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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «alla»

nautoretestoannoconcordanza
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obliati, imagini sbiadite tornano alla mente, dolcemente e tristamente
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Heine. ¶ Agata. ¶ Io ripenso alla mia prima giovinezza severa
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a Villa Galatea dodicenne, alla morte appunto di mia
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prima bizzarra notte passata alla Villa.... Alle tenebre tempestose
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la mia nuova vita alla Villa. Io vedeva ben
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occhi cilestri sì smorti alla luce. Ma quegli occhi
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fece fantasticare. In fondo alla Biblioteca, nell’angolo più
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Ma non potei rispondere alla sua voce appassionata perchè
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sulla vecchia scranna vicino alla mia silenziosa cugina, più
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distacco, sentiva l’avvicinarsi alla Villa dell’Ospite tremendo
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e ne’ suoi abiti alla moda, irreprensibili, che nella
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mi seguì silenziosa. ¶ Davanti alla porta, alla triste porta
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silenziosa. ¶ Davanti alla porta, alla triste porta ove la
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piedi del letto, appoggiato alla spalliera, era il ritratto
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e sfolgorante, crudele incoscente, alla morta figliuola vergine, così
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laureandi di quell’anno alla università würzburghese. ¶ * ¶ * * ¶ Non era
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mi annunciaste un po’ alla signorina Delfina? ¶ La buona
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fuori de’ loro astucci, alla polvere e all’aria
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il professore, in fondo alla via; ritorna a casa
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e là guizzi fugaci alla luce de’ lampioni delle
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a nessun altri, neppure alla vecchia Agnese, vedi, che
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mattine quando mi recava alla mia lezione. Io era
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padre dapprima si oppose alla mia domanda, poi finì
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a meno di recarmi alla sua tomba, da tutti
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dolce ed efficace commento alla frase rassegnata. ¶ Oh, mia
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anni. ¶ Il passato. ¶ Smontato alla piccola stazione di C
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solitario viaggiatore sostò davanti alla breve tettoia per vedere
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alpestre doveano parlare profondamente alla sua mente, forse anche
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ancora, così, in mezzo alla deserta piazzetta, la mente
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si mosse. ¶ Sì diresse alla viuzza indicata e a
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polveroso, fermo in mezzo alla viuzza deserta, alzò gli
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la sua vecchissima persona alla ferrata per cercar di
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vecchia toppa arruginita resisteva alla debole e tremante mano
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anima offesa strappata rudemente alla vita. Giacchè nulla, là
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venticinque anni avean impedito alla luce della vita di
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Si voltò. In fondo alla stanza il ritratto al
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ritratto – bene, ora ritorna alla vita; tu sei puro
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per un momento risvegliate alla luce della vita e
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pensoso, ancora, in mezzo alla sala, poi salutò anche
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Sior Tonino, ch’era alla finestra, tese l’orecchio
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due salti lo porto alla villa. ¶ Sior Tonino fu
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all’alba, dal villaggio alla villa. Era proprio l
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rende caro questo giorno alla sua indocile scolarina. ¶ E
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le signorine in fondo alla sala, presentò: ¶ — Il signor
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si trovò ancora vicino alla sua buona dama-cavaliere
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degli orti, portava sino alla mia casetta, nascosta nel
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o meglio celata affatto alla vista di fuori. Sembrava
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buona figlietta, si riparava alla sua ombra e se
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maestro Piero, seduto davanti alla porta che metteva nell
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quella spinetta aveva appartenuto alla Corte gaia, folleggiante e
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rotonde, quadrate, triangolari, piantate alla rinfusa di fiori vistosi
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osservare al figlio e alla nuora che il luogo
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anzi suonava il valzer alla moda, sul suo bel
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bibita. ¶ — Senti.... – mormorò timidamente alla nuora maestro Piero – fagli
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e così, – ben vicini alla fiamma gaia che scoppiettava
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bella e nobile fanciulla (alla quale però mai egli
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al momento un’ancella alla quale potrete comandare come
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parlava e sfilavan davanti alla mente i suoi cavalieri
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sciarpa da esse donata, alla cintola; o quando narrava
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triste ed abbattuto, annunciò alla damigella che il suo
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sorelle, che metton intorno alla piccola isola che serve
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che serve da giaciglio alla dea il fitto riparo
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riparo e si mostra alla dea. Lo guarda sdegnata
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la dea si accosta alla sua isoletta, in mezzo
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occhi al sole e alla vita, che riempion i
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mia mente corse ancora alla scena straziante che tante
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i pochi viaggiatori intorno alla povera madre e al
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ferma un istante dinanzi alla bianca stazioncina di quel
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del villaggio aveva promesso alla signora che si sarebbe
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di Milano. ¶ Quando discesi alla piccola stazione del paesello
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tutt’ora quasi ignoto alla maggioranza degl’italiani, la
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e andai a bussare alla sua porta. Il buon
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che va salendo, intorno alla collina. Vedeva dal basso
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una seggiola. Poi fattasi alla porta chiamò forte, verso
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affidare quest’opera pietosa alla sua ragazzina. Il curato
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basso, s’era attaccata alla tunica del buon prete
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è tuo e dirò alla sua povera mamma che
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la sua mamma – dissi alla bambina. ¶ Allora ella colse
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volsi ancora uno sguardo alla bella collina serena, tutta