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Ayà-Ayé-Ayào!

2.

Il fattorino della upt rimase perplesso di fronte a quella piccola busta leggera. La tastò delicatamente per verificare se contenesse qualche cosa di rigido e non solamente, come pareva, un foglio di carta. Niente di speciale. All'apparenza sembrava davvero un semplice involucro di carta che conteneva un foglio di carta.

In realtà non c'era proprio niente di strano in quel fatto, soltanto che non gli capitava mai di dover consegnare delle semplici lettere. L'ultima volta era stato almeno un anno prima. Di solito, la gente si serve della rete globale per scambiare i propri messaggi: è molto più pratico, sicuro, ed estremamente rapido. Senza contare che si possono scambiare immagini, suoni, essenze e, ultimamente, anche messaggi dinamici come una stretta di mano o un abbraccio, sempre che si disponga dell'estensione ipermediale appropriata. Tutte cose che non possono entrare in una lettera. Perché mai, allora, qualcuno avrebbe dovuto rinunciare a tutte le possibilità offerte dalla tecnologia e assoggettarsi alla fatica di scrivere una lettera?

‒ Forse ‒ rifletté il fattorino ‒ la lettera arriva da un posto dove non esistono nodi della rete globale.

Da qualche tempo, infatti, il mediator aveva sostituito il videotelefono, la televisione e il computer in tutte le case, gli uffici e i mezzi di trasporto, ma questo fatto non significava certamente che al mondo non vi fossero ancora diversi luoghi dove non si era mai visto nemmeno un arcaico telefono cablato. Nel Parco naturale dell'Amazzonia, per esempio, c'erano delle zone dove, di proposito, parecchia gente viveva senza contatti telematici, e quando voleva mandare un messaggio ‒ un'eventualità piuttosto remota, del resto ‒ saltava sopra una jeep e correva per almeno cento chilometri lungo una pista sterrata per raggiungere il più vicino nodo della rete o il punto di raccolta di qualche corriere postale.

Il fattorino guardò il mittente della lettera: proveniva dalla città, niente Parco dell'Amazzonia. Davvero curiosa quella lettera. Ormai la posta, affidata solo a corrieri privati, come la upt, serviva a scambiare esclusivamente voluminosi pacchi che non potevano viaggiare sulla rete telematica. Diede un'occhiata sul mediator alla lista delle consegne della giornata: quattro estensioni ipermediali dinamiche (la novità del momento; non ne consegnava mai meno di tante ogni giorno), un mediator, vari elettrodomestici, vestiti, cibo non deperibile, mobili, due voluminosi pacchi senza contenuto dichiarato e una lettera, la semplice lettera che stava rigirando fra le mani.

Fu tentato dal desiderio di aprirla. Naturalmente si trattava di un desiderio quasi innocente, perché nessuna persona di buon senso avrebbe affidato del denaro o un altro valore ad una lettera, e poi i controlli della upt erano così minuziosi e le pene così severe che correre il rischio di un furto sarebbe stata semplicemente una follia. Ma una sbirciatina si poteva dissimulare. Il fattorino sollevò delicatamente il lembo della busta, facendo molta attenzione a non lacerarlo. Non sarebbe stato particolarmente difficile richiudere quel fragile involucro senza tradire la manomissione. Estrasse il foglio dalla busta e lo spiegò con altrettanta delicatezza. Era scritto a mano, e già questo gli apparve quasi incredibile. Lesse.

Cara Pilla (posso chiamarti ancora così?),

perdonami per il mio comportamento di venerdì scorso. Ho detto tante cose che non avrei dovuto dire. Molte di quelle cose non le pensavo neppure. Spero che tu non sia troppo arrabbiata con me.

Ti ho pensato tanto in questi giorni, e mi sono accorto che sei molto importante per me. Almeno dieci volte mi sono seduto al mediator per mandarti un messaggio, ma non ci sono mai riuscito. Mi sentivo così ridicolo... li ho cancellati tutti.

Allora ho pensato che ci voleva qualcosa di diverso, di più sincero, per farmi perdonare, non il solito mediaclip con la musica dei Synapsis in sottofondo.

Una volta le persone si scrivevano lunghe lettere a mano, con penne che intingevano pazientemente nell'inchiostro per poi dirigerle con abilità sopra fogli e fogli di carta. Davano forma ai propri pensieri sagomando piccoli segni ricurvi che agganciavano gli uni agli altri in tortuose e fragili catene che si spezzavano e si riannodavano in continuazione, come il flusso medesimo dei ragionamenti e della sensazioni interiori di cui erano il riflesso. Magari non si vedevano per delle settimane o dei mesi, certe volte non si incontravano mai di persona, eppure con le loro parole riuscivano ad avvicinarsi, a comunicare, a entrare veramente in contatto, aprendo gli uni agli altri lo spazio della propria intimità.

Ho voluto provarci anch'io, anche se in casa ho trovato solo una biro e se le ultime parole, veramente, non sono proprio farina del mio sacco...

Adesso tu non mi vedi, ma io penso che sono qui, in queste parole che stai leggendo e che ti dicono: Ciao, Pilla, sei molto importante per me, ti voglio bene.

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