Vittorio Alfieri, Polinice, 1783

di possente nimico: in armi ei chiede ¶ l'avìto

dunque? Oh cielo! in armi ¶ al suol natìo... ¶ Eteocle

il piano inondar d'armi straniere. ¶ Giocasta ¶ Non tel

A te con l'armi ¶ chied'egli or ciò

Creonte, di depor quell'armi ¶ non gl'imponevi? I

qui deponga ei l'armi. — ¶ Ad impetrar pace dai

ascosi adoprar. Possente in armi ¶ sta Polinice... ¶ Eteocle ¶ Ha

ridico, acquetati: fra tante ¶ armi, desir di più sincera

giuro, se non l'armi sue? ¶ Io libero giurai

Guerrier, chi sei? quell'armi ¶ io non ravviso. — Il

suddito cittadin tornarne in armi. ¶ Polinice ¶ Narrar mio dritto

delitti a parte? ¶ L'armi fraterne hanno in orror

spergiurarti non sentivi? ¶ Quest'armi inique, il mancator di

tu; ma perché in armi è chiesto? ¶ E tu

ad altro fin quell'armi, ¶ che ad ottenere il

tu nieghi ¶ Tebe dall'armi, io crederò che fama

sì sacri ¶ dritti coll'armi (ah!) violar non voglio

e viene ¶ ritroso all'armi a pro di un

il fragor cupo dell'armi cessò... ¶ Al suon tremendo