Bibliografia dei giornali lombardi satirici e umoristici
Questo giornale nacque con l'intento di "continuare la tradizione del buon Barbapedana arguto e lieto, l'ultimo dei trovadori di schietta razza popolana, simbolo della giovialità bonaria meneghina...". Perse col tempo questa ispirazione moderata per tramutarsi in uno sfrontato, ma spesso efficace, foglio di satira fascista.
LE VIOLENZE FASCISTE
(servizio cumulativo coll'«Avanti!»)
Un socialista assalito in piena via
Ieri a Peretola il nostro compagno Tirabusso, alla vista di alcuni fascisti, fu assalito... dal timore che coloro lo ricercassero e dovette essere trasportato a casa in carrozza, per una forte commozione viscerale di cui era preda.
Le solite violenze
Questa mattina a Casalpusterlengo un paio di fascisti, rimasti sinora ignoti, incontrato un nostro compagno lo facevano vittima di inaudite violenze oratorie, facendolo cadere in malo modo dalle nuvole e rendendo necessario l'intervento di alcuni cittadini che transitavano per il luogo. [...]
Sparatoria fascista
In una discussione avvenuta stamane alla Gagnola, fra fascisti ed alcuni nostri compagni, coloro le sparavano grosse ed i nostri rimasero colpiti in pieno dalla forza delle argomentazioni avversarie.
Il delitto Matteotti non temperò l'insolenza del «Barbapedana» che, al contrario, invocò il ritorno ai metodi più sbrigativi dello squadrismo per superare la crisi apertasi con l'assassinio del deputato socialista. Quantunque molto critico verso i fascisti giudicati proni alle esigenze dell'opportunismo politico, il giornale non cessò mai di professare la propria idolatria verso Mussolini, che ritrasse sempre in stucchevoli vignette allegoriche firmate perlopiù da C. Bisi. Altre firme delle vignette furono quelle di Filiberto Scarpelli e Lanfranco Felin.
Nell'ultimo numero reperito si parlava di un sequestro causato da una vignetta che propugnava una "doverosa rivoluzione diciannovista per liberare dalle patrie galere il nostro intimissimo Cesare Rossi", già capo dell'Ufficio stampa del presidente del consiglio e coinvolto nella trama di complicità del delitto Matteotti.