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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Leon Battista Alberti, I libri della famiglia, 1440

concordanze di «Giannozzo»

nautoretestoannoconcordanza
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disputazioni tenevamo. In questo, Giannozzo Alberto, uomo per sua
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e disse: - Ben vorrei, Giannozzo, voi fossi qui ieri
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quando Ricciardo qui giunse. ¶ GIANNOZZO ¶ Bene arei così voluto
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il vero, pur debole, Giannozzo. Questo suo male verso
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nulla potesse profferire. Lacrimorono. ¶ GIANNOZZO ¶ Ah, carità! ¶ LIONARDO ¶ Poi
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potesse tenere le lacrime. ¶ GIANNOZZO ¶ O pietà! E Ricciardo
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Ricciardo? ¶ LIONARDO ¶ Pensatelo voi. ¶ GIANNOZZO ¶ O fortuna nostra! Ma
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quello ch'io veggia. ¶ GIANNOZZO ¶ Io venia per vederlo
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lui testé si posa. ¶ GIANNOZZO ¶ Non suole Ricciardo così
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LIONARDO ¶ Non vi maravigliate, Giannozzo, se Ricciardo soprasta alquanto
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pensieri stracco e convinto. ¶ GIANNOZZO ¶ Troppo bene a noi
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altri tutti vi sento, Giannozzo, appellare buono, poiché per
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agli affannati. Ma sedete, Giannozzo. Voi siete stracco, e
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si conviene così. Sedete. ¶ GIANNOZZO ¶ Or sì, farò. Intendi
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non vi pareano grate! ¶ GIANNOZZO ¶ Molte, Lionardo mio. E
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e largheggiava. ¶ LIONARDO ¶ Testeso? ¶ GIANNOZZO ¶ Testé, Lionardo mio, sono
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LIONARDO ¶ Non credo però, Giannozzo, in questo tanto fuggire
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essere, né parere avaro. ¶ GIANNOZZO ¶ Dio me ne guardi
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tiene necessità essere spendente. ¶ GIANNOZZO ¶ E anche a chi
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sanza ragione? ¶ LIONARDO ¶ Pròdigi. ¶ GIANNOZZO ¶ Chiamali come tu vuoi
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LIONARDO ¶ Se gli spenditori, Giannozzo, dispiaciono, chi non spenderà
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sta in non spendere. ¶ GIANNOZZO ¶ Bene dici il vero
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E l'avarizia dispiace? ¶ GIANNOZZO ¶ Sì troppo. ¶ LIONARDO ¶ Adunque
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masserizia che cosa sarà? ¶ GIANNOZZO ¶ Tu sai, Lionardo, che
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poco e il troppo. ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, sì. ¶ LIONARDO ¶ Ma
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troppo, quale sia poco? ¶ GIANNOZZO ¶ Leggermente, colla misura in
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e desidero questa misura. ¶ GIANNOZZO ¶ Cosa brevissima e utilissima
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la onestà. ¶ LIONARDO ¶ O Giannozzo, quanto giova più nelle
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che uno rozzo litterato! ¶ GIANNOZZO ¶ Che dici tu? Non
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E se voi sapessi, Giannozzo, quanto ci siate utile
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voi ve ne maraviglieresti. ¶ GIANNOZZO ¶ Dici tu il vero
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che vero massaio. Seguite, Giannozzo, dirci quello sentite di
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del testo cose elettissime. ¶ GIANNOZZO ¶ Io non saprei dirvi
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piè. ¶ LIONARDO ¶ Sto bene. ¶ GIANNOZZO ¶ Siedi. ¶ LIONARDO ¶ Sedete voi
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mai chi s'asedesse. ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, fuori in publico
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LIONARDO ¶ Che stimate voi, Giannozzo, se none, come voi
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non li fusse arecato. ¶ GIANNOZZO ¶ Sì. Oh, quanto e
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sarebbe avarizia e biasimo. ¶ GIANNOZZO ¶ Ancora e danno. ¶ LIONARDO
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e danno. ¶ LIONARDO ¶ Danno? ¶ GIANNOZZO ¶ Grande. Ha' tu mai
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renduto pur qualche grazia. ¶ GIANNOZZO ¶ Ancora: e' cominciò a
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dieci. Vero? ¶ LIONARDO ¶ Spesso. ¶ GIANNOZZO ¶ Però vedi tu ch
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io bene? ¶ LIONARDO ¶ Molto. ¶ GIANNOZZO ¶ Però conviene le cose
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casa mia. Forse queste? ¶ GIANNOZZO ¶ Oh! queste, Lionardo mio
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Tuo? ¶ LIONARDO ¶ Più vostro. ¶ GIANNOZZO ¶ La fortuna può ella
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LIONARDO ¶ Può certo sì. ¶ GIANNOZZO ¶ Adunque sono elle più
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chi sarà? ¶ LIONARDO ¶ Mio. ¶ GIANNOZZO ¶ Può egli a te
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cose? ¶ LIONARDO ¶ Certo no. ¶ GIANNOZZO ¶ Adunque simili cose sono
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proprie. ¶ LIONARDO ¶ Vero dite. ¶ GIANNOZZO ¶ Ma per dirti brieve
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La terza quale sarà? ¶ GIANNOZZO ¶ Ha! Cosa preziosissima. Non
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Che cosa sia questa? ¶ GIANNOZZO ¶ Non si può legare
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posta sarà d'altrui? ¶ GIANNOZZO ¶ E quando vorrai sarà
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volere, ridere e piagnere. ¶ GIANNOZZO ¶ Se tu avessi te
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Certo non sarebbe mia. ¶ GIANNOZZO ¶ Così proprio interviene del
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Troppo vi siamo obligati, Giannozzo. Seguite. ¶ GIANNOZZO ¶ Dissi che
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siamo obligati, Giannozzo. Seguite. ¶ GIANNOZZO ¶ Dissi che la masserizia
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voi e a' vostri? ¶ GIANNOZZO ¶ La virtù, la umanità
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E queste parole di Giannozzo, Battista e tu Carlo
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e polso. Ma seguite, Giannozzo. Poi per conservare l
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che modo tenete voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Due modi tengo, l
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credete voi che basti? ¶ GIANNOZZO ¶ Credo certo sì che
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quali non dubiti. Ma, Giannozzo, s'egli è licito
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dicessi, imparati da altrui? ¶ GIANNOZZO ¶ Ben vi paiono begli
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a perpetua memoria commendato. ¶ GIANNOZZO ¶ Egli è quanto? L
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o altra dignità chiamati? ¶ GIANNOZZO ¶ Furono, e notabilissimi, cavalieri
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masserizia ne fate voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Buona, grande, simile a
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ed essemplo. Ma poi, Giannozzo, alla sanità che trovate
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rara in questa età. ¶ GiANNOZZO Hen! grazia d'Iddio
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prima utilissime alla sanità? ¶ GIANNOZZO ¶ Lo essercizio temperato e
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piacevole. ¶ LIONARDO ¶ Doppo questo? ¶ GIANNOZZO ¶ Lo essercizio piacevole. ¶ LIONARDO
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piacevole. ¶ LIONARDO ¶ E apresso? ¶ GIANNOZZO ¶ Lo essercizio, Lionardo mio
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E non faccendo essercizio? ¶ GIANNOZZO ¶ Rare volte m'accade
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contrarii, conservano la sanità. ¶ GIANNOZZO ¶ E anche la gioventù
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tempo. E di questa, Giannozzo, che masserizia ne fate
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fugge, né puossi conservare. ¶ GIANNOZZO ¶ Dissi io la masserizia
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fatene voi masserizia alcuna? ¶ GIANNOZZO ¶ Lionardo mio, non faccendo
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a declinare e ruinare. ¶ GIANNOZZO ¶ O Lionardo mio, in
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voi ordinato la masserizia? ¶ GIANNOZZO ¶ Meglio del mondo; una
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così pensato, - vieni qua, Giannozzo, monstra qui che cosa
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uffici e nello stato? ¶ GIANNOZZO ¶ Niuna cosa manco, Lionardo
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comprendere del dire vostro, Giannozzo, in voi sta quella
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e licenza. E certo, Giannozzo, chi se immetterà a
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sostenersi. ¶ E poi vedete, Giannozzo, che questo vostro lodatissimo
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sono in questo desiderio, Giannozzo, che per meritare fama
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patria mia, mai fuggirei, Giannozzo, mai alcuna inimistà di
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ci porgiamo tali che Giannozzo, né questi temperatissimi e
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primi luoghi publichi onorati. ¶ GIANNOZZO ¶ Così mi piacerà facciate
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Molto bene ci ricordate, Giannozzo, quello che bisogna. Così
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saresti voi più affezionato? ¶ GIANNOZZO ¶ Da natura l'amore
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Che chiamate voi famiglia? ¶ GIANNOZZO ¶ E' figliuoli, la moglie
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famigli, servi. ¶ LIONARDO ¶ Intendo. ¶ GIANNOZZO ¶ E di questi sai
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ciascuno farà qualche cosa. ¶ GIANNOZZO ¶ Non basta. Anzi se
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Credo se faranno nulla. ¶ GIANNOZZO ¶ Certo sì; e ancora
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cose. ¶ LIONARDO ¶ Bene dite. ¶ GIANNOZZO ¶ Maisì, a questo modo
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bisogni, e non più? ¶ GIANNOZZO ¶ Pur qualche cosa più
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E se ne avanzasse? ¶ GIANNOZZO ¶ Penso quale sia il
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E che trovate voi, Giannozzo, bisognare a una famiglia
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bisognare a una famiglia? ¶ GIANNOZZO ¶ Molte cose, Lionardo mio
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gli uomini, quali sono? ¶ GIANNOZZO ¶ Sono avere la casa
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farli virtuosi e costumati? ¶ GIANNOZZO ¶ Anzi niuna cosa tanto
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adunque come fate voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Dissiti io testé in
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che ordine tenete voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Secondo il tempo e
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guideresti voi le cose? ¶ GIANNOZZO ¶ O figliuolo mio, se
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io diceva. ¶ LIONARDO ¶ Oimè, Giannozzo, e noi ancora giovani
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al proposito nostro. Dico, Giannozzo, come faresti voi a
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per le terre altrui? ¶ GIANNOZZO ¶ Cercherei quale terra a
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solo conoscerla, ma trovarla? ¶ GIANNOZZO ¶ Non punto. A me
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credo sarebbe difficile trovarla. ¶ GIANNOZZO ¶ E io pur ne
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quale sono le migliori? ¶ GIANNOZZO ¶ Intendi, Lionardo mio; e
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tutti. ¶ LIONARDO ¶ Lo onore? ¶ GIANNOZZO ¶ In ogni lato, Lionardo
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bene atto alla sanità? ¶ GIANNOZZO ¶ Quella quale, voglia tu
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aria. ¶ LIONARDO ¶ Poi apresso? ¶ GIANNOZZO ¶ L'altre buone cose
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E quivi vi fermeresti? ¶ GIANNOZZO ¶ Dove io bene mi
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torresti una a pigione? ¶ GIANNOZZO ¶ A pigione certo no
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dice a migliore mercato? ¶ GIANNOZZO ¶ Non dire migliore mercato
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di buone cose. E, Giannozzo, avendo queste, come ordineresti
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voi l'altra masserizia? ¶ GIANNOZZO ¶ Vorrei tutti i miei
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vecchi troppo supprema letizia. ¶ GIANNOZZO ¶ Grandissima. E anche, Lionardo
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uscio. ¶ LIONARDO ¶ Così affermate? ¶ GIANNOZZO ¶ E faronne certo ancora
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si consumarebbe in tre. ¶ GIANNOZZO ¶ E se testé fosse
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o peggio? ¶ LIONARDO ¶ Peggio. ¶ GIANNOZZO ¶ Così accade nella famiglia
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tetto. ¶ LIONARDO ¶ Da lodarvi. ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, Lionardo mio, sotto
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le famiglie. E dipoi, Giannozzo, quando ciascuno fosse in
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casa, dimanderebbono da cena? ¶ GIANNOZZO ¶ Vero. Però si dia
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pascersi di buone cose? ¶ GIANNOZZO ¶ Buone, Lionardo mio, ancora
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Piacemi. E queste cose, Giannozzo, le comperresti voi di
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di dì in dì? ¶ GIANNOZZO ¶ Non comperrei, no, imperoché
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cose buone e utili. ¶ GIANNOZZO ¶ Così confesso. Ma se
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non è? ¶ LIONARDO ¶ Spesso. ¶ GIANNOZZO ¶ Però, vedi tu, chi
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alla spesa domestica bisognasse? ¶ GIANNOZZO ¶ Vorrei, sì, avere quello
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quello che prima comperasti? ¶ GIANNOZZO ¶ Quanto prima potessi, ove
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come cotesto si possa. ¶ GIANNOZZO ¶ Mòstrotelo. Così. Darei io
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LIONARDO ¶ In ogni cosa, Giannozzo, io appruovo la vostra
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lodare tra veri massai. ¶ GIANNOZZO ¶ Per questo proprio e
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e strame e legne? ¶ GIANNOZZO ¶ Vorrei possendolo. ¶ LIONARDO ¶ Or
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possendolo. ¶ LIONARDO ¶ Or ditemi, Giannozzo. A volere il buono
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solo sito? Che dite, Giannozzo? Stimate voi si truovino
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a pregio non carissimo? ¶ GIANNOZZO ¶ Quanto sì! Ma pure
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sarebbono forse più negligenti. ¶ GIANNOZZO ¶ E anche per non
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con simili malvagie genti. ¶ GIANNOZZO ¶ Anzi giova, Lionardo mio
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vostra prudenza troppo piace, Giannozzo, sapete persino da' malvagi
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e lodo nel vivere. ¶ GIANNOZZO ¶ Maisì, figliuoli miei, così
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ciò apresso agli antichi. ¶ GIANNOZZO ¶ Però cercherei non manco
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che alla cultura utilissimo. ¶ GIANNOZZO ¶ Che bisogna dire, Lionardo
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quelle chiome dell'erba. ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, Dio, uno proprio
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in mezzo alla città? ¶ GIANNOZZO ¶ Quanto io, a vivere
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ivi e' figliuoli vostri? ¶ GIANNOZZO ¶ Se i figliuoli miei
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uomini. ¶ LIONARDO ¶ E anche, Giannozzo, nella terra la gioventù
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e fra le zolle. ¶ GIANNOZZO ¶ Con tutto questo, Lionardo
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di vestire la famiglia? ¶ GIANNOZZO ¶ Fra' miei primi pensieri
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la terresti voi vestita? ¶ GIANNOZZO ¶ Pur bene: civili vestimenti
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ornata di belle veste? ¶ GIANNOZZO ¶ Vedi tu, sì, bene
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vestire quasi in premio? ¶ GIANNOZZO ¶ Sarei sì bene con
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premiarli, stimo, così faresti. ¶ GIANNOZZO ¶ E anche per incitare
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e' frutti della possessione? ¶ GIANNOZZO ¶ Se quelli m'avanzassino
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Quale essercizio prenderesti voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Quanto potessi onestissimo, e
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questo sarebbe la mercantia? ¶ GIANNOZZO ¶ Troppo, ma, per più
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pietà, giovare a molti. ¶ GIANNOZZO ¶ E chi ne dubita
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maggiori. ¶ LIONARDO ¶ E' fattori, Giannozzo, spesso sono poco solliciti
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che il suo proprio. ¶ GIANNOZZO ¶ E io per questo
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io questo m'intendo. ¶ GIANNOZZO ¶ Dimonstrava essere officio del
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può senza danno ritrarsi. ¶ GIANNOZZO ¶ A me, quando io
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studiosi delle cose vostre. ¶ GIANNOZZO ¶ Molto, e sai come
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varie le loro opinioni. ¶ GIANNOZZO ¶ Quanto io, Lionardo mio
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o mali? ¶ LIONARDO ¶ Buoni. ¶ GIANNOZZO ¶ Se fiano buoni, mi
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O se fossoro mali? ¶ GIANNOZZO ¶ Come, Lionardo? Che non
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accade, e' v'ingannassino? ¶ GIANNOZZO ¶ Dimmi, Lionardo, a te
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fido più m'ingannasse. ¶ GIANNOZZO ¶ Lievati dall'animo, Lionardo
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non ama e' suoi. ¶ GIANNOZZO ¶ E quanto giustissima! Mai
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dovete avere perfetti documenti. ¶ GIANNOZZO ¶ E hogli tali che
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meglio. ¶ LIONARDO ¶ E quali? ¶ GIANNOZZO ¶ Uditemi. Io soglio porte
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animo generoso e magnifico. ¶ GIANNOZZO ¶ Proprio questo medesimo. ¶ LIONARDO
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voluntà che alla necessità. ¶ GIANNOZZO ¶ Piacemi. Di poi le
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venenosi. ¶ LIONARDO ¶ Tigri forse? ¶ GIANNOZZO ¶ Anzi, Lionardo mio, pascere
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viziosi. ¶ LIONARDO ¶ Sì certo, Giannozzo, sì dite il vero
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e malignità di quelli. ¶ GIANNOZZO ¶ Però né queste, né
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E quelle altre due, Giannozzo, le necessarie e le
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abbiamo noi ad essequille? ¶ GIANNOZZO ¶ Come ti pensi? Sai
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modo sia il migliore? ¶ GIANNOZZO ¶ Certo sì. Né stimare
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maturamente presto. ¶ LIONARDO ¶ Perché? ¶ GIANNOZZO ¶ Perché quello che era
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utile. ¶ LIONARDO ¶ E quale? ¶ GIANNOZZO ¶ Ottimo, utilissimo. Dicotelo. Indugio
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LIONARDO ¶ E questo perché? ¶ GIANNOZZO ¶ Pur per bene. ¶ LIONARDO
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fate senza ottima ragione. ¶ GIANNOZZO ¶ Dicotelo. Per vedere se
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mi satisfaccia. ¶ LIONARDO ¶ Ringraziovi, Giannozzo. Voi testé m'avete
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raro mi sapeva rafrenare. ¶ GIANNOZZO ¶ Però non è se
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giudico il vero. Dico, Giannozzo, che volere essere padre
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qualche una non manchi. ¶ GIANNOZZO ¶ Non essere in questa
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vostro detto dispiacermi? Giurovi, Giannozzo, mai a me parse
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quanto si richiede sufficiente. ¶ GIANNOZZO ¶ Non stimare costì ancora
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ottimo rimedio. ¶ LIONARDO ¶ Quale? ¶ GIANNOZZO ¶ Dicotelo. Faccia il padre
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non è da dubitare, Giannozzo, questi scioperati, i quali
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faccenda virile e lodatissima. ¶ GIANNOZZO ¶ Or sì ben sai
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quanto fu la vostra. ¶ GIANNOZZO ¶ Fu certo la mia
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Voi adunque gl'insegnasti? ¶ GIANNOZZO ¶ In buona parte. ¶ LIONARDO
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E come facesti voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Dicotelo. Quando la donna
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più rimote e serrate. ¶ GIANNOZZO ¶ Anzi ancora, Lionardo mio
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voi trasse alcuno secreto. ¶ GIANNOZZO ¶ Mai, Lionardo mio, e
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vi rispuose la donna? ¶ GIANNOZZO ¶ Rispuose e disse che
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parse ella udirvi? Volentieri? ¶ GIANNOZZO ¶ Molto, e disse gli
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era maestra e dotta? ¶ GIANNOZZO ¶ Non credere, Lionardo mio
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LIONARDO ¶ E voi come, Giannozzo, insegnastili voi queste cose
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insegnastili voi queste cose? ¶ GIANNOZZO ¶ Che? Forse adormentarsi senza
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LIONARDO ¶ Molto mi diletta, Giannozzo, che in questi vostri
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siate giocoso e festivo. ¶ GIANNOZZO ¶ Certo sarebbe cosa da
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e simile liscio alcuno. ¶ GIANNOZZO ¶ Dicoti che in questo
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niuno pare sappia distornela. ¶ GIANNOZZO ¶ E in questo fu
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le dicessi il vero? ¶ GIANNOZZO ¶ E quale pazza stimasse
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Ma fustine voi obedito? ¶ GIANNOZZO ¶ Pur tale ora alle
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LIONARDO ¶ Crucciastivi voi seco? ¶ GIANNOZZO ¶ Ah! Lionardo, colla donna
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mi crucciai. ¶ LIONARDO ¶ Mai? ¶ GIANNOZZO ¶ Perché dovessino tra noi
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quanto dovea voi ubidiva. ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, questo sì bene
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Non la riprendesti voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Eh! Eh! pur con
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modo la riprendesti voi? ¶ GiANNOZZO Aspettai di riscontrarla sola
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famiglia reverente e costumata. ¶ GIANNOZZO ¶ E così tutte le
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il governo della famiglia. ¶ GIANNOZZO ¶ Non dubitare che io
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nostre". ¶ LIONARDO ¶ Ma pur, Giannozzo, poiché così si vede
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gente rozza e inetta? ¶ GIANNOZZO ¶ Sia certo ch'e
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quanti sono questi di Giannozzo, el quale prima insegna
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con questi vostri ricordi, Giannozzo, fare le nostre donne
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bene usare le cose? ¶ GIANNOZZO ¶ Apunto, io vi farò
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qui ridere. ¶ LIONARDO ¶ Come, Giannozzo? ¶ GIANNOZZO ¶ Lionardo mio, come
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ridere. ¶ LIONARDO ¶ Come, Giannozzo? ¶ GIANNOZZO ¶ Lionardo mio, come quella
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1440
LIONARDO ¶ Che rispuose ella? ¶ GIANNOZZO ¶ Rispuosemi presto lieta lieta
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molto che non logorano. ¶ GIANNOZZO ¶ Ancora ivi surge maggiore
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si dovesse giudicare superchia? ¶ GIANNOZZO ¶ Feci. Dissili: "Donna mia
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alla donna regola nessuna? ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, diedi questa. Dissili
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giù portando quanto bisogna? ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, ancora perché sarebbe
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faceva, prevedeva e avisava? ¶ GIANNOZZO ¶ Sì, e per questo
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comperare sempre del migliore? ¶ GIANNOZZO ¶ E quanto grande! Se
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che le non buone. ¶ GIANNOZZO ¶ Non dubitare, egli è
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questo ordine quanto bisognava? ¶ GIANNOZZO ¶ Nulla rimase adrieto. Più
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che vi rispuose ella, Giannozzo? ¶ GIANNOZZO ¶ "Certo", disse ella
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1440
vi rispuose ella, Giannozzo? ¶ GIANNOZZO ¶ "Certo", disse ella, "trista
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quante cose voi contavi? ¶ GIANNOZZO ¶ Ella pure stava non
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da gloriarsi esservi moglie! ¶ GIANNOZZO ¶ Sia certo, ella conobbe
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parse ella avervene grazia? ¶ GIANNOZZO ¶ La maggiore. Anzi solea
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amorevole quanto ella dovea. ¶ GIANNOZZO ¶ Ella pure da prima
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questo non rimediasti voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Rimediai. Quando io giugneva
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chi vi fusse amico. ¶ GIANNOZZO ¶ Non l'insegnai conoscere
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la donna sia riverita. ¶ GIANNOZZO ¶ Anzi fu sempre necessario
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Adovardo discese verso noi. Giannozzo e Lionardo si levorono
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ove Adovardo rispondeva a Giannozzo come Ricciardo era tutta
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migliorato. Allora disse così Giannozzo: - Se io avessi così
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uomini grato e accetto. ¶ GIANNOZZO ¶ Così mi pare condegno
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quali porgete a Dio? ¶ GIANNOZZO ¶ E sono, e ogni
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siamo acorti. ¶ LIONARDO ¶ Stimate, Giannozzo, questo vostro officio di
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tutti e' suoi ragionamenti Giannozzo essere da udirlo molto
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altre cose sempre fu Giannozzo da essere ascoltato, ma
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con questi vostro discipolo, Giannozzo, a imparare quel che
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si cresca in masserizia. ¶ GIANNOZZO ¶ Non ti lasciare così
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simile al giudicio vostro. ¶ GIANNOZZO ¶ Potrei io giudicare di
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satisfare. ¶ LIONARDO ¶ Siate certo, Giannozzo, che, ragionando voi della
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quanti tu dicevi che Giannozzo la distinse. ¶ LIONARDO ¶ Non
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n'abbia a fare? ¶ GIANNOZZO ¶ Che bisogna dirne, se
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patria. ¶ ADOVARDO ¶ E vedete, Giannozzo, diversa opinione quale io
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danaio? E ponete mente, Giannozzo, in queste nostre fortune
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quelle nostre molte possessioni? ¶ GIANNOZZO ¶ Bene a me sogliono
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In chi diciavate voi, Giannozzo, tanto essere forza d
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così tosto, ché sapete, Giannozzo, sempre fu più lodo
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ferro disfatte e perdute. ¶ GIANNOZZO ¶ Ancora mi piace, com
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a questi detti di Giannozzo? Se tu avessi udito
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io sono contento consentirvi, Giannozzo, e come volete giudicherò
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consentendo al giudicio di Giannozzo? ¶ ADOVARDO ¶ Anzi sarebbe in
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giudicio e sentenze di Giannozzo non essere verissimo, ma
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biasimo dubitarne. E vedete, Giannozzo, in quello che io
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diciavate, e in traficarlo? ¶ GIANNOZZO ¶ Non dissi io che
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io quanto compresi da Giannozzo. In ogni compera e
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Ottimo. Ma del prestargli, Giannozzo, se qualche signore, come
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dì accade, vi richiedesse? ¶ GIANNOZZO ¶ Dare'gli più tosto
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certo di riaverne grado. ¶ GIANNOZZO ¶ Taci. Non dire. Non
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loro quanto manco poterò. ¶ GIANNOZZO ¶ Così farete, figliuoli miei
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utilissimo. ¶ ADOVARDO ¶ Agli amici? ¶ GIANNOZZO ¶ Che domandi tu? Ben
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LIONARDO ¶ Prestare, donare loro? ¶ GIANNOZZO ¶ Questo bene sapete. Ove
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posso io, domandandomi, negarli? ¶ GIANNOZZO ¶ Sai quanto? Tutto quello
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allo amico qualunque cosa. ¶ GIANNOZZO ¶ Se a me fosse
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lui e me diviso. ¶ GIANNOZZO ¶ E se lui non
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più sue che mie. ¶ GIANNOZZO ¶ Sapra'mi dire quanti
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con questi saremo noi? ¶ GIANNOZZO ¶ Sapete voi quale uno
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Anzi questo riputatelo virtù, Giannozzo, con malizia vincere uno
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astuzia co' troppo astuti. ¶ GIANNOZZO ¶ Pur vorrete trovare da
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Quanto a noi pare, Giannozzo, testé qui vogliate seguire
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il dì ci seccano. ¶ GIANNOZZO ¶ Così al tutto volete
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negare aperto e virile. ¶ GIANNOZZO ¶ Quanto io, prima era
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come li tratterresti voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Ove io potessi senza
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de' miei. ¶ ADOVARDO ¶ O Giannozzo! ¶ LIONARDO ¶ Diritto, buono, prudente
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essere e buoni parenti. ¶ GIANNOZZO ¶ La roba, e' danari
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mi occorre qui dimandarvi, Giannozzo. Ecco in me di
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costumi scelerati. Che dite, Giannozzo? Parvi da così allargare
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così allargare la mano? ¶ GIANNOZZO ¶ Dimmi, Adovardo, se tu
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Temerei non s'impiagasse. ¶ GIANNOZZO ¶ E adirerestiti, so, con
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pare suo atto mestiere. ¶ GIANNOZZO ¶ E stimi tu senza
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prudenti cittadini, stimo io, Giannozzo, se non conoscessono essere
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larghezza co' giovani loro. ¶ GIANNOZZO ¶ Se io vedessi che
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me pare comprendere che Giannozzo vorrebbe prima e' padri
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mancamento alcuno di danari. ¶ GIANNOZZO ¶ Proprio. ¶ ADOVARDO ¶ O Lionardo
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Lionardo, quanto m'è Giannozzo utile stamani! ¶ LIONARDO ¶ Molto
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al vivere, di tutte Giannozzo ci abbia insegnato essere
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ADOVARDO ¶ Non riputate voi, Giannozzo, utile al vivere l
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amicizia, fama e onore? ¶ GIANNOZZO ¶ Utilissimo. ¶ ADOVARDO ¶ E di
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parse da darne precetti. ¶ GIANNOZZO ¶ Anzi sì, pare. ¶ ADOVARDO
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adunque ne dite voi? ¶ GIANNOZZO ¶ Quanto io, della amistà
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Volete voi vedere perché? ¶ GIANNOZZO ¶ Voglio. Dì. ¶ ADOVARDO ¶ Perché
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povero cerca d'aricchire. ¶ GIANNOZZO ¶ Vero. ¶ ADOVARDO ¶ E niuno
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scemano le sue ricchezze. ¶ GIANNOZZO ¶ Vero. ¶ ADOVARDO ¶ E' poveri
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poveri sono quasi infiniti. ¶ GIANNOZZO ¶ Vero. Molto più ch
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meno che con industria. ¶ GIANNOZZO ¶ Vero. ¶ ADOVARDO ¶ Le ricchezze
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amistà pure o nimistà? ¶ GIANNOZZO ¶ E io pur sono
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ingiusti, aiutinvi ne' casi? ¶ GIANNOZZO ¶ Non ti nego che
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ora voi a me, Giannozzo, se voi avessi l
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e' nimici e' valesse? ¶ GIANNOZZO ¶ Sì. ¶ ADOVARDO ¶ E se
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e ne' luoghi solenni? ¶ GIANNOZZO ¶ Sì. ¶ ADOVARDO ¶ E se
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portarvi in luogo salvo? ¶ GIANNOZZO ¶ Sì. Ma che intendi
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e cavarti delle avversità. ¶ GIANNOZZO ¶ Non biasimo queste tue
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detto antico? ¶ ADOVARDO ¶ Parci. ¶ GIANNOZZO ¶ Se adunque così vi
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que' nostri vecchi venuti, Giannozzo, Ricciardo, Piero, e gli
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principe benivolo e amico. ¶ GIANNOZZO ¶ Anzi e a noi
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a' privati nobili cittadini. ¶ GIANNOZZO ¶ E che lode fie
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parte presentasse al Papa. ¶ GIANNOZZO ¶ O questa una ultima