Bibliografia dei giornali lombardi satirici e umoristici
Conosciuto universalmente come «Guerin meschino», il giornale assunse effettivamente questo nome, nel frontespizio, solo col primo numero del 1926.
Il giornale rinacque ripetutamente dopo la guerra:
30 dicembre 1945 (a. 64, n. 1) - 2 luglio 1950 (a. 70, n. 27*);
13 maggio 1953 (a. 72, n. 1) - 3 giugno 1953 (a. 72, n. 4*).
Sono anche documentati (Biblioteca nazionale centrale - Firenze) due numeri commemorativi del 1955 e 1958.
Il «Guerino meschino», come numerosi altri giornali umoristici, nacque al tavolino di un locale del Corso, dall'iniziativa di alcuni giovani e irrequieti intellettuali: Carlo Borghi, che ne fu anche il finanziatore, i fratelli Giovanni e Francesco Pozza (soprannominati a Milano il Pozza negher e il Pozza biond, per via del diverso colore dei capelli), Luigi Filippo Bolaffio, l'avvocato Filippo Bordini e Guido Pisani, architetto e primo illustratore del giornale. Per la verità, una serie di circostanze disparate allontanò in breve tempo molti dei primitivi ideatori dall'impresa: Bolaffio rinunciò all'impegno per dedicarsi ad un'altra impresa, l'architetto Pisani ebbe un trasferimento a Roma, Giovanni Pozza scelse la strada del giornalismo serio, entrando nel «Corriere della sera» di Torelli-Viollier e infine Carlo Borghi scomparve prematuramente nel 1883. Del gruppo originario, in sostanza, rimase solo Francesco Pozza che in compenso diresse ininterrottamente il «Guerino» dal 1882 al 1921 (anno della sua morte), custodendo e partecipando ai vari collaboratori subentrati alla pattuglia dei fondatori lo spirito originario della pubblicazione.
Tale spirito era costituito da un sincera e indipendente disposizione burlesca, coniugata a principi di conservazione politica a sociale. Questa combinazione, relativamente anomala in un foglio umoristico, garantì al giornale la costante attenzione di un pubblico colto e moderato, quello stesso pubblico che fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento decretava il successo del più tiepido «Corriere della sera» a scapito del radicale «Secolo», già primatista della stampa quotidiana milanese.
Benché alieno da ogni forma di opposizione il giornale evitò tuttavia con destrezza il duplice rischio del servilismo e dell'insipienza: esso fu sempre mordace ma obiettivamente conservatore. Questa circostanza, per esempio, emerse con chiarezza nei giorni del maggio 1898, quando ai collaboratori del «Guerino» sfuggì interamente il significato politico dei disordini milanesi duramente repressi con lo stato d'assedio. In quei drammatici giorni, infatti, il giornale non trovò di meglio che ironizzare sulla fuoriuscita di molti responsabili della sommossa in Svizzera, definita per l'occasione la terra di "Guglielmo Hotel".
Il «Guerino» fu attirato inevitabilmente nell'orbita fascista, malgrado qualche tardivo scrupolo, specie dopo il delitto Matteotti. Bisogna sottolineare, d'altro canto, che esso fu uno dei pochissimi giornali satirici, o anche solo umoristici, che sopravvissero alle insopportabili restrizioni imposte dal regime di Mussolini alla libertà di stampa.
La lista dei collaboratori del «Guerino» è ovviamente lunga; per compilarla, tuttavia, è necessario affidarsi in buona misura a testimonianze esterne, dal momento che il giornale amava presentarsi al pubblico in veste pressoché anonima, una circostanza, del resto, largamente condivisa dalla gran parte della stampa umoristica.
Si devono senz'altro fare i nomi del conte Arrivabene, specializzato nelle parodie di Giosuè Carducci (ribattezzato dal giornale Crosuè Quartucci) e di Renato Simoni, versato invece nel rifacimento del verso dannunziano. La parodia poetica fu molto coltivata dal «Guerino»: oltre ai nominati Carducci e D'Annunzio vi si potevano infatti trovare versi ricalcati sui modelli del Petrarca, dell'Ariosto, del Tasso, dell'Arcadia, del Parini, del Foscolo, del Leopardi, del Giusti, del Manzoni e naturalmente del Porta, complice il dialetto meneghino. Per rifare quest'ultimo era stato addirittura inventato un ricorrente personaggio (donna Paola), trasparente surrogato delle matrone portiane. Un caso a parte, infine, costituivano le parodie dantesche, pascolo prediletto del direttore Francesco Pozza.
Altri collaboratori furono Augusto Barattani, Carlo Bertolazzi, il maestro Buzzi-Peccia, Colautti, Sergio Corazzini, Arnaldo Fraccaroli, Luigi Illica, Janni, Gustavo Macchi, Mascagni, Norsa, Giuseppe Pessina, Gerolamo Sala.
Ad illustrare il «Guerino» si cimentarono, fra gli altri, il già nominato Guido Pisani, e poi Campi, Facchinetti, Pippo Ranci, Luigi Conconi, Amero Cagnoni, Aldo Mazza.