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pensieri verbali


Ayà-Ayé-Ayào!

3.

L'elemento di memoria fondamentale è il ware (Write and Read Element), un piccolo cubo di ventidue millimetri di lato in grado di contenere non meno di 450 milioni di bytes. Esso ha superato da tempo le vecchie memorie a scrittura volatile o a sola lettura, quelle che una volta si chiamavano comunemente RAM e ROM. In certi paesi dell'Africa centrale dovrebbero essercene in circolazione ancora parecchie. Esso ha soppiantato, i vecchi dischi a supporto magnetico, assai poco affidabili meccanicamente, ma ha reso obsoleti perfino i dischi ottici, i quali, fino a non molti anni fa, sembravano destinati ad avere un grande futuro. Il ware è un elemento di memoria solida, senza organi in movimento, molto compatto, rapidissimo ed estremamente affidabile.

‒ Euplea, hai visto il mio mediaclip?

‒ Sì, l'ho visto.

‒ Il ware è un sistema ibrido, costituito in larga misura di molecole organiche e in piccola parte di circuiti semiconduttori al silicio.

‒ Allora, che cosa ne dici?

‒ Pandora, non possiamo parlarne dopo? Mio padre mi ha detto che se porto a casa un altro mnr in tecno mette una password al mio mediator.

‒ La parte organica del ware consiste in lunghe batterie di particolari proteine (ve ne parlerà più diffusamente il collega di biofisica) le quali sono in grado, almeno il linea di principio, di mantenere fino a nove diversi stati stabili a seconda della lunghezza d'onda della luce alla quale vengono esposte.

‒ Non preoccuparti, Euplea. Ho trovato un mediaclip che spiega molto meglio della prof tutte queste menate del ware. Ha perfino una musica niente male, l'ho passata l'altro ieri per un nano sul mediator e ora quasi ne so più di lei. Stasera te lo mando.

‒ Non sono sicura di aver capito bene cosa fa esattamente questo sintetizzatore neurale.

‒ Niente, tu indossi il caschetto, pensi delle cose, e le vedi subito sul mediator. Dopo, le rielabori come preferisci.

‒ Ma puoi pensare qualsiasi cosa?

‒ Beh, no, qualsiasi cosa, no. Lui ha un catalogo di oggetti... non so come funziona esattamente...

‒ Il ware ha la possibilità di essere combinato con altri elementi gemelli tramite un contatto di prossimità. Nove ware collegati in serie, costituisce una serialware; un decimo ware, chiamato headware, viene aggiunto come unità di controllo dei guasti e come memoria di indicizzazione del contenuto degli altri ware.

‒ ...lui digitalizza, mi pare, l'attività del tuo cervello quando pensi una certa cosa, e poi confronta i dati con delle altre informazioni caricate nel grande archivio di un computer remoto. È questo computer che invia al tuo mediator parecchie viste, tutte diverse, di quello che hai pensato. Poi tu scegli e rielabori.

‒ Ma non sbaglia mai?

‒ Beh, certo che sbaglia, ma non è così facile...

‒ E se penso musica?

‒ Solo cose concrete, Euplea, se pensi una cosa come musica non sintetizza niente.

‒ E se penso a Prometeo?

‒ Dieci serialware, collegati assieme, costituiscono un flatware, e infine si possono collegare assieme dieci flatware per ottenere un blockware, un cubo di ventidue centimetri circa di lato, in grado di contenere non meno di 4 x 1010 bytes.

‒ Allora: c'è una funzione che ti permette di costruirti un tuo archivio personale di immagini. Tu mandi sul mediator delle immagini, o meglio ancora, dei mediaclip di Prometeo. Le guardi intensamente, mentre indossi il casco srv. È la fase di istruzione. Quando hai finito, se pensi al tuo Prometeo, te lo vedi apparire sul mediator.

‒ Da evaporare!

‒ A proposito, ti ha chiamato?

‒ No.

‒ Neanche un mediaclip?

‒ No...

‒ Più blockware possono poi essere connessi fra di loro, sebbene in maniera meno immediata che nei livelli inferiori. Il principio di assemblaggio tuttavia rimane il medesimo: nove blockware, più un blockware di controllo, formano un serialware del secondo livello, dieci di questi serialware del secondo livello possono dar luogo a un flatware del secondo livello e così via, in una progressione geometrica praticamente illimitata.

‒ Non ti merita, Euplea, non ti merita.

‒ Lo odio, Pandora.

‒ Naturalmente, oltre il primo livello, non è più possibile collegare fisicamente un blockware all'altro in modo da costruire un cubo che, già al secondo o al terzo livello, aggiungerebbe rapidamente delle dimensioni esagerate: il collegamento logico rispetta il criterio esposto, ma in pratica i vari blockware vengono custoditi in speciali armadi studiati per ospitarli e facilitarne la manutenzione.