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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Ortensio Lando, Commentario delle piu notabili, et mostruose cose d'Italia, et altri luoghi,di lingua aramea in italiana tradotto, nel qual s'impara, et prendesi istremo piacere, 1548

concordanze di «ò»

nautoretestoannoconcordanza
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invidiarei à giove, nettare, o ambrosia, & cosi il buon
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oh che dolce vivanda, o che grato sapore ti
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all'orso il mele; ò le pera moscatelle, mangerai
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la vernata in Abruzzo, ò la state in Puglia
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tazza piena di Corso, o di moscatello briancesco, & dirai
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volendo passare qualche ponte, ò vero intrar in barca
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io lasciati i Mamertini, ò vero i Messinesi, che
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questo pareggiar si possa: o che habitar magnifico, & reale
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il simulacro di Venere: ò donna rara, ò gloria
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Venere: ò donna rara, ò gloria eterna del sangue
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viaggio, à tragiettar monti, ò à varcar fiumi, & a
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fusse stato d'oro, ò d'argento. Mentre sono
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Liguria, & chiunque la vede, ò da presso, ò da
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vede, ò da presso, ò da lontano, la giudica
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se troppo le agravassero ò le cuocessero le mani
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quello che in india o in cipri nasce, & di
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spada, senza sfoderar pugnale, ò scroccar archibuso s'era
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sono de Pelavicini, Sforzeschi40 , ò sforzatori, che li vogliamo
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e bere senza danari, o pegni.45 Quivi è la
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gran fascio di spine ò di ortiche. E' in
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egli faceva per dir ò Milano peccadore, un'altro
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operato, che una Pica (ò Gaza, che la vogliamo
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non paia adunque maraviglia ò bugia si reputi, se
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se Dafne in Lauro, ò Narciso in Fior leggiamo
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accorge se elle vengono, o se elle se ne
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ma sol che venute, ò che ite se ne
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potendoli rivocare li amazzano o con ferro, o con
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amazzano o con ferro, o con veleno, ha questo
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eccitarli con l'argilla, ò col marmore, ò con
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argilla, ò col marmore, ò con il Sale come
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c'hoggidi terra calchi, ò il sol riscaldi? egli
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degno d'un Papato, ò d'un imperio. La
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Si aspettarno i Lutherani, ò protestanti, che li vogliamo
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pescassero in alcun fiume, ò lago, quelle di garda
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so se di Cacio, o da informar stivali, di
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se intendessero de danari, ò di senno. Entro nella
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vuol rimanere in Italia, ò pur andarsene nel mio
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della razza del Re, ò di quella del P
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quatro paia di Alari, o Cavedoni, che li vogliamo
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fuor di casa quattro, ò cinque anni, & mi convenne
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esser traportato in Polonia ò in Alemagna: ho veduto
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fusser fatti da Cirro, ò da Semiramis: se nel
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Eptacometa habitatore delli alberi, ò delle alte torri: con
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veduto li ricchissimi Sabei, ò li Sorboti che sono
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costantissimo cervello di M. O. L. detto per la
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è curato di favellare ò di scrivere toscanamente come
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caduco: & bisogna mangiarne assai ò niente. ¶ Diogene fabro di
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à torno à sassi, ò vicino alle riviere, & si
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i lodatissimi cibi. Scipione, o Metello, overo Sessio, che
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lor nido nelle biade, ò vero ne luoghi graminosi
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che mangiasse mai pasticci, ò vero paste: fannosi à
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fresco, & di farne frittate, ò vero pescio d'ovo
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per dentro delli aglietti, ò vero porretti, & di quelle
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lipari, rape di Mantinea, o di Norsia, cacio Siciliano
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Edat cicutis allium nocentius: ò dura messorum ilia: Quid
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sano, essendo molto vecchio, ò molto nuovo: la mezana