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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
uscire dalla torre, pensando che il pericolo fosse passato
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1956
passato. E non sapeva che tutto era già successo
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1956
passò un altro Re che andava a caccia: sentì
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1956
il Re non voleva che suo figlio sposasse una
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1956
solitaria, con la speranza che suo figlio la scordasse
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1956
Non s’immaginava nemmeno che quella ragazza era la
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1956
sapeva tutte le arti che gli uomini non sanno
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1956
di voce le cose che avevano viste, nessuno ci
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1956
quella ragazza (tutti sapevano che era stata l’innamorata
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1956
disse: – Oh, sono cose che facevo sempre anch’io
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1956
sposa era tanto orgogliosa che volle entrarci dentro. Non
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1956
c’era ancora entrata che era già morta bruciata
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1956
c’è la porta che non s’apre dal
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1956
cucina e disse: – Allora, che cosa preparo di bello
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1956
al figlio del Re che si sposa? Su, su
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1956
attimo, davanti agli Ambasciatori che sudavano freddo. ¶ – Padella, va
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1956
dieci pesci fritti bellissimi, che la figlia del Sole
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1956
bella roba, vedeste io, che pesci faccio! ¶ Lo sposo
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1956
si scottò così forte che le venne male e
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1956
con gli Ambasciatori: – Ma che storie venite a raccontare
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1956
Stavolta, davvero, non so che regalo fare, – disse. Ci
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1956
una trina d’oro che le veniva fuori dalla
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1956
continuava a cavarla fuori che sembrava non finisse mai
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1956
trina era tanto bella che a Corte tutti volevano
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1956
miei vestiti di trine che mi facevo a quella
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1956
lago di sangue, tanto che morì. ¶ Il figlio del
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1956
chiamare una vecchia maga che disse: – Bisogna fargli prendere
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1956
ma d’un orzo che in un’ora sia
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1956
pensarono a quella ragazza che sapeva fare tante cose
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1956
una pappa prima ancora che fosse passata un’ora
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1956
al figlio del Re che se ne stava a
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1956
Sole? – disse il Re che era lì vicino. ¶ – Io
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1956
Io sì. ¶ – E noi che ti credevamo trovatella! Allora
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1956
sposare nostro figlio! ¶ – Certo che posso! ¶ Il figlio del
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1956
la figlia del Sole che da quel giorno diventò
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1956
una Regina senza figli che facevano elemosine e preghiere
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1956
mandò per gli astrologhi, che dicessero chi nascerebbe e
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1956
Re e la Regina, che avevano sorriso finché gli
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1956
finché gli astrologhi dicevano che sarebbe stato maschio e
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1956
Inghilterra aveva una cavallina che parlava e lei le
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1956
bada, – dice la cavallina che era fatata e sapeva
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1956
babbo del tuo sposo che la Regina d’Inghilterra
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1956
l’orologio alla mano che aspettavano l’ora precisa
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1956
vento, con la sposa che si teneva forte alla
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1956
E ti dirò anche che mi piace. ¶ – Io dico
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1956
mi piace. ¶ – Io dico che ti sbagli, – disse la
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1956
fiori? ¶ Ma la cavallina che sapeva tutto aveva già
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1956
avvertito il finto stalliere, che rispose: – Mah, a me
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1956
e vede i servitori che reggono la poltrona col
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1956
si destò: gli pareva che il materasso fosse più
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1956
con me la cosa che più mi piaceva? Io
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1956
Giuseppe, un giovane ingegnoso che sempre mulinava in capo
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1956
di Costantinopoli. Il padre, che voleva dargli moglie per
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1956
aveva mente ad altro che ai viaggi. Finalmente il
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1956
lui come a quello che gli sarebbe succeduto nei
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1956
a lasciar partire Giuseppe, che s’imbarcò con un
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1956
saltato via dalla nave che affondava si mise a
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1956
cavalcioni del suo baule, che non aveva mai voluto
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1956
spuntava su dal mare che s’andava acquietando. L
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1956
Giuseppe esplorava intorno, ecco che sbuca fuori un branco
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1956
guardarono come non sapessero che farsene. Mostrò loro l
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1956
ed era lo stesso che se avesse mostrato il
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1956
coltello. Giuseppe fece cenno che non voleva darlo a
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1956
sapevano, per esempio trovò che nell’isola c’era
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1956
la più brutta ragazza che viaggiatore potesse mai incontrare
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1956
mia perdita? – esclamò Giuseppe. – Che intende dire, Maestà! ¶ – Non
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1956
uno dei coniugi bisogna che l’altro sia seppellito
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1956
loro ricchezze. Giuseppe volle che con sé fosse calato
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1956
occhi intorno e vide che nella caverna veniva avanti
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1956
laggiù in fondo capì che finiva in mare. La
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1956
con tutte le ricchezze che aveva a portata di
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1956
fuga all’indomani, dato che ormai era quasi giorno
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1956
a preparare la roba che avrebbe portato con sé
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1956
intese il solito canto che accompagnava i funerali, e
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1956
dietro un macigno, aspettava che la caverna fosse richiusa
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1956
la sua antica innamorata, che s’era sposata a
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1956
e le disse: – No che non sono ancora morto
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1956
spavento e il timore che Giuseppe non fosse già
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1956
pian piano, fino a che vide in fondo alla
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1956
mare, e il bove che nuotava via col morto
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1956
pietrone. Calò una fune che aveva portato attorcigliata alla
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1956
e la sua donna che stava ad aspettarlo piena
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1956
fondo legava la roba che lui issava fino a
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1956
d’un altro Regno che c’era nell’isola
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1956
riuscirono a passarlo prima che fosse giorno. Presentatisi al
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1956
spiaggia alla sera, così che il Re non avesse
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1956
soccorso. Era una nave che andava a Costantinopoli. Così
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1956
felice dal vecchio padre che sempre l’aspettava. ¶ (Montale
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1956
le stelle e dissero che nascerebbe una bambina, e
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1956
nascerebbe una bambina, e che era destinata a far
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1956
la Regina, a sapere che la loro figlia avrebbe
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1956
una figlia dal Sole, che sta in cielo e
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1956
con finestre così alte che il Sole stesso non
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1956
parlando delle belle cose che dovevano esserci al mondo
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1956
di sedie così alta che riuscirono ad arrivare alla
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1956
torre, e la balia, che temeva la collera del
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1956
e m’è parso che fosse degno di stare
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1956
detto la Caterina, solo che non gli diede del
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1956
ha indovinata! ¶ – Chi è che l’ha indovinata? – chiese
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1956
ma è mia figlia, che m’aveva detto che
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1956
che m’aveva detto che il Re mi avrebbe
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1956
Tenete questo lino. Ditele che me ne faccia, ma
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1956
non c’erano altro che tre lucignolini di lino
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1956
a scuoterlo. Si sa che nel lino ci sono
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1956
terra tre lische, piccole che quasi non si vedevano
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1956
ditegli da parte mia che la tela per le
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1956
Caterina tante gliene disse, che finalmente si decise. ¶ Al
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1956
figliola! Mandatemela a palazzo, che ho piacere di discorrere
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1956
lei. Ma si badi: che venga alla mia presenza
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1956
piedi né a cavallo. Che obbedisca punto per punto
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1956
a casa più morto che vivo. Ma la sua
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1956
Babbo, so io quel che mi tocca fare. Basta
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1956
mi tocca fare. Basta che mi troviate una rete
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1956
pescatori. ¶ Alla mattina prima che albeggiasse, la Caterina s
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1956
cavalcioni con un piede che toccava terra e uno
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1956
al palazzo del Re che schiariva appena (non era
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1956
passare: ma quando seppero che obbediva a un comando
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1956
Sei proprio la ragazza che cercavo: ora ti sposo
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1956
Il Re aveva capito che la Caterina la sapeva
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1956
tu bada a quel che fai, perché il Re
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1956
tuoi panni di lendinella che li terrò qui appesi
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1956
gran fiera. I contadini che non potevano albergare al
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1956
L’oste gli disse che poteva alloggiarla sotto il
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1956
sotto il portico, e che la legasse per la
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1956
un altro contadino. Ecco che nella notte, la vacca
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1956
Ne nacque un litigio che non finiva più, dalle
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1956
del Re. ¶ Bisogna sapere che nella città reale una
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1956
reale una volta costumava che nel tribunale anche la
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1956
Caterina regina, era accaduto che ogni volta che il
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1956
accaduto che ogni volta che il Re sentenziava, lei
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1956
rimostranza: il Re disse che comandava lui e la
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1956
a sentire la Regina, che forse un rimedio l
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1956
lei, dicendole l’ingiustizia che aveva subito dal marito
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1956
c’è un lago che di questa stagione è
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1956
Maestà, se può essere che un carro partorisca un
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1956
vitello, può anche darsi che io prenda pesci all
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1956
interessi, e lo sai che te l’avevo proibito
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1956
nel palazzo la cosa che più ti piace, e
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1956
Sua Maestà; non ho che da obbedire. Le chiedo
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1956
Caterina? Ordina ai cuochi che preparino carni arrostite, prosciutti
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1956
e metter sete, e che servano in tavola il
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1956
la poltrona con quel che c’è sopra e
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1956
e non si fermò che a casa sua, a
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1956
tarda notte. ¶ – Apritemi, babbo, che son io, – gridò. ¶ Il
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1956
trovarono addormentata. ¶ – Chi sei? Che fai qui? – le chiese
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1956
ragazza! – disse il Re. – Che birbone chi ti ha
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1956
le disse del pero che s’abbassava e del
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1956
abbassava e del muraglione che s’apriva, per paura
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1956
s’apriva, per paura che la madre non la
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1956
perché s’era accorta che a suo figlio le
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1956
dal capo qualche idea che gli fosse venuta, gli
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1956
Figlio mio, è tempo che tu cerchi moglie. Principesse
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1956
è l’Uliva quella che sposerò. ¶ – Come? – esclamò la
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1956
Regina. – Una boscaiola mozza, che non si sa neanche
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1956
informarla di tutto quel che succedeva. Quando seppe che
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1956
che succedeva. Quando seppe che l’Uliva aveva dato
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1956
dall’altra e ordinò che la riaccompagnassero nel bosco
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1956
prima volta. ¶ – Abbandonatela là che muoia di fame, – disse
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vecchia scrisse al figlio che sua moglie era morta
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1956
neppure per il capo che fosse tutto un tradimento
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1956
due bambini sulle braccia, che moriva di fame e
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1956
acqua. ¶ – Ma non vedete che non ho mani e
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1956
come faccio? Non vedete che sono senza mani? ¶ – Tuffa
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1956
nell’acqua e sentì che le ritornavano le mani
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1956
E sparì, prima ancora che l’Uliva avesse potuto
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1956
in quella palazzina senza che le mancasse niente e
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1956
e torniamo al Re che, finita la guerra, ritornò
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1956
lo sorprese una burrasca che pareva che la terra
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1956
una burrasca che pareva che la terra si schiantasse
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1956
un po’ gli sembrava che assomigliasse tanto all’Uliva
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1956
capo. E ai ragazzi che gli saltavano intorno diceva
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1956
torneremo di là, domandate che vi racconti una novella
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1956
schiaffi, ma voi insistete che volete sentire la novella
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E delle mani mozze, che ne è stato? – E
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1956
davvero bene devi promettere che non castigherai tua madre
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Regno. Lasciala in vita, che io le perdono di
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1956
di tutto il male che mi ha fatto. ¶ Così
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1956
casa di buona gente, che mi ha tenuto allegro
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1956
stata la prima volta che mi sono sentito consolato
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1956
proprio morta, l’Uliva? ¶ – Che domande sono? C’era
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1956
Ti pare il tono che deve usare un figlio
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mettesse in dubbio quel che dice? ¶ – Andiamo mamma, finiamola
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disse: – Non abbia paura, ché noi male non gliene
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1956
troppo contenti della felicità che abbiamo ritrovato. ¶ La Regina
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1956
Si china e vede che ha zappato fuori un
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1956
di terra s’accorge che è tutto d’oro
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1956
mortaio d’oro dicendole che lo voleva regalare al
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1956
di mezzo voi. ¶ – E che cos’è che ci
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1956
E che cos’è che ci manca? Cosa può
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1956
E Caterina rispose: – Vedrete che il Re dirà: ¶ Il
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1956
questo modo! Ti credi che sia scemo come te
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1956
passare, ma lui disse che portava un regalo meraviglioso
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1956
Spogliatevi e buttatevi giù che si sta così bene
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1956
si sta così bene! Che disgrazie volete che ci
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1956
bene! Che disgrazie volete che ci siano? ¶ In quella
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1956
nuove. Lo dicevo io, che quei brividi erano un
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1956
mi vuole rivedere. Bisogna che parta immantinente. Non ci
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1956
immantinente. Non ci resta che far la pace e
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1956
sicuro, ma partiva senza che lui se ne fosse
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1956
Era il Re nemico che arrivava fin lì, innamorato
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1956
partire domandò alle figlie che regalo volevano. Una disse
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1956
Le due prime sorelle che non potevano vedere la
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1956
andare. Tutti i giovani che incontrava le davano noia
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1956
vedere quella vecchia centenaria che parlava con voce argentina
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1956
la mia mamma. ¶ – E che mestiere fate? ¶ – Vado a
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1956
gli occhi cisposi): – Peccato che con quegli occhi non
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1956
marci, – da giovane sì che sapevo filar bene! ¶ E
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1956
e filò quel lino che era una meraviglia. Il
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1956
bocca aperta a vedere che una vecchia decrepita, tremolante
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1956
dei fiorellini d’oro che non se n’erano
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1956
figlio del Re sospettava che ci fosse qualcosa sotto
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1956
e abbracciò la ragazza che tutta vergognosa cercava di
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1956
arrosto gli piacque tanto che ne prese tre volte
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1956
e il Re disse che non sapeva come mai
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1956
mie sorelle vi dissero che era per salarvi le
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1956
Uliva ¶ Accadde una volta che un ricco Ebreo, rimasto
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1956
garberà, perché vorrà dire che io non tornerò più
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1956
non tornerò più e che la bambina resterà con
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1956
dalla moglie del contadino che a vederla così garbata
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1956
via via all’età che aveva, ma nessuno le
221
1956
vedere. I contadini pensarono che fosse morto, e dissero
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1956
con tutto il paese che era venuto a vedere
223
1956
la mamma, – avevate detto che se non tornavate entro
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1956
anni, ne facessimo quel che ci garbava, perché restava
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1956
Sono passati diciott’anni; che pretese volete avere? L
226
1956
e il Tribunale sentenziò che se la figlia era
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1956
da quei buoni contadini che le avevano fatto da
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1956
di non dimenticarsi mai che era cristiana. Così si
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1956
e crederai in quello che crediamo noi. Guai a
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1956
a leggere nel libro che t’ha dato la
231
1956
mozzò nette. Poi ordinò che la conducessero in un
232
1956
restò là più morta che viva, e senza mani
233
1956
L’aveva appena detto, che il muraglione s’apre
234
1956
una mattina il Re che abitava in quel palazzo
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1956
c’è qualche animale che s’arrampica sull’albero
236
1956
rami e l’Uliva che dava un morso ora
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1956
all’altra. Il Re, che era già pronto per
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1956
dalla meraviglia, e prima che il muraglione non si
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1956
saputo far nulla, tranne che vedere quant’era bella
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1956
la ladra. Ed ecco che, nel folto d’un
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1956
tempesta in mare, vedrai che l’acqua arriva sino
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1956
ne passarono parecchi, prima che il Mago dicesse finalmente
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1956
L’indomani, alzandosi, vide che il Mago aveva detto
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1956
c’era il mare che toccava la cresta del
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1956
ringraziò del buon cuore che gli avevano dimostrato, salì
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1956
C’è un uomo che fa proprio il mestiere
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1956
un cameriere. ¶ Pietro disse che gli garbava, l’uomo
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1956
davano un soldino. Pietro, che aveva di suo tutti
249
1956
a dire: – Sarebbe meglio che fosse Governatore il cameriere
250
1956
cenno con la mano che stessero buoni, e a
251
1956
andò via. ¶ Bisogna sapere che il Governatore aveva anche
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1956
Pietro. Quando ella vide che il popolo lo voleva
253
1956
disse e tanto fece che il Governatore fu obbligato
254
1956
le sue elemosine, solo che ora invece di un
255
1956
e governava così bene che non c’era chi
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1956
moglie e alla cameriera che Pietro aveva lasciato in
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1956
è un uomo apposta che cerca i servitori per
258
1956
bene la cucina ora che i padroni non ci
259
1956
Tienimi tu quest’anello che mi diede il mio
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1956
fidanzammo, perché non voglio che si sciupi. ¶ Il cameriere
261
1956
sveglio, vede l’anello che luccica sul cassettone. «Di
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1956
al cameriere chi è che ha messo lì quell
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1956
pensava all’altra moglie che aveva preso lì in
264
1956
Oh, se non è che per questo! Credi che
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1956
che per questo! Credi che io sia gelosa? Anche
266
1956
moglie ne hai due, che fa? I Turchi ne
267
1956
Stasera è troppo giusto che tocchi alla tua prima
268
1956
era passata un’ora, che s’aperse la porta
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1956
la figlia del Governatore, che l’indomani fu condotta
270
1956
viva per il delitto che aveva commesso. ¶ (Montale Pistoiese
271
1956
antichi visse un Re che figli maschi non ne
272
1956
sempre malato e ombroso, che viveva tutto il giorno
273
1956
la maggiore: – Signor padre! Che avviene? ¶ Rispose il Re
274
1956
dal Re nostro confinante che mi intima la guerra
275
1956
soldati, si figuri: crede che non sia capace? ¶ – Macché
276
1956
ma sia ben chiaro che se per strada ti
277
1956
ma la prima volta che rammentasse cose da donne
278
1956
La Principessa esclama: – Oh, che belle canne! Se le
279
1956
Principessa disse: – Guarda, Tonino, che bei pali dritti e
280
1956
tue sorelle, come vuoi che mi fidi di te
281
1956
di te? ¶ – A provarmi che male c’è, babbo
282
1956
disse la ragazza. – Vedrete che non vi farò sfigurare
283
1956
Provatemi. ¶ Così fu stabilito che partisse Fanta-Ghirò. La
284
1956
con Tonino lo scudiero che galoppava al fianco. Passarono
285
1956
gli venne il sospetto che fosse una ragazza e
286
1956
con me il generale che comanda l’esercito contrario
287
1956
donzella. ¶ La madre capì che il figlio era innamorato
288
1956
scudiero. Il Re insisteva che si spogliasse. E Fanta
289
1956
cane, dopo il bene che ti avevo fatto! ¶ – Non
290
1956
Non fu malanimo, mamma, che volete? Ero così allegra
291
1956
piedi dei gradini. Ecco che vengono innanzi le tre
292
1956
alla prima, e dice: – Ché! È tutta imbottita di
293
1956
Principe alza il velo: – Ché! È tutta nastri e
294
1956
mia sposa è quella che m’incanta con le
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rimuginava tra sé. – Peccato che sia solo la figlia
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ragazza e s’accorse che non solo era bella
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vuoi tu per sposo? ¶ – Che? – lei ride. – Ma che
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Che? – lei ride. – Ma che le pare? Lei è
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quando seppe chi era: – Che? la figlia d’un
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è donna da Re. Che direbbe la nobiltà, che
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Che direbbe la nobiltà, che direbbe il popolo tutto
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allora Pietro, – mi dispiace che lei non sia contento
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mia parola di Re che io le ho dato
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Dunque lei vede bene che bisogna che la sposi
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vede bene che bisogna che la sposi. ¶ – Quand’è
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cavalli. Era così buio che, arrivati a un bivio
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terra non ritrova altro che gli stivali di quegli
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fonte. Pigliò lo schioppo, che non se ne separava
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un anello col brillante che teneva al dito, per
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giorno a correre, senza che gli riuscisse di tirargli
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era laggiù, sui prati, che beccava tranquillo. Pietro con
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sforzi di Pietro ecco che comparve un Mago. Aveva
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Mago. Aveva gli occhi che schizzavano fuoco; urlava: – Birbone
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Dice Pietro: – Nossignore, guardate che c’è uno sbaglio
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e cominciò a supplicarlo che non l’ammazzasse, e
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di quel Mago. Domanda: – Che c’è di nuovo
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Ho trovato questo giovane che ci spiluccava il nostro
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il nostro bel giardino. Che cosa ne facciamo? ¶ La
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disse: – Be’, se ciò che ha raccontato è vero
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Dopo provato, delibereremo quel che dobbiamo farne. ¶ Così Pietro
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tutto ben ravviato, tanto che Mago e Maga erano
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fatti un figlio. ¶ Passati che furono parecchi mesi, un
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l’uccellino dell’anello che volava fin nel lavorato
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sentì con le dita che c’era sempre dentro
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era accorso il Mago. – Che è successo? Che è
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Mago. – Che è successo? Che è successo? – grida. ¶ E
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zio, – la prova manifesta che son galantuomo e vi
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nel vostro bellissimo giardino. Che vi dicevo dell’uccellino
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e dell’anello? Ecco che ho sparato all’uccellino
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il Mago: – Vuol dire che tu puoi considerarti come
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padrone di tutto quel che c’è qui quanto
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e sempre faceva capire che non voleva altro che
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che non voleva altro che partirsene. Il Mago, che
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che partirsene. Il Mago, che gli voleva davvero bene
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a un figlio, visto che la sua idea era
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se aspetti il giorno che ci sarà tempesta in
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la Regina del Portogallo che ho liberato da un
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e gli occhi aperti, che pareva viva. E non
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colazione, le disse: – Guarda che c’è sotto la
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lanciò un urlo: – Oh! che brutto mostro! – e scappò
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il vento gridando: – Oh! Che grugno spaventoso! ¶ Allora la
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chiamò la più piccola, che era anche la più
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testa di bufala. – Oh, che bella testina! Che belle
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Oh, che bella testina! Che belle cornine! Che bei
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testina! Che belle cornine! Che bei baffetti! Babbo, dove
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sentì la sua voce che diceva: – Levati gli zoccoli
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alla testa di bufala che la chiamava «mamma». ¶ Dopo
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un po’ d’anni che era in quella buca
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prato, passò un cacciatore che aveva perso la strada
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no: – Fa’ pure quel che più ti piace; e
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essere ingrata. Tutto quel che hai avuto lo devi
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la furia della sposa, che non solo dimenticò di
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nel mio palazzo? O che le botteghe della città
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gli rispose: – Ho paura che mi succeda qualche disgrazia
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mamma m’ha detto che non dovevo dimenticar nulla
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Mamma! Mamma! – gridò. – Ohimè che disgrazia! Correte, salvatemi! ¶ Disse
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Questo è il premio che ti aspetta per la
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non poté far altro che avvolgersi intorno alla testa
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E la ragazza rispose che le era venuta una
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nessuno. Venne il momento che restò sola col Principe
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egli rimase, al vedere che la sua sposa era
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consigliò con sua madre, che lo persuase a chiudere
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Corte sparse la voce che la teneva rinchiusa per
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Corte due belle damigelle che non sognano altro che
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che non sognano altro che di farsi sposare da
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la testa di bufala. Che in capo a otto
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libbra di lino; quella che l’avrà filato meglio
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concludeva nulla, non sapeva che piangere sulla sua mala
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da queste pene, voi che potete. M’avete ridotta
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ridotta così, da fortunata che m’avevate fatta con
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del Re e digli che ne mangi il gheriglio
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della libbra di lino che t’ha dato da
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libbra, filato alla perfezione, che non se n’era
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aiutatemi! Perdonatemi per quel che ho mancato. Avete perso
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vostra figlia? ¶ – Non sai che piangere e lamentarti, – dice
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suo tempo? Tutto quel che posso fare eccolo qui
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al figlio del Re: che la schiacci e se
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così sottili e fitti che non c’erano occhi
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non c’erano occhi che li potessero scoprire. ¶ La
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a queste tre dame che cerchino di farsi belle
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La sposa, cosa volete che facesse, con quella testaccia
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Testa di Bufala. ¶ – Mamma, che volete che faccia, ora
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Bufala. ¶ – Mamma, che volete che faccia, ora? Se non
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più rimedio. ¶ – Hai quel che hai voluto. Te ne
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quel fitto velo. Finito che ebbero, la Regina s
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Adesso Fiordinando s’aspettava che dicesse qualcosa o si
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a guardare il velo che s’alzava e s
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fece una buona colazione che trovò già apparecchiata e
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era il suo cavallo che mangiava biada; Fiordinando montò
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di ritrovare una strada che lo riportasse a casa
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s’imbatté nel cacciatore che da tre giorni stava
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per sapere il segreto che covava. Una domanda oggi
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cima a fondo quel che gli era successo nel
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disse chiaro e tondo che era innamorato di quella
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quella bella Regina e che non sapeva come fare
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averla in sposa, dato che lei non parlava e
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dal capo. Sta’ sicuro che qualcosa dirà. ¶ Fiordinando, appena
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toccherò. Addio! E sappi che io sono la Regina
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Rispose l’oste: – No che non ce ne sono
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non ce ne sono. Che novità vuoi che ci
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sono. Che novità vuoi che ci siano? ¶ E Fiordinando
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feste, personaggi di nome che passano. ¶ – Ah! – esclamò l
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cammina in pubblico, ognuno che passa può vederla. ¶ – Bene
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nero. ¶ Ora bisogna sapere che quest’oste aveva una
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oste aveva una figliola, che rifiutava tutti i pretendenti
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non trovava mai nessuno che le piacesse. Appena aveva
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questa ragazza si disse che o avrebbe sposato questo
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suo padre, a dirgli che s’era innamorata e
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s’era innamorata e che trovasse il modo di
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a Fiordinando: – Io spero che si troverà bene a
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bene a Parigi e che sia tanto fortunato di
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La figlia dell’oste, che stava ad ascoltare dietro
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un sonno tanto greve, che s’addormentarono sull’erba
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in fronte. ¶ Bisogna sapere che lì vicino in una
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ci abitava un eremita, che tra gli alberi era
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vino bianco, mi raccomando, che non sarà tanto forte
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seppero nulla di quel che era successo. ¶ Di questo
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successo. ¶ Di questo sonno che lo pigliava ogni pomeriggio
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l’ultimo giorno, prima che la Regina partisse per
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disse, – ma ti prometto che se stavolta non riesci
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svegliare Fiordinando. E vedendo che non ci riusciva, prese
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a piangere così forte che invece di lagrime le
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a guardare attento quel che succedeva. ¶ Quando, a notte
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ultima occasione fu tanta, che tirò fuori le pistole
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della figlia dell’oste, che ha oppiato il vino
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a guardare ogni cosa che succede. Sono tre giorni
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succede. Sono tre giorni che di qui passa la
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è pieno di ladri che l’avrebbero rubato senza
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l’avrebbero rubato senza che lei ne sapesse mai
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giostra. Ora, il cavaliere che giostrerà con quest’anello
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padre e sua madre che già lo piangevano per
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Questa è la lepretta che ho inseguita, questa è
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tutti a tavola. Saputo che la sposa era scomparsa
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scomparsa, nondimeno pensarono: «Visto che ci siamo, il banchetto
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un fastello di stipa che gli avevano portato allora
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dal bosco, quando vide che nel fastello c’era
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la serpe, ed ecco che dalle fiamme salta fuori
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una volta un Re che aveva una figlia: unica
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il mondo, e quello che di voi di qui
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aveva trovato una cosa che meritasse d’essere portata
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tappeto, – disse il tappetaio, – che quando ci si mette
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dita: – Ecco il regalo che fa per me! Quanto
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senza trovare un regalo che gli andasse. Ed ecco
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gli andasse. Ed ecco che incontrò un merciaio ambulante
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incontrò un merciaio ambulante che gridava: – Cannocchiali! Cannocchiali perfetti
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le piace un cannocchiale? ¶ – Che me ne faccio? – disse
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delle fabbriche migliori. ¶ – Scommettiamo, che cannocchiali con le virtù
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visti? – disse il cannocchialaio. ¶ – Che virtù? ¶ – Questi cannocchiali vedono
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Allora è proprio quello che fa al caso mio
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ritorno, trovò un fruttivendolo, che gridava: – Uva salamanna! Chi
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uva salamanna! ¶ Il Principe, che non aveva mai sentito
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Com’è quest’uva che vendete? ¶ – Si chiama salamanna
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l’uva più squisita che ci sia, e questa
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virtù speciale. ¶ – E in che consiste questa virtù? ¶ – A
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e diede un grido. ¶ – Che c’è? – dissero i
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viavai di carrozze, gente che piange e si strappa
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chicco tra le labbra, che tutt’a un tratto
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e non vi dicevo che la Principessa era in
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salamanna. ¶ Così la lite che il Re voleva evitare
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a un quarto pretendente, che era venuto a mani
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un figlio chiamato Fiordinando che non si levava mai
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sua camera non usciva che per colazione o per
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del Re, giovane svelto, che era stato bambino con
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Fiordinando? È tanto tempo che non lo vedo! ¶ Disse
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nella camera di Fiordinando, che gli chiese: – Che mestiere
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Fiordinando, che gli chiese: – Che mestiere fai tu, a
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nulla a mio padre, che io non paia messo
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letto ieri un libro che parla di caccia, e
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m’è tanto piaciuto che non vedo l’ora
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avvezzo. Pure, non voglio che tu rinunci a una
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rinunci a una cosa che ti piace. Ti darò
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compagno il mio cacciatore, che sa il mestiere come
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ogni uccello o lepre che vedeva tirava e li
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un carniere così pieno che non ce la faceva
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tanto piccolo e spaurito, che pensò di poterlo acchiappare
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Fiordinando dietro. Ogni volta che gli era sopra, il
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tanto allontanato dal cacciatore, che non avrebbe più saputo
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in pena. Ed ecco che di tra gli alberi
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grandi come corbe. Visto che non c’era nessuno
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c’era nessuno e che aveva una gran fame
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in bocca una lucertola che non si sapeva come
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in bocca una nocciola che non si sapeva come
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ha già il regno che gli porto io in
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io in dote, e che lui sposandomi ha liberato
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ha liberato dall’incantesimo che ci aveva fatto scimmie
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una bambina, chiamata Assunta, che venne su bruttina. Le
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uscire più. La gente che c’incontra fa tanti
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complimenti a lei, dice che è bella che è
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dice che è bella che è rosata che è
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bella che è rosata che è garbata, e a
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e a me dice che sono nera come un
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un tizzo di carbone. ¶ – Che cos’importa, se sei
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madre. – Nasci da me che sono un po’ scura
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l’invidia, la madre che per lei avrebbe dato
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occhi, le disse: – Ma che cosa posso fare? ¶ E
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l’Assunta non occorre che ci vai più. Andrai
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casa la sera senza che la canapa sia filata
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sia filata e senza che le vacche siano satolle
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amici cari. ¶ La Rosina, che non era abituata a
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mano, non le restò che ubbidire. Andò nei campi