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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «è»

nautoretestoannoconcordanza
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2005
mille pezzi. Si voltò e andò alla porta, uscì
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Allora rientrò in casa e si chinò accanto al
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mancava. ¶ Afferrò le cose e le incastrò tra il
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incastrò tra il braccio e il fianco sinistro. E
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e il fianco sinistro. E uscì, sperando di trovarlo
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sassi, di nuovo erba. E la fontana, le grandi
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petto stesse per scoppiare. E più ascoltava pulsare il
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che cercava di uscire e che serrava dentro. ¶ Corse
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che serrava dentro. ¶ Corse e rallentò di fronte a
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a un muro bianco e mosso. Ondeggiava al vento
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al vento, si rimpiccioliva e poi diventava grande di
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nuovo. Si faceva stretto e poi largo, ripiegandosi su
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fondo. Prese la rincorsa e lo bucò, stordito dal
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bucò, stordito dal profumo e il morbido. Lo sollevò
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il morbido. Lo sollevò e lo fece volare. Il
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Il fresco lo toccò e gli restò addosso, sul
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intorno per due volte e come in un’arena
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chiusa su tre lati e aperta su uno. ¶ Pietro
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si infilò nei vestiti e si appoggiò sulla pelle
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si infrangeva sull’erba e poi si ritirava e
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e poi si ritirava e tornava a sbattere contro
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riga d’ombra, netta e precisa, gli solcò prima
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ogni tanto, a pulire e a controllare. Ma c
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d’olio, degli stracci e qualche chiave da meccanico
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muri di pietra ruvida e il soffitto di ragnatele
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il soffitto di ragnatele e travi scure. Illuminava il
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girò intorno. Lo toccò e la polvere gli restò
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aggrappò come per strapparlo e lo tirò a sé
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poco. ¶ Trattenne il fiato e strinse ancora. Poi iniziò
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non era il sole. E succedeva ogni volta che
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il nero della coperta e faceva vivere il bianco
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telo accarezzò il parabrezza e poi scivolò molle di
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potesse immaginare. Ferro bianco e cromato. ¶ Pietro la sfiorò
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Toccò la lamiera fresca e liscia. Fece scorrere le
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portiera fino ai fanali e sulle frecce gialle. Poi
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anche l’altra mano e la accarezzò tutta, girandole
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Si fermò sul cofano e lì schiacciò i palmi
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aprì. Pietro la spalancò e con un balzo si
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solo sapeva come muoverli e accenderli. Lui solo conosceva
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a fare andare su e giù i tergicristalli o
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d’occhio la velocità e il livello della benzina
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momento c’era lui e basta. L’unico pilota
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tre persone al massimo e che quando correva facesse
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facesse vibrare il sedere. E poi il colore, bianco
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schiena completamente adagiata, dritta e innaturale. Le gambe tese
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malapena riusciva a vedere. E le due mani, aggrappate
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sul sedile a fianco e si arrotolò le maniche
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occhi per un attimo e vide la luce rossa
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gialle e poi viola e rimangono per un sacco
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ho ascoltato quando papà è tornato a casa e
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è tornato a casa e c’era anche Nino
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lo sentivo dal corridoio e da dietro la porta
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la porta. Era arrabbiato e urlava fortissimo. Era cattivo
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ci sono gli urli e non c’è il
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urli e non c’è il sole che devo
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Invece restiamo svegli io e te, Gesù Bambino, tu
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perché devi proteggere me e tutti i bambini e
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e tutti i bambini e io non dormo perché
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stare svegli per guardare e a volte si riposano
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a volte si riposano e fumano dentro le loro
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non sta più male. E fa’ che papà è
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E fa’ che papà è buono con lei e
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è buono con lei e con Nino. ¶ Fa’ che
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con Nino. ¶ Fa’ che è così, Gesù Bambino. ¶ 5. ¶ “E
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è così, Gesù Bambino. ¶ 5. ¶ “E che potevo fare? Le
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buttate. Erano diventate scure e puzzavano. Si capisce, è
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e puzzavano. Si capisce, è carne viva…” disse Nino
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cucina. Si era inginocchiato e la sua testa era
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traboccavano di bottiglie colorate e di contenitori di tutte
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sgocciolava dalle dita tozze e callose. Ne rovesciò una
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azzurra. ¶ “L’acqua verde è nuova. Serve per le
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I tre bicchieri lunghi e sottili erano là, dove
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acqua blu che cadeva, e Pietro la vide brillare
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altra. L’odore secco e pungente che saliva gli
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gli entrò in bocca e lo spinse via. ¶ Nino
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l’afferrò con tutte e due le mani. Lo
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testa, le braccia tese, e quando lo rovesciò vide
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sciacquò una volta sola e riprese a insaponarle, voltandosi
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i palmi si aprivano e chiudevano, segnati da solchi
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che il sapone riempiva e imbiancava. Una mano si
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si staccò dall’altra e afferrò il raschino appeso
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schizzo gocciolava a terra e subito spariva, risucchiato dai
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Lo andò a prendere e lo girò e rigirò
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prendere e lo girò e rigirò nell’acqua torbida
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tuo padre, sai come è fatto. Per lui urlare
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fatto. Per lui urlare è come parlare.” ¶ Ora l
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più lenta. Trasportava polvere e ter­riccio e li
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polvere e ter­riccio e li risucchiava e li
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riccio e li risucchiava e li faceva emergere subito
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acqua di cerchi piccoli e poi grandi, che co
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si scrollò le mani e le asciugò sulla tuta
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asciugò sulla tuta verde. ¶ “È meglio che per un
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d’acqua. Era debole e stanco, ancora più debole
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muoveva piano, diventava pesante e largo. Scomparve e assieme
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pesante e largo. Scomparve e assieme a lui tutto
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tavolo, un bicchiere rotolò e finì a terra in
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Ora andiamo a casa e ci mettiamo sopra l
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si asciugò gli occhi e il naso. Rimase seduto
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Prese un fazzoletto stropicciato e glielo offrì. ¶ “Mio padre
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si bagnò le dita e ripulì il taglio tutt
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era abbassata un po’ e aveva allungato l’ombra
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il cielo, più blu, e la polvere, quasi rossa
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avesse assorbito il giorno e lo stesse rilasciando poco
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poco. ¶ “Brucia?” ripeté Luigi. ¶ “È tardi, il sole scende
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vide suo padre. Inchiodò e per poco Luigi non
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figura. Il panciotto nero e corto stringeva la camicia
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Si guardarono negli occhi e andarono ad accucciarsi dietro
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Contarono fino a cinque e scattarono al muro bianco
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angolo della piccola casa e sul retro lo trovarono
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per proteggerli dalla grandine e dalla pioggia. ¶ “Mettiamole qui
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l’asse di legno e le code. ¶ Ripartirono in
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in direzione della fontana. E stavolta lui si accorse
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stradina di ghiaia finiva e c’erano gli uomini
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loro camicie tutte uguali e piene di stemmi. Si
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voltò verso suo padre e lo vide lanciare la
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la mano sulla testa e lo accarezzò. ¶ “Bene, grazie
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a loro. ¶ “Tuo padre è sempre tra le sue
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Sì.” Aspettò qualche secondo. E continuò: “Però adesso le
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le fa per noi e basta. Il negozio non
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fa ancora così buone? È tanto che non mangio
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Portaci i miei saluti e di’ loro che hanno
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un bravo figliolo, che è anche un ottimo studente
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bambino tra il pollice e l’indice. ¶ Luigi fece
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Fissò il terreno ghiaioso e quei mocassini che, all
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Li vide avvicinarsi. Lenti e precisi. Il luccichio del
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gli erano di fronte. ¶ “È tornato Nino?” ¶ Pietro sollevò
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Osservò quel viso pallido e grinzoso, i baffi neri
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naso schiacciato. ¶ “Non c’è.” ¶ Solo adesso decise di
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decise di guardarli, azzurri e sottili. Lunghi e stretti
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azzurri e sottili. Lunghi e stretti. Occhi che tagliavano
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che tagliavano. Diventavano piccoli e poi grandi. Potevano essere
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padre che lo lisciava. E ancora sul collo, sulla
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sentì arrivare sul braccio e afferrargli il polso, sollevandolo
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lasciò cadere il braccio e si allontanò verso la
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Poi si voltò indietro e lo vide di schiena
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tutta la sera. ¶ Mamma è gentile con me. Oggi
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ha cambiato la maglia e mi ha messo l
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non brucia sul braccio e la carta gialla bagnata
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io sono stato zitto e mamma mi ha detto
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quando anche lei si è cambiata la maglia io
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erano sulla sua schiena e sulla pancia. Quando le
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ho abbracciata piano piano e ho detto: “Ti voglio
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macchie fanno molto male e bisogna essere leggeri. Certe
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sono nere, poi gialle e poi viola e rimangono
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gli passò la lucertola e poi aprì la lama
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quel triangolo di carne. ¶ “È grossa!” ¶ “È di tutti
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di carne. ¶ “È grossa!” ¶ “È di tutti e due
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grossa!” ¶ “È di tutti e due!” fece Luigi. ¶ Pietro
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dita di Luigi. “Prendila, è anche tua…” si sentì
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sentì dire. ¶ La prese e si accorse davvero di
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solo dopo averla toccata e misurata. Era lunga quanto
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Guardò il muro bianco, e ne vide un’altra
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Pietro scattò in avanti e corse come un fulmine
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in punta di piedi e quando le fu di
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Pietro arrivò all’asse e la stese sul legno
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Mentre correvano, Luigi davanti e lui dietro, Pietro controllava
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Nino: quando il sole è basso e c’è
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il sole è basso e c’è poca luce
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è basso e c’è poca luce vuol dire
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luce vuol dire che è tardi. ¶ Dove stavano andando
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alberi sono più grossi e dove l’erba non
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non esiste più. C’è solo il terreno di
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terreno di polvere, lì, e l’ombra più spessa
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l’ombra più spessa e nera di tutto il
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di sudore dalla fronte e rallentò appena, giusto il
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vide arrampicarsi senza fatica e senza paura rimase a
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rimase a bocca spalancata. E con gli occhi alzati
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le foglie, si chiedeva e si richiedeva: e se
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chiedeva e si richiedeva: e se Luigi è davvero
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richiedeva: e se Luigi è davvero un bambino-lucertola
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il corpo si accorciavano e si allungavano come una
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Un momento era immobile e sospeso a respirare, un
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alto che lo fissava e sorrideva. ¶ Mancava poco. Pietro
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due passi sulla corteccia e Luigi avrebbe afferrato il
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chinò, tastò la scarpa e i lacci sciolti. Cercò
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per stringere il fiocco e per bloccarlo sotto la
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si alzò in piedi e si infilò la maglietta
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della cima era rado e l’azzurro del cielo
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destra sulla corteccia venata e sentì la gomma della
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Appoggiò l’altra mano e premette fortissimo, perché in
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fiato, chiuse gli occhi. E cominciò a salire. ¶ Si
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per il piede libero e quando l’ebbe trovato
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legno era marcio. ¶ Ripartì e avanzò di poco, ogni
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La corteccia sembrava liscia e tutta uguale, senza più
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guancia al legno fresco. E sentì, per un attimo
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fetta di cielo blu e il suono delle cicale
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Il sedere era acciaccato. E anche la schiena. ¶ Si
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secca appiccicata sui vestiti e sulle braccia. ¶ Aveva un
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accovacciato accanto a lui e gli teneva il braccio
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Luigi a bassa voce, e subito dopo vide che
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testa. Luigi lo guardava e lui iniziò a singhiozzare
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una mano sulla testa e lo accarezzò piano. ¶ “Ora
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la cosa nella pancia, è cattiva e mi dà
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nella pancia, è cattiva e mi dà sempre i
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morsi, sono piccoli piccoli e molto forti e ci
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piccoli e molto forti e ci sono delle volte
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vado papà s’arrabbia e diventa cattivo e dopo
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arrabbia e diventa cattivo e dopo picchia mamma. La
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fa vedere la sera. E se non ci vado
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lui non ride più e non mi dice più
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Allora io ubbidisco così è felice e ritorna buono
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ubbidisco così è felice e ritorna buono e lascia
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felice e ritorna buono e lascia stare mamma e
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e lascia stare mamma e dice che sono il
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dietro, sia di profilo. E anche davanti alle fotografie
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dipendeva nemmeno da quello. E non dipendeva neanche dalle
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si accontentava, perché ognuno è nato per essere bravo
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italiano, matematica, scienze. Tutte e tre. ¶ “Qui togli uno
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tre. ¶ “Qui togli uno e aggiungi la metà dell
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lo stesso: “Togli due e aggiungi la metà dell
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Lo chiuse di scatto, e la copertina di plastica
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cappuccio mangiucchiato della penna e con la mano libera
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arancione in grande: Antologia. E sotto, scarabocchiato in piccolo
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si grattò le orecchie e il naso. E glielo
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orecchie e il naso. E glielo strappò dalle mani
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verbi, oggi.” ¶ Luigi sorrise. E già Pietro era dall
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grammatica, Luigi l’aritmetica e la geometria. Poi, alla
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fare. ¶ “Oggi tuo padre è occupato, prima di stasera
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Così avevano rimesso libri e quaderni nelle loro cartelle
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la porta a chiave e si erano fermati per
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riempiva i muri azzurri e li faceva brillare. C
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C’erano l’arancione e il giallo degli aquiloni
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aveva dipinti sulle pareti e ora sembravano volare per
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si posavano sulla scrivania e poi di fronte, sul
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sul letto perfettamente piegato. E si fermavano sul baule
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Gli aquiloni volavano dappertutto e, all’improvviso, entrarono dentro
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l’asse di legno e la maglietta bianca delle
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per la grande caccia e si infilò la maglietta
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volta superata la fontana e le siepi. Là, nel
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le foglie degli alberi e si schiacciava al terreno
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si schiacciava al terreno e lo spaccava. Si appoggiava
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erba un po’ verde e un po’ secca. Era
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cosa lì attorno. ¶ Tutti e due fecero qualche passo
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muro, con passo felpato e con le mani allacciate
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bastoncino batteva tra erba e terra sperando di farne
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frenetica, raschiò la parete e scese giù fino all
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Pietro schizzò in piedi e gli fu subito a
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palmi. Poi lo guardò: “È grandissima!”. ¶ Pietro gli afferrò
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già nascosta là dietro… è grandissima!” disse Luigi saltellando
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strette. ¶ Pietro lo rincorse e insieme si accovacciarono davanti
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giardiniere: la schiena larga e piegata sopra la terra
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spostò di qualche passo e si chinò sopra un
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le hanno rubate!” gridò, e scappò via. ¶ “Vieni qui
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Pietro si voltò appena e continuò a correre. ¶ “Vieni
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Si fermò di scatto e sbuffando tornò da quella
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da quella barba grigia e da quegli occhi arrossati
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fatte portare in casa e se le sono prese
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a me, nessuno si è preso nulla. A tuo
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Pietro stringendo i pugni. ¶ “E apri quelle mani! Che
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tu. Quando il sole è basso e c’è
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il sole è basso e c’è poca luce
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è basso e c’è poca luce vuol dire
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luce vuol dire che è tardi e devi tornare
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dire che è tardi e devi tornare. Anche i
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sole che si spegne, e tu devi fare lo
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su una piantina selvatica e continuò: “Altrimenti tuo padre
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s’arrabbia”. ¶ “L’asse e il barattolo non ci
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seguirlo. Uscirono dall’orto e insieme tornarono alla piccola
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gli entrò in bocca e lo riempì tutto. Pietro
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molto bene quell’odore e anche quel disordine, ma
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disordine, ma bastò poco e ogni stranezza si ammorbidì
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sul tavolo della cucina e le lunghe forbici per
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i rami sul lavandino. E poi quel mazzo di
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Seguì l’andatura goffa e ciondolante di Nino, ma
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sua camminata tutta storta e trascinata. Gli stava solo
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uno sopra l’altro. E alle pareti le fotografie
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piano lungo la schiena e dalla schiena fino alla
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schiena fino alla fronte e poi scoppiava dentro, a
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televisore sopra. Piccolo, giallo e con l’antenna tutta
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anta destra del comodino e inginocchiarsi. ¶ “Te ne dovrò
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la tavola di legno e il barattolo con il
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il tappo di latta e la frutta in rilievo
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L’ultima coda c’è già.” ¶ L’ultima, la
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più grossa. ¶ Pietro sorrise e precedette il vecchio in
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a capotavola, si sedette e aspettò con lo sguardo
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fronte, sentì che scottava e grattò via il sudore
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larghe della tuta verde e si strofinò le mani
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finestra, aprì lo sportello e prese la pagnotta grande
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tela a quadretti bianchi e rossi. La srotolò e
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e rossi. La srotolò e appoggiò il pane sul
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con le banane corte e verdi, quello sotto la
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improvvisamente vicino al petto e si accorse che una
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2005
Era di pasta soffice e bianca, un bianco che
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2005
zucchero la sua fetta e quella nel piatto delle
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2005
la sua fetta pesante e profumata e se la
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2005
fetta pesante e profumata e se la portò alla
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Lo stomaco divenne piccolo e stretto, la testa pulsava
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Mise giù la fetta e allontanò il piatto. ¶ “Non
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gomiti bassi. ¶ Pietro mangiò e mangiò. ¶ La corazza fu
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La corazza fu girata e svuotata, gli occhi lessi
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occhi lessi lo fissarono e lui fissò loro. Scovò
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tuo figlio. Guarda come è felice di mangiarlo. Vorrà
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mani dietro la schiena. E rimase a fissare il
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ai fianchi. ¶ Improvvisamente, insistenti e cattivi, i denti di
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molliccia. Il sapore dolciastro e subito aspro lo invase
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guardare quegli occhi azzurri e sottili che lo fissavano
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che lo fissavano seri. E a fianco altri occhi
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fianco altri occhi, tristi e impotenti. ¶ Poi sputò tutto
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suo padre uscì calma e ferma. ¶ Ascoltò quell’ordine
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fiato. Sollevò la testa e rimase così, fermo nel
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aveva rovesciato la sedia e si era diretto fuori
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bagnata con il tovagliolo, e quando le cameriere si
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tavolo, sussurrò: “Mio marito è solo un po’ nervoso
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tovaglia della domenica si è sporcata tutta per colpa
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granchio che si muoveva e che non ci voleva
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stare nella mia pancia, è salito fino alla bocca
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salito fino alla bocca e non stava fermo mai
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non stava fermo mai. E c’erano tutti che
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tutti che mi guardavano e mamma era triste. ¶ A
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con gli occhi tondissimi e tutti bianchi. E anche
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tondissimi e tutti bianchi. E anche le piovre nere
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anche le piovre nere e i granchi. ¶ A me
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si muovono nel piatto e hanno tutta la saliva
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da tutto quel fumo e da quella voce. ¶ “Fra
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uno anche per sé e accarezzandogli la testa gli
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Pietro serrò gli occhi e quando li riaprì si
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la cartella sul letto e si cambiò subito la
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al passo di sempre, e superò la sala della
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al portone d’entrata. E corse. Filò via veloce
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veloce tra la ghiaia e attraverso le siepi, i
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siepi, i pugni stretti e le gambe sottili contro
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contro il vento caldo e polveroso. Schivò le siepi
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con i rami corti e con le foglie tutte
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verdi. Finì nell’ombra e di nuovo nel sole
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sole. Più si avvicinava e più dentro il petto
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giardiniere. Si guardò attorno e di scatto si accovacciò
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di scatto si accovacciò e cominciò a frugare tra
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L’asse di legno e il barattolo vuoto erano
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si coprì di pieghe e il respiro divenne corto
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il respiro divenne corto e ripetuto. Pietro si alzò
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che loro c’erano. E fu schiacciato dal pensiero
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erano stati abbastanza attenti e non avevano visto che
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che qualcuno era entrato e aveva rubato. ¶ Girò intorno
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intorno al muro bianco e al lato lungo della
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Allora trattenne il respiro e ripartì strusciando contro la
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gola. Tossì più forte e strofinando il dito sotto
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Bambino. ¶ Quando il sole è lassù anche il male
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il male non c’è più, ¶ con il nero
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più, ¶ con il nero e con la luna vola
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in alto vola là, ¶ e felice io sarò fino
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la sua barba grigia e la tuta verde piena
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era ancora lì, immobile e appesa. ¶ Di nuovo, avvolse
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nuovo, avvolse i palmi e le dita al legno
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del manico, poi strinse e spinse in alto, finché
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bianco qualunque della parete e si abbassarono sopra la
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testa. Sentì la fatica e la lucertola restò alta
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la lucertola restò alta e irraggiungibile. ¶ Non guardò il
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cadde tra la terra e la polvere e lui
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terra e la polvere e lui le fu subito
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Prese il piccolo coltello e lo aprì. ¶ Adesso non
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era più nessuno. Nino e il suo rastrello erano
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La chiuse nel contenitore e tornò al muro bianco
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sua testa fu colpita e sbattuta, colpita e sbattuta
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colpita e sbattuta, colpita e sbattuta. Tutto girava, le
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precipitata la prima volta. E lì, ancora, sentì delle
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lo pestavano sulla schiena e sullo stomaco. Si fermavano
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sullo stomaco. Si fermavano e poi tornavano, ancora e
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e poi tornavano, ancora e ancora. Iniziò a piangere
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più. Ne era sicuro. ¶ È mia. Fa’ che la
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Fa’ che la coda è solo mia e basta
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coda è solo mia e basta. Anche la tavola
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la tavola di legno e il barattolo sono miei
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li ha fatti prendere e ora forse me li
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lo sapevo per niente e ora c’è il
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niente e ora c’è il rosa della pelle
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pelle che va via e diventa nero e se
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via e diventa nero e se mi tocco fa
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mi tocco fa male. E anche dopo. Le macchie
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Basta che stai fermo e chiudi gli occhi”. L
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ha detto piano piano e mi ha anche promesso
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dice che sono cattivo e mi picchia. Invece quando
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sono buono anche lui è buono e ride. Prima
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anche lui è buono e ride. Prima però papà
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papà era sempre buono e tutte le volte che
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non lo dice più e mi parla poco. ¶ Fa
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ruba la mia coda e le cose mie, fa
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pericolosi delle due leve e decise di iniziare dal
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un’armatura. Pietro batté e batté, fin quando un
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una piccola palude densa e opaca. Provò a non
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acqua scura, più densa e appiccicosa di prima. La
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cosparsa di filamenti lunghi e collosi. ¶ Un odore dolciastro
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Pietro sollevò lo sguardo. E se le vide davanti
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unta contro le guance e tra le gengive fino
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mischiava alla saliva pesante e acida. ¶ Il suo ventre
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le narici uscendo denso e veloce. ¶ “Allora…” disse guardandolo
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Fece scattare il lucchetto e l’aprì. Ci rovistò
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aprì. Ci rovistò dentro e strinse con le mani
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Aveva una copertina rossa e una scritta al centro
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pagina. Un fruscio regolare e crescente che culminò in
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trequarti. La sfilò. Bianca e rigida. Come tutte le
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altre prima di lei. E perfettamente incollata. Né più
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tavolo, prendere un coltello e come per l’arancia
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Pietro trattenne il respiro e sperò che suo padre
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si alzò in piedi e andò alla finestra. Là
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qualcosa dalla busta. Frusciava e Carmine se lo fece
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se lo fece passare e ripassare tra le mani
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arrabbiato. “Ringrazia tuo padre. E digli che le cose
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cose stanno bene così. E che tutto andrà a
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posto.” Piegò la busta e la infilò nella tasca
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Afferrò la ciotola blu e l’appoggiò sul tavolo
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sollevò il panno bianco e scoprì una montagna grandissima
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erano i canditi verdi e quelli rossi. C’era
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la pasta sfoglia nera e quella gialla. Il profumo
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di scatto da terra e agitare le mani. “Non
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coda. ¶ “Guarda bene, forse è vicina,” disse Luigi. ¶ “Non
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disse Luigi. ¶ “Non c’è!” ¶ “Guarda dietro, lì dietro
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detto che non c’è!” ¶ “L’ho vista che
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fece Pietro. ¶ “Cerchiamola meglio!” ¶ “È troppo veloce, chissà dov
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troppo veloce, chissà dov’è adesso.” ¶ “Magari si è
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è adesso.” ¶ “Magari si è nascosta…” ¶ “Questa era la
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erba. ¶ Luigi non rispose. ¶ “E poi tu la stringevi
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poco,” disse Pietro. ¶ “Non è vero, sei tu che
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gambe!” Luigi ridacchiò. ¶ “Non è vero!” ¶ Pietro si allontanò
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allontanò riprendendosi il barattolo e l’asse di legno
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facciamo che la colpa è di tutti e due
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colpa è di tutti e due o di nessuno
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nessuno. Anzi, facciamo che è di nessuno!” disse Luigi
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nessuno!” disse Luigi. ¶ “Invece è colpa tua… la stringevi
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restò fermo, in piedi e con tutte le braccia
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più io.” ¶ “Nino c’è?” chiese Luigi all’improvviso
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dall’erba. ¶ “No, Nino è andato in città. Torna
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il barattolo rosso. Ora è quasi pieno, vero?” ¶ “Quasi
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Quasi. Mancano poche code e poi ne facciamo un
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Poi gli si avvicinò e disse piano: “Cosa ti
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tenaglie tra le mani. “E poi mi ha detto
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parlato di ieri?” ¶ “Sì.” ¶ “E che ti ha detto
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in terra. “Che non è giusto che ci vado
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che ci vado io.” ¶ “E poi che ti ha
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se non ha ragione e che deve andarci un
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deve andarci un altro e non noi bambini!” ¶ “Andarci
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solo me come aiutante.” ¶ “E lui cosa ti ha
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una bestemmia.” ¶ Luigi sorrise e afferrò la tavola di
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mezzo pure il figlio. E se non c’era
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padre lo faccio. Che è un bravo cristiano.” ¶ Parlava
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sua madre che guidava e insieme cantavano. ¶ Carmine imprecò
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lava, pulisce tutto lei. E quando torno a casa
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metto davanti alla televisione e basta. Giusto o no
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si mette in cucina e dopo ti porta quello
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a casa?” ¶ “No.” ¶ “Già, è vero. Tu hai già
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a casa. Camerieri, cuochi. E cosa vuoi allora?” ¶ Pietro
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vuoi guidare?” ¶ “Sì.” ¶ “Cos’è che vuoi guidare?” ¶ “La
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Chi?” chiese Carmine. ¶ “Nino… è mio amico.” ¶ “Nino… Marrazzo
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Quello?” ¶ “Sì.” ¶ “Così piccolo e stai già dall’altra
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capiva, Carmine s’infuriava. E urlava e strattonava. Come
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s’infuriava. E urlava e strattonava. Come l’ultima
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Chiuse gli occhi. ¶ “Quello è tale e quale al
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occhi. ¶ “Quello è tale e quale al pasticcere. Te
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Te lo dico io! E lo sa anche tuo
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amico quello lì!” ¶ “Non è vero!” gridò Pietro. La
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dalla luce della finestra e aggirò il piano di
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Si avvicinò a Pietro e quando gli fu davanti
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gli morì in gola e tornò in fondo ai
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di Carmine erano piccole e scure, il naso schiacciato
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si muovevano in avanti e si allargavano a mostrare
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mostrare i denti lucidi e affilati. La barba era
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La barba era rada e ogni filo era una
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lingua che si contorceva e si allungava per afferrarti
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fa finta di parlare e li fotte a tut
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fiero. Gente come lui e me. Amici. E non
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lui e me. Amici. E non come il giardiniere
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in piedi farfugliando qualcosa, e aprì un piccolo armadietto
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dentro si era mossa e il suo cuore scoppiava
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cuore scoppiava di rabbia e di paura. ¶ “Ne vuoi
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lato lungo del tavolo e lui girò la sedia
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spaccature. L’arancia, nuda e perfetta, venne tagliata in
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arance.” ¶ “Affari tuoi,” disse. E si portò il primo
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staccato le mani pelose e rovinate che si meritava
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rovinate che si meritava e gliene avesse cucito un
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Carmine facendo un rutto. E subito dopo ne fece
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altro, ma meno potente e più strozzato del primo
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del primo. ¶ “Stanno bene.” ¶ “E tuo padre se ne
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in casa, vero?” ¶ “Sì.” ¶ “E si capisce. A nessuno
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poi uscì dalla cucina e aprì la porta del
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dondolanti sotto la sedia. ¶ “E ringrazia il buon Dio
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casa tuo padre. Perché è furbo, altrimenti…” La voce
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sentiva le mani bollenti e umide. Anche sotto le
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le braccia era caldo e il bagnato colava dalle
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un po’ la giacchetta e adagiò tutta la schiena
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dal panno. Sembrava stracolma e anche di più. Forse
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Carmine rientrò in cucina e si sedette sulla stessa
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non succede?”. Poi scese, e aspettò. ¶ “Me lo sento
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case sul lato sinistro e solo due sul destro
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palazzina verde senza giardino. ¶ “È tardi, non si può
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mai… la tieni tu e me la fai vedere
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vedere!” Luigi superò Pietro e gli mise una mano
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una mano sulla spalla. ¶ “È tardi,” fece Pietro sollevando
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il braccio dell’amico. “È tardi…” ripeté. Poi spinse
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spinse la porta socchiusa. E insieme entrarono nel palazzo
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prima volta. Era assoluto e pulsava, un rumore continuo
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un rumore continuo, fastidioso e gelido. Vibrava nell’atrio
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gelido. Vibrava nell’atrio e per tutta la tromba
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I muri, la luce e le scale. L’aria
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si attaccava alla gola e alle narici, un fetore
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narici, un fetore aspro e fresco che si appoggiava
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si appoggiava sugli occhi e sul viso. ¶ Luigi fece
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correndo. ¶ Pietro era dietro e si aiutava col corrimano
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ostacoli insormontabili. Erano altissimi, e le gambe gli pesavano
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scarpe salivano, si fermavano e salivano. Le vide attraversare
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vide attraversare il primo e il secondo piano. Le
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sussurrò. ¶ Una porta scheggiata e lucida, bucata al centro