Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991

la piccola sagoma di Pehnt. Non l’avesse vista

tutt’intorno, della sera. ¶ – Pehnt! ¶ Pehnt è un ragazzino

intorno, della sera. ¶ – Pehnt! ¶ Pehnt è un ragazzino. Anche

una giacca da uomo, Pehnt è un ragazzino. Sta

è santo che tenga. ¶ – PEHNT! ¶ Il ragazzino apre gli

che diavolo fare. ¶ – Alzati, Pehnt, è finita. ¶ Pehnt si

Alzati, Pehnt, è finita. ¶ Pehnt si alza, Pekisch si

ragazzino negli occhi. ¶ – Allora? ¶ Pehnt si stropiccia un’orecchia

semplicemente, mormora. ¶ – Per favore, Pehnt. Non dire cretinate. Dimmi

giacca da uomo addosso, Pehnt. Nera. Di bottoni ne

mai più. ¶ – Di’ qualcosa, Pehnt. Dimmi cosa accidenti hai

Davide e Golia? ¶ – No, Pehnt. ¶ – La storia del mar

fratello di Abele e... ¶ – Pehnt, non devi indovinare, non

così io le risento... Pehnt, questo è geniale, lo

Guarda il tubo. Guarda Pehnt. ¶ – Un buco nel tubo

a non pensarci... caro Pehnt, ecco dov’è l

voce... sparita nell’aria... ¶ Pehnt si è alzato il

ti dico? lo troveremo, Pehnt... noi troveremo quel buco

ne vanno, Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch, se

vanno, Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch, se ne

saggio. ¶ – Che succede, Pekisch? ¶ Pehnt stava in piedi su

Solo questo è importante. ¶ Pehnt stette un po’ a

qualcun’altra... ¶ – Due? ¶ – Due. ¶ Pehnt scese dalla sedia. Camminò

e con meticolosa fatica Pehnt iniziò a scrivere: ¶ 280. Schifezze

cioè in quello che Pehnt festeggiò come giorno del

Emporio Fergusson e Figli, Pehnt capì, in un istante

fatica sprecata, ragazzo. ¶ A Pehnt il discorso parve convincente

mappa del sapere di Pehnt si sviluppò giorno dopo

il mondo. Cose così. ¶ – Pehnt è strambo – diceva la

propriamente, il padre di Pehnt. Nel senso che Pehnt

Pehnt. Nel senso che Pehnt non aveva, propriamente, un

storia della giacca di Pehnt, la quale, tra l

senso del destino. Quando Pehnt compì sette anni, la

come morte. ¶ – Ascoltami bene, Pehnt. Questa giacca l’ha

la farai – disse a Pehnt. ¶ Per facilitare l’impresa

parte sua, fornì a Pehnt alcune utili certezze tra

tempo. Stai in piedi, Pehnt, tieni il tubo più

più dritto che puoi. ¶ Pehnt teneva il tubo più

in piedi sopra. ¶ – Siediti, Pehnt – diceva la gente. ¶ – Grazie

Pekisch. ¶ E così cresceva Pehnt. Mangiando uova a pranzo

a casa, Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch, scivolando

casa, Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch, scivolando nel

Foresta incantata, boschi natii. Pehnt camminava mettendo un piede

riconoscerai. ¶ – Sei sicuro? ¶ – Giuro. ¶ Pehnt tornò a camminare sul

non c’era ancora Pehnt, io stavo di sopra

detto, una volta, a Pehnt... sa, lui scrive quel

bara con il destino. ¶ Pehnt e Pekisch, in piedi

Andersson, e lo sapeva. ¶ Pehnt iniziò a pettinarsi e

discorsetto. Prese da parte Pehnt, mise su il tono

funziona. ¶ S’era innamorato, Pehnt. ¶ Pekisch gli regalò un

il libriccino viola di Pehnt, quei morti, Elisabeth immobile

il primo amore di Pehnt, parole a miliardi, l

di Ticktel, Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch, la

Ticktel, Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch, la nostalgia

Rail, gli occhi di Pehnt, gli occhi di Mormy

cosa diversa... e anche Pehnt l’aveva capito... magari

c’è altro... e Pehnt aveva quella giacca e

giusta era chiaro che Pehnt doveva partire... / Alza la

istante per gridare a Pehnt dove diavolo è stato

sta storia... Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch... tutte

storia... Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch... tutte carognate

aveva nemmeno un padre, Pehnt... e Pekisch, poi... non

sì... pensa che quando Pehnt decise di partire... cioè

decise di partire... cioè... Pehnt decise di partire e

sembra che preghi, pensa Pehnt che è dall’altra

capo chino, immobile, e Pehnt, dall’altra parte della

altra parte della strada – Pehnt che partirà – Pehnt che

strada – Pehnt che partirà – Pehnt che non sentirà più

più niente del genere – Pehnt che brucia in quella

stanno per scontrarsi / addio Pehnt, addio amico che non

immediatamente stringe quelli di Pehnt, perforando l’esplosione di

adesso no, qualsiasi cosa, Pehnt, ma quella no – perché

no – perché? – non adesso Pehnt / e sì che qualcuno

di essere il tuo ¶ Pehnt ¶ Ascoltami bene, Pehnt, ¶ io

tuo ¶ Pehnt ¶ Ascoltami bene, Pehnt, ¶ io posso anche sopportare

e che si chiama ¶ Pehnt? ¶ P.S. Saluti da

amico che si chiamava Pehnt. Era un ragazzo intelligente

merito. Io mi chiamo Pehnt, e sono ancora quello

sa quanto ti abbraccio. ¶ Pehnt, assicuratore. ¶ 4 ¶ Accadono cose che