Pino Cacucci, Punti di fuga, 1992

inquadri. Tiro fuori dalla borsa la tuta e il

fucile sul fondo della borsa, aggiungo tutti i marchingegni

di vetro ondeggiando la borsa. Pesa un accidenti, ma

fatica a entrare in borsa e mentre armeggio sulla

scivolare dalla spalla la borsa: colpisce la scala metallica

gli arnesi mettendomi la borsa a tracolla; adesso illumino

Getto il fucile nella borsa, impugno la pistola e

permettermi altro che la borsa da viaggio, e non

alla rinfusa, pressandoli nella borsa con il peso del

ma è inutile, nella borsa non ci sta proprio

assicurato la cerniera della borsa a un piccolo lucchetto

di più. Riempio la borsa alla rinfusa, e quando

quasi di corsa. La borsa è maledettamente pesante, con

di avere ancora la borsa addosso, con la cinghia

è un foro nella borsa; anzi, sono due. La

avevano nemmeno portato una borsa, pensando di riempirsi le

là, con quello in borsa!” ¶ “Che c’è di

a limitarci a una borsa a testa. Filippo mette

gli grido. “Prendimi la borsa e la pistola sul

trafelato. Afferro la mia borsa. Prendiamo a correre, senza

tutta la roba in borsa,” dico rassegnato. “Mi ci

Metto l’Uzi nella borsa.” ¶ La sostituzione procede senza

avvicina con la mia borsa in mano. “All’inizio

mi pare.” ¶ Rovescio la borsa, tasto il punto in

fuori e cade nella borsa. La metto sotto la

favore di riportare la borsa degli attrezzi nel furgone

giubbotto e uno nella borsa.” ¶ “E riesci a seguirli

stavi girando senza la borsa. E voi, quando ve

davvero insostenibile. ¶ Prendo la borsa, l’impermeabile; mi avvio

accordo…” e richiudendo la borsa, vedo due pacchi da