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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Marone, La primavera torna sempre, 2020

concordanze di «a»

nautoretestoannoconcordanza
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A mia moglie e mio
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moglie e mio figlio, ¶ a noi tutti, ¶ ai nostri
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Primavera ¶ “Picceré.” ¶ Mi volto a guardare, il vico è
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toccare. Prendo i Quartieri a salire, e mi costa
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quanto Kevìn, che continua a videochiamarmi ogni sera. ¶ “Picceré
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tanto io stavo andando a fare la spesa... Gennaro
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sì semp’ gentile, come a tua mamma, che cara
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e poggia la mano a mezz’aria nel vuoto
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lui se ne andrebbe a correre a piazza del
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ne andrebbe a correre a piazza del Plebiscito.” ¶ “E
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lui è tutto uguale a sempre!” ¶ “Vorrei essere anche
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albero, che sta pensando a fiorire, senza nient’altro
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di tuo padre.” ¶ “Pure a lui conoscevate?” ¶ “Certo, pace
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appocundria, non sono abituata a starmi zitta. Pensa che
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Pensa che la sera a volte me mett’ a
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a volte me mett’ a parlà con la televisione
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che ce vuò fà, a me ’sta reclusione sta
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alla capa!” ¶ “Dobbiamo stare a casa, e tutto andrà
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bilico sul balconcino, che a starci per intero nemmeno
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gente qui attorno costretta a stare chiusa dentro una
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nel cosiddetto vascio, che a volte è come stare
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qualcuno con cui giocare a carte dopo cena. ¶ Gennaro
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palatone e lo taglia a metà, poi lo infila
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manco ci torna più a casa in questi giorni
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caldo, mò che sali a casa, m’arraccumann’.” ¶ Prendo
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la gente si prepara a mangiare. Da dietro la
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Rido anche se salgo a fatica i piani, la
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e canto “tanti auguri a te” due volte, poso
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la testa sul balconcino, a farsi accarezzare dall’aria
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Mi ci metto sopra a cavalcioni e gli afferro
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Viene voglia di andare a correre al parco, eh
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si può, addà passà ’a nuttata, diceva mia nonna
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Uè, come stai, tutto a posto?” ¶ “Tutto a posto
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tutto a posto?” ¶ “Tutto a posto,” ripete lei, ma
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primo piano di fronte a me, dice che da
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casa e si mette a ronzare fra le due
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terra sul balconcino, accanto a Cane Superiore, che brontola
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tolto spazio. “Mà, stare a casa è l’unico
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stavolta.” ¶ “Lo so, ma a me pare di stare
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fronte si è messa a pulire i fagiolini sul
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io non ci sto a perdere la testa, io
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che m’hanno ’mparato a campà, non so fare
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Anche se la sera a volte gli occhi mi
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voglia di abbracciarti.” ¶ Scoppio a ridere. “La voglia di
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mà...” ¶ “E i traumi a questo servono, no? Il
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Vesuvio porta il fumo a danzare fra i vicoli
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robot preferito. È venuta a tutti la fissa delle
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schizzinosi. E poi torneremo a baciarci ovunque, come i
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È che nella vita a volte s’addà sorridere
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Pino Daniele si mette a cantare. Scartoccio la pasta
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Di notte non riesco a prendere sonno, penso.” ¶ “Ho
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pensare troppo, don Vittorio, a volte bisogna saper aspettare
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Hai imparato anche tu a filosofeggiare, guarda un po
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Sì, certo, come no. A ogni modo, non so
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senza, o sei costretto a pensare per tutta la
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fra i tanti pensieri a cosa penso?”. ¶ “No, a
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a cosa penso?”. ¶ “No, a cosa?” E mi viene
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le mie parole, pronta a una delle sue tante
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poi quelli che hai a un passo a volte
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hai a un passo a volte si prendono tutta
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come sempre. ¶ “Penso che a tanti è andata peggio
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c’è sempre qualcuno a cui va peggio, la
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anche per cose superflue, a volte. E quanto ci
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cosa diceva un tizio a un certo punto?” ¶ Spinge
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Appunto. Sei gentile, nennella, a farmi la spesa.” ¶ “Lo
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quelli che si vestono a lutto e tengono semp
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tengono semp’ ’na cosa a dicere. A volte perdo
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na cosa a dicere. A volte perdo il senso
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ma non lo do a vedere, a chi dovrei
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lo do a vedere, a chi dovrei dirlo?” ¶ “Non
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ragazzo?” ¶ “Non sono abituata a parlare troppo di me
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sconsacrata che si sostiene a fatica al nostro fabbricato
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arrivo della primavera. Sient’ a me: tira avanti, non
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per campare, e vai a dormire serena, in attesa
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libellula perdessero il tempo a chiedersi il perché della
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perché della loro esistenza, a farsi domande. Morirebbero prima
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non me lo spiego.” ¶ “A fare che?” ¶ “Ad avere
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che è solo vostro, a voi il mondo non
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lo scarpariello di Assuntina a farmi compagnia. ¶ “Apparecchia la
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cura, non arronzare, come a volte fanno i vecchi
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sole.” ¶ “Non sono abituata a starmene con le mani
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che nemmeno ci provano a migliorarsi, che se ne
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con voi. Ora vado a casa, a piangere,” e
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Ora vado a casa, a piangere,” e sorrido. ¶ “Lo
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Non mi stanco mai, a dire il vero,” sussurro
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Accarezzo Alleria, mi seggo a tavola, mangio due pennette
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cerca del posto adatto a costruire il nido. Potrebbe
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che ora è tornata a trovarci, a salutarci, a
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è tornata a trovarci, a salutarci, a farci coraggio
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a trovarci, a salutarci, a farci coraggio. Più verosimilmente
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Vittorio, migra da nord a sud e viceversa, e
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Figlia mia, riesci sempre a tirarmi un sorriso. È
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Però mi devi stare a sentire, eh, se no
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esempio, è venuta anche a me la voglia di
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solo una donazione libera a favore dell’ospedale Cotugno
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risorse. ¶ Ho pensato subito a Luce, la protagonista di
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gentilezza d’animo. ¶ Grazie a chi vorrà dare una
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vorrà dare una mano, a chi manderà anche solo
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solo un pensiero, grazie a voi che mi riempite