Vittorio Alfieri, Ottavia, 1783

lieto mai del nostro amor ti vegga? ¶ Nerone ¶ Lunge

tien talvolta ¶ il nostro amor; null'altro mai. Con

premio a me dell'amor mio ti desti, ¶ tu

lusinga dolce ¶ era l'amor, non del signor del

il sai: di quale amor, tel dica ¶ quant'io

appago, o donna, ¶ d'amor, qual mostri, d'ogni

immenso ¶ danno! il tuo amor tu mi puoi torre

deh! cessa: nel mio amor ti affida. ¶ Mai non

io temo ¶ il finto amor, la finta sua dolcezza

lei del pari ¶ obbedienza, amor, timor gli spiace; ¶ quell

ei sdegnossi ¶ del soverchio amor mio poc'anzi; e

cor; ma, più che amor, può in lui ¶ impeto

mai ¶ avuto avesse l'amor tuo. Ma, stolto! ¶ che

rea tacciar d'impudico amor servile: ¶ or, per ciò

io per Neron tuttora ¶ amor conservi: eppur, per quanto

prove ¶ darti vorrà dell'amor suo. Non poco ¶ spero

pena ¶ a chi l'amor del mio Neron tradisce

lieve? il vile ¶ tuo amor, che ascondi invano, appien

della innocente ¶ illustre donna, amor del giusto, e lungo

or mi porti ¶ verace amor, chi sa se in

almeno ¶ così il tuo amor ne porto io meco

hai per me stima, amor, pietade in petto, ¶ oggi