Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

se ne andava, ¶ Che ben se n'avvedrebbon tosto

E s'io comprendo ben, la Poesìa ¶ È dimagrata

Baldracca, ¶ Che 'nsegna molto ben beccare a' polli, ¶ E

a riporre, ¶ Però guardate ben la vostra Torre, ¶ E

Deh ch'io rinegherei ben prima Giotto, ¶ E la

van la spazzatura. ¶ E ben lo disse Seneca morale

Addormentò una gallina greca. ¶ Ben sai, che la Moccieca

odi s'elle son ben cose strane, ¶ Che infornando

fa che ciaschedun sia ben battuto. ¶ Poi gli condisci

che sia di tutto ben compiuto. ¶ Specchiati ne' Trionfi

Argo, il quale aveva ben cent'occhi, ¶ Pel tullurù

rigagnolo. ¶ Ma chi volesse ben guarire un sordo ¶ Conviengli

ho a noja, avendo ben da cena, ¶ Se la

perde. ¶ LXI ¶ Deh lastricate ben questi taglieri, ¶ Rammattonate un

il Re Bravieri. ¶ Quanto ben si distendon gli usolieri

quando ¶ Volessi uno sparvier ben gozzivajo, ¶ Tendi il Gabbione

questo Sonetto; ¶ E pensa ben, l'uccel, quel che

E disse, ei mentiran ben per la gola, ¶ Che

Reina Isotta; ¶ Chi vuol ben far la farinata cotta

ch'in Alessandra, ¶ Sì ben venduti vi si sono

di Mambrina esser cavalla; ¶ Ben sapev'io, che 'l

uom, deh vatti anniega, ¶ Ben sai, che le coregge

i balconi, ¶ Ebbe veduto ben trenta pippioni ¶ Andarse al

d'Arno fuggiranno, ¶ Per ben, ch'a code stien

ei pare il Dricch? ¶ Ben fai, che Locch, e

i pescator feron sì ben co i Giacchi, ¶ Che

can della Giudecca ¶ Di ben dugento armarono una barca

prima non t'impeci ben le mani. ¶ I grù

uno, a uno, ¶ E ben che 'l nome n

da cena: ¶ Tu stesso ben lo sai; cacarti addosso

birbe, va lasciami stare: ¶ Ben, bè io dico se

E sonci a petizion ben so di cui, ¶ Ma

avesse a fare: ¶ Allotta ben sentì io miagolare, ¶ E

ch'ei n'ha ben sei macchie addosso? ¶ E

vendico, nè sazio ¶ Veggendo ben questo crudele strazio. ¶ CLVI

due castagne ¶ Sì son ben magre, da far gelerìa

la vernice; ¶ Costui esser ben dotto in ciò mi

molto sano, ¶ Ma guardi ben [che 'l dice maestro

nondimeno al quale ¶ Procura ben, per fantasia di sonno

nè che tenere; ¶ Ma ben m'è certo rimaso

sendo ghiacciato, ¶ Tu puoi ben dimenar, che non si

E tal si mostra ben di me fratello, ¶ Ch

coll'amico? ¶ Tu sai ben che 'l nimico ¶ Non

agio sono stato, ¶ E ben fornito di buone vivande

e l'altro pesca, ¶ Ben furon bestemmiati questi bruchi

bruchi, ¶ Perchè tu potrai ben gli occhi serrare: ¶ Se

di salsiccia; ¶ E guarda ben ch'ella non sia

di buon magliuolo, ¶ E ben tenuto, e nato in

di rosso piumato, ¶ E ben pennuto, ed abbi il

di buona razza, e ben compiuto ¶ Spugnoso, e rosso

or cresciuto: ¶ E se ben sei veduto, ¶ Leggi questo

poeteggi, ¶ E che tanto ben suoni il dabbudà; ¶ Qual

Minosso, ¶ E mi potrebbon ben esaminare, ¶ Che mi trovasser

ad un suo Sonetto. ¶ Ben ti sei fatto, sopra

sopra il Burchiel, conte; ¶ Ben per via di San

questa al dito; e ben l'annoda: ¶ Non è

A macca de' lor Ben, convien che goda ¶ La

l cervel si becca; ¶ Ben sei addosso a Marzocco

Asino di scopi; ¶ Sicchè ben tosto ti verranno a

teso: ¶ Tu non hai ben questo mestiero appreso ¶ Con

tuo sì male speso: ¶ Ben puoi dolente maledir la

CCXIV ¶ AL MEDESIMO. ¶ Rosel, ben m'hai schernito, e

M. DOMENICO DA URBINO. ¶ Ben sarìa il fonte d

stu puoi, che sia ben fazzionato, ¶ Che gli abbia

il collo giusto, e ben ceffuto, ¶ Stese le lacche

le lacche, e tutto ben quadrato: ¶ Largo nel petto

a velluto: ¶ E stato ben tenuto, ¶ Bene azzampato, e

taglio, ¶ Sia avveduto, e ben vada a guinzaglio. ¶ CCXIX

altro, odi: diss'io; ¶ Ben ti so dir, che

O canaglia da broda ben condita, ¶ Tirator sete di

aveva ¶ Sgorbiate tutte a ben mille colori, ¶ Dipinte a

stan li fatti miei: ¶ Ben peggior di morte sei

ch'i' sarò purgato. ¶ Ben ho fatto al mio

cachi un poco poco. ¶ Ben darei bando, e 'l

altro cispo, ¶ Cavati dentro ben un mezzo miglio, ¶ Che

ciacco; ¶ E sapere' pur ben tenerti a loggia ¶ Guazzando

pesci nuovi oggi infarini: ¶ Ben tu se' fatto un

i' non t'ho ben scosso la polvere. ¶ CCXLI

scosso la polvere. ¶ CCXLI ¶ Ben gridarei omai se i

visera, ¶ E donò lor ben mille buone travi; ¶ Domandando

salsiccie ¶ Mescolate con lor ben cento micce ¶ Quali gridavan

CCXLV ¶ Se tu vuoi ben guarir del mal di

non menar a tempo ben le braccia, ¶ T'are

rasa e piana. ¶ E ben che si dicesse che

i ranocchi, ¶ Ma ecci ben che Giove la 'ngannava

ghiotta, e ladra, ¶ Sendo ben brutta allor si tien

costumi de' Romani, ¶ Che ben figli or di Troja

di ranocchi, e sien ben pesti ¶ In un bucciol

quando l'aria è ben chiara ¶ Carrate tre di

ora non saprai ¶ Che ben si sia; e al

E poi li stempra ben con la carotta ¶ Tutta

E d'un miglior ben dir, che tu non

In Conclavio serrati, e ben uniti ¶ Per voti fan

tuo bene, e col ben dire sprona ¶ Il Cavalier

si vede chi va ben pensando; ¶ Che d'una

nostra vita, ¶ L'anima ben disposta, e a Dio

con ogni scienza di ben fare: ¶ E poi seguendol

buona pazienza, ¶ E nel ben fare metti ogni possanza

si vale ¶ È il ben fare, e guardati dal

fu, in cui ogni ben si trova. ¶ Difendile se

si ridusse, ¶ E tanto ben gli vuol, quanto ell

Zane, e latteracce vecchie: ¶ Ben dice il giuoco allo

chi a Villan fa ben, a Dio fa onta

Acciò di tutto fussi ben compiuto, ¶ Tante pulci mi

Ma s'io sapessi ben latino, e greco, ¶ O

buon bastone ¶ A toccar ben le corde al suo

gli hanno andare. ¶ CCCXX ¶ Ben so che fusti Figliuol

uso ci ha recato, ben tel dico, ¶ Che quel

Che quel ti caricò ben di bastone. ¶ Colui hai

dello stato vostro. ¶ Ma ben preghian che 'n voi

l Bicci rimedillo ¶ Come ben seppe ordinare il cattivo

frodo. ¶ E quando vede ben, ch'io più mi

buffone, ¶ E credine scampare ben tua vita, ¶ E pur

paglia, e quella sie ben trita: ¶ Ma quì non