Angelo Galli, Canzoniere, 1459

alor diss'io: «Questa alma creatura ¶ non è cosa

volerlo fare, ¶ che l'alma me sia hor de

tra le labra sancte, ¶ alma nel cel non fo

ove sì dolcimente l'alma altrui ¶ rapisce et d

suave canto ¶ che l'alma altrui rapisce, invola et

prefato illustrissimo Signior mio ¶ 20 ¶ Alma gentile, ché sì dolcemente

el parlar che l'alma cava altrui? ¶ Come legato

cento demon duri l'alma mia ¶ rapir, da più

fortuna vuol che l'alma trista ¶ a tal callice

me sento tucta l'alma; ¶ per letitia fasse alma

alma; ¶ per letitia fasse alma, ¶ né altro vuol, né

io credo poria l'alma apresso a Dio. ¶ Per

dischiave ¶ dal corpo l'alma: tu serai homicida, ¶ tu

fuor del pecto ¶ l'alma me cavarò per menor

d'avorio sancta et alma? ¶ Chi se bea de

mio corpo ancora l'alma. ¶ Per lo prefato illustrissimo

del pecto tu l'alma angosciosa, ¶ ché la porai

et de chi l'alma serà sempre ancilla? ¶ Respondon

dolceza par che l'alma m'esca, ¶ sopra la

corpo suo cum l'alma spenta. ¶ Vanne, aura mia

di mortal foco l'alma accesa. ¶ La real tua

o dea terrestre, o alma degna ¶ d'altro habituro

in cenere converso, ¶ l'alma rimasa, è tanta la

retrareste el sguardo. ¶ O alma benedecta, angela pura, ¶ che

il corpo senza l'alma via sen vene. ¶ Per

giorno vene, ¶ dicatel l'alma mia che n'esce

che morte la trista alma ingombra, ¶ voglio che 'l

scemo: ¶ però che l'alma mia che s'innamora

che per dolceza l'alma m'esca? ¶ L'è

spaventa, ¶ et però l'alma in dubio sta, sì

sepulta et soza l'alma mia, ¶ che uscì de

soccorre presto a l'alma ria, ¶ volgela, la sfrenata

ne portasti et l'alma mia. ¶ Ragion non è

non tempre? ¶ Et tu, alma gentile, ove sei hora

pento anco!), ¶ tremami l'alma in corpo sbigutita. ¶ Ma

per lei, fa' l'alma franca! ¶ 247 ¶ Cum altra rima

scarporir de man l'alma al Perverso. ¶ Et tu

eterno de la misera alma? ¶ Non vede già el

da chi la tolesti alma? ¶ Perché pur gionge pondo

mentre pòi, sgrava l'alma carca: ¶ duolti, sospira de

in quale stato ¶ l'alma mia era; unde al

matotina, ¶ sancta sopra sancti, alma beata, ¶ se così dolce

alcuna ¶ over se l'alma te trafisse el dolo

O ingrata et superba alma mia, ¶ ceca de te

mia speranza ¶ et l'alma che perisce, aita, aita

racomandato? ¶ O veneranda idia, alma felice, ¶ scì tu te

lontan paesi, ¶ che l'alma denigrata, taupinella, ¶ soccorsa per

nimico, che già l'alma afferra, ¶ socto 'l tuo

colui che tucto vede: ¶ alma beata non fu mai

se ricordi, è l'alma fuore uscita. ¶ Quando si

l cor, cum l'alma et cum le forze

el m'esce l'alma ¶ del miser corpo et

dovrebbe ¶ mentre che l'alma sta col corpo unita

tua madonna la sancta alma». ¶ Io la mirai fino

vaglio, ¶ si non l'alma haver trista e 'l

bel pecto la sancta alma: ¶ haria almen tocco quella

poi ¶ ti rende l'alma una lieta novella: ¶ tale

cui gli esce l'alma, ¶ che per la mortal

tu la sancta et alma ¶ madonna mia che la

in parte. ¶ Et s'alma sancta disiò giamai ¶ tornare

de Porsenna: ¶ da questa alma gentil, che 'l mondo

amare ¶ cum tucta l'alma tua questo signore. ¶ Pensa

sé, ¶ et dico: «O alma mia, beata te ¶ se

lacrime dal volto, ¶ l'alma partita la rimecta in

col cui dulcore l'alma fuor me cave, ¶ et

velo, ¶ unde uscì l'alma che a Dio fe

del quale ho l'alma tucta e il spirto

infin che spira ¶ l'alma, tornando al motor primitivo

o stella a l'alma nostra ¶ pò tor del

Amor t'ha l'alma mai presa et riscossa

che par che l'alma gli esca. ¶ Mandato a

me par che l'alma m'esca fore. ¶ Mandato

quanto ¶ et, se l'alma fuor t'esce, et

ché serò senza l'alma ¶ et scì seran de