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pensieri verbali


Bibliografia dei giornali lombardi satirici e umoristici

209. IL GRILLO
sottotitolo
Trilla il 10, il 20 ed il 30 d'ogni mese.
motto
Grillo, grillo, va alla porta, / che tua mamma è bell'e morta / e tuo padre andò in prigione / per un gran di formentone. Prof. Dante nella Gerusalemme furiosa. Trattato VII. § 3.
luogo
Como; poi (dal 30 maggio 1894 (a. I, n. 3)): Como-Milano.
durata
10 maggio 1891 (a. I, n. 1) - 10 agosto 1894 (a. V ma IV, n. 110*).
periodicità
Decadale.
gerente
Paolo Marazzi
stampatore
Como, Stabilimento tipo-litografico Romeo Longatti.
pagine
8.
formato
34x24 cm.
prezzo
10 centesimi.
abbonamento
3 lire.

Nato con l'assennata intenzione di non "offendere menomamente le idee politiche, sociali e religiose di uno od altro, e tale da poter essere dato sicuramente in mano a chicchessia, anche a giovanetti, a fanciulle, a persone squisitamente educate" questo «Grillo» rivelò in realtà una considerevole forza satirica, pur mantenendo fede al proposito di non esorbitare dal buon gusto e dalla convenienza. Se si esclude la puntuale pubblicazione del pupazzetto caricaturale di un personaggio cittadino e non molti altri accenni alle cose comasche (vedi per esempio le numerose vignette sull'irrealizzabile funicolare Como-Brunate) il giornale era totalmente dedicato alle cose della politica nazionale.
Passarono sotto le forche caudine del «Grillo» Crispi, Di Rudinì (il Marchese caramella), i "quattro salami in gabbia" della Banca romana (Tanlongo, Cuciniello, Lazzaroni, Monzilli) e Giolitti, che ebbe una pungente biografia in versi (20 maggio 1892):

Poco dopo gli anni sedici
Prese laura di dottor,
Quindi fece a prò dei poveri
L'avvocato difensor
Così entrava presto in scena
Quasi a gran velocità.
Palamidon-midon-midena
Palamidon-midon-midà.

Giunta l'ora dei pericoli
S'arruolava volontario,
Ma... nel campo burocratico
Battaglione giudiziario;
Tal che senza una gran scena
Magistrato ei diventò!
Palamidon-midon-midena
Palamidon-midon-midò.

Con carriera rapidissima,
Presto ei fu caposezione;
Allargando il suo soprabito
A ogni nuova promozione
Poi cercò più vasta arena
Per la propria attività.
Palamidon-midon-midena
Palamidon-midon-midà.

Commissario, alto papavero,
Consigliere anche di stato,
Volle pur l'uomo di Cuneo
Diventare deputato.
Non l'avea che detto appena
Cuneo tosto il nominò.
Palamidon-midon-midena
Palamidon-midon-midò.

Prese un posto nella Camera
Un po' destro un po' sinistro
Ma fu destro a coglier subito
L'occasion d'esser ministro
Tutto serve a dargli lena
Che più in alto ei salirà.
Palamidon-midon-midena
Palamidon-midon-midà.

Questo grande burocratico
Dei ministri è presidente:
Pare molto ma è probabile
che per lui finor sia niente.
Chi ha pranzato vuol la cena
Chi ha mangiato mangierà!
Palamidon-midon-midena
Palamidon-midon-midà.

Forse ha detto a se medesimo
Se l'Italia è una nazione,
Perché non potrei ridurmela
Un'emargi-nazïone?
Lavorando un po' di schiena
Il paese... evacuerò!
Palamidon-midon-midena
Palamidon-midon-midò.


Le belle parodie in versi non erano rare sul «Grillo». Lo scioglimento della camera nel 1892 fu salutato, per esempio, con un mirabile rifacimento del coro dell'atto quarto dell'Adelchi di Manzoni:

Sparsa le treccie morbide
Sull'affannoso petto,
Lenta le palme e rorida
Di morte il bianco aspetto,
Giace oramai la Camera,
Pel nunzio a lei fatal.

Cessa il compianto, unanimi
La mandano all'inferno,
E l'uomo delle pratiche
Che siede sull'interno
Il suo decreto funebre
Legge nonché real.

Sgombra, o superba, l'anima
Dei tuoi terrestri ardori
Leva a Giolitti un candido
Pensier d'offerta e muori,
Concedi l'esercizio
Per un semestre ancor.

Tale di questa Camera
Era quaggiuso il fato,
Sempre un governo chiedere
Che le saria negato
E quindi farsi sciogliere
Da quel commendator.

Ahi fra la mezza tenebra
De' corridoi fatali
In farmacia, nell'aula,
All'urna, ai nominali
Appelli, in cor tornavanle
Gli irrevocati dì.

Quando ancor cara improvvida
D'un avvenir nemico
Ebbra spirò le vivide
Aure di Ciccio antico,
E di novembre al fulgido,
E lieto giorno uscì.

E quando alle memorie
Sante del suo Minghetti
Sciolse Sansone un cantico
Da Montecitorio al Ghetto,
E di gennaio al termine
Osò Crispi tradir.

Poscia, al marchese datasi,
E in braccio al buon Sansone,
Plaudiva al gran discorrere
Di Vladimir barone,
Reggente insiem le redini
Di Caramella al sir.

Come rugiada al cespite,
Dell'erba inaridita,
Fresca negli arsi calami,
Fa rifluir la vita,
Così quei voti assidui
Giungevano al baron.

Ecco però di mammole
Inghirlandarsi il maggio
E correr per le indomite
Vene un ardor selvaggio,
Ecco altra crisi sorgere,
Salir Palamidon.

Ma pria che scorra l'unico
Giorno di nova gioia,
Come un decrepito abito,
Palamidon t'annoja,
E già t'affretti a smetterlo,
Già lo distendi al suol.

Ratto però dal tenue
Capo dilegua il sogno;
Poi che la morte è prossima,
D'avvolgere hai bisogno
Quanti ti amaro o nocquero
In un perdono sol.

Sgombra, o gentil, quest'aula
A fin che più non strepa;
Leva a Giolitti un candido
Pensier d'offerta, e ... crepa,
Nel suol che dee la tenera
Tua spoglia ricoprir.

Altre infelici dormono
Che il duol consunse pure;
Dove tu cadi, caddero
Altre legislature,
Che i loro nati videro
Trafitti impallidir.

Te della rea progenie
Degli oppressor discesa,
Cui fu prodezza il numero
Cui fu ragion l'offesa,
E dritto l'urlo, e gloria
Coi piedi strepitar,

Te collocò assai provvido,
Giolitti in fra gli oppressi:
Crepa incompianta e placida,
Scendi a dormir con essi,
S'anco dell'impropizio
Voto tu dei tremar.

Crepa, e la spoglia esanime
Si ricomponga in pace,
Com'era allor che improvvida
Di un avvenir fallace
Dal general comizio
Uscì balda. Così

Dal general comizio
Viene il regal decreto,
Insuperata pratica
E protocollo lieto,
All'elettore augurio
Di più sereno dì.

raccolte
Biblioteca nazionale centrale - Firenze. Biblioteca nazionale Braidense - Milano.