Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, 1524

FAMIGLIO di Sofonisba ¶ Una SERVA di Sofonisba ¶ CORO di

vo' morir, che viver serva. ¶ CORO ¶ Che cosa v

morire ¶ voglio, che viver serva de' Romani. ¶ CORO ¶ Buon

questa, o l'esser serva de' Romani. ¶ Allor la

nimica, e poscia è serva ¶ del popolo di Roma

sia tolta, ¶ e vada serva in terra peregrina; ¶ e

campo ¶ vadi, per esser serva de' Romani. ¶ Lassa, pensando

ahi che vien fuore ¶ serva, che piange e si

il cuore. ¶ Scena II ¶ SERVA e CORO ¶ SERVA ¶ Ohimé

II ¶ SERVA e CORO ¶ SERVA ¶ Ohimé meschina, o trista

tuo sì duro pianto? ¶ SERVA ¶ I' piango ognor ch

O come io temo! ¶ SERVA ¶ Tosto la vederete ancora

ci tener tanto sospese. ¶ SERVA ¶ In brieve perderemo la

perderemo? u' deve andare? ¶ SERVA ¶ Andrà, donde giamai non

ch'esce di vita. ¶ SERVA ¶ Così farà costei. ¶ CORO

CORO ¶ Dunque ella muore? ¶ SERVA ¶ Credo che tosto abbia

incresca di narrarla tutta. ¶ SERVA ¶ Come uscì Massinissa, la

è tolto, ecco si serva la seconda: ¶ che non

sei con la regina? ¶ SERVA ¶ La regina era andata

che tanto l'ama? ¶ SERVA ¶ La misera nol seppe

sola fra noi perfetta. ¶ SERVA ¶ Gravi gravi punture ¶ Son

e a la madre serva, non che nuora. ¶ Poi