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pensieri verbali


Bibliografia dei giornali lombardi satirici e umoristici

27. IL BABAU
sottotitolo
Politico satirico mondano; poi: Politico satirico mondano settimanale.
luogo
Milano.
durata
5 marzo 1909 (a. I, n. 1) - 11 aprile 1909 (a. I, n. 6).
periodicità
Settimanale.
gerente
Pietro Paganini.
stampatore
Milano, Stabilimento tipografico G. Abbiati.
pagine
8 + 4 di copertina.
formato
36x25 cm.
prezzo
10 centesimi.
abbonamento
5 lire.

Giornale di satira alquanto bonaria, ampiamente e ottimamente illustrato da Apis e Mefisto. Sfotteva con garbo ora gli equilibrismi di Giolitti, ora "le metamorfosi" di Romolo Murri, ora l'ingordigia di voti di tutti gli eligendi ed ora, infine, l'imbarazzo dell'Estrema di fronte alla necessità di giurare fedeltà al re:

Per i nostri Estremi la formula del giuramento è sempre lo spinoso problema di tutte le legislature.
Può un deputato della Libertà giurare obbedienza al re senza peccare, sia pure illusoriamente, d'incoerenza verso i propri principi? E d'altra parte giurare il falso è bestemmia. Lo dice anche il compagno Murri.
La coscienza vale pur qualche cosa. Si può essere uomini di sinistra e non essere sinistri nell'animo. Per fortuna ai nostri alfieri dell'avvenire non difettano le risorse. C'è modo e modo di giurare; c'è modo di compromettersi e di non compromettersi, di salvare la coscienza e la medaglietta, la Libertà, coll'elle maiuscola e il re coll'erre minuscola.
L'on. Turati, per esempio ha adottato un sistema molto semplice. Ha gridato "giuro!" prima che si pronunciasse il suo nome. E il sacrilegio è stato evitato. Anche l'on. Gaudenzi l'ha pensata bella: Dopo proferita la parola sacramentale ha soggiunto a bassa voce: "Per il popolo e per il paese". Così si capisce che, se ha giurato, è stato proprio per quelle due cose lì.
Ma i giornali non hanno riferito tutti i particolari della seduta memorabile. Noi abbiamo avuto conoscenza d'altre gherminelle veramente indovinate, deliziose. L'on. Romussi, per esempio, appena dette le due fatali sillabe, lo si è visto appiattarsi sotto il seggio a pronunciare tra sé e sé la classica formula annullatrice del giuramento: "Giurin giureta - Liber de messa - liber de fraa - giurin giuraa". L'on. Montemartini potè facilmente assolversi dal compito sillabando, secondo la sua pronuncia abituale, "giuo" invece di "giuro". "Così", confidò all'on. Mirabelli, "peccato non si fa". L'on. De Felice fece di meglio. Appena stesa la mano verso il seggio presidenziale la ritrasse e toccò un corno di corallo contro la jettatura. Don Murri, poi, che il sacrilegio più di tutti aveva ragione di temere, appena giurato cavò un'immagine di Santa Petronilla, si segnò tre volte e mormorò una frase di esorcismo.

raccolte
Biblioteca nazionale centrale - Firenze. Biblioteca nazionale Braidense - Milano.