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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «alla»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
metter le mani sopra alla sua mercanzia, saltarono fuori
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1956
In quel momento, dietro alla pianta si sentì un
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1956
che fu il mercante alla sua vigna, le figlie
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1956
quel che poteva servire alla famiglia. Il povero padre
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1956
diede l’ultimo bacio alla figlia, come avesse avuto
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1956
secche e s’accoccolò alla peggio, rattrappito dal freddo
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1956
del Re di Portogallo. Alla giostra vinse sempre e
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1956
miei compagni, meglio che alla tavola reale. Anzi, se
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1956
Il Re trafelato, scese alla prigione. – Chi è questo
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1956
che stanotte possa parlare alla Principessa e che lei
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1956
a pensare per primo alla salute del padre. ¶ – Caro
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1956
offerse d’andare lui alla ricerca tanto del fratello
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1956
che sarebbe andato lui alla ricerca dei fratelli e
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1956
sale tutte stucchi, sorvegliate alla porta dal solito armigero
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1956
una camera messa su alla reale, con un gran
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1956
smarriti; sono arrivato fino alla città della Regina Marmotta
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1956
la fanciulla addormentata diede alla luce un bel bambino
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1956
bambino, e nel darlo alla luce si destò. Destatasi
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1956
erano spariti. Si presentò alla Regina dicendo d’essere
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1956
che sulla pedana dietro alla carrozza s’era accoccolato
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1956
Menichino. ¶ La carrozza fermò alla prima posta a cambiare
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1956
per tornare sulla pedana. Alla seconda posta era già
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1956
restò solo in mezzo alla via maestra. ¶ A vedersi
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1956
a dire un indovinello alla figlia del Re di
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1956
e faceva salti intorno alla pizza che lui teneva
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1956
strada, subito volle presentarsi alla Principessa. La Principessa si
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1956
brutti da far paura alla paura in persona. Menichino
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1956
tutta la strada fino alla città di Milano senza
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1956
finale, andò a inchinarsi alla tribuna reale e quando
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1956
letto per una ferita alla coscia. Dapprima non erano
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1956
che questo giovane, conforme alla mia parola di Re
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1956
di Re, ha diritto alla mano di mia figlia
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1956
palazzo e li condusse alla camera dove Menichino dormiva
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1956
d’insidia aveva comandato alla bacchetta che il suo
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1956
vanno bene nove ma alla decima restano in trappola
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1956
radura, e in fondo alla radura era un palazzo
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1956
sala da pranzo, e alla tavola imbandita servivano scimmie
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1956
albero all’altro arrivò alla Città Reale. Il Re
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1956
mattina, Antonio scese e alla porta c’era una
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1956
carrozza partì. ¶ All’arrivo alla città del Re, la
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1956
E tutti fecero corteo alla coppia che andava a
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1956
una noce, e dentro alla noce c’era un
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1956
da filare. Se torna alla sera con le vacche
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1956
la mangiava viva. Disse alla madre: – Domani mandatela di
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1956
e un giorno disse alla madre: – Mamma, ho voglia
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1956
madre, per contentarla, comandò alla Rosina d’andare a
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1956
una rapa. S’attaccò alla rapa, per sradicarla, e
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1956
E passava le giornate alla finestra, in ombra, lavorando
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1956
io non vi aspetto. ¶ Alla mattina, il grande s
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1956
lei m’ha detto. ¶ Alla sera il ragazzo va
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1956
la stanza, e buonanotte. ¶ Alla mattina, il ragazzo andò
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1956
mattina, il ragazzo andò alla vasca: la Regina era
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1956
fuori dall’acqua fino alla cintura. Era contenta e
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1956
lì a tre giorni. ¶ Alla mattina del giorno delle
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1956
se l’han vista. ¶ Alla mattina Sandrino donò al
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1956
indomani. Cammina cammina arrivò alla terza locanda. – Ora la
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1956
disse, – ero a pranzo alla Corte del Re di
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1956
nuova, Sandrino si diede alla disperazione. Ma il capo
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1956
Vuoi portare questo giovane alla corte del Re di
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1956
più vecchia lo accompagnò alla sua stanza. ¶ Alla mattina
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1956
accompagnò alla sua stanza. ¶ Alla mattina Fiore s’alzò
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1956
era chiuso anche quello alla stessa maniera. Lanciò imprecazioni
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1956
casa. I fratelli stavano alla finestra, e già a
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1956
mise in viaggio, arrivò alla casa dell’Arciprete, ed
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1956
prosciutto e di formaggio. ¶ Alla mattina, prima che s
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1956
e ben bevuto disse alla vecchia: – Andate pure, che
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1956
L’Arciprete s’affacciò alla finestra e Pìrolo gli
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1956
casa, torcendosi le mani. ¶ Alla sera, Pìrolo domandò, come
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1956
da lui! – e affacciandosi alla finestra gridò all’Arciprete
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1956
Quando siete in cima alla montagna contate sette buche
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1956
sentì un gran rumore alla porta, e l’uomo
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1956
figlia di quel locandiere… ¶ Alla mattina alle sei, l
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1956
come doveva fare. ¶ Giunto alla locanda, l’uomo gridò
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1956
e lui andò. Arrivò alla locanda, ma l’Orco
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1956
pensare diede la libertà alla bestia, che subito sparì
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1956
lessatura datelo da bere alla cavalla, buttate la mia
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1956
buttate la mia testa alla cagna, e le tre
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1956
giorno: oggi è toccato alla figlia del Re e
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1956
ha messo un foglio alla colonna, e c’è
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1956
dal Re. ¶ Subito condotto alla presenza di Sua Maestà
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1956
ed erediterai il regno alla mia morte. ¶ Per nulla
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1956
le lingue e chiese alla figlia del Re: – Ce
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1956
e insanguinati e comparire alla presenza del Re pulito
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1956
disdire, e dovette ordinare alla figlia di chetarsi, e
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1956
carbonaio lo misero vicino alla Principessa, tutto vestito di
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1956
le zampe in grembo alla Principessa, e bramiva, e
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1956
il cane arrivarono fino alla stanza del giovane, lo
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1956
passava, il secondogenito domandava alla gente di suo fratello
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1956
e andava avanti. Arrivò alla città reale, e quando
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1956
mezzo al letto, dicendo alla Principessa che avrebbero dormito
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1956
pensarci su e partì alla ricerca dei fratelli, col
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1956
strada buona e arrivò alla città, dove fu ricevuto
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1956
ai morti. ¶ Nel ritorno alla città reale, tutti in
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1956
volle tirare a campare alla meglio, gli toccò d
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1956
No, padre mio, – dissero, – alla vigna noi non ci
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1956
non poteva abbandonarlo. Infatti, alla vigna era lei ad
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1956
stava girando il mondo alla ricerca della Fata Alcina
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1956
gli disse che insieme alla corona c’erano uno
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1956
a portare i fiori alla Fata. ¶ Allora Beniamino si
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1956
sua strada. ¶ Si presentò alla figlia del Re e
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1956
quando glielo chiese, disse: – Alla sera suona la trombetta
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1956
di tra le mani alla zia, corse nel bosco
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1956
chiama? ¶ – Schiantacatene. ¶ Quando rincasò alla sera con una pecora
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1956
padella. ¶ La bambina andò alla casa di Zio Lupo
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1956
la presto, ma di’ alla mamma, che quando me
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1956
Prima di sera disse alla bambina: – Porta le frittelle
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1956
filare tutte e tre alla finestra, e la gente
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1956
passò la Luna; guardò alla finestra e disse: ¶ Quella
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1956
si misero a filare alla finestra. Quando passò verso
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1956
indomani, mettendosi a filare alla finestra, diedero a lei
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1956
sorelle filavano da sole alla finestra. Di sera, passò
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1956
dire che mi manda alla morte. ¶ – Questo non m
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1956
mare. ¶ Il gobbo andò alla casa dell’Uomo Selvatico
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1956
a cena. S’arrampicò alla finestra della camera da
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1956
Uomo Selvatico s’affacciò alla finestra e chiese al
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1956
Tabagnino era già arrivato alla riva del mare, batteva
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1956
sacchetto di noci. ¶ Arrivò alla casa dell’Uomo Selvatico
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1956
si svegliò e disse alla moglie: – Senti che grandinata
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1956
di grandinare, e andò alla finestra. ¶ – Pappagallo, che ora
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1956
delle punzecchiature di lesina alla pancia della cavalla. La
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1956
si svegliò e andò alla finestra. – Pappagallo che ora
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1956
l’Uomo Selvatico andò alla finestra, domandò: – Pappagallo, che
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1956
senza nessuno che badasse alla figlia, pensò di riprendere
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1956
una così grama, che alla povera Stellina ne faceva
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1956
saprai. ¶ Stellina si rivolse alla colonna con su scritto
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1956
riceverà come merita, insieme alla sua damigella. ¶ – Sì, accetto
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1956
roba sia subito trasportata alla palazzina del figlio del
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1956
malapena riuscì a dormire. Alla mattina come il solito
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1956
aveva sempre una processione alla sua porta. ¶ Un giorno
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1956
ci presta cinquanta milioni. Alla peggio ci risponderà di
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1956
lo stesso discorso che alla prima, e le fece
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1956
pensi a dar niente alla sposa, perché voglio farle
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1956
a presentare i regali alla sposa. ¶ Il Re gongolava
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1956
e con pomate, e alla fine gli tagliò le
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1956
le sorelle che stavano alla finestra per vedere venire
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1956
libertà. – Sposa mia, – disse alla Zosa quando furono soli
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1956
Sandrino dormiva beato accanto alla sua sposa. Venne il
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1956
giorno e a chiedere alla Zosa se sapeva nulla
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1956
pranzo fecero gran meraviglie. ¶ Alla sera il Principe andava
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1956
e andò a dormire. ¶ Alla sera dopo, benché fosse
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1956
e poi la colazione alla forchetta, e il pranzo
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1956
fianco il candeliere. Arrivarono alla chiesa e il Principe
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1956
tornati al palazzo, raccontarono alla Regina tutta la storia
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1956
bene. ¶ Provò a portarsi alla bocca una forchettata di
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1956
questa bella signora? – chiese alla sorella. ¶ – Una mia amica
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1956
pera e la buttò alla Strega Bistrega. Ma la
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1956
e bruciò le gambe alla Strega Bistrega. ¶ Mamma mia
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1956
scendere: ¶ Non do pere alla Strega Bistrega ¶ Se no
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1956
come un cane. ¶ Arrivò alla porta e chiamò la
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1956
lei, abbraccia la sorella alla vita per staccarla dall
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1956
Il giovane s’affacciò alla finestra: era quasi giorno
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1956
figlia dell’oste attaccata alla prima, il prete attaccato
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1956
prima, il prete attaccato alla seconda, il calderaio con
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1956
aveva abbandonato. ¶ Lo portò alla Reggia, lo presentò al
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1956
Re suo suocero e alla Principessa sua sposa e
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1956
gli voleva bene come alla luce dei suoi occhi
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1956
tanto che non dormo alla notte! – E gli ambasciatori
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1956
ti porti con me alla capitale? Sarai mio amico
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1956
se è morto. Va’ alla tomba e digli quello
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1956
no. ¶ Il giovane andò alla tomba e disse: – Amico
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1956
ne aveva il coraggio. Alla fine del banchetto, il
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1956
sposo diede un bacio alla sposa. – Vado fuori un
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1956
e del meno arrivarono alla tomba. S’abbracciarono. Il
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1956
morto lo riaccompagnò fino alla tomba e poi sparì
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1956
di sassi tirate su alla meglio, vede dei gran
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1956
E continua a scartabellare. Alla fine, su una carta
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1956
ora «Tum! Tum!» bussano alla porta. ¶ – Aspettate un momento
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1956
Guardie! Legatelo e portatelo alla forca! ¶ – Maestà, perdono, misericordia
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1956
il Signore ai soldati. ¶ – Alla forca. ¶ – Cos’ha fatto
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1956
avevano fatto quel regalo alla vicina, si morse le
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1956
che andavano solo fino alla valle. ¶ – Allora, se tornano
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1956
due pellegrini si ripresentarono alla sua porta, Donna Catìn
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1956
Un giovane povero disse alla sua mamma: – Mamma, io
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1956
i secchi, l’accompagnò alla sua casetta, salì le
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1956
che si affollavano intorno alla vecchietta, facendole le feste
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1956
divento matto, – si disse alla fine, quando non ne
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1956
suoi piedi, il gatto alla sua testa, e lo
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1956
a un gran palazzo; alla finestra era affacciata una
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1956
fuoco. Il giovane andò alla finestra, l’aperse ed
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1956
ed era proprio dirimpetto alla finestra della bellissima ragazza
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1956
rimasti lì, perché lui alla sposa aveva detto dell
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1956
le scale fin davanti alla stanza dove dormiva la
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1956
per tre notti vicino alla tomba al cimitero, e
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1956
mucchi d’ossa umane alla rinfusa. Presero delle ossa
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1956
cadaveri tutti e tre. ¶ Alla mattina sparò due cannonate
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1956
voleva più bene che alla luce degli occhi. Si
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1956
piano piano, lo portava alla bocca e lo ingollava
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1956
vedendo tanta gente, disse alla sposa: – Fa’ molte pitture
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1956
soldo. Andava ogni giorno alla marina, a vedere se
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1956
del vecchio e disse alla sposa: – Mia cara, forse
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1956
trovò una casetta. Batté alla porta, perché aveva una
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1956
Mentre mangiava, Beniamino raccontò alla vecchia il perché e
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1956
venne il lupo. Andò alla casetta di Caterina e
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1956
il lupo e andò alla casetta della Giulia. Bussò
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1956
lupo diede una spinta alla casetta di legno, spalancò
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1956
va a far visita alla Giulia, non la trova
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1956
notte il lupo venne alla casetta della Marietta. ¶ – Chi
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1956
lupo che si avvicinava alla sua zucca, pensando che
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1956
dentro. Ma quando arrivò alla zucca di Marietta il
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1956
voglio portarla in regalo alla Marietta per farmela amica
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1956
reggendola coi denti galoppò alla casetta di ferro e
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1956
credendo di saltare addosso alla ragazza e invece casca
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1956
indietro, e scappò dicendo alla bambina: – Me la pagherai
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1956
paura di morire! ¶ Andò alla stalla, tirò fuori il
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1956
un gran battibecco e alla fine San Giuseppe disse
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1956
giorno, si vestì, corse alla casa. ¶ – Padrona, – disse alla
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1956
alla casa. ¶ – Padrona, – disse alla vecchia, – son qui: sono
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1956
Poi, innamorato furioso, disse alla vecchia: – Lei sa, nonna
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1956
ridere, a ridere, che alla fine le dolevano i
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1956
fare a tirarla su; alla fine prese un lenzuolo
211
1956
in spalla, e disse alla moglie di mettere la
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1956
sotterraneo, dalla peschiera arrivarono alla sala e si nascosero
213
1956
e va a mangiare. Alla Principessa, se il granchio
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1956
era un Principe – spiegava alla sua innamorata, stretti insieme
215
1956
il granchio era tornato alla peschiera e lasciò uscire
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1956
i due bambini dissero alla madre: – Noi andiamo incontro
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1956
carrozza, e poi disse alla madre che aveva trovato
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1956
cuore cattivo e faceva alla nuora dispetti e malegrazie
219
1956
si disperava, ma pensava alla condanna dei fratelli e
220
1956
tanto stanca che disse alla schiava: – Senti, adesso vado
221
1956
gran signore. E disse alla schiava: – Sei stata sempre
222
1956
tavola bianca, e disse alla sposa di far venire
223
1956
per non dimenticarsi. Disse alla sposa: – Chiama quella tua
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1956
tre giorni sente bussare alla sua porta ed era
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1956
pranzo. Disse il Re alla schiava: – Voglio tutti i
226
1956
Sia bruciata in mezzo alla piazza su un barile
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1956
mangiò. ¶ Nacque un figlio alla padrona e lo stesso
228
1956
giorno nacque un figlio alla fantesca: quello della fantesca
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1956
non s’affacciava neanche alla finestra. Pomo e Scorzo
230
1956
e a divertirsi, e alla fine la figlia del
231
1956
feste al figlio e alla sposa, e saputo della
232
1956
poter dire tre parole alla sposa di Pomo prima
233
1956
Così, invece d’accompagnarlo alla forca, l’accompagnarono a
234
1956
La balia gira intorno alla sala, ritorna davanti al
235
1956
Nessuno aveva mele addosso. Alla fine toccò al suocero
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1956
le scale e va alla carrozza dello sposo. Lui
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1956
astrologhi si radunarono attorno alla figlia, e chi disse
238
1956
quel che può occorrere alla figlia d’un Re
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1956
lo dica a lui. ¶ Alla fine del mese venne
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1956
Re voleva dichiarare guerra alla Danimarca, ma la figlia
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1956
lui restava muto. ¶ Bussarono alla porta, ma la figlia
242
1956
la mise in tasca. Alla mattina le streghe non
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1956
il Re vedendola identica alla bambola. ¶ Bussarono ancora alla
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1956
alla bambola. ¶ Bussarono ancora alla porta e il pappagallo
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1956
giorno la ragazza andando alla fontana incontrò un’altra
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1956
smarrì nel bosco, capitò alla casa della ragazza e
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1956
Principessa. ¶ – Io non arrivo alla pergola, coglimelo tu, sii
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1956
belare, a belare intorno alla cisterna, ma nessuno capiva
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1956
L’agnello andò vicino alla cisterna, e il Principe
250
1956
Che fai in fondo alla cisterna? – esclamò. – Non t
251
1956
e fecero lega. ¶ Andarono alla città e c’era
252
1956
Faccia così: in fondo alla scala del tesoro mettiamoci
253
1956
finì per darla vinta alla Regina: e le disse
254
1956
stipendi da Casa reale. Alla ragazza fu assegnata una
255
1956
Re ogni tanto chiedeva alla moglie: – E nostra figlia
256
1956
le giornate tristemente affacciata alla finestra. Stava affacciata coi
257
1956
vi aiuterò –. E bussato alla porta del castello diede
258
1956
Le dame lo portarono alla ragazza che subito lo
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1956
uomo». ¶ La ragazza corse alla finestra, posò il libro
260
1956
La Principessa non resistette alla tentazione di prendere quel
261
1956
far volare il Principe alla finestra in cima alla
262
1956
alla finestra in cima alla torre, risfogliato per rendergli
263
1956
di fare la civetta alla finestra, le darò una
264
1956
trasformò in canarino, volò alla finestra e piombò come
265
1956
nemmeno alzare gli occhi alla finestra della sua innamorata
266
1956
e di spavento. ¶ Portato alla sua reggia, il Principe
267
1956
fuori dall’albero, e alla luce dell’alba si
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1956
marcia verso la città. Alla prima bottega di rigattiere
269
1956
levò neppure gli occhi alla finestra della Principessa. Lei
270
1956
corse a far carezze alla sua signora. E lei
271
1956
Crin era tutto contento. ¶ Alla mattina a Corte tutti
272
1956
ricevimento. ¶ La notte dopo, alla sposa venne la curiosità
273
1956
fantesca andò a dirlo alla Principessa e la Principessa
274
1956
piaceva tanto. Di fronte alla terrazza, c’era un
275
1956
uomo e si mise alla vita una bella cintura
276
1956
un bacio sulla coda alla mia mula e io
277
1956
vedesse, diede un bacio alla coda della mula, prese
278
1956
Hai baciato la coda alla mia mula. ¶ A sentire
279
1956
Hai baciato la coda alla mia mula. ¶ – Signora maestra
280
1956
Hai baciato la coda alla mia mula. ¶ – Signora maestra
281
1956
dovevano fare l’indomani. ¶ Alla mattina, Bobo fu svegliato
282
1956
è il nostro, portiamo alla morte il padroncino. ¶ E
283
1956
e se ne andò alla ventura. Alla sera giunse
284
1956
ne andò alla ventura. Alla sera giunse a una
285
1956
Bobo stette ad ascoltare alla finestra, poi disse: – Fate
286
1956
I ladri si diedero alla fuga; due restarono secchi
287
1956
nel fosso. ¶ Bobo bussò alla casa. L’invitarono a
288
1956
si cacciarono in mezzo alla folla. La colomba volò
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di panettiere e disse alla padrona: – Prendetemi a lavorare
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come un otre, fino alla mattina dopo. ¶ – Che modo
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fare! – gli disse lei alla mattina, – vieni a trovare
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si mettano a saltare alla cavallina, – e sull’istante
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così presero a saltare alla cavallina uno dopo l
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a casa e disse alla sposa: – Stammi a sentire
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lo sposo, e fece alla moglie: – Va’ a prendere
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asino e la diede alla formica: – Tieni: questa ti
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castello e lo diede alla figlia del Re tutta
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le raccontò del dispetto alla pollaiola, e che lei
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tanti campanellini e dentro alla gabbia ci sono le
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grosso che faceva buio alla casa. Allora il pastore
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Allora si nascose dietro alla porta per vedere chi
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la figlia maggiore disse alla madre: ¶ – Dovessi anche andare
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avete tre figlie, – disse alla madre. – Lascereste che ne
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dava la chiave. Giunti alla porta dell’ultima stanza
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un fior di gelsomino. Alla mattina, quando Lucia s
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le cucì in testa alla bambola, così che sembrava
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spalla e lo portò alla lavandaia. – Passerò a prendere
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con un soffio, e alla mattina quando si svegliava
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più portare le bestie alla pastura, nessuno osava più
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entrarono nel cortile davanti alla casa rotonda del Conte
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fece il Conte, – allora, alla sera, con chi potrò
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partire lasciò in dono alla ragazza tre sorti: che
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del Re che giocava alla palla. Giocando alla palla
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giocava alla palla. Giocando alla palla, fece uno scivolone
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in giardino per giocare alla palla, il figlio del
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nel solaio. Appena accompagnata alla pianta, i rami s
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erano invitate anche loro alla festa. Andando tutte e
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e andateli a portare alla Regina. ¶ – Come faccio a
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cavallante riportò gli occhi alla ragazza che se li
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come aveva trovato fichi. Alla mattina dopo, nel suo
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trovò i ladri. Bussò alla porta e si fece
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la focaccia. Di sotto alla pietra si sentì dare
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lo mise sul cappello. Alla sera, tornando con le
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figlia del Re, affacciata alla finestra, gli disse: – Mi
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la sera lo diede alla figlia del Re che
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la sera lo diede alla figlia del Re. ¶ Accadde
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e così si presentò alla giostra, con un’armatura
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e la pietra arrivò alla casa di una tessitrice
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a portare l’anello alla fidanzata. Il più grande
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Erano nati tre cuccioli alla sua cagna da caccia
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Così regalò il pappagallo alla figlia, e dopo averle
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per il bosco. Arrivò alla Corte d’una Regina
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a portare una lettera alla figlia del mercante. Era
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e il pappagallo continuò: – Alla mattina i carcerieri videro
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mangiato e lo riferirono alla Regina. La Regina la
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lo diede come sposo alla ragazza che l’aveva
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novella cede il campo alla sua più anziana e
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tra gotica e orientale alla Carpaccio, e un’incrinatura
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tempi del Re Sole alla Corte di Versaglia, dove
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il loro scopritore. Cresciuta alla scuola del Tommaseo, la
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degli scrittori didascalici conservatori alla Cantù, il senese Temistocle
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Grimm italiano» non venne alla luce, sebbene già nel
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mi poneva di fronte alla sua proprietà più segreta
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giusto o ingiusto, messe alla prova da percorsi irti
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virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo
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come tipo d’intervento alla seconda parte del lavoro
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la sua epoca; adesso alla gente che non sa
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malincuore, pensando all’efficacia, alla finezza, all’armonia interna
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suo rione ha educato alla casa e al Signore
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trasposti solo gli ambienti) alla traduzione settecentesca francese del
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che ripete da principio alla fine la trama dell
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filo della tradizione orale alla quale ai tempi suoi
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seconda linea di fronte alla sua vera abilità che
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nei suoi racconti dialettali, alla grande recente (1924-27) raccolta di
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concretezza che si radica alla campagna, al paese. Poco
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appunto cerca di risalire alla forma prima d’ogni
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una qualsiasi raccolta fedele alla tradizione orale per capire
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dialetti, dalla masca piemontese alla mamma-draga siciliana, dall
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si fa l’amore alla finestra, si sviluppa questo
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o coprolalici, versi intercalati alla prosa con tendenza alla
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alla prosa con tendenza alla filastrocca. (Cfr. ad esempio
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la sua morale vera: alla mancanza di libertà della
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passaggi obbligati per arrivare alla soluzione, i «motivi» che
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fiaba contadina da principio alla fine, con l’eroe
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appena un precario aiuto alla forza delle braccia e
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forza delle braccia e alla virtù ostinata: sono fiabe
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della dialettologia. ¶ 1. Cfr. nota alla nostra 41-IV. ¶ 2. TEMISTOCLE GRADI
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non è possibile estendere alla fiaba i problemi che
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EMILIO CECCHI, nella prefazione alla 1ª giornata del Decamerone dell
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poi inglobata nelle note alla Novellaja fiorentina nell’edizione
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e compendiate. A Bergamo, alla Biblioteca Civica, ho trovato
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popoli selvaggi, Propp arriva alla conclusione che la nascita
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il bicchiere e disse: – Alla salute! ¶ L’omone disse
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morto. E lo vedono alla finestra che fumava la
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nave apposta per partire alla ricerca. Ma quando volle
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e nessuno s’avvicinava alla sua nave, nessuno osava
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lui entrò. In fondo alla caverna c’era legata
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muggini, storioni, dentici e alla fine apparve, tutta sussultante
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Allora il capitano disse alla figlia del Re: – Non
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era si mise vicino alla sposa vestita di bianco
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giovane. ¶ – Venite a domandarlo alla Fata Sibiana, – disse il
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in lunghissimo stormo fino alla sorgente sull’alta montagna
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olio bollente e disse alla Principessa: – Se non amate
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che piangeva e disse alla madre: – Datemelo in braccio
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e il padre gridò alla moglie: – Non farlo nascere
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moglie. Cammina cammina, arrivò alla città del Re che
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tre paia d’occhi alla balia –. Le tre Regine
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e tre insieme, diedero alla luce ognuna un bel
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bambino lo mangiavano. Toccò alla maggiore e il suo
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di canna e portava alla mamma da mangiare. Poi
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ragazzo: – Vado a dirlo alla mamma –. La mamma disse
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Il giovane andò prima alla grotta dalle cieche a
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di come scampare lui alla stessa sorte. Quando fu
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per inseguirlo. Andò avanti alla cieca, annusando l’aria
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passare. ¶ La bambina arrivò alla Porta Rastrello. ¶ – Porta Rastrello
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il pan coll’olio alla porta e la porta
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la lasciò passare. ¶ Arrivò alla casa della nonna, ma
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entrò in letto, vicino alla nonna. Le toccò una
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giù si slegò, e alla fune legò una capra
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letto e corre dietro alla bambina. ¶ Alla Porta Rastrello
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corre dietro alla bambina. ¶ Alla Porta Rastrello, l’Orca
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arte onorata. Andiamo incontro alla gente, e se non
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oppio). Disse un pastore: – Alla buonora, zi’ monaco, mangi
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sera cominciò ad avvicinarsi alla chiesa, e si nascose
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non dormiva s’affacciò alla porta e si mise
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buttò giù in mezzo alla chiesa e s’addormentò
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il sacco in mezzo alla stanza. Il romito da
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letame, senza dir niente alla moglie. – Se li do
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avesse appeso quel pesce alla finestra ogni notte, avrebbero
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il Favonio ¶ Una volta alla Borea venne voglia di
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figlio del Re, fedele alla memoria di suo padre
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ospite. ¶ Al padre e alla madre dispiaceva uccidere quell
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al padre, il petto alla madre, le ali alla
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alla madre, le ali alla figlia e per sé
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la figlia che diceva alla madre: – Hai visto come
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Fu tolta la sedia alla Regina e si vide
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per questa gallina? – chiese alla lavandaia. ¶ – Non la vendo
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nel fuoco. Poi tornò alla festa e ballò con
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di gallina. S’avvicinò alla cesta, e le penne
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le uova di sotto alla gazza. ¶ E Crocche: – Il
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mandato a far minestra! ¶ Alla fine capirono che era
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resto ci penso io. ¶ Alla notte il padre non
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tornò a casa, disse alla madre: – Sì, sparava ai
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ha vita sottile, – ripeteva alla madre, – canta e suona
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imbizzarrita con la spuma alla bocca. – La mia cavallina
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che devo correr dietro alla cavallina imbizzarrita! – e scappò
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Palazzo reale. – Maestà, – disse alla Regina, – c’è il
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di pecora, e disse alla volpe: – Comare, vado a
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cappa del camino e alla volpe non diede niente
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l’agnello e domandò alla volpe: – Allora, comare, vogliamo
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E quando il lupo alla fine riuscì a scappare
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in quella casa davanti alla colonna. ¶ – Aspetta, – fece lui
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e lo mette accanto alla porta. Torna il facchino
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ne va. Quando torna alla Reggia un’altra volta
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non riaffiori, e torna alla Reggia. ¶ Mentre il facchino
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vino. Il padre disse alla figlia sposa: – Va’ giù
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come corda per impiccarmi alla forca! Da quel boia
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un capo del gomitolo alla porta del palazzo e
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Ma fallo solo vicino alla fontana. ¶ Il giovane aperse
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restò sull’albero, vicino alla fontana. A quella fontana
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altra brocca e tornò alla fontana. Alla fontana rivide
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e tornò alla fontana. Alla fontana rivide quell’immagine
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a sgridarla, lei tornò alla fontana, ruppe ancora un
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ficcò in un’orecchia. Alla ragazza cadde una goccia
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che andava a chiedere alla Brutta Saracina la carità
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carità di una melagrana. ¶ Alla fine sull’albero ci
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mattine, la vecchia andava alla Messa. E mentr’era
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Messa. E mentr’era alla Messa, dalla melagrana usciva
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fate finta d’andare alla Messa e invece nascondetevi
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vieni. ¶ – Io sto dentro alla melagrana… – e le raccontò
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la giovane che trovai alla fontana!», e il figlio
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del Re, e chiese alla giovane: – Come mai eravate
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tornò a Palazzo insieme alla ragazza, e le fece
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di nuovo tutto davanti alla Brutta Saracina. – Hai sentito
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il figlio del Re alla Brutta Saracina, quando la
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e bruciami in mezzo alla piazza. ¶ Così fu fatto
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sentendo cantare, s’affacciò alla finestra: vide Giuseppe Ciufolo
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cavallo e corse via. ¶ Alla sera, si fermò alla
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Alla sera, si fermò alla locanda della Bella Venezia
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occhi e il sangue alla Bella Venezia, ammazzò un
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allontanati, la ragazza andò alla pietra bianca e disse
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figlia era ancora viva. ¶ Alla locanda veniva ogni giorno
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erano via, stava cantando alla finestra, quando passò una
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di Portogallo stava affacciata alla finestra a guardare il
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notte dopo si mise alla finestra ad aspettare. E
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tignoso non può avvicinarsi alla figlia del Re. «Allora
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al tignoso: – Tutti vanno alla guerra e tu che
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cavallo di Rafanello andò alla guerra. Il Re di
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il tignoso!» Tornò tristemente alla sua capanna e trovò
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cavallo zoppo e andò alla guerra. Ma prima, come
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uno, ne ammazzò due, alla fine restò vincitore su
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spada al braccio destro. Alla fine della battaglia il
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e che lì sotto alla vescica di bue spuntava
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la Corte si recò alla capanna di legno. – Sì
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per portare il disonore alla sua casa. Chiamò un
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seguì il Re selvatico alla sua casa in mezzo
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si faceva le trecce alla finestra, e sul davanzale
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pappagallo e arrivò sotto alla finestra dove una ragazza
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sposa, e chiese perdono alla figlia del male che
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bambino. Il padre andò alla porta, a vedere chi
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disse, e la portò alla sua casa che era
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più ce n’ho. ¶ Alla ragazza colla stella in
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Poi voleva far indossare alla figlia brutta i vestiti
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sua figlia passò vicino alla botte. – Che fai là
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fai là dentro? – disse alla sorella. ¶ – Sto qui perché
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contadino grosso volle metterlo alla prova e prese lui
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mise a tracolla appeso alla tenaglia, e via dall
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volle fare una scommessa alla trottola: chi arrivava più
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e buttò in mezzo alla strada le budella, il
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fece bruciare in mezzo alla piazza. E a Giuanni
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Allora il lupo andò alla canestra e mangiò. ¶ – Aiuto
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i ferri per andarsene alla macchia. Aveva fatto già
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con tutta la catasta alla barca e saltò a
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catene! ¶ Parte l’esercito alla carica ma non riusciva
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e s’erano dati alla campagna. Uno era romano
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terza, e zunfete pure alla terza. ¶ Il soldato ora
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il fucile e sparò alla lupa che morì sul
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si chiedeva il Re. ¶ Alla Principessa venne un’idea
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hai raccontato ieri sera alla padrona! ¶ – Io per regola
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era Maestro di casa alla Corte del Re, e