parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Catena Fiorello, Picciridda, 2006

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
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farla ammalare, e proprio a ridosso di un’occasione
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deciso che fosse Nora a farsi carico di tale
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visto nessuno entrare insieme a te!». ¶ L’aula era
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dire, perciò un po’ a disagio iniziai a trafficare
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po’ a disagio iniziai a trafficare con la cartella
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in ritardo avevo lasciato a casa i quaderni e
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quella donna era riuscita a far sfumare la parvenza
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stessa ci spiegò che, a differenza delle scuole elementari
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spartire le tante ore a scuola poteva costituire una
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undici anni, e viveva a Marmaruca, una piccola frazione
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dimenticato e ho continuato a sentirmelo addosso sempre, in
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in classe, si presentò a noi anche la professoressa
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Le altre professoresse continuavano a sottolineare con fare sarcastico
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voce, diventava un romanzo a puntate. Balsamo per l
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la Pizzitto ci invitava a godere anche della musica
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ma bisognava stare attenti a non premere troppo forte
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alla buona, s’intende), a riconoscere la chiave di
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traduceva con questa domanda: a cosa serviva per il
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autobus che mi riportava a Leto arrivava più o
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del pomeriggio. ¶ Io, proprio a quell’ora, e da
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prima di far ritorno a casa. ¶ Mia nonna ovviamente
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e, alleggerita, mi avviavo a casa per pranzare. ¶ Fatiche
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di non capire. Se a tavola non mancava nulla
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noia, e allora cominciava a mormorare e a lamentarsi
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cominciava a mormorare e a lamentarsi della mia poca
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di lei, ma guai a dirglielo! Era questo il
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tutto in discesa. ¶ «Fatti a nomina e vo’ curchiti
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un capolavoro!» Lo ripeteva a me, però, e non
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mia nonna si annoiavano a perdere tempo in cucina
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aveva fatto la contadina a tempo pieno (occupazione che
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aveva portato avanti fino a pochi anni prima) e
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però assicurava che avere a che fare con i
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Messina e Catania. Controllava a cadenza mensile che i
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casalinghe, non andavo subito a studiare. Prima mi distraevo
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giocava con il tuppetto, a mosca cieca e a
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a mosca cieca e a un due tre stella
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mantenere un umore altalenante. ¶ A detta della nonna, che
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fuori quell’amaro discorso, a casa nostra calava una
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alcuni siciliani che vivevano a Nuova York. ¶ Noi volevamo
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obbligare la zia Pina a tenerlo in casa, magari
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in quell’assenza continuava a gridare il suo amore
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che tu abbia pensato a questo mentre salivi su
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difficoltà che questo generava. A volte era proprio la
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era proprio la nonna a vietarmi di incontrarli; altre
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incontrarli; altre erano loro a disdire. ¶ Malgrado tutto, li
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Santo, Pina era andata a vivere con sua madre
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con sua madre, ma a seguito della morte di
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sola, con due figli a carico, e non era
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volta, lei aveva giurato a mio padre che mai
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altro peccato mortale, anche a costo di mettere al
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serate sul lungomare ¶ Fino a quando durò il caldo
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sedersi davanti alle porte a parlare del più e
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del meno, oppure andare a far visita a qualche
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andare a far visita a qualche parente. ¶ Seduta sul
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e solo le turiste a indossare abiti alla moda
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vestiti nuovi potevamo permetterceli a Natale e Pasqua, e
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pensavamo un bel po’. A volte si saltava proprio
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zio o una sorella: a zonzo si vedevano sfilate
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però non accadeva mai a nessuno della nostra famiglia
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obbligandoci tutti i giorni a lavarci per bene e
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lavarci per bene e a strofinarci fino a fare
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e a strofinarci fino a fare arrossare la pelle
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fuori, in compagnia. Tornare a casa e non sentire
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Ma non volendo arrendermi a quello stato che secondo
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mattina vendeva i meloni, a rifornirci delle migliori delizie
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segnale alzava le tendine a righe gridando: «Gelati, granite
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Gelati, granite, bibite, rinfriscativi ’a ucca. Bambini venite, venite
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ruvida che non servivano a niente. ¶ Dopo aver assaporato
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momenti in cui riuscivo a dimenticarmi dei tanti guai
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con gli occhi sbarrati a inseguire tutti i minimi
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e faceva le consegne a domicilio alle persone che
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sudatissima e stanca, rientrai a casa, la zia era
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frutta, era venuta fino a casa nostra in macchina
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andando al cimitero o a fare una visita. Con
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per nessun motivo. Anche a costo di squagliarsi. ¶ E
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lacrime, e io stentavo a crederci. Quella mattina stava
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un po’, stavano andando a buon fine. ¶ Difficile immaginare
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era nemmeno in preda a un’estasi. Di solito
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aveva lasciata da sola a badare a me. E
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da sola a badare a me. E piano piano
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era volutamente nascosta cominciava a sgretolarsi. ¶ Il papà prese
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non preoccuparsi, che tanto ’a picciridda era tranquilla, e
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e ora impara anche a stirare. L’unica cosa
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consigli, ricordandogli: «Mi raccomando a Melo, portagli rispetto perché
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di Melo, che viene a trovarlo con suo marito
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grandi emozioni, «facìti attenzione a Lucia, a sintii un
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facìti attenzione a Lucia, a sintii un pocu tristi
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francesi. ¶ Gli stranieri riuscivano a fare il bagno anche
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fare il bagno anche a dicembre, quando noi di
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perché mentre loro venivano a divertirsi da noi, i
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da quella gente parlando a gesti. Mia madre, poi
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in un paese attaccato a Leto, esattamente a sei
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attaccato a Leto, esattamente a sei chilometri da casa
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andò come avevo previsto. A causa di una brutta
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di farla viaggiare sino a Santa Venera. Non riusciva
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Santa Venera. Non riusciva a stare in piedi, poverina
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con cui mi divertivo a giocare di tanto in
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bambini!» – e quindi provava a costringermi ad assaggiarlo. Messa
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Carmelo. Il giovanotto andava a caricarli a Giarre, un
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giovanotto andava a caricarli a Giarre, un paesino vicino
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c’erano ancora loro, a tavola non potevano mancare
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che alcuni parenti facevano a giardini Melìa, e il
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Gallodoro per mia madre. A lei quel pane piaceva
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per farla contenta, chiedeva a un suo amico del
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di portargliene una scorta a giorni alterni. ¶ Leto, peraltro
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raggiungere varie destinazioni. Ma a noi questo interessava poco
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solo un’evenienza dovuta a problemi molto seri: malattie
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nei nostri ospedali, visite a parenti lontani per un
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croce che era toccata a noi. ¶ Il pane, comunque
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poi cotto nel forno a legna, aveva un sapore
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lei la teneva chiusa a chiave, rischiando di farla
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giocato con i sassi a riva, ma ne ho
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sono state sempre vicino a me.» ¶ «Eh sì, certo
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che stanno sempre appresso a una bambina, anche se
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stuzzicarmi. Tuttavia, non riusciva a sottrarsi a quell’innato
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non riusciva a sottrarsi a quell’innato istinto di
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volto si corrucciò fino a diventare una maschera. ¶ Fu
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maschera. ¶ Fu proprio grazie a lei che imparai a
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a lei che imparai a riconoscere i sentimenti degli
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sono sempre gli occhi a fregarci quando pensiamo di
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convinti di essere bravi a fingere. ¶ Le ultime feste
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assicurarsi di aver disinfettato a dovere tutte le parti
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e quattr’otto, e a ogni respiro mi veniva
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fuochi d’artificio pronti a esplodere al primo segnale
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segnale, non si riusciva a contenere l’eccitazione. Tutti
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neve caduta per miracolo a quaranta gradi all’ombra
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quelli che ero riuscita a carpire mi erano bastati
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interno. Dopo la litigata a cena con la nonna
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di chi vuol tornare a casa presto; ma lui
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suoi amici, per cui, a un certo punto, mia
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pressarlo ed era ritornata a parlare con sua sorella
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stata solo un’abitudine a cui non avevo dato
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vestitino di cotone rosso, a causa del troppo caldo
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mare e le stelle, a un tratto avevo provato
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invitando i suoi amici a unirsi a noi. Mi
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suoi amici a unirsi a noi. Mi era sempre
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pensavo che di lì a poco (quanto poco?) probabilmente
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saremmo rimasti da soli a considerarci una famiglia. ¶ Lo
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altrimenti sarebbe andata incontro a problemi più seri: privazioni
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immagazzinando molte informazioni utili. ¶ A suo modo, si sentiva
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da un elastico, che a fine lavoro il marito
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le avrebbero consegnato, sbrigandosi a mandarla via in assoluto
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povera ragazza fosse morta a poche ore dall’intervento
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che la bacinella, messa a portata di mano per
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nonna. ¶ Per mettere fine a una situazione troppo dolorosa
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suo marito, per incapacità a tenerle testa, avrebbe saputo
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dire un no gigante a sua madre. A quel
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gigante a sua madre. A quel punto era stata
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era stata proprio lei a uscire dalla stanza, avvisando
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rientrata. Una piccola rivolta a cui forse avrebbe dovuto
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sarebbe stata in tempo a mettere le catene alla
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Emilia era zitella, e a trentacinque anni suonati il
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dei suoi genitori, emigrati a Genova. Lì faceva il
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cattiva. E infatti, proprio a causa di questo difetto
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mese prima di convolare a nozze, i due fidanzati
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mesi che erano seguiti a quella enorme delusione, la
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se n’era andata a un santuario vicino casa
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un santuario vicino casa, a pregare la Madonna del
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la Madonna del Carmine. A Lei si era rivolta
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presa di mira, lei a Genova non s’era
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non dovrei essere autorizzata a chiamarlo in questo modo
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e ha dato ascolto a quella strega di sua
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o non ho ragione?» ¶ A quel punto rimanevano tutte
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indesiderata. Affollavano lo spazio a disposizione appesantendolo di ombrelloni
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nonni, poveri vecchi, costretti a sopportare le smanie dei
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rischiava di svenire, ma a quegli egoisti importava poco
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quegli egoisti importava poco. ¶ A mollo nell’acqua gelata
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mi chiamò per rientrare a casa, sentii l’angoscia
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solo pensiero di trovarmi a tu per tu con
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dell’assenza si affacciava a ondate. E non mi
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E così, mentre tornavo a casa, ancora prima di
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pensieri, che mi aiutavano a lasciarmi alle spalle un
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agglomerato di cemento fino a farlo sembrare un blocco
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era una modesta costruzione a un piano, tutta bianca
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Di rado toccava anche a me farle bere, e
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ai suoi discendenti, che a loro volta, essendo andati
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loro volta, essendo andati a lavorare in Francia, l
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avevano data in comodato a lei, donna, perché ne
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in realtà era destinata a me, la nonna e
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anche uno stanzino umido, a ridosso della cucina, adibito
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ridosso della cucina, adibito a ripostiglio-cantina, dove la
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era già finito, ma a me bastava per illudermi
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proprio in alto. Davanti a noi c’era un
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ogni tanto lasciavano spazio a oleandri e alberi di
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volte mi ero rivolta a loro per convincerle a
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a loro per convincerle a far ritornare indietro i
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piazza. ¶ Era mia nonna a destare tale interesse, e
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interesse, e sempre lei a mantenere rapporti di cortesia
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vino ¶ Una volta rientrata a casa, ripetei gli stessi
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il mio aiuto. Toccava a me apparecchiare la tavola
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stato bisogno. Non riuscivo a capire quella parsimonia nell
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il solo maneggiarle riuscisse a rovinarle. Non ne mettevamo
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possiamo ricavarne. ¶ Se ripenso a quelle mattine buie, fresche
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Il mio pollaio, che a volte era una galera
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sua voce. Avevo altro a cui pensare, e non
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innervosire. Oramai ero pronta a tutto. Scesi dal letto
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le gambe, e anzi, a te fa male il
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così, eh? Se continui a fare la stupida, io
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scordate! Forza, camìna!» ¶ Camminando a passo svelto io pensavo
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svelto io pensavo solo a loro. ¶ A Pietro, che
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pensavo solo a loro. ¶ A Pietro, che durante il
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annoiato, oppure aveva giocato a modo suo, urlando tutto
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ferito il mio cuore. ¶ A me dispiaceva sinceramente sapere
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lei era stata obbligata a lasciarmi a casa. Capitava
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stata obbligata a lasciarmi a casa. Capitava spesso che
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anche quando ne avevano a sufficienza per campare. All
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All’inizio si comincia a desiderarli perché servono per
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di corredo. E riguardo a Pietro pronosticava: «Se continua
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così, pure lui finisce a fare il muratore. Certo
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le scuole “alte”». ¶ Forse, a pensarci bene, se mio
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mio pensiero andò proprio a mio padre. Nei nostri
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dalla nonna) si sposava a meraviglia con i lineamenti
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ardua diventava farlo parlare. A lui non importava molto
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volte in cui andava a raccogliere il gelso, e
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gelso, e allora tutti a gustarsi quel frutto. Il
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chiamavamo noi in dialetto. A me piaceva il bianco
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voleva una gran pazienza a raccogliere gelso per tutta
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intransigente lo aveva invogliato a essere diverso da lei
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fortunata, mio padre andava a guadagnarsi il pane facendo
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in caso contrario girava a vuoto, imprecando contro il
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il destino avverso. Ma a Leto c’erano più
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che case da rimettere a posto. ¶ E non dico
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si può nemmeno andare a pesca tutti i giorni
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mio padre. ¶ «E ancora a perdere tempo coi sogni
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qualche soldo lo portava a casa, ma ora che
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mi dici come fate a campare?». ¶ La nonna diceva
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di smettere di ricamare a punto croce per i
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poi non gli andava a genio che una volta
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lei si spingesse fino a Taormina per trattare i
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alla fine del mese. A sessant’anni suonati oramai
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trovar qualcosa da fare a mio padre, anche se
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questo avrebbe significato obbligarlo a trasferirsi all’estero per
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lavorare. La donna, mossa a pietà da quelle parole
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un’accusa implicita rivolta a mio padre. ¶ E la
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E la nonna, rientrando a casa, l’aveva ribadita
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l’aveva ribadita anche a noi, per sottolineare quanto
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padre l’aveva seguita a ruota, mostrando anche il
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nonna: parole dure pronte a imporre una scelta diversa
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ignavia e codardia rinunciava a un futuro lavorativo realizzabile
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altra, si era messa a guardare fuori dalla finestra
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che stavo per mettermi a piangere. Passarono due o
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nonna non amava assistere a certe scene patetiche – le
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mia madre era ancora a Leto, loro due litigavano
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litigavano spesso, e sempre a proposito di me e
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pezzo quale era stata a suo tempo, prendeva le
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ero rimasta da sola a fare i conti con
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vista la sua propensione a non lasciar correre niente
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padre, e aveva imparato a difendersi da sola. Io
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donna molto libertina. Ma a Leto bastava fermarsi sulla
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principio si sentiva autorizzata a provocare, cosa potessero significare
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per invidia!». Si divertiva a giocare a carte, le
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Si divertiva a giocare a carte, le piaceva fumare
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sera, prima di andare a letto, mi ostinavo ad
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scene di assoluta bellezza a farmela percepire come l
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segreta. E se fino a un minuto prima aveva
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si addolciva, facendola assomigliare a una creatura del Cielo
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in grande considerazione. Ma a parte Nora, Donna Peppina
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per strada si limitava a un saluto veloce e
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Solo con me riuscì a superare alcuni limiti dovuti
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ed io di mettere a posto la stanza da
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fazzoletti che avrebbe regalato a una cugina che viveva
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una cugina che viveva a Torino. Quella donna era
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tutte le generazioni precedenti, a essersi laureata. Una laurea
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un occhio della testa a tutti! Non immaginate quante
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in una scuola superiore a Torino. Gli occhi di
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da poco, Salvatore, laureato a sua volta – e non
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dei due sarebbe andato a finire sopra o sotto
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dire-tutto, io giuravo a me stessa che non
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due professori erano venuti a farci visita, non li
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persone. Mentre Nora continuava a tenere lo sguardo puntato
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sempre che non vada a finire sulla strada sbagliata
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subito s’era messa a scimmiottarlo, imitando i suoi
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madre, nata e cresciuta a Melìa. La nonna, in
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Così glielo fate vedere a questi paesani invidiosi chi
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chiamavamo Donna Peppina era ’a Massara. Lei si portava
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e si beava davanti a ogni evento, anche a
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a ogni evento, anche a un raggio di sole
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poco, e si concedeva a singhiozzi. E poi, i
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ci girava intorno fino a farti esasperare l’anima
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comandare su tutti!». ¶ E a proposito di Donna Peppina
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sono spezzata la schiena a furia di portare coffe
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poco. Non ero abituata a vederla avvilita come un
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di andare da lei a fare la spesa per
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la barba. ¶ D’estate, a quell’ora del mattino
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2006
Tornando con la memoria a quel tragitto, suppongo che
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donne, e il percorso a ritroso verso casa e
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non portino anche involontariamente a incomprensioni e sofferenze. Ma
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sono proprio quelle difficoltà a forgiare legami indissolubili. L
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a fare e disfare a suo piacimento. Lasciammo più
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2006
clown, costretti dalle esigenze a sorridere per non mostrare
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Lei sapeva che ero a pezzi. Conosceva troppo bene
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che si rispettano. Oramai a Leto, picciridda mia, i
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non lo avrei confidato a nessuno. Senza consigli da
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che non sarebbe servito a niente piangere o lamentarsi
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non ero l’unica a soffrire. E per assecondare
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rimasi in silenzio davanti a un destino ingiusto. ¶ Capita
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un destino ingiusto. ¶ Capita a volte di diventare gelosi
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mentre la nonna continuava a parlare, parlare e parlare
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io mi attorcigliai intorno a una rabbia inesplosa, ignorando
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mio figlio. Avevo ragione a non volerla in casa
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fosse passeggero. Quando cominciava a infuriarsi, nessuno era al
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darle nuovi stimoli, obbligandola a parlare d’altro. ¶ «Nora
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carusa, si nun avissi a mia e a tia
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avissi a mia e a tia? Ristassi ’na so
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Ristassi ’na so stanza a ricamare! Comunque, andiamo che
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preparare la cena. Sennò a tuo padre chi lo
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non era mai chiusa a chiave, perché la nonna
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aveva le sue idee a tal proposito. «Dio ci
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l’assillo di controllarla a vista. Aveva trent’anni
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ragazzo si era interessato a lei in passato, ma
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era rifiutata di accondiscendere a dei compromessi fin troppo
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cristiano usava il proprio: ’a zoppa, ’a sciancatedda e
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il proprio: ’a zoppa, ’a sciancatedda e altre cattiverie
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esprimere durante i matrimoni, a cui peraltro partecipavo di
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di là e pigghimi ’a ferla!», diceva. Ma la
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sopra, ora sotto. E a volte, gli uomini tradivano
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proprie mogli stando sopra a qualche altra. La cosa
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con altri uomini. Ma a quel punto, chi decideva
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gradiva altre presenze oltre a quella di mia madre
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passato per diritto successorio a me. Se non ero
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me. Se non ero a giocare, o a fare
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ero a giocare, o a fare altro di impegnativo
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di legno sarebbero riusciti a risparmiarci una tragedia? ¶ Tutte
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erano: «Prima o poi ’a rota gira!», «Tantu u
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mottu di cca avi a passari!», «Passa ’u santu
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crescere attenta ed educata a dovere. ¶ L’acido in
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nonna ci eravamo messe a tavola senza troppa voglia
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Io le prestavo attenzione a tratti, mentre addentavo svogliata
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fare. Casomai è Pietro a darmi pensiero. Ma sono
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sono sicura che lui a quest’ora dorme tranquillo
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per sentirli comunque vicino a noi. ¶ «Uh, è lontanissima
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daranno notizie appena arriveranno a destinazione. Tranquillizzati ora, che
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sulla sdraio di tessuto a righe bianche e blu
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Mi sarebbe piaciuto riuscire a distinguerlo nella sua interezza
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il pavimento. E guai a lasciare che una caparbia
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della cena sarebbe finita a mezzanotte… Proseguendo, mi assicurai
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A Francesca M., ¶ che mi
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M., ¶ che mi insegna a parare i colpi, e
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parare i colpi, e a credere nel domani. ¶ D
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pi la secunna vota. ¶ A tia, màsculu ca ti
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pi’ novi misi intra a ’stu corpu. ¶ E si
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corpu. ¶ E si ammazzi a mia, e comu si
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Per tutti, ero solo ’a picciridda. ¶ «Picciridda veni cca
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veni cca.» ¶ «Picciridda pigghia ’a ferla.» ¶ «Picciridda mància ’a
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a ferla.» ¶ «Picciridda mància ’a pasta.» ¶ Alla fine, ci
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bambine fortunate, invece, quelle a cui era capitato un
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ben poco in comune: a parte qualche ora condivisa
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parte qualche ora condivisa a scuola, le domeniche mattine
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scuola, le domeniche mattine a messa e il tempo
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sotto ai miei occhi – a mo’ di rimprovero – comparivano
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dell’acqua, destinata miseramente a bollire sotto al sole
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mi arrivò abbastanza presto. ¶ A occhi chiusi, e brancolando
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male. Non fui io a decidere, per esempio, che
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quel momento, fui costretta a dare avvio a una
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costretta a dare avvio a una nuova fase della
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mosaico che ho ricomposto a fatica negli anni: il
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in riva al mare a Leto. Quel blu cobalto
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blu cobalto che obbligava a riprendere fiato, tanto spingeva
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nonna, e la sola a condividere con lei la
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perché lei si ostinasse a ripetere che aveva avuto
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che si era presentata a colpi di tosse secca
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E infine, si arrivava a mio padre, Giuseppe, che
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che era partito assieme a mia madre, Cettina, per
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Germania, sperando di riuscire a combinare qualcosa di buono
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ne subisci le conseguenze. A me succedeva puntualmente a
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A me succedeva puntualmente a ogni festa dei Morti
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mottu. ¶ «Ma come fanno a sapere come sono fatte
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quei dolci ne mangiavo a bizzeffe. E mi chiedevo
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e che cosa rimanesse a noi dei tanti momenti
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troppo assurda per chiedere a me stessa di sopportarla
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ne stavano accorgendo. Ferma a guardare, diventavo sempre più
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diventavo sempre più simile a una mummia, perché sapevo
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ja. ¶ Quel pomeriggio riuscii a dire poco. Le parole
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i miei occhi continuavano a girare inseguendo i movimenti
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tre, che da lì a un soffio avrei salutato
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risultati certi. Semmai, prova a illuderci, facendo acquietare la
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era stato mio fratello a mostrarsi il più affettuoso
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i piedi per terra, a pochi centimetri dai gradini
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la mia famiglia cominciava a staccarsi da Leto. E
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Mi raccumannu, ma’, seguite ’a picciridda e non perdetela
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esplicito, e diretto solo a me, e magari in
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Mia madre mi strinse a sé, e poi si
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il coraggio le venne a mancare, e io non
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era solo la nonna a fare e disfare a
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miei che sarebbero venuti a Natale. Ci speravo, tutto
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col cuore che girava a mille per l’euforia
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la zia Franca cominciò a raccontare alla nonna gli
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in fila, stando attenta a non tralasciarne nessuno. Poi
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Poi cambiò canale, spingendosi a parlare di Rita, e
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di Natale, sarebbe ritornata a casa, tanto… Di Nora
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rispose all’istante, urlando a sua sorella: «Cettina, a
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a sua sorella: «Cettina, a soru, comu sii? Beddra
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cori, mi manchi assai.» ¶ A differenza delle altre telefonate
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altre telefonate, non indugiò a lungo e, guardandomi negli
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dopo. Era l’emozione a farmi rimanere stordita. ¶ Anche
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Allora, mamma, non venite a Natale, vero?» ¶ Sapevo che
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della gioielleria? Quello proprio a Natale ha più bisogno
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pensiamo notte e giorno a te, e se sappiamo
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preoccupare. Ho capito. Voi a Natale non venite. Ciao
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nonna mi aveva sorpresa a frugare nei suoi cassetti
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m’ero sentita autorizzata a guardare in nome della
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di Rita, bastardo, continuava a girarmi nella testa. Perché
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l’aveva associata proprio a lui? ¶ I miei compagni
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domandandomi perché avessi avuto a che fare con un
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da parte per interrogarla a dovere. Non si potevano
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introversi. Si erano spostati a Leto, lasciando Melìa, dopo
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ci si arrivava anche a piedi, ma la strada
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mi ricordava di andarli a trovare con più frequenza
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la mia simpatia propendeva a favore della nonna paterna
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saputo che nome dare a quel nostro palpitante rapporto
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e, quando si decidevano a farlo, mi tempestavano solo
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anche con il bastone, a volte. Quando era triste
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le faceva il verso. A quel punto cominciavamo a
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A quel punto cominciavamo a ridere come due stupide
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non la smettevamo fino a quando quella povera malcapitata
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pomeriggio che ero andata a trovarla. Certo, desiderava darmi
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Dio vuole ci vediamo a Natale, picciridda, a casa
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vediamo a Natale, picciridda, a casa della zia Franca
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la nonna Maria intenta a preparare la tavola. ¶ Quanto
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bello per vivere. Appartenevo a quell’unica realtà, non
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poco. ¶ Non piaceva nemmeno a me quel tipo, e
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Pina, quando ero andata a suonare alla loro porta
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avevo incrociato una volta, a distanza di un paio
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giorno non ero andata a scuola perché avevo perso
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io, che mi annoiavo a morte, ferma in piedi
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di allontanarmi per andare a comprare un pacchetto di
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capire. Soprattutto per sapere a chi appartenesse quella zampa
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insegnato la nonna. Dentro a quella tana per fumatori
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perditempo, non si riusciva a respirare. ¶ Una volta fuori
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tutti i pori. ¶ Venimmo a sapere da Nina – la
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cugini, e sarebbe rimasta a letto ancora un po
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un po’. Pensavo, contravvenendo a tutti i miei ultimi
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agli occhi, diede inizio a un discorso che secondo
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altro era stata costretta a procrastinare. ¶ «Senti, picciridda, devi
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Ma non lo dico a nessuno, mancu sutta tortura
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tua famiglia non torna a Natale. E lo posso
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panni. Ma pensa pure a loro. Comu fannu? Non
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dopo se ne torna a casa. Non sarebbe mica
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pausa, la nonna riprese a parlare: «Questa è la
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volta buona che cominci a prendere tutto cu’ un
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un sospiro e prega a Cristu, e aspetta che
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diceva, per sottolineare che a lei la forma interessava
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prossimo. Ma studiare serviva a qualcosa, in definitiva? La
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non eravamo messi bene. A Roma, per esempio, al
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un cristianu, t’avissi a manciari setti salmi di
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stati solo i dispiaceri a farle venire l’esaurimento
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sta disgrazia!”. Non stare a sentire le voci che
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contano. E in mezzo a loro ci siamo pure
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i suoi zigomi, fino a perdersi sotto il mento
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giurarlo fino alla morte». ¶ A cosa o a chi
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morte». ¶ A cosa o a chi si riferissero le
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Aida, ma concreto e a disposizione nei momenti difficili
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attacchi che potevano arrivarmi. A volte, in ragione di
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una bambina. Ero costretta a fare ragionamenti che non
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che non avevano nulla a che vedere con la
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di tutto quel discorso a me rimase impresso il
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visite le facevamo anche a quelli sistemati dalla Postina
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Postina. No, no, andare a casa di gente disperata
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di là, Vogghiu mòriri a go go, e Matruzza
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e Matruzza biniditta dammi ’a forza quando si voleva
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casa. Così ci mettevamo a giocare insieme, e il
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i genitori diventavano tutt’a un tratto permissivi con
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si rivelavano le visite a casa delle signorine in
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prima notte, quella lavorata a cinquecento, qualcuna componeva con
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di cuori, fiori e a volte colombi innamorati. ¶ L
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armonia. E aspiravano solo a una casetta senza pretese
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Prima passa il sapone a secco sulle macchie, poi
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giorno della settimana riservato a tali mansioni, la domenica
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me non passava mai, a meno che non riuscissi
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meno che non riuscissi a convincerla a lasciarmi in
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non riuscissi a convincerla a lasciarmi in pace e
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anche lei voleva bene a Tino, ma a modo
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bene a Tino, ma a modo suo. ¶ L’ozio
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mentre lei era intenta a tirare fuori da un
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dalla scala, fummo costrette a lasciare tutto all’improvviso
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che il negozio, grazie a Dio, almeno la domenica
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corsa con il marito. A casa aveva lasciato il
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raccontargli dei miei progressi a scuola. E volevo anche
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avrebbe indossato un abito a colori (colore per lei
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era il grigio scuro). A me bastava che fosse
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Tennessee, ¶ senza indugio fino a qui ¶ è arrivato il
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malattia, oramai c’erano a disposizione molti farmaci per
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per curarla. Ci esortò a non pensare al peggio
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modo, professoressa?» ¶ Forse pensava a una perfomance particolare. ¶ Pretese
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era il nome adatto a lei, aveva ragione Rita
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così alla fine restò a bocca aperta. ¶ Ricordo che
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fui bravissima, e risposi a tutte le domande, compresa
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dei tuoi genitori, arriveranno a Natale?» ¶ Che cattiveria chiedermelo
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e lo portai trionfante a casa. Provavo lo stesso
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basta, allora siamo legittimati a compiacerci. Pregando però che
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la razionalità ci aiuti a non cadere nel ridicolo
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adesso scrivi una lettera a tua madre e le
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No, non potevo fare a meno delle nostre lettere
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trattava piuttosto della tendenza a lasciar andare le cose
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mia madre, e continuavo a rimanerlo, dall’altro ero
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dolorosa. Ecco perché continuavo a mettere i piedi nella
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follia. ¶ Mi era piaciuta a tal punto che l
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non si poteva fare a meno di accorgersene. Anche
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sue battute ti obbligava a pensarci sopra. ¶ La tragedia
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miei genitori e provare a insistere con una nuova