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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «ai»

nautoretestoannoconcordanza
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già mezzo sepolto insieme ai vecchi, tanto che un
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in paese conoscevo nessuno; ai miei tempi ci si
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ci conosciamo; ma prima, ai tempi della Mora, del
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Virgilia strappava la pelle ai conigli dopo averli sventrati
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Che cosa avrei detto ai miei tempi se mi
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sull’albero che spuntava ai nostri piedi dalla riva
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treno. ¶ Gli raccontai che ai miei tempi questa valle
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quello che c’era ai miei tempi e qualche
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l’occhio alla strada, ai passanti, alle ville di
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del vecchio Cavaliere, che ai miei tempi era il
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casa d’altri, perché ai mezzadri conveniva cosí, perché
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la vigna lavorarla, – dissi. ¶ Ai nostri piedi si vedevano
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poi la bottiglia pagarla ai mezzadri. Gli dissi ch
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mare e si tira ai gabbiani. Di qui non
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Cinto stava a sentire. – Ai miei tempi, – dissi, – i
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se non si fanno ai primi giorni della luna
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Nido, rossa in mezzo ai suoi platani, profilata sulla
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in una cascina dietro ai boschi. Lassú erano vissute
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per la strada che ai tempi della Mora avevo
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un lungo viale che ai miei tempi non c
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sulle piazze e impiccati ai balconi, o li mandavano
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fino a Yuma, fino ai boschi di piante grasse
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l’inaugurazione della lapide ai partigiani impiccati davanti alle
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in latino. Farla vedere ai senza patria, ai violenti
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vedere ai senza patria, ai violenti, ai senza dio
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senza patria, ai violenti, ai senza dio. Non credessero
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che servisse alle campagne, ai raccolti, alla salute dei
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Raccomandò di non iscriversi ai partiti sovversivi, di non
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tavolini dell’Angelo, che ai tempi di prima queste
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chiese dov’era finito, ai tempi di prima, quello
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Mentre aspettavo raccomandò qualcosa ai garzoni sotto la tettoia
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avevano aperto gli occhi ai piú tonti, costretto tutti
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alleati, si era creduto ai prepotenti di prima che
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le campane lo deve ai partigiani che gliele hanno
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lui fare la forca ai partigiani che sono morti
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la vedevo in mezzo ai rami secchi di Belbo
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e per sfogarmi pensavo ai discorsi che facevamo tra
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che si stendono fino ai coltivi della Mora. Certi
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salici, io lo dicevo ai miei soci e ci
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tutti, faceva il verso ai piú ridicoli, raccontava delle
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serví a far paura ai ragazzi di Canelli la
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abbaiano e saltano addosso ai cani forestieri e che
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sole, passammo in mezzo ai banchi delle stoffe e
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in mezzo alla gente, ai teli di sacco distesi
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prima d’uscire metteva ai figli la museruola perché
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Sapeva di un altro, ai Cumini, che aveva un
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sul terrazzo in mezzo ai tigli. A me faceva
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Nido, rossa in mezzo ai suoi platani secchi. E
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bastardo dell’ospedale, oltre ai figli che avevano già
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nella cucina, in mezzo ai filari, ne avevo sentite
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stanza. Ma questo era ai tempi che la vecchia
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mangiare e da dormire ai nipoti. Ma ai tempi
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dormire ai nipoti. Ma ai tempi del figlio del
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due sigari ci cadevano ai piedi, nella neve, e
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mi lasciarono in mezzo ai platani un pezzo. Quando
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strada adagio, in mezzo ai bambú misti a gaggíe
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un casotto di vigna ai Seraudi, un casotto mezzo
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ultima allegria dell’anno. Ai Santi Irene si mise
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al danno materiale e ai morti, dispiace pensare a
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ragazzi di là intorno, ai soci delle bocce, del
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ricordavo. – Si è sposata ai Robini, – mi dissero, – sta
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l’arietta di Belbo – ai nostri tempi in quell
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il coltello aperto, attento ai rumori e ai riflessi
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attento ai rumori e ai riflessi del fuoco. E
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la colpa alla matrigna, ai fannulloni, alla razza puttana
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tutto al vescovo e ai conventi. ¶ Invece venne un
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aveva lasciati i beni ai figli di una nipote
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mi guardò dalla testa ai piedi e, tutta seria
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che ridevano in mezzo ai loro amici. Quell’abito
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quello spiazzo, in mezzo ai platani, sentire la voce
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anche a me, come ai suonatori. ¶ Mi trovò poi
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le stelle in mezzo ai platani. Vidi di colpo
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che cosí poteva dare ai patrioti. Il mattino che
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sulla porta a gridare ai fascisti che li conosceva