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il corpus scripta


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invenzioni verbali


Romanzi a sorte

Se c'è premura...

Nella base di dati scripta sono registrati 1 816 romanzi e 56 storie in forma di romanzo, per un totale di 1 872 testi, di 633 autori, così distribuiti cronologicamente:

1201-1225 1226-1250 1251-1275 1276-1300 1301-1325 1326-1350 1351-1375 1376-1400 1401-1425 1426-1450 1451-1475 1476-1500 1501-1525 1526-1550 1551-1575 1576-1600 1601-1625 1626-1650 1651-1675 1676-1700 1701-1725 1726-1750 1751-1775 1776-1800 1801-1825 1826-1850 1851-1875 1876-1900 1901-1925 1926-1950 1951-1975 1976-2000 2001-2025 800 700 600 500 400 300 200 100 0 numero di romanzi registratiperiodo

Eccone uno a caso...

L'importanza dell'incipit

Non c'è altro tipo di testo, come il romanzo, così soggetto alle parole d'abbrivio.

Devo precisare che, in questa occasione, nella denominazione romanzo considero anche la storia in forma di romanzo: una espressione che ritengo preferibile a non-fiction novel, propria della letteratura inglese contemporanea e cara a molti scrittori italiani i quali, però, forse dimenticano che già verso la metà dell'Ottocento Giuseppe Rovani l'aveva teorizzata e applicata nei propri romanzi quando scriveva, per esempio:

Il nostro nuovo libro non sarà a tutto rigore un romanzo, secondo l'idea che i critici si son fatta di questo genere di composizione letteraria: al pari del libro dei Cento Anni, si propone di mettersi in compagnia della storia, non per svisarla, ma per completarla; si propone di sviluppare coll'azione le congetture e i sospetti, quando non bastano i documenti deposti negli archivj a spiegare razionalmente speciali fenomeni, e speciali caratteri d'uomini. Si propone di domandare all'induzione, alla fantasia e all'arte gli ajuti per completare e adornare il vero conosciuto e far balzar fuori il vero celato.

In ogni caso, a un trattato, a un saggio, a una dissertazione si perdona un avvio lento o faticoso, ma non è facile fare altrettanto con un romanzo e anche ‒ o soprattutto ‒ a una storia raccontata come un romanzo. Siccome si tratta di un testo lungo, che tuttavia avanza la promessa di risultare in qualche modo godibile, il romanzo deve conquistare il lettore con un avvio che accrediti subito questa promessa, che potrà essere mantenuta solo poco per volta.

Da questa considerazione discende l'importanza dell'incipit, ovvero delle parole di apertura di qualsiasi tipo di testo, ma in special modo del romanzo. Di tutti quelli contenuti in scripta ho perciò selezionato le prime 100 parole, associandole a un sorteggio, per simulare la visita in una libreria oppure in una di quelle biblioteche cosiddette a scaffale aperto.

Prendiamo allora un volume a caso e cominciamo a leggere: se l'incipit ci conquista, magari decidiamo di andare avanti fino alla fine, altrimenti ne scegliamo un altro. Ammetto che è un modo superficiale di avvicinarsi ai testi scritti, ma per i romanzi si può fare un'eccezione, senza troppi rimorsi.

La ricerca dell'incipit

Il fatto è che spesso è difficile leggere le prime parole di un romanzo, perché l'autore si sente spesso in dovere ‒ o in diritto, ma fa lo stesso ‒ di anteporre all'inizio vero e proprio del racconto una avvertenza, un indice dei personaggi, una introduzione, una nota, una prefazione, un preludio, una premessa, una presentazione, uno schiarimento, talvolta così lungo che bisogna voltare diverse pagine prima di arrivare al fatidico incipit.

Ho calcolato che oltre la metà (circa il 54%) dei romanzi comincia in questo modo, e aggiungo, giusto per la curiosità di chi legge, che a La desinenza in A di Carlo Dossi spetta il primato ‒ forse imbattibile ‒ dei preliminari più lunghi (9913 parole).

Un discorso a parte, poi, meritano le dediche e le epigrafi. Le prime sono generalmente brevi e del tutto sopportabili, se non fosse per l'alone di fastidiosa ovvietà o di incertezza che talvolta le circonfonde.

Mancherebbe altro. Chi dedica un romanzo ‒ con quello che costa scriverlo ‒ a chi gli ha rigato la macchina?

A chi? A una diletta compagna? Oppure all'editore, che ha pubblicato il libro ma non gradisce il tu?

Ma sono soprattutto le epigrafi a destare apprensione nel lettore ansioso di raggiungere rapidamente l'incipit del romanzo. Una sola, spesso, non basta, e neppure due. Sembra che sia arduo per molti autori resistere alla tentazione di mostrare di aver fatto delle gran buone letture, magari in lingua, prima di prendere la penna in mano.

Le ho eliminate tutte: avvertenze, note, dediche, epigrafi sono state espunte dal testo per poter accedere immediatamente all'incipit del romanzo, ma devo precisare che tutte queste eliminazioni non influenzano la ricerca delle occorrenze. Per fare un esempio, che riguarda il riquadro riportato sopra, la parola bachelors non viene considerata nell'incipit del romanzo, ma compare nella ricerca lessicale.

L'esposizione dell'incipit

Dunque, spogliato da varie incrostazioni, spesso fatue o petulanti, ecco l'incipit ricavato da un romanzo a caso...

Invece, per leggere quello di un particolare romanzo, registrato in scripta, non c'è che da compilare la seguente maschera.