Luigi Alamanni, Tragedia di Antigone, 1527

L'alto disnor che dei nimici nostri ¶ I nostri

erba ¶ Del sangue, ohimè, dei nostri due frategli; ¶ Ch

man nostre ancisi; ¶ Gli Dei sempre derisi ¶ Da quei

tal furor contr'agli Dei paterni, ¶ Contr'alla patria

lecito il dispor così dei morti ¶ Come di noi

foco ¶ Chiamando testimon gli Dei che fallo ¶ Commesso non

certo voler degli alti Dei. ¶ Creonte ¶ Deh, non mi

tutti ¶ De' suoi paterni Dei gli ornati templi ¶ Con

più son coloro ¶ Che dei peccati lor riporton pena

colui ¶ Ch'ama gli Dei, la patria, e l

decreti ¶ Che fermaron gli Dei qua giù nel mondo

esser pietosa ¶ Verso gli Dei, quantunque io veggia aperta

opra. ¶ Antigone ¶ Cessin gli Dei ch'io t'acconsenta

consorte, e poi, ¶ Lasso, dei fidi amici ancor si

il vero. ¶ Emone ¶ Gli Dei come sapete, o padre

Fuss'esca, o preda dei bramosi cani, ¶ Ma l

Ma non privar gli Dei del dritto onore. ¶ Creonte

Di voi, di me, dei santi Dei ragiono. ¶ Creonte

di me, dei santi Dei ragiono. ¶ Creonte ¶ Non sarà

mortale ¶ Simil sorte agli Dei nel mondo incontra. ¶ Antigone

boschi ¶ Già santi alberghi dei tebani Dei, ¶ Voi chiamo

santi alberghi dei tebani Dei, ¶ Voi chiamo testimon, voi

forse ¶ Sostien' la pena dei paterni falli. ¶ Antigone ¶ Voi

o tristo albergo ¶ Che dèi sempre coprirmi, ecco ch

in pace, ¶ O santi Dei paterni, ¶ Ohimè ch'a

mostri ¶ Vicino il fin dei lunghi affanni nostri. ¶ Tiresia

Edippo morto, ¶ Onde gli Dei non voglion più da

non può macchiar gli Dei superni, ¶ Ma spesso suole

cielo? ¶ Ma gl'infernali Dei, le furie orrende ¶ Vendicatrici

ita ad onorar gli Dei, ¶ Ch'allor che per

padre, ¶ La Fortuna, gli Dei, se stesso ancora; ¶ Ma

ver conosco, ¶ Ma gli Dei pronti allor tutti al

nimici ¶ Avrò tutti gli Dei, la sposa, il figlio

si deono spregiar gli Dei già mai, ¶ Né contr