Bibliografia dei giornali lombardi satirici e umoristici
Dal 13 gennaio 1912 (a. XVIII, n. 2): OL GIOPÌ.
3 settembre 1916; 30 settembre 1916; 21 ottobre 1916; (numeri separati);
4 ottobre 1923 (a. XXVIII, n. 1) - 11 dicembre 1938 (a. XLVIII, n. 47;
23 dicembre 1945 (a. LV, n. 1) - 25 dicembre 1970 (a. LXXX, n. 22).
«Giopì» fu il più duraturo e il più riuscito fra i giornali umoristici pubblicati a Bergamo, un primato che esso non dimenticò mai di sottolineare, pubblicando, anno dopo anno, pietosi necrologi dei concorrenti più sfortunati: «Martipicio» (n. 260), «Bortolì» (n. 66), «Söl Senterù» (n. 428), «Sul Serio» (n. 439). Annoverava fra i propri collaboratori Benvenuto Trezzini, Annibale Casartelli, Teodoro Piazzoni e Giacinto Gambirasio, i quali, dietro pseudonimo (Don Briscola, Sebinus, ecc.) pubblicarono versi spesso indovinati, in lingua, in dialetto e talvolta anche in latino maccheronico. Frequentissimi, qui come altrove, i rifacimenti di Dante e di Manzoni; quello riportato, per esempio, celebrava la caduta di Crispi:
Io fui! Siccome un asino
Che crepa sulla paglia,
M'abbandonò la subdola
Già fida mia canaglia,
E tracotante ed ilare
L'Italia al nunzio sta:
Muto pensando al rabido
Livor della mia Lina,
Mi frego invan l'occipite
Nell'ora vespertina:
Ahi sventurato! un balsamo
Al duolo mio non v'ha! [...]
Tutto provai: di Procida
Le glorie alte, e i destini:
Le Banche pronte; i sibili
Dei Galli Cisalpini;
Più volte nella polvere
E poche sugli altar. [...]
Bella indolente allegrati,
Patria, ai buffoni avvezza,
Forse quel giorno è prossimo
Che alla passata altezza,
Io Ras dei Ras Don Ciccio,
Tranquillo tornerò.
Il giornale, malgrado un certo respiro, si mantenne costantemente entro l'orizzonte cittadino; si dimostrò democratico, pur conservandosi equidistante da precise prese di posizione; non risparmiò qualche frecciata ai socialisti, ma soprattutto infierì sui clericali, mediante aneddoti e versi talvolta velenosi.
Sotto il profilo delle illustrazioni «Giopì» dimostrò una grande coerenza, pubblicando per anni, alternativamente, caricature di tipi bergamaschi e di tipi esotici; qualche volta il tratto degli intagli era sicuro ed efficace, assai più spesso approssimativo. Di norma i soggetti di queste bonarie caricature, accompagnate da pochi versi in dialetto, erano uomini, ma capitava il caso anche di qualche donna. Una Signorina modello, per fare un altro esempio, oltre alla caricatura si guadagnò anche questo distico:
E la pensa tött ol dè
Per cresì in del dè drê
che, col permesso di chi legge, si potrebbe così tradurre dal dialetto orobico:
E pensa e si arrovella tutto il giorno
Per crescere al didietro il bel contorno.