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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
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1950
riparava; prendeva il manzo a calci in faccia, masticava
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1950
l’ora di andare a dormire – Cinto cenava rosicchiando
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1950
Un giorno decisi Nuto a venire in Gaminella per
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1950
che fosse la miseria a imbestiare la gente. – Non
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1950
disse alla donna: – Dàgli a sto cane – e non
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1950
un momento. – Allora, – disse a Nuto, – vuoi vedere quella
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1950
Non feci in tempo a guardarmi intorno, che sentii
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1950
quei bambinetti che borbottano a pugni chiusi mentre la
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1950
contenta – e diede mano a una sedia di legno
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1950
per traverso. – Ci tocca a tutte, – disse. ¶ Poi si
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1950
prato e si mise a urlare «Cinto Cinto», come
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1950
bestia, non la provvede a chi gli lavora la
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1950
avevo un bel fegato a empirgli la testa di
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1950
miei tempi e dissi a Cinto: – Se passi domenica
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1950
sí. Sei mai andato a trovar Nuto al Salto
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1950
cosí… Che ci sta a fare? ¶ XVII. ¶ Nuto dice
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1950
c’eravamo visti prima. A me pare che la
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senza grembiale. Stava poco a quel banco. Era sempre
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banco. Era sempre disposto a tagliar la corda, e
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1950
da raccontare. E poi, a me Nuto piaceva perché
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Fu cosí che cominciai a capire che non si
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1950
sere d’estate veniva a vegliare sotto il pino
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1950
è in queste vigne? ¶ A me ascoltare quei discorsi
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1950
non sarei mai riuscito a far niente. Ma lui
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1950
diceva che voleva insegnarmi a suonare il bombardino, portarmi
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1950
bombardino, portarmi in festa a Canelli, farmi sparare dieci
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al banco e cominciare a fabbricare un bel tavolino
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1950
che crescevo e cominciavo a capire da me. Ma
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1950
di casa lo mandano a scuola. Sei tu che
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1950
e i bastimenti vanno a orario, tutto il mondo
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1950
come Nuto, di arrivare a valere quanto lui, e
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1950
chi sa dove. ¶ Anche a Canelli c’ero già
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1950
prima. Lui era venuto a cercare un ferro per
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1950
e senza neanche chiedere a Nuto capii ch’era
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1950
nella banca dove andavano a mettersi d’accordo quelli
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1950
quel giorno fu che a Canelli c’era una
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andavano fino alla Stazione, a Sant’Anna, su e
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1950
Canelli fanno questo? – dissi a Nuto, quando l’ebbi
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1950
che non mi capacitava a quei tempi, era che
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1950
e Silvia correvano dietro a questo e a quello
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1950
dietro a questo e a quello. Però mi stupiva
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1950
mi stupiva. E Nuto a dirmi: – Cosa credi? la
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1950
Cirino qualche volta stava a sentire quel che dicevo
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1950
coi ragazzi, bisognava mettermi a giornata. Adesso zappavo, davo
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1950
mio conto avevo imparato a innestare, e l’albicocco
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1950
sul ramo. Quando venivano a vendemmiare con noi, me
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1950
di trovarci le donne. A pensarci adesso, è chiaro
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1950
darmi coraggio pensai soltanto a una cosa che l
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1950
dalla piana del Belbo a metà collina e io
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1950
mai visto prima lavorare a servitori, e fare tante
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1950
la strada li calcolavamo a sacchi. Tra noialtri e
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1950
in piú di dieci a mangiare, e vendevamo l
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1950
e venivano dalle sarte a Canelli, l’Emilia li
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1950
tavola. ¶ Cirino m’insegnò a trattare i manzi, a
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1950
a trattare i manzi, a cambiargli lo strame non
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1950
mi disse. M’insegnò a strigliarli bene, a preparargli
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1950
insegnò a strigliarli bene, a preparargli il beverone, a
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1950
a preparargli il beverone, a passargli la forcata giusta
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1950
forcata giusta di fieno. A San Rocco li portavano
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1950
Serafina, o l’Emilia, a portare il vinello, o
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1950
facevo io una scappata a casa e mangiavamo colazione
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1950
giornata, di sopra cominciavano a muoversi, sullo stradone passava
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1950
La giornata la passavo a far erba, a voltare
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passavo a far erba, a voltare i fieni, a
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a voltare i fieni, a tirar l’acqua, a
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a tirar l’acqua, a preparare il verderame, a
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1950
a preparare il verderame, a bagnare l’orto. Quando
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1950
il massaro mi mandava a tenerli d’occhio, che
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1950
che non si fermassero a discorrere in fondo alla
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1950
E i braccianti dicevano a me ch’ero uno
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1950
anno attacchi anche tu a lavorare. ¶ Perché adesso non
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1950
nel cortile, mi mandavano a far questo e quello
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1950
fuoco, e io stavo a sentire, vedevo chi andava
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1950
Qui chiunque passasse, andando a Canelli o tornando, si
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1950
o tornando, si fermava a dir la sua, e
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1950
il cane si mette a abbaiare frenetico, e la
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1950
Cose vecchie – la Mora a quei tempi non aveva
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1950
sor Matteo era sempre a Canelli, sempre in giro
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1950
giro sul biroccio, sempre a caccia. Scavezzacollo, ma alla
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1950
gli piaceva l’abbondanza, a chi il vino, il
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1950
il grano, la carne, a chi le donne e
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1950
adesso il sor Matteo a un’occhiata sapeva dire
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1950
sapeva già i conti a memoria e si ricordava
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1950
sopra, dietro la porta a vetri, io per un
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1950
col grembialino, l’Emilia a volte mi chiamava dalle
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1950
terrazzo, e mi chiamarono a tenere la scala per
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1950
noi ragazzi quando andavamo a nasconderci tra le canne
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1950
si scende piú facilmente a Belbo che non da
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1950
sull’acqua in mezzo a rovi e gaggíe. Invece
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1950
la spia e cominciò a chiamarmi bastardo. Nicoletto era
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1950
in Alba. Ci prendevamo a sassate, ma dovevo stare
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1950
ma dovevo stare attento a non fargli male, perché
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1950
cosí nudo dovevo correre a nascondermi e sbucare nei
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1950
fermarsi dal Piola tornasse a casa con l’erba
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1950
casotto non bastava neanche a noi, e a noi
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1950
neanche a noi, e a noi non ci toccava
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1950
finestra ch’era scemo a pigliarsela, che nessuno aveva
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1950
Ci venivamo in novembre a rubargli le nespole. Cominciai
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1950
rubargli le nespole. Cominciai a guardarmi sotto i piedi
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1950
è tutto in mano a quel prete. ¶ – Vuoi dire
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1950
altre campane, prender aria. A Canelli è diverso. Hai
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1950
era venuto il mondo a svegliarli. C’era stata
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1950
i fascisti eran serviti a qualcosa, avevano aperto gli
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1950
piú tonti, costretto tutti a mostrarsi per quello che
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1950
dai conventi. – E siamo a questo, – disse Nuto, – che
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1950
per niente, – disse, – toccava a lui fare la forca
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1950
Gaminella in faccia, che a quell’altezza sembrava piú
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1950
parte del mondo. Chiesi a Nuto: – Di partigiani ce
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1950
che una spia mandasse a bruciarti la casa… ¶ Studiavo
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1950
che gli piaceva divertirsi a tutt’e due e
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1950
e trangugiò saliva. ¶ – Stava a Canelli, – disse. – Non potevano
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1950
Santa Santina? Pensare che a sei anni era cosí
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1950
non l’hai vista a venti, – disse Nuto, – le
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1950
L’hanno ammazzata? ¶ – Andiamo a casa, – disse Nuto. – Volevo
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1950
sul trave nel cortile, a vegliare – passanti si soffermavano
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1950
sí sí ragazze… pensate a crescere… cosí dicevano i
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1950
si vedrà quando toccherà a voi». A quei tempi
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1950
quando toccherà a voi». A quei tempi non mi
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1950
cane se non vado a Canelli. Se non vinco
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1950
casotto e andare servitore a Cossano, già varie volte
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1950
estate mi aveva mandato a giornata alla Mora. Avevo
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1950
con Cirino, Serafina, aiutavamo a far le noci, la
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1950
le noci, la meliga, a vendemmiare, a governare le
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1950
la meliga, a vendemmiare, a governare le bestie. A
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1950
a governare le bestie. A me piaceva quel cortile
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1950
che l’Emilia correva a cullare di sopra tutte
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1950
queste cose all’Angiolina, a Padrino, a Giulia, se
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1950
all’Angiolina, a Padrino, a Giulia, se non era
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1950
di un manzo. – Siamo a terra, – diceva Padrino, – come
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1950
diceva Padrino, – come faccio a pagare il Consorzio? – Già
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1950
gli diceva l’Angiolina a denti stretti, – in qualche
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1950
chiamassero, che venisse qualcuno a mandarmi via. Perché sapevo
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1950
Consorzio, andò lui fino a Cossano, aggiustò le ragazze
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1950
sacconi, andai nella stalla a staccare la capra. Non
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1950
tanto tempo davanti. Pensa a crescere per ripagare questa
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1950
alla luce della lampada a petrolio, tutti in cucina
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1950
disse che la vergogna a tavola stava bene, ma
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1950
al cancello, si andava a prendere un’altra fascina
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1950
il biroccio per andare a Canelli; una volta portarono
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1950
Canelli; una volta portarono a casa del torrone e
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1950
Emilia. La domenica andavo a messa in paese coi
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1950
e portavamo il pane a cuocere. La collina di
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1950
terra, se mi metterò a parlare alla figlia del
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1950
non pensavo già piú a Cossano – ero Anguilla e
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1950
Andai invece un mattino a Canelli, lungo la ferrata
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1950
non conoscevo, tirai via. ¶ A Canelli entrai per un
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1950
col carro un ragazzo a vender l’uva insieme
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1950
perché i partigiani morivano a valle, fucilati sulle piazze
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1950
vicino e avevo visto a Fresno abbastanza messicani miserabili
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1950
Mi toccò poi ricominciare a Genova l’altr’anno
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1950
vita e quella gente a cui ero avvezzo da
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1950
da dieci anni, tornava a farmi paura e irritarmi
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fino al deserto, fino a Yuma, fino ai boschi
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1950
Campagna è dir troppo. A perdita d’occhio una
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1950
di ricambio. ¶ Allora cominciai a spaventarmi. In tutto il
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1950
all’America, in mezzo a un deserto, lontano tre
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1950
volte mi ero addossato a un palo telegrafico e
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1950
alla costa. Mi rimisi a studiare la carta. ¶ I
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carta. ¶ I cani continuavano a urlare, in quel mare
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1950
una famiglia che andava a fare la stagione a
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1950
a fare la stagione a San Bernardino o su
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1950
Eppure si adattavano, andavano a cercare le stagioni dove
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1950
il mondo era venuto a stanarli da casa con
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bestiola spaventata che scappò a saltelli; e filava sbatacchiando
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1950
e la sabbia tornò a scricchiolare, mi dicevo che
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1950
insanguinava la pianura. Rimasi a guardarla un pezzo. Mi
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il vermut al bar, a parlare scandalizzati, a chiedersi
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1950
bar, a parlare scandalizzati, a chiedersi quanti poveri italiani
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dai rossi. Perché, dicevano a bassa voce in piazza
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1950
vigne – e si mise a gridare ch’era disposta
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gridare ch’era disposta a andarci lei nelle rive
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1950
andarci lei nelle rive a cercare altri morti, tutti
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1950
morti, tutti i morti, a dissotterrare con la zappa
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1950
volentieri… ¶ La conclusione piacque a tutti. Allora dissi che
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1950
se lo ricordava. Ricominciarono a discutere. ¶ Me ne andai
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1950
anche lui in paese a sentire, e adombrava come
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1950
stato e possa dirlo? A Genova i partigiani hanno
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1950
l’indomani. Qualcuno stava a Nizza, impiegato… Chi ha
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1950
ospedale, e diversi andarono a vederli e uscivano storcendo
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1950
usci del vicolo, – tocca a tutti una volta. Però
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1950
che si sono trovati a far la guerra… Quando
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1950
mobilitati. ¶ – Non sarò io a rallegrarmi di quei tempi
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1950
dietro l’orecchio, guardò a terra e masticava amaro
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1950
posto, – gli dissi, – andrei a chiedergli una messa per
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1950
in giro le bambine a saccheggiare i giardini. Il
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1950
giardini. Il parroco, parato a festa, con gli occhiali
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1950
riparare – dar sepoltura cristiana a quei due giovani ignoti
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1950
la sua rossa bandiera… ¶ A me quel discorso non
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1950
la Virgilia ci portava a messa, credevo che la
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1950
che i morti servivano a lui. Non bisogna invecchiare
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1950
oscena, di non andare a Canelli se non per
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1950
di allungarsi i vestiti. A sentire i discorsi che
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1950
vivere senza una casa, a sperare che di là
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1950
e scrivevo delle lettere a Genova, in America, maneggiavo
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1950
nuovo stato in mare, a correr dietro alle mie
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1950
sullo stradone nella carrozza a tiro doppio guidata dal
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1950
io d’inverno correvo a scuola e mi fermavo
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1950
il Vecchio era morto a tempo. Mi venne in
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1950
fiori con l’etichetta. A modo suo anche il
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1950
dei beni per andarci a caccia, o anche per
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1950
che il Cavaliere andasse a caccia, e qualcuno gli
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1950
che avrebbe fatto meglio a piantarci dei ceci. ¶ – Ho
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1950
allora entrai anch’io a dir qualcosa, per cambiare
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1950
altro, ma se salivo a fargli una visita, con
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1950
ero stato da altri a veder terre; dunque, se
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1950
nuovo mi sbagliai: sta’ a vedere, mi dissi, che
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1950
fosse sua, come piaceva a lui, libera e selvatica
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1950
atteso in paese, che a quell’ora non prendevo
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1950
sotto i pini. ¶ Ripensai a questa storia le volte
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1950
gli stessi – che somigliavano a quello del Cavaliere. Da
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1950
anno i falò? – chiesi a Cinto. – Noi li facevamo
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1950
questi fuochi. ¶ Cinto stava a sentire. – Ai miei tempi
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1950
Allora andiamo un po’ a vedere – e partiva. Non
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1950
la sirena che suonavano a Canelli quando c’era
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1950
O magari lo cambiava a suo modo, attaccando a
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1950
a suo modo, attaccando a discutere. Stavolta stette zitto
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1950
crederci per forza. Prova a tagliare a luna piena
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1950
forza. Prova a tagliare a luna piena un pino
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1950
preti se poi credeva a queste superstizioni come i
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1950
nuovo, guardandomi intorno, pensavo a quei ciuffi di piante
221
1950
X. ¶ Se mi mettevo a pensare a queste cose
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1950
mi mettevo a pensare a queste cose non la
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1950
anche detto «Se riesco a fare questi quattro soldi
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1950
gusto di una minestra, a una voce che senti
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1950
Queste cose piacevano – salvo a Nuto, si capisce, che
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1950
nei cortili. Qualcuno veniva a cercarmi, mi chiamavano di
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1950
mi credevano. Potevo spiegare a qualcuno che quel che
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1950
di cicoria, un fazzoletto a quadrettoni blu, una zucca
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rughe, buoi guardinghi, ragazze a fiorami, tetti a colombaia
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1950
ragazze a fiorami, tetti a colombaia. Per me, delle
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1950
guerra non fosse servita a niente, che tutto fosse
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1950
voleva vendermi la casa. A Cossano, dov’erano andati
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1950
Cossano, dov’erano andati a finire coi quattro soldi
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1950
altro; il pane scendevano a cuocerlo una volta al
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1950
e si era messo a girare le campagne e
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1950
cascina, dov’era entrato a mendicare. ¶ Cosí era inutile
237
1950
era inutile che andassi a Cossano a cercare le
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1950
che andassi a Cossano a cercare le mie sorellastre
239
1950
cercare le mie sorellastre, a vedere se si ricordavano
240
1950
mente l’Angiolina distesa a denti aperti, come sua
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1950
fossi uscito per caso a tredici anni, quando Padrino
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1950
quando Padrino era andato a stare a Cossano, ancor
243
1950
era andato a stare a Cossano, ancor adesso farei
244
1950
ceci. La Virgilia riusciva a sfamarci. Ma adesso capivo
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1950
quel ragazzo storpio. ¶ Chiesi a Cinto se i noccioli
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1950
ancora qualche pianta. Voltandomi a parlare, avevo visto sopra
247
1950
momento l’illusione che a casa mi aspettassero le
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1950
la capra e che a loro avrei raccontato glorioso
249
1950
era venuta solo ieri a raccogliere i pomodori. – Ve
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1950
andava mai nel Belbo a pescare con la cesta
251
1950
travolte in Belbo – eppure a guardarsi intorno, il grosso
252
1950
Se era mai stato a Canelli. C’era stato
253
1950
il Pa era andato a vendere l’uva da
254
1950
e andavano sulla ferrata a veder passare il treno
255
1950
passare e poi fino a notte, nelle case del
256
1950
al mattino. ¶ Cinto ascoltava a bocca aperta, con la
257
1950
contro il legno, e a ogni colpo Cinto batteva
258
1950
averlo fatto. Mi misi a ridere e gli dissi
259
1950
gli occhi mi divertivo a ritrovare le cose com
260
1950
dove metteva i salici a stagionare, quest’anno ch
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1950
asciutto. Lui si chinò a far su il fastello
262
1950
poi cambiò idea. Rimase a guardarmi, rincalzando col piede
263
1950
ne fossero invece tornati a casa – i tedeschi a
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1950
a casa – i tedeschi a casa loro, i ragazzi
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1950
era giovanotto. ¶ Cinto stava a sentirci, a bocca aperta
266
1950
Cinto stava a sentirci, a bocca aperta. Chi sa
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1950
Sembrava parlasse di andare a funghi, o a fascine
268
1950
andare a funghi, o a fascine. Si animò per
269
1950
quella guerra era servita a qualcosa. Bisognava farla, era
270
1950
che deve succedere interessa a tutti quanti, che il
271
1950
se salivo con lui a bere un bicchiere. Raccolse
272
1950
dei salici e chiese a Cinto se era andato
273
1950
Cinto se era andato a far l’erba. Cinto
274
1950
erba. Cinto, scostandosi, guardava a terra e non rispose
275
1950
libera menò un salice a frustata e Cinto saltò
276
1950
essere un ragazzo venuto a giocare con Cinto, e
277
1950
il vecchio avesse menato a lui non potendo prendersela
278
1950
le piante dovrebbero essere a frutto; nella vigna è
279
1950
di carte in mano a uno che teneva banco
280
1950
mi disse che aveva a casa un due di
281
1950
partivano sul fresco, andavano a Nizza, a Acqui, coi
282
1950
fresco, andavano a Nizza, a Acqui, coi sacchetti di
283
1950
Era qui che uscivamo a giocare, dopo che la
284
1950
acqua corrente. ¶ – Non vai a fare l’erba per
285
1950
succede in questa valle a tanti – di venir su
286
1950
delle fiere. Ma anche a lui che non si
287
1950
mal fatto e che a tutti interessa cambiarlo. ¶ Capivo
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1950
preparavo al mio destino, a vivere senza una casa
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allora l’amico disse a me chi era Nuto
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suonato senza smettere fino a Calamandrana. Lui li aveva
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gli chiesi quando tornava a Bubbio. ¶ – Anche domani, – disse
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notte, prima di scendere a Oakland, andai a fumare
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scendere a Oakland, andai a fumare una sigaretta sull
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non erano niente, somigliavano a quei grilli e a
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a quei grilli e a quei rospi. Valeva la
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stanza o in fondo a un vicolo. Che anche
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quelle montagne si capiva a ogni svolta che nessuno
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cose non si dicono a nessuno, non serve. Un
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avevo abbastanza. Allora cominciai a pensare che potevo ripassare
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all’Angelo e stavamo a prendere il fresco sul
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dissi. – Sai com’è a quell’età. Basta vedere
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vedere una ragazza, prendersi a pugni con uno, tornare
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pugni con uno, tornare a casa sotto il mattino
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decidersi. Non ti rassegni a far la vita di
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Si sentono tanti discorsi. A quell’età una piazza
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è un destino. Tu a Genova, in America, va
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Genova, in America, va’ a sapere, dovevi far qualcosa
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ti sarebbe toccato. ¶ – Proprio a me? Ma non c
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sei neanche accorto. Ma a tutti succede qualcosa. ¶ Parlava
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tutti succede qualcosa. ¶ Parlava a testa bassa, la voce
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ringhiera. Sembrava che giocasse. A un tratto alzò la
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cose di qui, – disse. – A tutti qualcosa tocca. Vedi
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mi ero ancora abituato a considerarlo diverso da quel
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gamba che c’insegnava a tutti quanti e sapeva
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visto che la gente, a lasciarle tempo, vuota il
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bestemmiano. Per farli venire a pregar la madonna il
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l’altro? ¶ – Si fregano a turno, – dissi. ¶ – No no
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Ghigna han fatto presto a fregarlo, piú nessuno gli
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ce l’avesse fatto a noi quando andavamo nella
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nidiate hai fatto fuori a quei tempi? ¶ – Sono gesti
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sono dentro anch’io a quest’odore, ci sono
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chiedono se sono venuto a comprar l’uva o
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e bastardo. Sanno che a Genova ho dei soldi
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persiane chiuse, che pensa a me com’io pensavo
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hanno offerte. Io sto a sentire, con le mani
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della Villa e viene a spartire i raccolti con
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ululava, si strozzava. Seguitai a salire, e vidi il
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mi fermai, lui continuava a batter gli occhi; il
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dalla ruota – si alzò a fatica, puntando la gamba
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standogli insieme era venuta a somigliargli. ¶ Entrai nell’aia
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donne guardarono da me a lui, che si mise
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lui, che si mise a ridere – rideva senza far
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alle donne: – Allora vado a cercare il Valino –. Volevo
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al ragazzo: – Muoviti. Va’ a vedere anche tu. ¶ Cosí
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i filari adesso era a stoppia di grano, cotta
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esser sceso nella riva a cercare le noci o
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qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o
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non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba
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finestretta vuota, e pensavo a quegli inverni terribili. Ma
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sulla spalletta del ponte a chiedermi com’era stato
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magari roncata e messa a grano, ma intanto adesso
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sera voltando le spalle a Gaminella avevo di fronte
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andato con le figlie a Cossano, tutti quegli anni
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il Belbo facendomi pensare a meraviglie, alle stazioni e
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bevevano, si picchiavano, portavano a casa la bandiera e
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e la si vende a Canelli; si raccolgono i
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tutta la valle fino a Camo. Che cosa vuol
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l’esperienza. Possibile che a quarant’anni, e con
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dice che per farcela a vivere in questa valle
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da giovanotto è arrivato a suonare il clarino in
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banda oltre Canelli, fino a Spigno, fino a Ovada
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fino a Spigno, fino a Ovada, dalla parte dove
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le promesse in riva a Belbo. C’era di
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nella festa, al tiro a segno, sull’altalena, avevamo
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valle quando appena cominciavo a saperlo. Nuto che c
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complice delle prime fughe a Canelli, aveva poi per
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faccio la scappata passo a trovarlo. La sua casa
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La sua casa è a mezza costa sul Salto
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primi tempi della Mora, a me che venivo da
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sui trucioli; li buttano a ceste nella riva sotto
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ignoranti, che li riducono a vivere di torsi di
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la facciano, bisogna aiutarli. ¶ A me piace parlare con
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o dentro il Belbo, a caccia di nidi. Lui
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sera veniva in cortile a vegliare con noi della
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stato li avevamo intorno a noi, di giorno chiari
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ambiziosi, tutti quanti. E a mangiare, diceva, erano sempre
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sempre gli stessi, e a sentirli mi pareva di
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suonando se ne portano a casa pochi, e poi
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musica. Mettersi in gruppo – a volte succedeva – le notti
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ho già detto, – dissi a Nuto, – che il Cola
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fa: – Sei già andato a dare un’occhiata alla
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c’ero andato. Era a due passi dalla casa
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quando ancora non pensavo a tornare, quando avevo mollato
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sole avevo detto: «Sono a casa». Anche l’America
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pini e le vigne. «A vedermi la zappa in
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e feci il lattaio a Oakland. La sera, traverso
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sulla strada del Cerrito. A forza di venire a
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A forza di venire a prendermi sull’uscio, s
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coi tacchetti, mi prendeva a braccio e voleva che
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terra, dare un senso a tutto il baccano sotto
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bottiglia, – dissi in dialetto, a labbra strette. ¶ Gli risero
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Mi raccontò che lui a casa aveva fatto il
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indietro con la mano: – A te queste donne ti
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bevevano soltanto per farcela, a mezzanotte suonavano ancora, e
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piacessero anche a Irene, a Silvia, a loro ch
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a Irene, a Silvia, a loro ch’erano signore
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non pensavo piú nemmeno a saltare sul treno. ¶ La
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La signora Elvira tornò a invitare a cena Arturo
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Elvira tornò a invitare a cena Arturo, che stavolta
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fece furbo e lasciò a casa l’amico toscano
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fece subito la corte a Irene; Silvia coi suoi
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le donne giravano già a capo scoperto, anche sotto
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aveva mangiato altri soldi a suo padre, strizzava l
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di gridare si mise a ridere con un’aria
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ripulire. Non disse niente a nessuno. Si seppe poi
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una morta – si mise a letto e lo riempí
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altri, chiamava soltanto «papà» a voce bassa. ¶ Per il
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restava zitella in casa a far la madrina a
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a far la madrina a Santina, e cosí un
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vecchio, faceva le commissioni a Canelli col nostro cavallo
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Arturo tornò e cominciò a comandare. Vendette il pianoforte
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aveva creduto di andare a vivere in una casa
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era sempre fuori; riprese a giocare e andare a
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a giocare e andare a caccia e offrir cene
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liquidata, e Irene viveva a Nizza in una stanza
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diciotto anni e cominciavo a girare i paesi. Era
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stavano distese sugli sdrai a guardare il cielo sopra
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Arrivavo prima. Poi gridò a Irene: – Non vieni al
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vestita di un abito a fiori e Irene di
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quei giovanotti che venivano a trovarle, li criticavano e
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la salita, io scesi a terra per non stancare
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li sapevo. Ci voltammo a guardare il campanile di
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e, tutta seria, disse a Irene ch’ero un
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Silvia. ¶ Poi si rimisero a parlare dei loro dispetti
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e allora si misero a cercare i loro amici
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vetture, in bicicletta e a piedi. Era pieno di
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porta della chiesa. Dissi a Nuto ch’ero venuto
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loro amici. Quell’abito a fiori era proprio il
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bello. ¶ Con Nuto andammo a vedere i cavalli nelle
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e lo fecero leccare a Laiolo ch’era nero
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si svegliasse. Laiolo prese a sparar calci chinando la
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Il Bizzarro si mise a ridere e si asciugò
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noialtri. ¶ Poi Nuto andò a suonare per la funzione
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lo sentirono dal Mango. ¶ A me piaceva su quello
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della giostra, tutti stavano a vedere, sotto i platani
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loro. ¶ Andai un momento a raccogliere il fieno sotto
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cavallo, e mi fermai a guardare la nostra coperta
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cercavo sempre il vestito a fiori e quello bianco
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e portarle anch’io a ballare. ¶ La corsa passò
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Bizzarro che si mise a bestemmiare, poi gridò evviva
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poi la gente cominciò a vociare da un’altra
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e alle carte, andai a sentire all’osteria i
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cose. Restai con Nuto a passeggiare nel cortile, sotto
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aggobbito, con gli occhi a terra. Gli dissi subito
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Gli dissi subito che a Cinto dovevamo pensar noi
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seppe ch’era andata a consigliarsi dal notaio e
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il prete era venuto a benedirla. Perché, quando in
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magra magra in biroccio a sentir messa a Canelli
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biroccio a sentir messa a Canelli, quel Cesarino era
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Silvia era già avvezza a queste cattiverie e sapeva
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perfino alla Mora cominciavamo a dire che se non
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stradone: nessuno era andato a prenderle al treno, e
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si fermarono in giardino a toccare le prime rose
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aveva gli occhi sempre a terra, era Irene. Sembrava
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l’erba che continua a vivere sotto una pietra
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bene, le bambine andavano a scuola dalle monache, e
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era stata mai. ¶ Ripresero a venire alla Mora a
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a venire alla Mora a trovarle i giovanotti e
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sera, di notte; parlavo a Bianchetta. Cominciavo a capire
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parlavo a Bianchetta. Cominciavo a capire tante cose – l
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Nuto. Nelle feste cominciavo a far banda con quelli
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portava sempre il torrone a Santina – ma una sera
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fiori. Era successo che a Canelli non c’era
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ma quel Lugli andò a trovarlo, gli parlò come
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trovarlo, gli parlò come a un ragazzo e la
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sapeva quel che facesse a Canelli. Dava dei pranzi
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stabilimenti. Doveva aver promesso a Silvia di portarla a
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a Silvia di portarla a Milano, chi sa dove
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Ne sapevo già abbastanza a quei tempi per figurarmeli
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e come lei stava a sentire con gli occhi
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Una volta Silvia disse a Irene – e l’Emilia
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sapere mai la sera a chi dir grazie la
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fu che Irene andò a letto con gli occhi
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come un gatto. Andò a Canelli alla Casa del
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tanto fece che riuscí a sapere che doveva essere
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sapere che doveva essere a Genova. Allora prese il
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Un mese dopo andò a prenderla a Genova il
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dopo andò a prenderla a Genova il sor Matteo
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maggiorenne e spedirla loro a casa non potevano. Faceva
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Invece venne un notaio a vedere il Nido e
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il grano, seppe tutto a Canelli. La vecchia aveva
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notizie del Nido. Continuò a essere magra e smorta
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e smorta e andava a sedersi con Santina sulla
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piante. La domenica andavano a messa col velo nero
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ragazza di Canelli prestava a loro. Da un pezzo
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le baciava, un uomo a cavallo, e di notte
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il bell’uomo veniva a salvarla. Oppure la storia
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in Gaminella la Virgilia a me e alla Giulia
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giovanotto, figlio del re. ¶ A me questi romanzi piacevano
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possibile che piacessero anche a Irene, a Silvia, a
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cosí. Si diceva anche a Canelli che bastava, pagando
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Silvia non era ancora a questo punto. Per quanto
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ma loro ci andavano a piedi e s’erano
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Né alla Mora né a Crevalcuore quel Matteo si
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per salvare il nome a lei ma per non
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settembre quando ci mettemmo a vendemmiare, vennero come negli
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Santi Irene si mise a letto, venne il dottore
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Cirino disse – Non arriva a Natale –; e l’indomani
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proprio adesso quello che a noi toccava allora, e
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vendemmiano, nell’inverno vanno a caccia, c’è un
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terrazzo – tutto succede come a noi. Dev’essere per
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cosa che dissi, sbarcando a Genova in mezzo alle
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ai morti, dispiace pensare a tanti anni vissuti, tante
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visto nessuno. Lui pensava a quei ragazzi di là
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ci versava da bere a tutti e due. Discorrevamo
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ogni sera Nuto veniva a prendermi all’Angelo, mi
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carrugi e i cantieri a Genova ho capito cosa
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che cosa credere, ma a Genova quell’inverno ci
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nella serra della villa a discutere con Guido, con
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che lei continuasse pure a far la serva, la