Alessandro Braccesi, Soneti e Canzone, 1473?

sorte, ¶ accompagnata da sospiri e pianti! ¶ Qual più crudel

lachrimabil la mia sorte ¶ e di gioconda l'ha

il mio duro martìre ¶ e meco prenda la medesma

si pasca in pene e 'n pianti ¶ e per

pene e 'n pianti ¶ e per dolor ti si

ma l'alma pure è nel pensare actesa, ¶ non

quel ch'i' bramo e spero, ¶ anzi che sì

Di quanta gratia degno è facto il loco ¶ dove

chiaro lume, ¶ quella biltate e quel divin costume ¶ ch

ogni poeta farie stanco e roco! ¶ Ma Amor per

fare un dispietato gioco, ¶ e nascer di due ochi

pàscommi sol le lachrime e 'l dolore, ¶ né per

alma offesa ¶ con mille e mille e poi mille

con mille e mille e poi mille martìri. ¶ Ma

sarà spento. ¶ Sì dolce è l'esca con la

preso, ¶ sì strecti sono e' lacci ch'al cor

mia sien volti altrove; ¶ e tanta gratia da' belli

me ti 'ncrescessi. ¶ 47 ¶ Mille e mille fïate Amore il

poco a tanto ardore, ¶ e mitigare alquanto il mio

ogni altra cura avanza e l'altre perde. ¶ 48 ¶ Non

mie salute ogni rimedio è tardo. ¶ So ben che

spavento, ¶ col volto mesto e passo, ¶ d'ogni piacere

di me più stratio e lungo gioco, ¶ acciò che

afflicto core spesso rassicura, ¶ e così il male indura

fruire il mio bene! ¶ e 'l dolor si raviva

che del suo colmo è venuto alla riva. ¶ Pur

vivo mi tien sola, ¶ e qualche volta il mio

furon il mio veneno; ¶ e l'aspecto sereno, ¶ pel

ha posto in abandono ¶ e vinto ogni ragion, rocto

ragion, rocto ogni freno; ¶ e le man bianche e

e le man bianche e belle, ¶ con le parole

Gli atti dolci, soavi e tanto humìli ¶ e 'l

soavi e tanto humìli ¶ e 'l bel giovenil pecto

l bel giovenil pecto ¶ e 'l virile intellecto, ¶ opra

han transformato in lei, ¶ e facto 'l mio martyre

meco solecto mi disfaccio, ¶ e 'nsieme ardo et aghiaccio

et aghiaccio, ¶ vegendomi perire; ¶ e pur veder altri che

la bella donna m'è presente ¶ con l'angelico

angelico volto, ¶ qual m'è nel cor inscolto, ¶ e

è nel cor inscolto, ¶ e tanto agli ochi miei

dilecto, ogni piacer m'è tolto ¶ quando mi trovo

Ciò ch'io penso e ragiono in lei s

accoglie ¶ con infinite doglie, ¶ e per sentir più guai

che questo non albergo, ¶ e di lachrime spesso il

del mio mesto lamento ¶ e spegneranno il mio ¶ crudel

il mio ¶ crudel martyr e rio. ¶ Forse che mi

mio mal grado ¶ m'è dato quello ond'io

sì breve spatio ¶ m'è dato a quel ch

mi si faràn propitii e' celi, ¶ e 'l mare

faràn propitii e' celi, ¶ e 'l mare arà riposo

mia vita il corso ¶ e porrò freno e morso

corso ¶ e porrò freno e morso ¶ all'impeto de

impeto de' venti empii e crudeli. ¶ Canzona, benché nuovo

stile, ¶ vanne senza temere, ¶ e come puoi vedere ¶ la

vita humìle. ¶ 34 ¶ Sì grave è 'l duol che mi

in libertà vostro arbitrio è tornato, ¶ perché, misero a

sotto l'antiquo giogo, e voi di fore? ¶ Io

quando medesma face ¶ ardeva e' nostri pecti: or non

agli occhi vostri accepto e grato, ¶ non credo huom

tale stato ¶ che giorno e notte a Morte chieggio

prato fiorito, ¶ d'erbette e frondi pien, dolze e

e frondi pien, dolze e soave, ¶ fermai la vista

intorno i loco almo e gradito. ¶ Era il prato

pave, ¶ qual l'idra e la nemea fiera han

del vigor suo privi e scarsi, ¶ fra'quai, quel

che parea più seco e tronco, ¶ in un momento

momento si vide rifarsi, ¶ e fiori e frondi e

vide rifarsi, ¶ e fiori e frondi e pomi a

e fiori e frondi e pomi a piè del

me!, troppo m'affligge e pesa ¶ veggendomi sì presto

freno ¶ de' mie' pensieri e della voglia accesa. ¶ Se

nube mi sia ascoso e tolto, ¶ altro che veder

veder tenebre non chieggio; ¶ e' giorni miei fien tutti

miei fien tutti obscuri e rei, ¶ né lieto mi

crini avea di quella, e molto ¶ repetendo gridava: — Or

col sole in mano e col sembiante altero, ¶ vestita

bei fior la terra ¶ e li arbucei ripiglion le

ripiglion le lor frondi ¶ e gli auselletti con soavi

fan le verde selve e ' boschi, ¶ come Amor si

volubil tempo, ¶ qual s'è mutato in lacrimosi accenti

sempre sarà ne' boschi ¶ e pascerommi sol d'aride

il primo seren tempo ¶ e 'l cel rinnovi la

rinnovi la bella stagione ¶ e non ascolti ancor gli

in odio ciò ch'è in terra. ¶ Quanto non

come il tempo fugge, ¶ e de' passati giorni alcun

il cel rapido sugge, ¶ e come nebbia al sol

ti adugge. ¶ Ristora homai e' tuoi passati danni ¶ col

ringratio mille volte, Amore, ¶ e benedico quel tuo dolze

tuo merto sì grande e preclaro ¶ ha duplicato al

Arca d'angelica beltate e raro ¶ splendor che vinci

alma apreza. ¶ Felice giorno e memoranda sorte, ¶ da non

mio, ¶ lecta sì gratia e benigna risposta, ¶ senza punto

in pace ogni tormento, ¶ e nutrir lieto questo immortal

mostrarne mai breve scontento; ¶ e bench'io non riposi

tanta bellezza si nasconde, ¶ e co' bei piè calca

io non trovo giorno e nocte posa. ¶ Infelice alma

sol riposo. ¶ Il core è 'nvolto in pene acerbe

che 'l viver m'è molesto, aspro e tedioso

m'è molesto, aspro e tedioso. ¶ 29 ¶ Occhi vaghi e

e tedioso. ¶ 29 ¶ Occhi vaghi e smarriti, perché intenti ¶ sete

fine aràn nostri pianti e lamenti, ¶ se l'aer

l'aer fosco, nubilo e villano ¶ che tiene il

il nostro sol longinquo e strano ¶ spinto non è

e strano ¶ spinto non è da più secondi venti

el cel presto sereno, e 'l sol dell'onde

pene il corso ¶ finire, e sciormi da sì duro

cor alla mia donna, e posto il morso ¶ al

Vien, Morte, adunque, presto, e tra'mi fora ¶ di

cognosca in fuga volta ¶ e da lacci d'amor

lacci d'amor libera e sciolta, ¶ pur con voi

biltà meco si sdegna ¶ e del suo dolze amor

amor m'ha privo e casso? ¶ 32 ¶ Tanto cognosco ogni

minore ¶ l'incendio vostro e resecar sue ale. ¶ Omè

poco vi cale, ¶ quanto è rafreddo il vostro sommo

fai guerra sì dura e mortale? ¶ Ancidi l'alma

la mie vita amo e disio, ¶ qual sola agli

ochi miei par vaga e bella. ¶ Nissun tormento è

e bella. ¶ Nissun tormento è più crudel che 'l

lasso ¶ cerca qualche riposo ¶ e col pensier tedioso ¶ rifugge

prenda del suo noioso e lungo passo; ¶ così cercando

dolente ¶ sempre madonna sola, ¶ e tutto il tempo invola

che 'l mio destino ¶ e 'l mio maligno, adverso

l mio maligno, adverso e duro fato ¶ a costei

sempre menate tempestosa vita ¶ e con doglia infinita ¶ di

di sospir vi pascete e mesti pianti. ¶ Prenda exemplo

del mio sì lungo e grave male: ¶ perduto ha

legno, ¶ quando l'aere è pregno ¶ di caligine fosca

pregno ¶ di caligine fosca, e che la stella ¶ per

con li occhi vaghi e belli, ¶ co' candidi capelli

merzé non che salute, ¶ e le forze ho perdute

il mare un tempo, e' venti ¶ tutti mi fur

tutti mi fur secondi, ¶ e' pianeti giocondi, ¶ e l

secondi, ¶ e' pianeti giocondi, ¶ e l'amata mie stella

più ch'altri beato ¶ e 'n più felice stato

barca ¶ sempre sicuro starmi ¶ e lieto riposarmi, ¶ senza sospecto

perigliose syrte, ¶ infra laüri e myrte, ¶ di pensier privo

myrte, ¶ di pensier privo e con la mente scarca

mia salute han coniurato ¶ e le forze voltato ¶ per

donna solea, ¶ tanto s'è facta rea ¶ e spento

s'è facta rea ¶ e spento ha l'amorose

morte spento, allora, aspra e maligna! ¶ E pur vo

allora, aspra e maligna! ¶ E pur vo dietro a

a chi veloce fugge ¶ e del mio mal si

mio mal si ride, ¶ e quanto più m'ancide

sorte ¶ per vie fallace e torte. ¶ Sia maladecto il

non che morte finisca e' mie' guai. ¶ Omè!, ch

sen porteria la terra ¶ e fine arebbon sì dolenti

freddo busto ¶ senza intelletto e gusto, ¶ che 'l corso

mesto, ¶ nutrito di sospiri ¶ e da mille incredibili martyri

sì duro, sì crudele e fero, ¶ che pur non

indomito, aspro, altero. ¶ Misero è chi ti crede, ¶ sendo

ti crede, ¶ sendo nequitia e 'nganni, ¶ cagion d'immensi

immensi danni, ¶ legger, mendace e sanza alcuna fede. ¶ Altro

alcuna fede. ¶ Altro non è il tuo regno ¶ che

che tormenti, ira, passïone e sdegno. ¶ Sempre la vita

passa ¶ in pene acerbe e 'n doglie, ¶ senza aver

pena. ¶ La tua militia è piena ¶ di paura e

è piena ¶ di paura e sospecto, ¶ di dolore e

e sospecto, ¶ di dolore e periglio, ¶ senza freno o

senza freno o consiglio, ¶ e con angustie assai poco

assai poco diletto, ¶ ceca e vana speranza, ¶ ch'ogn

ministri affanno, ¶ piacer breve e furtivo, ¶ amaro dolce e

e furtivo, ¶ amaro dolce e fallace disire, ¶ lusinghevole inganno

lusinghevole inganno, ¶ pensier fisso e lascivo, ¶ sospiri acuti e

e lascivo, ¶ sospiri acuti e latente martyre, ¶ spessi odii

spesse ire, ¶ mesta letitia e vana, ¶ precipite furore, ¶ incerto

vana, ¶ precipite furore, ¶ incerto e vago errore, ¶ penitentia mordace

forza ch'ogni costume e legge spreza, ¶ pigra ragione

legge spreza, ¶ pigra ragione e lenta, ¶ appetito fervente, ¶ timore

timore, audacia insieme, pianti e riso, ¶ accesa fiamma spenta

ardente, ¶ rosso, pallido, lieto e mesto viso, ¶ in su

palma assiso, ¶ licentia vaga e sciolta, ¶ propositi incostanti, ¶ queruli

sciolta, ¶ propositi incostanti, ¶ queruli e tristi canti, ¶ püeril vita

voluptà fugitiva, ¶ leggiadra voglia e di se stessa schiva

qual popolo o natione ¶ è stato immune dal tuo

n cener fu conversa ¶ e del suo sangue aspersa

spense ogni suo gloria e gioia, ¶ sendo dominatrice ¶ della

l suo candido corpo e delicato ¶ congiunse, la meschina

scherno ¶ di Fedra aspra e maligna, ¶ facta da te

terra, il mar n'è pieno. ¶ Vincati ormai vergogna

infinita doglia, ¶ mortal fatica e senza alcun riposo ¶ e

e senza alcun riposo ¶ e della humana gente ¶ sola

humana gente ¶ sola pernitie e peste omnipotente. ¶ Canzona, va

io potessi, ¶ stratio non è che di lui non

facessi. ¶ 27 ¶ S'io piango e 'l volto ho carco

volta ¶ la mia letitia e privo di speranza ¶ pur

quïete di mie vita è tolta, ¶ e pel superchio

mie vita è tolta, ¶ e pel superchio duol tanto

moro. ¶ Lasso, mancato m'è quel nutrimento ¶ pel qual

vivea contento: ¶ l'offesa è tua: fanne vendetta, Amore

po' gli ochi stanchi e mesti apersi, ¶ che cosa

gran doglia el pianto è sol riposo. ¶ Il core

e tormenti ¶ ho sopportati, e tu, Cupido, el sai

lamenti, ¶ delle lachrime tante e grave doglie ¶ che per

mie vita si consuma e regge, ¶ ogni atto in

occhi convertiva ¶ in saxi e in fere, come ognor

acquisto, ¶ in quante spetie e' mia pensier cangiarsi, ¶ l

l'arbitrio, i sensi e' costumi e l'ingegno

i sensi e' costumi e l'ingegno ¶ fanno e

e l'ingegno ¶ fanno e' vostri occhi di pietate

privo dal suo governo e dal sostegno, ¶ tucta la

più che densa nocte e trista, ¶ e pel dolor

densa nocte e trista, ¶ e pel dolor che l

del mio misero stato e sorte amara ¶ con cento

altre donne sì legiadra e rara, ¶ perché tu fussi

core infelice possedessi, ¶ ch'è pur di carne, e

è pur di carne, e non di pietra dura

come hanno ¶ per finire e' lor guai già facto

con l'arco teso e con la voglia pronta

che troppo crudelmente impera e regna; ¶ Però, se ti

Però, se ti dilecta e par soave ¶ perseguitarmi vie

di tante pene fora. ¶ E poi che spento il

giace in questa urna e sepulto ¶ un fido amante

morte il fiero insulto, ¶ e la sua donna con

me far tanto stratio ¶ e meco starti senza mutar

son già facto roco, ¶ e 'l mio sommo dolor

io son sempre tormentato e lasso ¶ da te, Cupido

costei ¶ che stata m'è cagion di tanti omei

cagion di tanti omei ¶ e sì crudei martyr mi

non ho più difesa ¶ e so che morte finirà

orïente, ¶ con timido sospetto e 'l cor gemente ¶ sempre

se tanto mi tormento e premo ¶ qualor veggio guardar

più d'una volta, e più non si convene

Nobile alma gentil, s'e' mia sembianti ¶ tutti vi

paion di letitia spenti ¶ e gli occhi sempre ad

volto carco da dolore e pianti, ¶ quinci potete acorgervi

per voi mi tormenti, ¶ e quanto sien le fiamme

con li occhi mesti e bassi ¶ meno la vita

meno la vita dolorosa e frale. ¶ 23 ¶ Quand'io penso

trapassato. ¶ O crudel mio e miserando fato, ¶ morto fuss

fussi entrato amore! ¶ Bene è arrivato il duol fin

ma tiemmi in foco e 'n pianto, ¶ sì ch

io ne tremo ognora e ardo forte, ¶ né spero

di chi sola amo, ¶ e 'l cor allegra sol

alma disia sol dov'è ella, ¶ sola honoro costei

cor saria, ¶ l'alma è vaga e smarrita senza

l'alma è vaga e smarrita senza lei. ¶ Ad

col suo poema duce ¶ e d'Argo vide più

io sento ognora acerba e crudel morte. ¶ Audace proditore

proditore, ¶ di merzé nudo e casso, ¶ ben m'hai

nodi preso il core ¶ e più mi struggi che

per biltà le stelle e 'l sole, ¶ altro piacer

speranza di mie vita e sol rimedio, ¶ dove ogni

mio lieto s'adombra ¶ e con dolci sospir si

valor suo tutto adombra ¶ e più l'offende che

la vista il sole, ¶ e benché al suo gran

facci la mie pena ¶ e ponga al mio tormento

cor ghiaccia in foco e 'n fiamma ¶ e per

foco e 'n fiamma ¶ e per li occhi il

acque al caldo sole, ¶ e come nella nocte tenebrosa

cercando, vola senza posa ¶ e tante volte ivi fa

Con questi Amor tutti e' mie' sensi ingombra, ¶ questi

ingombra, ¶ questi veder giorno e nocte disio, ¶ da me

il gran supplicio mio ¶ e ch'io vo dietro

quel che mi distrugge ¶ e di me stesso mi

da me si toglie e fugge, ¶ vinta dall'appetito

di fruire ¶ quel ch'è cagion che 'l misero

facto abbi el nido ¶ e posta la tuo sede

fido ¶ le saette mortali e' falsi inganni ¶ ond'io

mia salute mi diffido; ¶ e temo già che dopo

affanni, ¶ dopo tanti sospiri e doglie amare, ¶ mie vita

il dì cangio colore ¶ e sento mortal pene, acerbe

sento mortal pene, acerbe e forte, ¶ per mille volte

per mille volte ch'è ferito il core. ¶ Condocto

de' mia martyri, ¶ lieto e constante chieggio ognora morte

alla mia stanca mente ¶ e non sia preda di

alti monti si risolve e manca, ¶ e come cera

si risolve e manca, ¶ e come cera, quando il

non sien, le ferite e gli strali, ¶ l'arte

l'ingegno, la potentia e 'l gioco? ¶ Gli occhi

ancide, ¶ stratia con questi e' miseri mortali. ¶ Come chi

essere albergo di dolore e tedio. ¶ E voi lieta

di dolore e tedio. ¶ E voi lieta ascoltate il

sòno ¶ de' mia lamenti, e con Amor godete, ¶ che

proterva rete. ¶ Io ardo, e voi ne prendete dilecto

voi ne prendete dilecto ¶ e fate poca stima di

che pensando tutto languo e tremo. ¶ In questa crudel

che la mia fede e 'l cor sincero ¶ qualche

il vostro impero ¶ ferma e constante mi riceverete, ¶ senza

d'ogni mio bene e di ciascun riposo; ¶ voi

voi la mente afflicta e 'l cor riposo, ¶ altro

piacer senza voi m'è nascoso. ¶ Pongo tutto 'l

compiacervi, ¶ desidero voi sola e di voi penso ¶ e

e di voi penso ¶ e temo più che morte

lo spirto, l'intelletto e 'l senso ¶ insieme, tutti

in voi son transmutati, ¶ e vivo dentro a voi

dentro a voi soluto e 'ntenso. ¶ Di quanti in

per voi, quante pene e tormenti ¶ ho sopportati, e

che lieta si goda e si contenti; ¶ e perché

goda e si contenti; ¶ e perché il grave peso

non veggio ¶ quelli ochi, e' quai guardando, el cor

el cor ne trema, ¶ e par che l'alma

mondo per farmi morire, ¶ e che la tela ordire

più che tempestoso foco, ¶ e per suo stipa Amor

gridai: — Omè, chi' ardo! —. ¶ E per tal caso inopinato

ch'ogni difesa atterra, ¶ e sospirando dissi: — Quel bel

misero!, m'ha ucciso —, ¶ e 'ndarno in su quel

fatal camino; ¶ s'egli è pur mio destino, ¶ che

voler mio far conforme e vicino? ¶ Forse che quella

fiamma lei ferendo ancora, ¶ e di suo libertà la

sua Morte non mieta, ¶ e dubito anco, poi che

fa nella mente impressa e stampo. ¶ Poco dolce ho

molto ¶ con assentio amarissimo e con fele, ¶ spargendo ognor

sì mutato il volto ¶ e in dolor tale involto

cor mi piovon quando è ch'io li miri

Omè, quelli ochi resplendenti e feri ¶ fanno ch'io

lena a' miei sospiri; ¶ e quant'io veggio più

lunghi, il duol tanto è maggiore: ¶ ond'io son

son già sì stanco e sbigottito, ¶ ch'ognora ad

presente agli occhi miei ¶ e non aghiacci et arda

paion di fine oro, ¶ e nel pensar m'accoro

lor clementia troppa prova; ¶ e 'l desir si rinnova

rinnova ¶ in mille doppi, e l'error l'alma

error l'alma appaga ¶ e fa la mente vaga

più non si cura ¶ e manterrassi dura, ¶ sarà la

la tua vana dolceza e 'l breve gioco! ¶ Più

come schernir mi volesti ¶ e d'ogni speme il

non avermi a sdegno ¶ e non sentir lei parte

forza questo spirto lasso e frale, ¶ se madonna col

del suo mal lieto e contento. ¶ Un amoroso cenno

speranza sempre lo conforta ¶ e fa dolce la pena

viso. ¶ 14 ¶ El celo, Amor e la mie accesa voglia

voglia ¶ di costei solo, e d'ognun'altra schiva

di lei sol parli e scriva: ¶ così 'l disir

crescendo più s'aviva ¶ e di mia libertà così

volto, ¶ al quale Amor e 'l cel m'hanno

quant'ei m'afflige e mi tormenta. ¶ S'io

voglia più s'accende e 'nfiamma. ¶ S'io non

l cel ne bestemmio e la fortuna. ¶ Che debb

mio mal l'uno e l'altro aümenta? ¶ 16 ¶ Se

aümenta? ¶ 16 ¶ Se l'alma è presa da sì dolce

remedio, ¶ mie libertà, non è gran maraviglia, ¶ poi che

gli ochi stanchi miei e 'l volto adonbra. ¶ Questa

occhi il chiaro sole ¶ e farie molle d'adamante

s'i' ardo non è maraviglia, ¶ né cerco a

lassi pensier certo rimedio ¶ è 'l grave sguardo che

credea ¶ così libero starmi ¶ e sicuro posarmi ¶ privo d

sospecto. ¶ O speme vana e rea! ¶ Quanto presto il

prendea, ¶ tolto m'hai, e legate ¶ al cor mille

al cor mille catene ¶ e privo del mio bene

lucido che 'l sole, ¶ e l'acorte parole ¶ del

signore ¶ sempre la nocte e 'l giorno ¶ mi stan

stan fixe nel core, ¶ e quello aspecto degno ¶ d

sempre mi sta dintorno, ¶ e riputomi indegno ¶ pur d

in loco ¶ che giorno e nocte mai ¶ pur breve

al mio grave martyre, ¶ e temo di perire. ¶ Son

esca della mia fiamma, ¶ e 'n tal guisa m

mia virtù s'asconde, ¶ e quel celeste lume ¶ che

ochi uscìo, ¶ onde nato è il disio ¶ che mi

Di giorno in giorno e d'una in altra

aspecto in cui s'è tutta unita, ¶ e per

s'è tutta unita, ¶ e per fruirlo ognor se

solo in lui lieta e secura. ¶ Narrar non posso

la vita si mantiene e cresce: ¶ però ch'io

lucida che 'l sole ¶ e d'ogni gemma oriental

stil manca a dirlo, e le parole. ¶ Poi con

mia discese, ¶ ove s'è avolta con sì strecto

seguo il danno mio ¶ e so chi la mie

cognosco il mio error e 'l van disio, ¶ perché

tal legame sciormi, ¶ ond'è contra mie voglia tanta

vinta da così grave e mortal cura. ¶ Arme o

in viva petra indura ¶ e cangiar sento la mia

onde 'l cor lasso è pien sì di paura

Phebo, da invidia preso e maraviglia, ¶ veggendo in terra

reluce ¶ quando tra nube e nube s'assottiglia, ¶ da

assottiglia, ¶ da ira tinto e con turbate ciglia, ¶ avanti

belli ochi si conduce ¶ e con inganno pose un

ch'arida stipa ¶ quando è agitata da sùbiti venti

tenermi sempre in fiamma ¶ e fare etterna l'amorosa

la mia fervida fiamma, ¶ e maladico le crudeli stelle

usa per sua esca e stipa. ¶ Almanco vedess'io

costei ancor la voglia ¶ e di pietà vestire il

sentissi più propitii venti ¶ e qualche aiuto lassù dalle

io ne porto mutato e mesto il viso. ¶ O

Ben vidi sotto duro e crudel fato ¶ il viso

altero, ¶ in acto humile e fero, ¶ onde son nati

l mio duol nutrichi e sai, ¶ aiuta la virtù

aiuta la virtù fragile e stanca, ¶ la qual vedi

vivo suo purpureo colore, ¶ e 'l chiaro lume lor

alma fore. ¶ Maraviglia non è se 'l cor ne

io son solo ombra, e l'alma in lor

io non sono ov'è lei, mille quadrella, ¶ mille

persa ogni quïeta via ¶ e son d'ogni piacer

che più m'accora ¶ è che madonna, che sa

con li ochi humìli e bassi ¶ e con tremuli

ochi humìli e bassi ¶ e con tremuli passi, ¶ va

non ti fie ascosa, ¶ e s'ella t'ascoltassi

in porto. ¶ L'arbore è tronco e le vele

L'arbore è tronco e le vele ho per

anco ogni cosa m'è contraria in terra, ¶ e

è contraria in terra, ¶ e ciò m'advien pel

affretta verso 'l fine ¶ e tienmi in cento morte

Ma de' miseri amanti è sempre 'l fine ¶ che

fra gli scogli, ¶ tanto è di ciaschedun simìle il

simìle il fato. ¶ Tale è il mio fin pel

volta teco godo, ¶ tant'è la tema del futuro

l dolce senza modo. ¶ E ciò m'advien pel

al cor il punto e l'anno ¶ che 'l

l bello aspecto vidi, e gli ochi el sanno

tormenti con lungo martyre ¶ e con mille arte sempre

so che 'l provo, e ben vorrei fuggire, ¶ ma

desire. ¶ 52 ¶ Chi cerca trova, e io non me ne

ritrovare 'l perduto tesoro, ¶ e fo come coloro ¶ che

affanno, ¶ perché dove difficile è 'l rimedio, ¶ è gran

difficile è 'l rimedio, ¶ è gran senno da parte

a questo empio signore, ¶ e dal misero core ¶ mille

dal misero core ¶ mille e mille sospir trago ogni

sospir trago ogni punto, ¶ e son già sì compunto

la voglia. ¶ La colpa è mia, pur Amor n

mia, pur Amor n'è cagione ¶ che mi ha

questo modo mi piace e dispiace ¶ in un medesmo

un medesmo tempo guerra e pace. ¶ So ben quel

da poi ch'albergo e nido ¶ ha facto nel

facto nel mie core, e tose ha l'ale

mie servitù mi dolgo e lodo, ¶ stringo e vo

dolgo e lodo, ¶ stringo e vo sciorre il nodo

vo sciorre il nodo, ¶ e del mio stato son

mio stato son tristo e contento ¶ e spesso ne

son tristo e contento ¶ e spesso ne spavento; ¶ scotendo

giogo più m'aggravo e scaldo, ¶ e correndo sto

m'aggravo e scaldo, ¶ e correndo sto saldo, ¶ e

e correndo sto saldo, ¶ e vorrei men voler e

e vorrei men voler e più desio, ¶ e 'l

voler e più desio, ¶ e 'l più ch'io

già tanto, ¶ hor m'è cagion del pianto, ¶ non

son senza alcuna speranza. ¶ E 'l tempo che m

no, ma roze rime e versi, ¶ scusami a chi

con rete d'oro e gemme accompagnato, ¶ acciò ch

acciò ch'ei ritornassi e 'ntendessi anco ¶ che 'l

signor lo tien caro e pregiato. ¶ Ma lo stral

bianco, ¶ col bello avorio e 'l coltel rico ancora

l'hai in poter, e sai che 'l dolze

o chiamo, o odo; ¶ e porto in pace ogni

in pace ogni tormento e guai ¶ da poi ch

più crescer la voglia, ¶ e la speranza diventar minore

il mio lungo tormento, ¶ e ch'un medesmo foco

ascoltass'io, tanto dolce e soave ¶ che 'l cor

la mie pena acerba e grave; ¶ se non ch

acorto, ¶ sì alto ingegno e di virtù sì ornato

di peregrin costumi illustre e degno, ¶ sotto benigna stella

di vederla sono indegno, ¶ e di lei pensa l

tempo il cor dilecto ¶ e dolor sente, l'uno

medesma cagion el ben e 'l male ¶ mi nasce

mi nasce all'alma, e d'Amor è 'l

alma, e d'Amor è 'l difecto. ¶ Quand'è

è 'l difecto. ¶ Quand'è ch'io veggia o

chi vel traxe fora, ¶ e chi gli diè la

uscio, assai più degno ¶ è di supplicio che non

di supplicio che non è il mal saxo: ¶ sie

maladecto adunque il seme e 'l loco ¶ onde nato

l loco ¶ onde nato è costui, e sua radice

onde nato è costui, e sua radice ¶ tutta si

spenga dalla vital forma, ¶ e veder lo poss'io

pregio in ogni tempo e loco, ¶ d'essere insculta

fora ¶ d'ogni periglio e che ti facci degno

d'ogni mia quïete è la radice, ¶ che se

in troppo excelso loco ¶ e d'un crudel martìr

un crudel martìr libero e fora, ¶ ove mi ha

mal senza la forma, ¶ e ritorni al suo loco

Sie benedecto el cielo e 'l suo factore, ¶ quale

tracto di misero stato ¶ e liberato il cor da

ben del sommo Giove e opra, ¶ el qual ringratio

ogni bene al mondo è sol principio. ¶ Dove prima

infelice el mio stato, ¶ e l'alma piena d

ferma la bella opra. ¶ E tu, che d'ogni

ogni cosa se' factore ¶ e dal quale ogni cosa

mie stato, ¶ del bene e male, ha suo fin

male, ha suo fin e principio, ¶ più non mi

sinistro giorno. ¶ Che laude e gratia n'abbi il

tua, spegni il dolore, ¶ e 'l fin del giorno

la vita mia libera e sciolta ¶ ne' teneri anni

senti' le suo quadrella; ¶ e l'alma, già indovinando

mortale. ¶ Ahi crudel troppo e troppo iniquo Amore, ¶ che

qual più che mai è dal suo fin lontano

ho della età passata, ¶ e ' più begli anni della

al mio mal non è rimedio, ¶ ond'io do

assedio ¶ a questo incauto e miser giovinetto, ¶ a cui

stagion che la nocte è più scura, ¶ sol per

diletto, ¶ entrato son, quando è magior freddura, ¶ fortivamente ove

ochi stanchi mia non è piaciuto ¶ altro che 'l

mentire, ¶ di venen carca e piena di nequitia, ¶ come

me tòrre ogni letitia, ¶ e privarmi di quello unico

ch'io ti amo e sempre amerò fedelmente. ¶ Ben

dura il primo amore e foco. ¶ Io amo te

col cor tutto perfecto ¶ e sono in te con

el celo ogni gratia e forza piove! ¶ Natura l

l'arte, il potere e le prove ¶ tutte usò

celo ha in potere e 'l suo destino? ¶ 59 ¶ — Amor

baldanza. ¶ Se gli occhi e 'l volto il secreto

che pien di desir e pregno resto. ¶ 60 ¶ Quella dolze

morta iace; ¶ adunque, onde è che giorno e nocte

onde è che giorno e nocte pace ¶ non hanno

nocte pace ¶ non hanno e' miei sospir? Dimmelo, Amore

disface ¶ in mille parti, e 'l foco fa maggiore

l foco fa maggiore. ¶ E come è dolce e

fa maggiore. ¶ E come è dolce e soave la

E come è dolce e soave la speme ¶ fin

molti modi preme. ¶ Sospecti e gelosie fanno patire ¶ ognihor

come l'alma, quando è sbigottita; ¶ picciol conforto li

terra ritornar la vita. ¶ E come il vostro disdegnoso