Bibliografia dei giornali lombardi satirici e umoristici
Non potendo occuparsi apertamente di politica, questo foglio si adattava volentieri a parlare di società e di economia. Lo faceva distinguendo bene il serio dal faceto: al primo venivano dedicate le prime due pagine di articoli e di osservazioni su argomenti di interesse sociale ed economico, mentre al secondo spettavano le litografie della terza pagina e le divagazioni, per la verità piuttosto anodine, della pagina finale, intitolate prima Babele comica (firmate da Nembrotte, pseudonimo di Alessandro Magni) e poi Guazzabuglio comico.
Gli effetti del temporale, il ferragosto, le stranezze della moda, le difficoltà in cui versava l'austriacante «Corriere italiano» erano gli argomenti delle belle litografie che portavano la firma di Salvatore Mazza e di Giulio Platier. Si trattava, come si può notare, di argomenti poco impegnativi, scelti col chiaro scopo non urtare la suscettibilità del governo austriaco. Faceva eccezione, tuttavia, alla tacita consegna di non toccare argomenti politici, il caso della Francia e di Napoleone III, l'una e l'altro presi di mira con insistenza dal giornale, sia per immagini che in versi:
Non ha guari, pel buon genere
Io vedeva il mio paese
Ogni usanza seguir facile
Che putisse di francese;
Dalla cuffia alla dottrina
Era moda parigina.
Ma dal dì che legge provvida
Sommamente liberale
La nazione fece acefala
Col suffragio universale,
Improvviso dando scacco
All'austero Cavegnacco,
Cessò alquanto quella smania
D'ostentare il gallicume.
Della Senna ora disdegnasi
Ogni scuola ed ogni lume;
Se ci viene la sua moda,
Ne ridiamo della coda [...]
Sol col nome, senza il genio
D'un dispotico guerriero,
Col bagliore di quel fatuo
fuoco nato in cimitero,
La barcheggia pel desio
Dello scettro di suo Zio. [...]
Chi fra i campi e fra le glorie
Corse in trepido la lizza,
Ed ha i giorni alla memoria
Di Marengo ed Austerlizza,
Or rinasce col pensiero
Che risorger può l'impero.
Si dimena il proletario,
Col lavoro cerca un pane;
Tutti a gara lo promettono
Più abbondante alla dimane,
Ed ognuno al suo partito
Tenta il volgo sbalordito.
La tendenza democratica
Fa la guerra alla corona;
Alla voce di repubblica
Tutta Francia ne risuona,
E terreno si guadagna
La terribile Montagna.
Il commercio inalterabile
Fa d'incenso alla cambiale,
Non ha fede che nel traffico,
E negozia d'ogni male,
Sempre trova la risorsa
Nel suo gioco della borsa.
E nel mezzo a questo muoversi
Di speranti e disperati,
I tranquilli veggo piangere,
Bestemmiare gli esaltati,
E fra tutti i più contenti
Sono i pochi indifferenti.