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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Umberto Fracchia, Il perduto amore, 1921

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1921
tirò fuori dell'uscio, che rapida ella stessa richiuse
2
1921
al mio corpo, tanto che sentivo il suo cuore
3
1921
dissi con voce soffocata, — che cosa vieni a fare
4
1921
odore acuto di gelsomino che io penavo a respirare
5
1921
saperlo, era Sterpoli, quello che conosci. ¶ — Lui! lui! — gridò
6
1921
amore di Dio! supplicavo. Che cosa è accaduto? E
7
1921
e un mugolio sordo che sembra di belva. Sterpoli
8
1921
va in pezzi, sembra che crolli la casa, e
9
1921
casa, e sento Kate che grida: mamma mia! Io
10
1921
il marmo. Si direbbe che tutti siano morti. Non
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1921
lei, e quando vede che sono io: — Brutta bastarda
12
1921
Daria e a Sterpoli che è impazzito, e prendo
13
1921
al cancello, vedo Sterpoli che ne esce. Il vicolo
14
1921
più nulla. Lo sento che è a un passo
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1921
da me, la terra che sgrigliola sotto i suoi
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1921
i suoi piedi, lui che dice: — Sii buona, rondinella
17
1921
rondinella. E mi pare che mi stia addosso e
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1921
mi stia addosso e che voglia abbracciarmi. Allora spicco
19
1921
risposto... Ho avuto paura che qualcuno dalle ville vicine
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1921
essere qui con me? Che cosa sono io? Che
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1921
Che cosa sono io? Che cosa è Daria? Finitela
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1921
dimmi, dove sarà? ¶ — E che importa a me di
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1921
di saperlo? — risposi. — Vuoi che io vada a cercarla
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1921
contenta? E dove vuoi che sia? Vuoi che ti
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1921
vuoi che sia? Vuoi che ti porti io per
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1921
della loro camera, e che contiamo insieme i baci
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1921
contiamo insieme i baci che si danno, e gli
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1921
e il resto? Vuoi che io faccia, io, quello
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1921
io faccia, io, quello che Sterpoli non ha fatto
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1921
scoppierei dalle risa. Altro che carezze sulla bocca, altro
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1921
carezze sulla bocca, altro che bisbigli di parole tenere
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1921
tenere nell'orecchio, altro che sguardi caritatevoli voglio io
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1921
stato? ¶ XI. ¶ Il silenzio che seguì fu lungo e
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1921
attoniti e quel dolore che affratellava improvvisamente due creature
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1921
improvvisamente due creature estranee, che ci sospingeva l'un
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1921
carezza di frescura, mormorò: ¶ — Che fare? Che fare? Ormai
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1921
frescura, mormorò: ¶ — Che fare? Che fare? Ormai è finita
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1921
presente, una voce imperiosa che dice: — Ubbidisci! E tu
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1921
tuo destino di schiavo. Che fare? Come potevo io
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1921
di gioia al pensiero che sarei stato felice, che
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1921
che sarei stato felice, che ella sarebbe stata mia
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1921
sotto le sue rovine. — Che fare? — urlavo disperatamente. — È
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1921
vero? — e tutto ciò che toccavo, riducevo in frantumi
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1921
amorevole, spaventosa e attraente. — Che vuoi da me, civetta
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1921
e risonante, per indicarmi che non tutti i fiori
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1921
non tutti i fiori che fioriscono sono di questa
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1921
verminosa, di questi giardini che noi irroriamo di lacrime
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1921
affollavano uomini e donne che dicevano singhiozzando: — Mi pento
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1921
Essi erano così vicini che i loro capelli si
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1921
sollevai subito, e udii che qualcuno rideva vicino a
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1921
le loro quattro pupille che mi fissavano sfavillando. E
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1921
più nuda, e un che di candido, di molto
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1921
non quella macchia bianca che saltava nell'ombra. Dovunque
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1921
tre volte, e gridai che mi portasse da bere
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1921
a guardarmi. Mi sembrava che il suo viso giallo
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1921
come una zucca, e che quell'unico occhio, umidiccio
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1921
stizzì a tal punto che, per non vederlo, gli
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1921
Va bene! — gridai inviperito. — Che te ne importa? ¶ Egli
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1921
una qualunque delle cose che avevo intorno, subito rivedevo
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1921
di sangue, — pensavo, — ma che importa? Non è questo
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1921
importa? Non è questo che mi tormenta. Anche i
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1921
pelate, i Ciclopi. Ma che importano ora i Ciclopi
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1921
Piangevo, e tutto ciò che non volevo ricordare mi
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1921
me stesso, e pareva che avessi una voce tonante
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1921
del cuore, un coltello che mi colpiva, senza tregua
66
1921
angoscia a volte pareva che la mia vita intera
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1921
un certo sforzo compresi che di fronte a me
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1921
stava il mare e che quella striscia d'argento
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1921
luna sull'acqua, e che quel rumore fastidioso era
70
1921
morire era così forte che già mi pareva d
71
1921
stanza c'era qualcuno che russava. Era buia, ma
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1921
letto: un uomo vestito che russava. Accesi un lume
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1921
una lisca in gola... ¶ — Che lisca! — esclamai. — Sono io
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1921
rosso, sulla faccia. E che vuol dire? Si beve
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1921
la bocca e senti che non c'è niente
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1921
Non è vero? Ora, che c'è di male
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1921
cuore di burro? E che c'è di male
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1921
l'aria di uno che può illuminarmi — con un
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1921
affligga questo pensiero sciocco che un po' di ebbrezza
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1921
Ed io ti rispondo che è vero, e che
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1921
che è vero, e che noi non vogliamo consolarci
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1921
vogliamo amare. Noi vogliamo che quando le diciamo, supplichevoli
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1921
con un bacio. E che questo bacio non mentisca
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1921
questo bacio non mentisca; che ella non pensi, mentre
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1921
pensi, mentre tu senti che in realtà un bacio
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1921
moribondi. Godere dell'amore. Che cosa importa tutto il
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1921
importa tutto il resto? Che cosa può darci il
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1921
sapere: perchè amiamo? E che cosa si aspetta da
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1921
ragione. Non sai quello che dici, ma Dio in
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1921
qualcosa qui, nel petto, che gira. Non è il
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1921
per te. Non amo che te. Tu non lo
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1921
Verrà. Fra poco, prima che io abbia contato fino
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1921
ha detto: — È inutile che tu aspetti. — Come? esclamo
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1921
e afferro tutto ciò che mi capita fra le
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1921
cui non discernevo chiaramente che il bianco degli occhi
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1921
verso di me. Prima che io avessi il tempo
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1921
che possa costare? Chissà che somma esagerata pensi tu
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1921
distratto e già ripensavo che la sera era prossima
99
1921
sera era prossima, e che avrei riveduto Daria fra
100
1921
io non capii allora che era un bacio. ¶ VIII
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1921
certe macchie d'oro che sembravano stelle in un
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1921
confortò le mie speranze che, allora, erano in fiore
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1921
avuta mai, e vide che le mie mani sapevano
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1921
di fiori in mano, che rincasava. ¶ — Ohè! — gli dissi
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1921
sua strada. ¶ — Ma Daria? Che mi dici di lei
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1921
azzurra, trasparente ed immota che ci pareva di essere
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1921
per odorarli. ¶ — Ecco ciò che basta alla nostra felicità
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1921
Daria! No? Non credete che il segreto della felicità
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1921
occhi cadono sul servo, che la segue agitando i
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1921
Soltanto bisognava capire prima che la felicità era nelle
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1921
uno di quei sorrisi che sono come fili tesi
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1921
bacio rubato ad occhi che fingono di non voler
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1921
straordinario? — domandò Clauss. — In che cosa, se è lecito
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1921
se è lecito? ¶ — Dico che inventi a meraviglia, — risposi
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1921
di quel sorriso, volevo che ella si volgesse verso
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1921
inventare. È come dire che sono vecchio. ¶ — Povero Clauss
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1921
una piccolissima parte? Ah! che scienza difficile! ¶ — Ecco, — continuò
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1921
non quei riccioli biondi che, per onorare Socrate, si
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1921
fece malissimo. Io dico che non si sacrificano tanto
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1921
non si ha con che cosa sostituirli. ¶ — Scusate, — mormorò
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1921
vino. ¶ — Pare davvero impossibile che noi siamo insieme a
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1921
boccone dopo l'altro. Che cosa significavano quei sorrisi
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1921
senso sgradevole, qualche cosa che mi ripugnava dentro. Eppure
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1921
necessario. Guardavo la luna che sembrava un'enorme maschera
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1921
tratto, — non ti pare che si finga molto? Dico
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1921
si finga molto? Dico, che si portino molte maschere
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1921
portino molte maschere? ¶ — A che proposito? ¶ — Ecco, — soggiunsi, — non
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1921
soggiunsi, — non so a che proposito. Dico che nella
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1921
a che proposito. Dico che nella vita si è
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1921
costretti a fingere. E che, talvolta, non se ne
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1921
maschere. ¶ Ed io pensavo: — Che bestia! Non si accorge
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1921
bestia! Non si accorge che mi burlo di lui
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1921
Ditemi! Non è vero che, dopo tutto, è molto
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1921
molto facile fingere? Temevo che ella scoppiasse a ridere
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1921
scoppiasse a ridere e che Clauss si avvedesse dello
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1921
prendere quella mascherina giapponese che è sul tavolo, con
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1921
quell'altro me stesso che abbiamo seppellito stasera. ¶ Clauss
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1921
intenzione. Sì: vidi subito che quel sorriso non era
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1921
sorriso non era naturale, che non era come tutti
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1921
parole mentivano. Mi sembrava che Clauss si fosse avvicinato
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1921
la mia assenza e che i loro gomiti si
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1921
ritrovarli o a schivarli. — Che cosa c'è che
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1921
Che cosa c'è che non va? — pensavo perplesso
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1921
guarda. Non è possibile! ¶ — Che importa? — sussurrò Clauss, e
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1921
carezza, di più dolce che una parola d'amore
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1921
una parola d'amore), — che io vada? Perchè egli
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1921
voce era tanto ferma che ne rimasi sconcertato. No
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1921
piccola tavola imbandita. ¶ — Ma che v'importa di lui
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1921
gridai. — È una grazia che vi chiedo per me
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1921
delle case, le persone che stavano affacciate alle finestre
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1921
e sugli usci o che passavano accanto a me
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1921
un'osteria, un fanciullo che saltava dinnanzi ad una
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1921
corpo, a quella vita che si manifestava tutta alla
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1921
so perchè gli angioli che si vedono negli antichi
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1921
antichi pittori e quelli che si librano sulle loro
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1921
volto giovine e bello che si curva sopra di
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1921
le palpebre al sonno, che ci veglia amoroso quando
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1921
sono come un baratro che ci riempie di spavento
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1921
volto altro non è che angelico. Così la bellezza
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1921
tanti attributi della femminilità, che fanno di ogni donna
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1921
in quell'immagine unica che mi era rimasta fissa
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1921
domandavo a me stesso. Che fragilità hanno le sue
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1921
Chi ti ha detto che i suoi occhi sono
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1921
non gli occhi! E che grazia! Quando inchina la
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1921
viso s'adombra, sembra che si nasconda sotto i
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1921
veramente un volto ombrato che mi sorrideva, uno strizzar
167
1921
e due labbra scarlatte che mi facevano: pss pss
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1921
poi un gonnellino rosso che si gonfiò in un
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1921
buffo! — continuò quella voce. — Che ridere ho fatto, che
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1921
Che ridere ho fatto, che ridere! E non dicevi
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1921
del tu... Tutti quelli che danno del tu a
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1921
quello sguardo: ¶ — È inutile che tu ti meravigli... Sono
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1921
magro; magre le gambe che dal ginocchio in giù
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1921
due grosse mani arrossate, che parevano prese in prestito
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1921
in un mento aguzzo, che cominciava quasi sotto le
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1921
rossetto. Solo i capelli, che in lunghi riccioli le
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1921
i rami del salice che ci piovevano sul capo
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1921
bambina... È un pezzo che non lo sono più
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1921
queste cose! Quel signore che venne a trovarci sabato
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1921
trovarci sabato scorso, credo che sia un senatore, un
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1921
un senatore, un conte, che ha quelle belle basette
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1921
insegnare... È da ieri che sto con l'orecchio
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1921
usci! È da ieri che Kate mi racconta tutte
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1921
racconta tutte le storie che sa, da quando è
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1921
paradiso in testa... E che cosa sono questi cappelloni
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1921
paglia con le ciliege che mi fanno portare? ¶ Con
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1921
un cappellino? Come quello che ho veduto ieri in
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1921
invece liscia e intrecciata, che faceva un disegno di
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1921
piccole pagliuzze d'argento che sembravano goccioline di rugiada
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1921
colori vivaci mi stanno che è un amore. ¶ — E
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1921
non dice a Daria che le regali questo cappello
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1921
poi domandò: ¶ — Quanto immagini che possa costare? Chissà che
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1921
che tu le dica che io non l'amo
194
1921
io non l'amo, che io non l'odio
195
1921
io non l'odio, che io non voglio essere
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1921
sincero e fedele. E che noi tre insieme desideriamo
197
1921
ancora: ¶ — Ora gli dirò che cerchi un altro. Io
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1921
per accomiatarmi non seppi che dirgli: ¶ — Arrivederci. ¶ Così attraversai
199
1921
distintamente le loro voci, che erano di due donne
200
1921
la penombra, le cose che mi stavano intorno. Non
201
1921
due teste di fanciulli che sporgevano da un davanzale
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1921
molto giovane e bionda, che mi sorrise. Contento e
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1921
subito inchinandomi, senza pensare che quel nome non conveniva
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1921
momento. — È Carlo Clauss che mi manda... Egli vorrebbe
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1921
soffitto, rovesciando le pupille che erano velate di bianco
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1921
Eccoli come son fatti! Che grandissimi signori! Guarda che
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1921
Che grandissimi signori! Guarda che portamento, che chic, che
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1921
signori! Guarda che portamento, che chic, che cravattino, che
209
1921
che portamento, che chic, che cravattino, che pettinatura, che
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1921
che chic, che cravattino, che pettinatura, che profumo, che
211
1921
che cravattino, che pettinatura, che profumo, che faccia da
212
1921
che pettinatura, che profumo, che faccia da moccioso! Questi
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1921
bambina, e mi domandò: ¶ — Che cosa può volere ancora
214
1921
il signor Clauss? Vuole che io cada si suoi
215
1921
Ma come sapete voi che Clauss non mi ama
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1921
taceva, certo in attesa che io parlassi. Ebbi il
217
1921
faticosamente, qualche parola insignificante che mi salvasse. Stando così
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1921
lembo della sua veste che era azzurra, di velo
219
1921
punta dei suoi scarpini, che erano ricamati d'argento
220
1921
una voce così ridicola. ¶ — Che c'è dunque ancora
221
1921
curvava ad arco. Sembrava che volesse dirmi con quello
222
1921
sguardo e quel sorriso: ¶ — Che può esserci ancora? Vedo
223
1921
esserci ancora? Vedo bene che sei un buon ragazzo
224
1921
Ecco, — soggiunsi: — Clauss desidera che voi veniate a cena
225
1921
di mentire, — vi giuro che piangeva dirottamente!... ¶ — Ah! — continuai
226
1921
almeno), per comprendere ciò che si cela sotto l
227
1921
maschera, signora, niente altro che una maschera, una tristissima
228
1921
in lui un uomo che deve morire? ¶ — Ah! Ah
229
1921
Dico, voglio dire, perdonatemi, che non tutti hanno i
230
1921
un addio più commovente? Che differenza esiste fra lui
231
1921
Mi è stato detto che un uomo, sul punto
232
1921
giustiziato, chiedesse in grazia che gli fosse portato un
233
1921
di quelle piccole violacciocche che hanno un po' il
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1921
mia bocca. Io sentivo che era tepida e profumata
235
1921
tepida e profumata, e che indugiava sulle mie labbra
236
1921
Ebbene? — domandò quella voce. — Che cosa volevate dire? Che
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1921
Che cosa volevate dire? Che io sia per lui
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1921
nè muovermi, nè parlare. ¶ — Che io vada? — mormorò ed
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1921
cosa di più commovente che il pianto, di più
240
1921
pianto, di più tenero che una carezza, di più
241
1921
con dolcezza, — son certo che ella non odia nessuno
242
1921
gota e soggiunse: ¶ — Spero che non crederai davvero che
243
1921
che non crederai davvero che io sia innamorato di
244
1921
onta per quella voce che aveva detto: — Chi è
245
1921
detto: — Chi è costui? Che cosa vuole da me
246
1921
e della mia voce che aveva risposto: — Nulla... nessuno
247
1921
diceva: — Chi è costui? Che cosa vuole da me
248
1921
per quelle mortificanti parole che non avevo saputo trattenere
249
1921
le mani il mantello che si apriva scoprendo il
250
1921
in un mantello scuro che teneva chiuso con ambo
251
1921
avete quello Sterpoli? Quello che vi balbettava di fuggire
252
1921
disperazione insensata. Mi pareva che Clauss fosse a spiarmi
253
1921
fra quelle cose meschine che mi stavano intorno e
254
1921
dire: — Chi è costui? Che cosa vuole da me
255
1921
di Clauss; mi ricordavo che uno aveva calze di
256
1921
una gardenia all'occhiello. — Che cosa sono io? — pensavo
257
1921
contro il mio petto, che mi respinge. Ella dice
258
1921
sorso! — Andiamo, — rispondo. — Ma che ella sia pazza, no
259
1921
impossibile, — pensavo, — è impossibile che mi abbia respinto, scacciato
260
1921
non sono di quelli che si scacciano con la
261
1921
ode un'altra voce che dice: — Lippi, Lippi mio
262
1921
abbracciarmi e di baciarmi. ¶ — Che hai? — mormorò al mio
263
1921
notte, è più bella... Che dico? Ah! Dico troppo
264
1921
hai detto qualche cosa che volevo dirle io. Ti
265
1921
di bocca. Eppure temo che mi manchi il coraggio
266
1921
guardandosi, — non ti pare che io sia bellissimo? ¶ Si
267
1921
un giardino di palme che l'onda lambiva da
268
1921
stanco, con quel sorriso che appena gli sfiorava la
269
1921
E quel povero Sterpoli, che ha smarrito la ragione
270
1921
può servir di conforto. ¶ — Che dici mai! — proruppi ridendo
271
1921
dipende unicamente dall'impulso che io le darò. Così
272
1921
mentre parlava. Può darsi che egli non mi leggesse
273
1921
leggesse negli occhi altro che un ingenuo stupore; ma
274
1921
guardandolo attentamente in viso, che cosa ci fosse di
275
1921
sguardo, o l'abito, che era bianco. Quanto a
276
1921
un ragazzo. Non so che cosa tu possa pensare
277
1921
di me: pure voglio che tu mi aiuti a
278
1921
uscire da questo equivoco che mi ripugna e mi
279
1921
momento muti. Io aspettavo che egli continuasse, ed egli
280
1921
occhi bassi, le gote che mi cominciavano a bruciare
281
1921
per ciò ora sento che debbo io fare qualche
282
1921
seriamente neppure un minuto che io possa andare da
283
1921
è possibile! ¶ — E di che hai dunque paura, stupido
284
1921
di una strada, sentivo che avrei preferito, a quell
285
1921
ero anche così sciocco, che a udire quella parola
286
1921
coraggio disperato. ¶ — Non è che io abbia paura, — mormorai
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1921
paura, — mormorai. — Penso soltanto che riconoscendomi per quello di
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d'un inganno. Basta che tu le dica che
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1921
la vicinanza del mare, che apparve poco dopo, l
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sopra un banco, bambini che mangiavano, una donna in
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Come viveva quell'uomo? Che avrebbe fatto di me
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casa del notaio Sterpoli, che era un vecchietto smilzo
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1921
braccia. Si può dire che ti abbia allattato io
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la terza, ma pareva che la sua calma fosse
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1921
finestra e a me che me ne stavo seduto
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1921
Insomma, perchè fingere? Bisogna che io me ne vada
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1921
me, troveremo certamente Clauss, che ci aspetta... ¶ — Davvero? — esclamai
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e chetamente uscimmo. ¶ — Sai che cos'è un caffè
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sa), di una donna che si chiama Daria. ¶ La
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1921
mio braccio. ¶ — Vuoi credere che tutti sono innamorati di
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C'è una canzone che dice (mi pare): Je
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abiti rossi e gialli che ancora le ricoprivano. — Le
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mi baciò. Poi ordinò che portassero bottiglie e bicchieri
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una clava, il bicchiere che era vuoto. ¶ Carlo Clauss
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1921
le corna del diavolo! Che te ne pare? Il
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stavo a guardare Sterpoli che pareva davvero impazzito. Si
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afflitto perchè non sa che cosa pensare dell'al
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ora piacevole con Eunica, che ha le poppe forti
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chi crede sul serio che anima e corpo siano
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Ahimè! — esclamò un altro. — Che c'importa dell'anima
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anima e del corpo? Che siano due o uno
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Infatti, — disse, — è Clarissa che importa. ¶ Improvvisamente, d'un
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un ampio mantello scuro che ella teneva stretto alla
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1921
così profonda e velata che mi dette i brividi
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È la seconda volta che mi insultate in pubblico
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Daria, — soggiunse alfine inchinandosi, — che dite mai? Chi vi
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un poco verso Sterpoli, che lentamente si era avvicinato
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tratteneva il respiro. Pareva che volesse parlare, poichè ogni
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passo, tese la mano, che gli tremava, fino a
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Io non so di che cosa mi possiate accusare
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ogni via per piacervi... Che debbo fare ancora per
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guardavo ora la donna che piangeva con piccoli singhiozzi
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immobile, e ora Sterpoli che tremava. ¶ — Che accade? — pensavo
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ora Sterpoli che tremava. ¶ — Che accade? — pensavo. — Chi è
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Ebbi paura del silenzio che accolse la mia voce
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1921
domandò dopo un istante. — Che cosa vuole da me
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cervello. Ma la vampa che m'affocò il viso
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il viso m'avvertì che m'ero coperto di
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delle mie parole. Dico che non si deve piangere
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persistente di un tamburo. — Che accade? — pensavo senza trovare
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coraggio di muovermi. Pareva che tutti fossero morti intorno
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intorno a me o che tutti se ne fossero
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la porta fu chiusa, che sopra di noi si
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grande vivacità quel giovine che poco prima parlava dell
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nel suo orgoglio. Infatti che cosa diventa l'orgoglio
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orgoglio di una donna che piange? In un momento
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nostra morte. Ma io che le contemplo mentre compaiono
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so qual liquido filtro che mi rende oblioso così
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del mulinaio, e sento che queste cose non sono
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mia libertà non è che un'illusione di chi
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apparenze, e non sa che sono invece inchiodato, incatenato
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rupi, la ragione è che io soffro il sole
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voce flebile delle ombre, che sembra giungere da misteriose
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anima perduta. Si sa che cosa intendono gli uomini
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a tutti noi, dicendo che «il desiderio di morire
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molti giorni di mare che lo dividevano da noi
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fine, di mia madre, che egli chiamava, con un
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cui non si fece che rievocare avvenimenti dolorosi. Io
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dolorosi. Io seppi allora che Carlo Clauss era nostro
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era nostro parente e che a ventiquattro anni era
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il fischio lontano. Noi, che stavamo sull'uscio in
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creolo, bruno e canuto, che portava i bagagli. La
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di quella fiamma interna che gli splendeva negli occhi
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uomini non più giovani, che è fatta di serenità
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contro il paesaggio montuoso che, dietro piante frastagliate e
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e rideva dello stupore che vedeva dipinto sui nostri
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Mia madre era quella che lo ascoltava con minor
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tutti. E mi sembrò che parlasse soltanto a sè
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entrò nella stanza. Io che ero rimasto senza parlare
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domandò: ¶ — E tu, ragazzo, che fai? ¶ Per la prima
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persona. Io li sentii che mi penetravano dentro, nell
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un contatto quasi carnale che mi riempì di vergogna
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le pupille, come uno che stacca le labbra da
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per esempio, non desideravo che una sola cosa: morire
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goduto, nè sofferto; ignorando che cosa valga tutto ciò
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tutto ciò... Non credi che sarebbe una pazzia degna
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tre, brillavano nel cielo che s'andava rasserenando. Ma
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violenta passione per lei, che ogni giorno, dopo averla
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le canne e attese che ritornasse. Behela riapparve, camminando
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mi guardò con occhi che non esprimevano nè stupore
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una delle innumerevoli storie che si possono raccontare. È
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distruggere quella felicità? Immagina che cosa mi avrebbe risposto
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infatti non accadde più che noi ci trovassimo soli
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in città, dove disse che voleva comprare una casa
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casa. Confesserò, senza vergogna, che Clauss mi aveva profondamente
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presto anzi mi accorsi che io non potevo più
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nè inquietudini nè desideri, che mio padre dominava dalla
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mal sottile della malinconia che prima non conoscevo. Fino
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da questi disordini spirituali, che mio padre, rammaricandosi di
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aver scoperto troppo tardi che io non gli somigliavo
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intimità semplice e solitaria che già allora, dalla soglia
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finisce male. ¶ Il mercante, che era tutto lardo dentro
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era bianca e pareva che le sue mura si
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per la troppa gente che vi si stipava dentro
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Non c'è uno che ti consideri come un
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come un nemico, o che pensi di attraversarti la
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attraversarti la via, o che diffidi di te. Al
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seguendo il paziente lavoro che i ragni facevano tra
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come se non esistessi che tu sola. ¶ Silvina staccava
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a lungo, in silenzio. ¶ — Che cosa mi dici con
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felice. Non è vero che parlano così i tuoi
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liscia, dei suoi abiti che ancora odoravano dello spigo
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ancora odoravano dello spigo che la mamma distribuiva ogni
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uomini, l'avvenire radioso che lo avrebbe compensato ad
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e le voci lontanissime che salivano dalla strada parevano
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da quell'ombra morbida che circondava ogni cosa. Allora
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di questa crudele passione che mi trascina a risuscitare
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forse, perchè il piacere che mi dà questo fantasticare
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questo fantasticare so bene che non è cosa naturale
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della ragione, un male che confina con la pazzia
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parlo. No: le creature che più ho amato, in
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seguito il loro destino, che era infame così come
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Silvina (è di lei che parlo, di lei piccola
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Silvio, Silvina? Voglio credere che lo amasse. Ella si
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incominciando da sè stesso, che non si stancava mai
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Come sei bella, Silvina! Che capelli morbidi, fluidi, dorati
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tua forza materiale, quella che manca alla grazia del
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di tetti tutti uguali che Silvio invano cercava di
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cuor suo, e pensava che Silvio poteva bene gloriarsi
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sempre quei due abiti che aveva portati con sè
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collana con lo smeraldo che Silvio trovava bellissima. Così
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non avevano altro figlio che lui. Essi possedevano una
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di Silvina sua, senza che potesse risplendere in alcun
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unione. Poi pensava, Silvina, che Silvio le aveva dipinto
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con freddo cinismo immaginava che, essendo tanto vecchi, il
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oggetti preziosi suoi personali che nella fretta di fuggire
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così il suo tesoro, che già era esausto, e
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coraggio nella fiducia incrollabile che l'aiuto da tutti
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Erano già tre mesi che Silvio e Silvina vivevano
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persone, ma tutta gente che incontrava per caso nel
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l'attenzione della fortuna, che può presentarsi sotto l
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non chiedo di meglio che lavorare. Io non ho
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per dire di lui: — Che bravo, che caro ragazzo
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di lui: — Che bravo, che caro ragazzo! — e lo
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nerissima, purtroppo così falsa che, nascondendo la calvizie del
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del cranio, rendeva più che mai evidente la calvizie
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così dire, del viso, che era gialliccio e senza
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violetta è un fiore che facilmente passa inosservato finchè
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io. Ma la signora che accompagnavo non era una
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orgoglioso di quella lode, che gli veniva da un
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intenditore. Per una volta che aveva condotto Silvina in
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stanza e trovò Silvina che aveva colto un garofano
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di innamorati. L'uomo che deve piacere a me
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innamorarmi di tutti quelli che mi guardano, ah! ah
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li gettai dalla finestra. Che infinito silenzio! Che infinito
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finestra. Che infinito silenzio! Che infinito spazio! Poveri noi
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le sue trecce bionde, che a quel lume pallido
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udito da lei, guarda che meravigliosa notte, quale divina
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e andai a vedere che cosa faceva Battista. Egli
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Ma egli non vedeva che Silvio, quantunque avesse gli
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tratto udii, udii distintamente che, come in un sospiro
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a Silvio per vedere che ella portava una bella
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sulla potenza della natura che governa l'universo intero
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insetti, ma gli uomini, che la chiamano «monachella» anzichè
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levati al cielo. Sembra che non faccia che sospirare
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Sembra che non faccia che sospirare avemarie. Verso la
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più stelle dal cielo che dal susino susine mature
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mantide innamorato dell'amore che, dopo aver molto girovagato
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armonie, finchè gli sembra che gli occhi di lei
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Dammi la tua nuca che io la divori di
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già morso, e prima che egli abbia potuto ripetere
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divora, finchè non rimarranno che le ali, le belle
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conquistarla, le belle ali che scoloriranno al sole come
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un fiore. ¶ Pensavo appunto che gli uomini avevano dovuto
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vedere l'istinto crudele che lo produce e lo
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incontrai con mia madre che scendeva le scale in
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si seppe di uno che l'aveva veduta uscire
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frutteto, di un altro che si era imbattuto, sulla
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e soli ad aspettare che la vita gli insegnasse
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contro tutte le regole che inceppano ancora in questo
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molto giovane; non aveva che ventitre anni. Egli condusse
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illuminata da un abbaino, che aveva come giardino un
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non c'era tetto che lo superasse, e, per
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imposte, gridando: — Libertà, libertà, che è sì cara! ¶ Silvina
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è sì cara! ¶ Silvina che dormiva ancora, si destava
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la distesa dei tetti che non finivano mai, le
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colorata di tanti colori che vedemmo l'altrieri! Brutto
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cattivo! Non ti ricordi che uno, uno almeno, me
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rispondeva: — Oh, è vero! Che smemorato! Oggi, oggi certamente
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utilizzatemi, fatemi fare ciò che volete. Non c'è
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Non c'è lavoro che non sia buono e
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Dove troverete un altro che possa dirvi altrettanto? E
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e dicevano di lui: — Che bravo, che caro ragazzo
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di lui: — Che bravo, che caro ragazzo! Silvio si
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contava i pochi soldi che gli rimanevano. Il gruzzolo
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le labbra con fazzoletti che non fossero di seta
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lunghi sorsi la felicità, che, sorridendo, lo incantavano, e
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la medicina! esclamava. Vedi che oggi non me ne
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baci, e raccontava ciò che aveva fatto, veduto, e
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un gran bene. Vedi che cosa significa essere poveri
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un tratto ha scoperto che questo mondo immenso e
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sorriso d'una donna, che specie di felicità s
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irradi da due occhi che ti guardano con amore
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guardano con amore, altro che fidarti nell'aiuto di
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e chiudere mobili: segno che aveva allora finito di
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suoi zoccoli di legno, che destavano echi sordi per
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il raggio di luce che spartiva l'uscio socchiuso
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allora, nella penombra pallidissima che si diffuse intorno a
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le mani. Fu allora che, nel voltarsi, ella vide
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mormorò con accento irato. Che cosa vuoi da me
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occhi pieni d'odio, che mi guardavano dall'ombra
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non pensi alla mamma, che avrebbero potuto sorprenderti? Non
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potuto sorprenderti? Non pensi che Battista, un servitore, avrebbe
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la porta, a spiare? Che cosa avrebbe pensato di
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una vera bambina! Rispondimi: che cosa facevi là a
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ora, mentre tutti dormono? Che cosa cercavi per terra
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con questi occhi cattivi! Che cosa sono io per
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piedi d'un tratto, che importa a me che
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che importa a me che tu sia mio fratello
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parlarti così. Non sei che una bambina, eppure non