ “E secondo te nun l
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nun sente a nisciuno. È capatosta. Sarà un fatto
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che ha deciso, scende?” ¶ “E che ne so, spero
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siamo entrati nel bar e io sto aspettando che
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di zucchero sul piattino e dice preoccupato: “Comunque, Luce
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cosa...”. ¶ “Che bbuò?” faccio, e zucchero il caffè. ¶ “Però
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il busto al banco e guarda furtivo l’entrata
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sussurra: “L’altro giorno è venuto uno che ti
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fissarmi con aria greve, e quasi mi viene da
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della mia espressione divertita e continua: “Sto dicendo davvero
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continua: “Sto dicendo davvero, è venuto uno che ha
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voleva sapere dove abitavi e che facevi per campare
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che facevi per campare”. ¶ “E tu che c’hai
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che c’hai detto?” ¶ “E che gli ho detto
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ma non sapevo dove, e che facevi l’avvocato
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avvocato.” ¶ “Così hai detto?” ¶ “E che dovevo fare?” ¶ Finisco
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di girare il caffè e lo butto giù in
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Bonavita?” ¶ “Niente, Sasà, niente”, e sorrido, “tanto tu non
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vuò sapé niente, no? E continua così, sient’ a
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sient’ a me.” ¶ Camorra è una parola che qui
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una leggera brezza primaverile e ti sconcica un po
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riportarla dietro l’orecchio, e torni alla tua vita
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ronzare attorno al bambino e avrà voluto fare qualche
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il portone senza rispondere. È in cucina, ma stavolta
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nella macchina per cucire, è in piedi, lo sguardo
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sguardo alla piccola finestrella, e mi volge le spalle
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esordisco. ¶ “Uè,” fa lei e non si gira. ¶ L
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seghettata, fatta a pezzi e ricostruita, odore di vapore
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di avere la pelle. E poi c’è il
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pelle. E poi c’è il profumo del caffè
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perché in trent’anni e passa la cucina ha
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pomeriggi della mia infanzia e dell’adolescenza, quando questi
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erano anche i miei, e quando il sibilo della
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prendere le misure. ¶ “Che è stato?” chiedo, e poggio
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Che è stato?” chiedo, e poggio la borsa sul
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Lei non risponde subito e il suo silenzio mi
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ancora fatto lo sviluppo e guardavo le mie amiche
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punto giusto, con invidia e stupore. C’era una
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un culillo a mandolino e due zizze che le
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sotto la t-shirt, e tutti i maschi impazzivano
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maschi impazzivano quando passava, e lei, però, non pensava
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non pensava a nessuno, e se la tirava, sculettava
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truccatissima, piena di mascara e fard, con un rossetto
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con un rossetto accesissimo e il contorno delle labbra
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Seppur tamarra, era stupenda, e anche gli uomini adulti
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sbagli bagno in autogrill e non ti rimane che
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proseguire tappandoti il naso e pregando che la tua
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di porto, ma tant’è), e anche il medesimo
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porto, ma tant’è), e anche il medesimo tono
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istituto, compresa la sottoscritta. E non tanto per lo
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qualche anno più tardi) e per quel che riguarda
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il seno, be’, c’è poco da raccontare, piatto
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avevo vinto l’imbarazzo e chiesto a mamma. Di
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sfilata gli occhiali disorientata, e aveva infine replicato: “Luce
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fretta? Guarda che non è poi tanto bello essere
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non la facevo proprio e me ne restavo con
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con il petto piatto e le mie poche certezze
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poche certezze nelle tasche. E, invece, dopo poco iniziarono
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a spuntare dei promontori, e allora me ne stavo
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mai in valichi scoscesi e la mia piccola rivoluzione
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ancora prima di iniziare. E ancora oggi, quando mi
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fra quelle dolci alture e mi vengono in mente
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te l’ha data, e te l’ha data
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splendente come il sole! E t’ha regalato pure
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pure ’nu corpicino grazioso e proporzionato, che vai truvanno
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scuola, aspetto di innamorarmi e di baciare, e di
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innamorarmi e di baciare, e di fare un lungo
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Io aspetto solo, nonna, e mò me so’ scucciata
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mie parole. Lei sorrise e inclinò la testa prima
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a te, vieni qua” e mi fece segno di
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lo dico sempre, chesto è ’o problema! Però, nenné
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che nun capisce niente, è meglio aspettare sempre qualcosa
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sempre qualcosa, l’attesa è comme ’a speranza, come
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stupidi per la testa e il tempo per stare
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che ad aspettà nun è mai muorto nisciuno!” e
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è mai muorto nisciuno!” e scoppiò in una risata
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una risata delle sue. ¶ E invece si sbagliava, perché
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si sbagliava, perché lei è morta proprio a furia
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nonna, cresce in petto e mette radici nel cuore
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così stracolmo di attesa e speranza che alla fine
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che alla fine si è spaccato. ¶ Attesa e speranza
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si è spaccato. ¶ Attesa e speranza di rivedere sua
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figlia. ¶ Mia madre. ¶ Camorra è una parola che qui
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usa ¶ “Luce!” ¶ A chiamarmi è Sasà, che fuma appostato
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mi accarezzava i capelli e mi ripeteva queste parole
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proprio così.” ¶ Mi rialzo e gli afferro la mano
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ne avevo più voglia. È merito suo se mi
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ha potuto vedere?” ¶ “Perché è volata in cielo prima
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in cielo prima,” spiego, e l’attimo dopo mi
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quello che voglio dire è che non importa se
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tua madre parla italiano, è importante che lei creda
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sentire speciale?” ¶ Lui annuisce. ¶ “E allora hai una supermamma
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accanto a velocità supersonica e una vecchia signora che
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ci saluta col capo, e proprio in quel momento
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dalla morsa dei palazzi e si srotola davanti ai
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femmina, davvero realizzata. ¶ Invece è arrivato un bambino. ¶ Apro
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mi lancio sul letto e socchiudo gli occhi, in
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Sotto il portone ci è venuta incontro Carmen, che
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mi ha detto nulla e non le ho chiesto
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non era il momento, e poi c’era Kevin
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poco più in là e in un italiano forzato
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meraviglio di quello che è”. ¶ Ho sorriso e lei
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che è”. ¶ Ho sorriso e lei ha proseguito: “Nun
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o faccio anch’io. È accussì diverso da me
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nu figlio accussì. Lui è troppo per me, e
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è troppo per me, e io poco per lui
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dio che distribuisce pene e meriti, è semplicemente la
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distribuisce pene e meriti, è semplicemente la vita, che
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che prende da alcuni e dà ad altri, come
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si abbatte sulla spiaggia e tira via con sé
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se mi ha abbracciata e dato un bacio sulla
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a prenderlo a scuola e vidi un compagno grande
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vidi un compagno grande e grosso che lo spingeva
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spingeva, gli tirava calci e buffetti, e lui zitto
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tirava calci e buffetti, e lui zitto e muto
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buffetti, e lui zitto e muto, a stento si
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il sangue in capa e mi misi a correre
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non mollai la presa e, anzi, gli tirai anche
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Dovettero intervenire le bidelle e un’insegnante per togliermelo
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vita era la sua e io ero una femmina
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io ero una femmina, e che figura ci faceva
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fu lasciato in pace e gli fu permesso di
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perché più vai avanti e più sulla strada incontri
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ti prende in giro e se ne approfitta. Però
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se ne approfitta. Però è anche vero che non
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quel grande imbuto che è l’infanzia. Ognuno ha
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ha il suo passo, e quel passo va rispettato
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telefonino. Guardo il display: è Vittorio Guanella. ¶ “Pronto, don
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da me, cinque minuti e arrivo. Mamma ha preparato
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sulle labbra. Dovrei alzarmi e correre incontro all’allegria
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che nel frattempo si è accucciato ai miei piedi
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a fissare il soffitto e a pensare. ¶ Ricordare. ¶ Una
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colorati, sbuca dalle retrovie e si frappone fra me
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si frappone fra me e Kevin. Per come va
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Amélie, del favoloso mondo, e Arisa che, in effetti
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Arisa che, in effetti, è un po’ più triste
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Salve, mi chiamo Luciana, e sono arrivata giusto in
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mi cade su Alleria e Kevin che si fanno
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si fanno le coccole e mi calmo: nessuna arrabbiatura
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Ci sono nata qui. E comunque non si tratta
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compiaciuta per la risposta e passa a elencarmi i
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moltissimi pregi di Kevin, e quanto è bravo, quanto
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di Kevin, e quanto è bravo, quanto è intelligente
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quanto è bravo, quanto è intelligente, studioso, compito, dice
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compito, dice proprio così, e quanto meriti di studiare
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quanto meriti di studiare e di avere un futuro
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avere un futuro diverso e migliore rispetto alla media
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posto. Siccome non c’è più nessuno scontro reale
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fronteggiare l’insegnante allegra e colorata che non so
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dimentico il mio ruolo e mi lusingo nell’ascoltare
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davvero mio figlio. ¶ Ed è proprio questo che, mi
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certo punto si ferma e dice: “Devo farle i
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ruolo di noi genitori è fondamentale, soprattutto in un
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un contesto tanto difficile. È principalmente merito suo, e
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È principalmente merito suo, e di suo marito ovvio
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marito ovvio, se Kevin è un bravo ragazzo, e
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è un bravo ragazzo, e ciò mi conforta, perché
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messo a posto, c’è anche gente come lei
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per conquistare il rispetto e non farsi calpestare i
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tale madre, tale figlio!” e sorride compiaciuta. L’attimo
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orologio, sgrana gli occhi e grida che deve scappare
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la mano dicendo che è stato un piacere conoscermi
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mamma così giovane, bella e sportiva, arruffa i capelli
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assiste alla scena divertito e un po’ imbarazzato, e
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e un po’ imbarazzato, e corre via come il
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che rimbombano sui basoli e alcuni temi spiegazzati sotto
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scherzo. ¶ Solo che lui è troppo preso dal cane
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sorriso. ¶ Kevin si alza e abbraccia anche me. “È
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e abbraccia anche me. “È nuova,” risponde poi, riferendosi
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poi, riferendosi alla maestra, “è arrivata da qualche mese
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di fuori. Mi giro e lui si sente in
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dovere di chiarire. “No, è che mamma è bella
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No, è che mamma è bella, però, ecco, insomma
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proprio bene in italiano, e certe volte mi fa
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per me. Mi accovaccio e lo guardo negli occhi
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una parola d’italiano e, spesso, non capiva nemmeno
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me erano solo complimenti, e lei lo sapeva bene
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annuire tutto il tempo e a sorridere. E quando
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tempo e a sorridere. E quando poi a casa
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importanti, avrei fatto carriera, e che mi aspettava un
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guarda con espressione imbarazzata e non dice nulla per
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per alcuni secondi, perciò è Geronimo a rompere il
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avvocato, stavo proprio scendendo e mi è venuto in
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proprio scendendo e mi è venuto in mente di
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Quindi scompare nel corridoio e in pochi istanti sentiamo
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con queste commedie patetiche! E poi devo andare, si
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poi devo andare, si è fatto tardi. Senta a
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No, per carità, chella è ’nu cess’!” ¶ “Va be
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ne vado. Tanti saluti e grazie.” ¶ “Aspè,” grida lui
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grida lui. ¶ “Cosa c’è ancora?” ¶ “Vuoi che rinuncio
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che rinuncio all’incarico? È chest’ che bbuò?” ¶ “Certo
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quella donna, che già è sola...” ¶ “E mò vedo
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che già è sola...” ¶ “E mò vedo come ammà
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Nisciuno però, Luce,” ribatte e fa due passi verso
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ci penso un po’ e ti do qualche altra
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sono una bella donna e quello davanti a me
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davanti a me non è un bell’uomo, né
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o un attore famoso, è solo un vecchio avvocato
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un imbronglioncello che si è fatto grazie alle amicizie
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losche, un personaggio misero e furbo. Eppure vederlo azzerbinarsi
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importante. Perciò non replico e aspetto che sia lui
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successiva. ¶ “Riflettici senza fretta e mi fai sapere. Semmai
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il braccio, si inchina, e mi fa un nuovo
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so’ semp’ ’nu signore!” e si fa una risata
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della sua bocca bavosa e mi dileguo. Fuori pioviggina
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mi dileguo. Fuori pioviggina e sto con la Vespa
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sto con la Vespa, e fra poco Kevin esce
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casco, guardo l’orologio e lascio partire un’imprecazione
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quindi metto la prima e mi allontano a razzo
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tirare come uno psicopatico) e afferro per lo zaino
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orda di altri piccoli e furbetti ragazzini si accalca
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imbufalito. Avrà otto anni, è secco come un’alice
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due brillantini alle orecchie e una cicatrice accanto all
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in un bel guaio. ¶ “E tu che bbuò?” fa
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Lui sgrana gli occhi e rimane impietrito. Non si
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sempre la sua stima, e forse me la sarei
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quindi con espressione accigliata e improvvisamente infantile. ¶ Kevin mi
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Mi libero dalla stretta e mi faccio sotto allo
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indietro. ¶ “Chiedi scusa,” dico, e lo fisso dritto negli
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infine cala il capo e sussurra un piccolo “scusa
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sussurra un piccolo “scusa”. ¶ “E tu, Kevin, che hai
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datevi la mano,” ordino, e Kevin subito protende il
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gli stringi la mano e ti togli quello sguardo
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ragazzino digrigna i denti e risponde: “Mò chiamo babbo
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risponde: “Mò chiamo babbo e te faccio vedé io
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ha perso il rispetto e solo dopo obbedisce. Infine
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obbedisce. Infine si gira e fugge via correndo. Una
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un vestito a fiori e degli occhiali colorati, sbuca
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tu oggi teness’ voglia ’e pazzia? Ià, nun me
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mi fissa a lungo, e nel suo sguardo riesco
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una femmina di pancia, e qui la pancia non
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con piccoli passi veloci e si siede sulla poltrona
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il viso al mio e dice: “Uè, però mò
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scemenze, tu sì brava e diventerai un ottimo avvocato
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sullo stomaco!” ¶ Geronimo sbuffa e mi afferra la mano
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questo casino...” ¶ “No, avvocato, è che io non sono
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che si chiama ‘morale’, e che lo so che
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fatta accussì, mia mamma è accussì, e mia nonna
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mia mamma è accussì, e mia nonna era accussì
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dovrebbe quantomeno sentirsi umiliato e offeso per essere stato
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di tempo tutti quanti e domattina decidiamo.” ¶ “Il fatto
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domattina decidiamo.” ¶ “Il fatto è che sento il bisogno
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l’avvocato si incurva e accosta ancora di più
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scemo che se n’è andato?” domanda poi con
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una cosa in testa e chiamo l’ambulanza, giro
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ambulanza, giro i tacchi e me ne vado senza
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nel leggere le situazioni e gli faccio i complimenti
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nipote che nemmeno conosco, e per la strana e
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e per la strana e inaspettata voglia che mi
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anticipa le mie mosse e aggiunge: “Mò ti spiego
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queste arrivano per tutti”, e fa il gesto delle
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delle corna, “l’importante è nun perdere ’a capa
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aver colto nel segno e prosegue lungo la strada
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a parlarne con lei, e comunque mi riferivo al
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Ah, allora ’o fatto è cchiù serio. Fammi capire
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serio. Fammi capire, spiegati” e si lascia andare sullo
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spiegati, come fosse facile. È che non ce la
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soldi facili alle assicurazioni e fare così ingrossare sempre
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gonfie di Geronimo. ¶ “Niente, è che...” faccio un profondo
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faccio un profondo respiro e proseguo: “Non mi piace
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un toscano dalla giacca e l’accende. Poi resta
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piace. Qualche fortunato c’è. ¶ “Ma mi faccia capire
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mano sulla mia coscia e afferma: “Lo so che
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mi piaci proprio assai, e anche se dobbiamo essere
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putesse essere tuo padre, e sì, pure per me
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sera torno ’a casa e m’aggia suppurtà a
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a mia moglie, che è depressa, e poi s
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moglie, che è depressa, e poi s’è fatta
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depressa, e poi s’è fatta brutta, Luce, brutta
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brutta, Luce, brutta assai. E allora mi chiudo nel
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mi chiudo nel cesso e resto mezz’ora a
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a guardarmi allo specchio. E sai che vedo?” ¶ Gli
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mano dalla mia coscia e faccio di no con
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vedo. Io tengo bisogno ’e te, ma anche di
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Io quando te veco...” e si avvicina ancora. ¶ Stringo
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un saltello all’indietro e io ne approfitto per
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Bonavita...” ¶ Accavalla le zampette e si sfila solo un
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fantasy di Tolkien. ¶ “Sì...” ¶ “E che te ne pare
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pare?” ¶ “Il problema non è lei, ma il marito
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un bel casino.” ¶ “Carmen è una classica donna del
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un’infanzia lurida, cresciuta e educata dalla strada, una
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chissà quali alternative ed è finita nella vita che
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del tempo per riflettere e poi dice: “Luce, una
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la chierichetta da bambina, è vero?”. ¶ “E che c
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da bambina, è vero?”. ¶ “E che c’entra?” ¶ “C
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proprio ’na bigotta!” ¶ Uffa, e io che speravo di
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che, per fortuna, non è appannaggio solo dei cristiani
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convinti non ne dispongono. È un qualcosa che hai
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o ssaje o no? E poi hai descritto quella
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fosse una poveretta che è stata costretta a sposarsi
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catturato il Grande Puffo, e per la prima volta
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ragione. Carico la molla e comincio: “Avvocà, ’sta bella
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Pozzi, non per chi è cresciuta into ’a ’nu
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di esempi. La verità è che dovremmo innanzitutto poter
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poter scegliere dove nascere. E da chi. È una
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nascere. E da chi. È una questione di attimi