parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Battista Casti, Poema tartaro, 1796

concordanze di «che»

nautoretestoannoconcordanza
1
1796
balle ¶ e gran concorso che tornava ed iva ¶ e
2
1796
La gran dogana: ¶ uso che Mogollia d’Europa trasse
3
1796
capriccio dispotico e tiranno ¶ che calcolar non sa l
4
1796
e uopo è ancor che li premi e li
5
1796
sacre leggi implorar vuoi: ¶ che alcun non v’è
6
1796
alcun non v’è che ascolti i lagni tuoi
7
1796
tu condutto» ¶ Tommaso soggiungea «Che omai mi rese ¶ desideroso
8
1796
onde bastar ti deve ¶ che idea per or ten
9
1796
e del Catai. ¶ Ciò che s’oppose a’ vasti
10
1796
cui li vedi ancora. ¶ Che se lo sciocco orgoglio
11
1796
basta a se stesso, ¶ che nella vasta estension natura
12
1796
sparse sovr’esso, ¶ sol che ne sieno i generi
13
1796
e scarche. ¶ E infatti che altro mai sperar conviene
14
1796
da un tartaro villan che, in tutto scemo ¶ d
15
1796
marinar diviene? ¶ Ond’io, che più che una burrasca
16
1796
Ond’io, che più che una burrasca il temo
17
1796
vantaggi e del guadagno ¶ che dall’esteso traffico deriva
18
1796
son qui sì pochi ¶ che centenaria vecchia ha denti
19
1796
conosce questi lochi ¶ e che le cose ben addentro
20
1796
giovine donna entro sedea, ¶ che due donzelle assise a
21
1796
averla a grado ¶ più che la grassa mamma di
22
1796
il sofferse e – ciò che avvien di rado – ¶ non
23
1796
E le due putte che con lei rimiro ¶ figlie
24
1796
figlie di padre son che fe’ fortuna ¶ perché tenne
25
1796
deposto. ¶ Or a colei che vien pensosa e sola
26
1796
in quella tragicomica giornata ¶ che cotestei si fe’ chiamar
27
1796
Ma certo io son che per timor le chiappe
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1796
lappe lappe. ¶ Pur ciò che ti parrà più strano
29
1796
più strano ancora ¶ è che mentre costei della partita
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1796
oneste sarian non men che belle, ¶ se per cugino
31
1796
carro del bestion parente, ¶ che lor tien dietro e
32
1796
la turba a caval, che pazzamente ¶ corre e il
33
1796
in faccia. ¶ Scansiamci, o che la ruota impunemente ¶ coll
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1796
il sai, ¶ que’ due che in cocchio in fuor
35
1796
ciglia turbate, ¶ qual uom che mira orrendo mostro e
36
1796
tarda ¶ fiamma dal ciel che ti consumi ed arda
37
1796
Ragionando, arrivar sul liminare ¶ che del dì rimanea gran
38
1796
amico divien di Scardassale, ¶ che di Catuna ottien gli
39
1796
Tartaria ¶ si vede ciò che non si vede altrove
40
1796
ottenne ¶ Tusco, suo figlio, che Batù ne cinse ¶ quando
41
1796
molt’anni, ¶ lo stocco che già fu del prete
42
1796
in sul momento. ¶ Giunto che fu al palazzo imperiale
43
1796
un posto bello. ¶ Sappi che quest’è l’ora
44
1796
mai riserve teco». ¶ Tommaso, che in un uom di
45
1796
ciò» fra sé dicea «Che mai vuol dire? ¶ Stiamo
46
1796
Toto intanto ei seguia, che alfin si rende ¶ in
47
1796
e benigno: ¶ «Spogliati tu che anch’io mi spoglierò
48
1796
mi lavo». ¶ E tosto che Tommaso si spogliò, ¶ «Bravo
49
1796
prendono ¶ quel non so che che chiamasi il buon
50
1796
quel non so che che chiamasi il buon tono
51
1796
il canto, il suono, ¶ che ornan lo spirto e
52
1796
rendono; ¶ e importa assai che a recitar commedia ¶ istrutte
53
1796
oggetti ¶ idee non forman che confuse e incerte, ¶ e
54
1796
lor torpido e inerte, ¶ che se in più studi
55
1796
adatto. ¶ Vero è però che, se fra lor taluna
56
1796
il vuoi – da lor che puote ¶ altro sperarsi mai
57
1796
sperarsi mai, se non che unite ¶ a tartaro marito
58
1796
grande in Caracora ¶ più che l’utile e il
59
1796
ancora ¶ l’altre apparir, che la selvatichezza ¶ visibilmente impressa
60
1796
rammarico. ¶ Ma quando fia che i giorni suoi – né
61
1796
ricaderà nel primo stato. ¶ Che importa se di Cus
62
1796
la metà del nome? ¶ Che importa a me, se
63
1796
o bagascia? ¶ E infin che importa a me, se
64
1796
allor chiedea: «Le vicendevoli ¶ che fra i sessi veggiam
65
1796
cortesi attenzioni ¶ e ciò che alfin galanteria s’appella
66
1796
ora ¶ ti dirò quel che a dir mi resta
67
1796
del governo ¶ sai ben che sul costume influir suole
68
1796
la mole tutta. ¶ Quei che rendonsi a femmine primarie
69
1796
rendonsi a femmine primarie, ¶ che cortesie tu credi officiose
70
1796
io quivi apprezzo ¶ più che il viril, quantunque al
71
1796
l’aria alquanto anzi che no feroce, ¶ ardito il
72
1796
schiavitù l’effetto ¶ o che passa sovente in ruvidezza
73
1796
sovente in ruvidezza. ¶ Pur che ne eccetti alcuna io
74
1796
o a corte avvezza, ¶ che coi moti dell’occhio
75
1796
pur anche damerin galanti ¶ che si piccan di vezzo
76
1796
a dispiegar mode straniere; ¶ che ad acconciarsi collo specchio
77
1796
il guardo interni ¶ vedrai che ancor la nazion conserva
78
1796
Amor, la bella passion che i petti ¶ empie di
79
1796
empie di soavissima dolcezza; ¶ che qualor si solleva a
80
1796
di cortesia, di gentilezza; ¶ che sublima i pensier, le
81
1796
la natia rozzezza; ¶ Amor, che può negli antri e
82
1796
carcan le putte, ¶ vani che sotto i lor beati
83
1796
lor quei doni istessi ¶ che d’espor alle viste
84
1796
vedi e n’odi ¶ che orrore all’onest’uom
85
1796
ma anche per quelle che con sacri nodi ¶ si
86
1796
compagne han tal disprezzo ¶ che contro lor spesso il
87
1796
stranieri osservatori, ¶ se non che vider poco indi discoste
88
1796
strepito e batoste; ¶ onde «Che voglion mai dir que
89
1796
Perocché tu sai ben che fra costoro ¶ ciaschedun, dal
90
1796
sì comun, sì popolare ¶ che persino i cocchieri e
91
1796
splendor me non abbaglia ¶ che sul trono seder di
92
1796
non pertanto cred’io che assai più vaglia ¶ un
93
1796
rampollo del sangue bizantino ¶ che tutti i ranghi che
94
1796
che tutti i ranghi che questa gentaglia ¶ introdusse nel
95
1796
Raro ella v’intervien, che a suoni, a canti
96
1796
d’eroina mirabile, eminente, ¶ che le redini ha in
97
1796
avrai memorie ed atti ¶ che parti de’ lor studi
98
1796
ma a’ fisici stranier, che qui fur tratti ¶ per
99
1796
per illustrar questi licei che vedi ¶ da Samarcanda, da
100
1796
è un’anima balorda ¶ che insiem non sa parole
101
1796
parole e idee connettere, ¶ che il bidello accademico non
102
1796
assemblee ¶ Baburro, il direttor, che si consiglia ¶ espor sue
103
1796
mezzo a filosofica famiglia ¶ che, al suon di quelle
104
1796
non sallo ei stesso. ¶ Che se v’è alcun
105
1796
v’è alcun mogol che per ventura ¶ sugli altri
106
1796
suoi pensier sublima ¶ – mostro che non produsse ancor natura
107
1796
ritorna, come intempestivo fiore ¶ che in suolo ingrato a
108
1796
entro il mogol confine ¶ che dia l’ultima norma
109
1796
paese. ¶ Ma, se avvien che i vantaggi ivi comprenda
110
1796
i vantaggi ivi comprenda ¶ che sui Mogolli han quei
111
1796
conoscer puoi distintamente assai ¶ che ai magnifici annunzi e
112
1796
ispira ¶ il nome vano che lontan rimbomba; ¶ ma se
113
1796
dentro mira, ¶ forza è che al ver la prima
114
1796
tromba ¶ d’arabo autor, che a prezzo esalta e
115
1796
Siveno «È un delinquente ¶ che conducono ad esser fustigato
116
1796
dannato; ¶ quindi colui, pria che per man del boia
117
1796
mille colpi riceva, avvien che muoia. ¶ Era l’uso
118
1796
uso crudel pria stabilito ¶ che il cadavere allor battuto
119
1796
e legge ha stabilito ¶ che, poiché sotto l’orride
120
1796
trecento colpi, e basta. ¶ Che se sotto il flagel
121
1796
si faccia ¶ d’uso che vieta ch’uom s
122
1796
in un marmoreo altare, ¶ che avea il ritratto di
123
1796
novella, ¶ e Tommaso chiedea: «Che statua è quella?» ¶ «È
124
1796
compensarlo morto, ella preferisse ¶ che fosse come santo venerato
125
1796
Poiché tu dei saper che Turachina ¶ ha di religion
126
1796
Tao seguì la fè: ¶ che qui montar sul trono
127
1796
è. ¶ E credo ben che, se fosse a suo
128
1796
ragazzi. ¶ «Quelli» disse Siven «Che agli atti, ai volti
129
1796
un stuol di pazzi, ¶ che han piume in capo
130
1796
ed i capelli sciolti ¶ che scendon per le spalle
131
1796
insino al podice, ¶ sappi che sono compilator del codice
132
1796
del codice». ¶ Stupì Tommaso, che non ben comprese ¶ il
133
1796
sempre oggetti. ¶ Apprendi dunque che in questo paese ¶ dalle
134
1796
di editti informe massa ¶ che legger mai, né consultar
135
1796
codice formar turachiniano. ¶ Quei che coperti son d’ispide
136
1796
piume hanno la toga, ¶ che arruffate han le barbe
137
1796
e per natura. ¶ Quei che debbon del dritto e
138
1796
piacer, donna e regina. ¶ Che se nel fatto la
139
1796
nell’idee più grandiose ¶ che interessano il pubblico e
140
1796
una gran dose, ¶ vuol che con pompa e splendido
141
1796
consesso ¶ di quelli scimiotti che vedesti, ¶ acciò ciascun – risibil
142
1796
di nazioni. ¶ Or tu, che da te stesso e
143
1796
ai putti; ma color che danno ¶ a ogni oggetto
144
1796
diversa mai da quel che s’ode ¶ è questa
145
1796
dal capriccio di quei che in auge sono ¶ pende
146
1796
oppressor giogo pesante: ¶ men che il giumento e il
147
1796
in lor si spegne, ¶ che non appreser mai gli
148
1796
urto impetuoso suole». ¶ Tommaso, che l’orecchio attento presta
149
1796
ignorar tu non puoi che lo straniero ¶ attribuisce alla
150
1796
e certo ei par, che sì rapidamente ¶ fondato non
151
1796
dell’Asia tutta. ¶ So che sovente mal giudica il
152
1796
appanna; ¶ di’ dunque tu, che sai le cose a
153
1796
rispose «A te rispondo ¶ che se Asia tutta il
154
1796
via ¶ rincontra un fiume che credea lontano; ¶ né d
155
1796
e il sesso imbelle. ¶ Che non dover, non della
156
1796
pungenti ¶ di quell’onor che gli animi sublima, ¶ se
157
1796
domandi, ¶ io ti dirò che le giornate intere ¶ stansi
158
1796
il primiero ¶ genio superior, che il gran colosso ¶ non
159
1796
pomposo error rimosso ¶ veggio che non reggendo al paragone
160
1796
impone. ¶ Udii sovente dir che Turachina ¶ contrasse pei romanzi
161
1796
panico timor degli inimici, ¶ che ordin non hanno e
162
1796
e di fortuna ¶ par che s’ostini a prosperar
163
1796
Aggiungi anche di più, che la barbarie ¶ di questi
164
1796
atroci ¶ fur sovente cagion che molte e varie ¶ conquiste
165
1796
sì facili e veloci, ¶ che la mogolla crudeltà spavento
166
1796
inimici sparse e avvilimento. ¶ Che se il numer, la
167
1796
tremendi fulmini di Marte, ¶ che dall’ultima Tule a
168
1796
mi ragioni, ¶ ti dirò che del Perso e del
169
1796
ed il soverchio omaggio, ¶ che vedi praticar non sol
170
1796
non sol fra quei ¶ che si spaccian d’illustre
171
1796
sol creder le dei, ¶ che nobil alma ad atto
172
1796
né molto ¶ non troverai, che di delicatezza ¶ un’ombra
173
1796
cute. ¶ Guardati da talun che il dolce riso ¶ sempre
174
1796
viso ¶ e sembra Gabriel che ti dica: «Ave»: ¶ se
175
1796
fuor di Mogollia: ¶ dirai che al Perso e all
176
1796
e ritorna Mogol più che non era. ¶ Pur di
177
1796
e titolo dassi, e che o per sorte, ¶ per
178
1796
per natal nomar ascolti; ¶ che fra gli agi tuttor
179
1796
osservar diversi e molti; ¶ che precettori infin, custodi e
180
1796
chi ispirolli ognor convenienti. ¶ Che fia poi se osservar
181
1796
buoni ¶ è scarso sì che vi si scorge appena
182
1796
ne son l’eccezioni ¶ che di parlarne inver non
183
1796
annoveri: ¶ tolga il ciel che ombrar voglia il merto
184
1796
il merto altrui ¶ e che sì basse in petto
185
1796
cui Siven rispose: «Allor che sorse ¶ questa gran capital
186
1796
ed architetto, ¶ poiché credean che imitator servile ¶ lo stesso
187
1796
servile ¶ lo stesso sia che artefice perfetto. ¶ Così ciascun
188
1796
permette. ¶ Esempli grazia, più che bestie due ¶ il capitano
189
1796
brilleran talenti esimi. ¶ Uom che dal fango è sorto
190
1796
sorto a gran splendore, ¶ che non apprese a scriver
191
1796
debbe, ¶ ma del german, che n’ebbe meno assai
192
1796
e non sa studio che sia; ¶ e così van
193
1796
ottien gli alti favori, ¶ che ancor di Toctabei col
194
1796
lui piace. ¶ Ve’ quei che stagli incontro, e in
195
1796
alla parete e par che dorma, ¶ tal stupidezza ha
196
1796
milensaggine. ¶ Cuslucco è quei, che ha l’ozio sol
197
1796
e amollo a segno ¶ che fin seco pensò talamo
198
1796
lo tenne; ¶ ed ei, che all’ozio ambizion pospose
199
1796
se gli oppose. ¶ Quei che a servirsi astretto è
200
1796
vecchia età gli vedi; ¶ che ad affettata urbanità consagra
201
1796
sì gentil lo credi, ¶ che di Catuna ai detti
202
1796
col tuo. ¶ Mira colui che ripiegato in su ¶ ha
203
1796
officioso, ¶ e quel fier che, canuto in gioventù, ¶ par
204
1796
straniero. ¶ E quel pacchion, che in modi triviali ¶ e
205
1796
tuon di voce tal che pei canali ¶ del naso
206
1796
sconce, ¶ quegli è Cutsai, che per sagace e degno
207
1796
difetti. ¶ Poi soggiungea: «Tu che sì ben di tutto
208
1796
sei non men gentil che istrutto, ¶ quell’insulso garzon
209
1796
garzon squallido e teso ¶ che si vagheggia, e tante
210
1796
miro in lui ¶ gemme che appena ei ne sostiene
211
1796
sostiene il peso ¶ e che sembra accattate aver d
212
1796
favor di lei». ¶ «Sappi che ogn’anno» allor Siven
213
1796
è una cometa appunto, ¶ che de’ suoi precessor siegue
214
1796
ha reso a segno ¶ che dell’impiego suo non
215
1796
Toto ed a Cuslucco, ¶ che per la colossal corporatura
216
1796
rassomigliava al prence Atima, ¶ che già ella amato avea
217
1796
storia di questo buratto, ¶ che di sua nazion capo
218
1796
e strepitoso il fatto ¶ che ti basti per or
219
1796
io sol l’accenne, ¶ che a fartene il crudel
220
1796
non è così dappoco ¶ che profittar non sappia del
221
1796
e quell’aria maschil che in te si scorge
222
1796
rispose: ¶ «Io veggio, amico, che tu scherzi meco. ¶ Qualunque
223
1796
e l’uso, ¶ sapresti che altri a cotal grado
224
1796
ascese ¶ men di te, che non merti esser confuso
225
1796
Presto, ¶ fatti oltre!» disse «Che il momento è questo
226
1796
fu del maestevol naso, ¶ che fra i Mogolli è
227
1796
importanza. ¶ E a Toto, che in seguirla era il
228
1796
sullo straniero ¶ un guardo che mostrò l’intenzioni. ¶ Siven
229
1796
mostrò l’intenzioni. ¶ Siven, che tutto andar pel buon
230
1796
non v’era più che fare. ¶ Quel dì Batù
231
1796
il guardo teso. ¶ Tu che con savia critica censura
232
1796
qual simpatia ¶ fer sì che al primo istante mi
233
1796
Nulla dunque di ciò che in queste parti ¶ udii
234
1796
da vano splendor tu, che straniero ¶ qua giungesti, abbagliar
235
1796
riforma e non corregge, ¶ che per lei fora improvvido
236
1796
scorge ella il periglio, ¶ che mal fermo è il
237
1796
con larga mano, ¶ di che stupidi son gli ammiratori
238
1796
armi opra e sudori, ¶ che per giuste mercedi e
239
1796
stabil piede: ¶ cieco favor, che a quei che men
240
1796
favor, che a quei che men la merta ¶ illimitata
241
1796
le pratiche eran tali ¶ che il capo de’ Cattolici
242
1796
mai far regali, ¶ e che un punto, una volta
243
1796
può, né trasgredito; ¶ ma che in compenso dell’argento
244
1796
ai possessori loro, ¶ e che posson mancar d’oggi
245
1796
scolastico, dogmatico. ¶ So ben che le son cose e
246
1796
qualunque rimostranza, ¶ volle Batù che il pontificio messo ¶ direttamente
247
1796
angiol tutelare. ¶ Chi sa che, giunto un giorno in
248
1796
era Carpin partito appena, ¶ che anelante vi giunge una
249
1796
Poi dell’immenso stuol che lo circonda ¶ parte distribuì
250
1796
distribuì per le campagne ¶ che il Giassarte, il Giaico
251
1796
gran Gengis, qual fulmine che lassa ¶ le spaventose tracce
252
1796
piacque al duce mogol, che in lui rinvenne ¶ valor
253
1796
alla mogolla armato. ¶ Quel che ivi avvenne io mi
254
1796
intera ¶ dà di color che stansi al trono intorno
255
1796
imaginativa ¶ e tu fa che nel canto io non
256
1796
chete. ¶ Tempo già fu che delli regni eoi ¶ famosa
257
1796
bisbiglio ¶ si sparse allor, che saria lungo a dire
258
1796
appiglio ¶ al puro fatto che, dopo la morte ¶ del
259
1796
mogollo e dal calmucco, ¶ che non sapea ciocché lice
260
1796
corona; ¶ e tanto avea che far con Gengiscano ¶ quanto
261
1796
con Gengiscano ¶ quanto ha che far il cerebro coll
262
1796
Così talor, se avvien che un istrione ¶ grand’eroe
263
1796
favor: Cuslucco e Toto, ¶ che colle gran beneficenze sue
264
1796
grasso e pigro bue ¶ che le brache allacciar per
265
1796
fasto e l’angheria ¶ che co’ suoi creditor usar
266
1796
colla maligna abilità buffona ¶ – che tuttodì si disapprova e
267
1796
se v’è alcun che d’onorar gli piaccia
268
1796
governa e regge. ¶ Quei che han d’autorità titolo
269
1796
ebbe prima altra mogliera, ¶ che parea fatta per esser
270
1796
pubblica udienza ¶ da Turachina, che lo teme e onora
271
1796
e le calmucche. ¶ Batù, che di persona era un
272
1796
paura ¶ e dissero: «Oh che brutto animalaccio!» ¶ Quei con
273
1796
qualità, l’alte virtù, ¶ che dalla spezial grazia divina
274
1796
lungo si traea, ¶ Tommaso, che agli alloggi imperiali ¶ il
275
1796
tutto osservar il più che può volea. ¶ Si mischiò
276
1796
mogolla. ¶ Mentre a ciò che seguia con occhio attento
277
1796
presso a un tal che al vestimento, ¶ alli tratti
278
1796
al ver, io crederei ¶ che certo non sii nato
279
1796
saggia esperienza ottenni ¶ più che dai lunghi studi; e
280
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divenni. ¶ Dell’Impero mogol, che ancor nascente ¶ dell’Asia
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e di questa città, che ampia e possente ¶ è
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ancora, ¶ e della donna che presentemente ¶ sostien scettro e
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confine, ¶ volge l’anno che qua mi trasse alfine
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chi sono, ¶ dimmi, color che stansi intorno al trono
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poi dice: «Io voglio ¶ che pria d’ogn’altro
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altro tu colui conosca ¶ che tronfio e pettoruto è
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torbida e fosca; ¶ ve’ che Catuna a lui sorride
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cotanto omai famoso Toto, ¶ che di Catuna ottien gli
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si congeda dall’amata, ¶ che v’è un cerimonial
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queste son cose già che vanno in regola. ¶ Tommaso
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e abito ed armi che arrecò Tommaso; ¶ e seco
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avverso caso, ¶ dal muro che il giardin circonda e
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e in viril veste ¶ che si tenea leggiadramente in
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mammella, ¶ come sapete ben che avean coteste. ¶ Ma guardandole
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alla gorgiera ¶ chiaro apparia che amazone non era. ¶ Corser
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di Tommaso ¶ s’avvider che mancava anche Zelmira, ¶ e
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e disserlo al Soldan, che persuaso ¶ fu di ciò
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fe’ barbari e strani ¶ che, se mai ’n suo
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ai cani. ¶ Ma quei che fur spediti a trattenerli
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come can da caccia ¶ che la fera perduta abbian
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ch’eran fuggiti, ¶ vuol che la pena ne paghi
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pena ne paghi Sberleffe ¶ che non ha in tempo
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il Califfo in Babilonia, ¶ – che troppo ho in odio
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troppo detesto quella cerimonia, ¶ che dell’umanità schianta l
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la cena ¶ il cuoco, che già fu guattero in
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dalle masnade ¶ dei Corasmin, che allora in quei paesi
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fer sì gran bravure ¶ che oggi si prenderian per
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diversi e strani avvenimenti, ¶ che a volerli narrar lungo
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e alla sua zia, ¶ che del Prence regnante era
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arrestò, Zigri e Tommaso, ¶ che il viaggio omai divien
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montar su pel Caucaso, ¶ che dal mar Nero al
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rupe ¶ e gli avvoltoi, che intorno ivan ronzando ¶ per
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miser Prometeo colà rimira, ¶ che avendo osato d’animare
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Borea la balza laterale, ¶ che nel circasso suol già
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bandiere. ¶ Disse Zelmira allor: «Che mai vuol dire ¶ cotanta
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forse d’uopo sia che l’armi ei volga
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ignota e vestimento strano, ¶ che circondar la picciola brigata
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della prosapia imperial germoglio, ¶ che a gran destin si
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lui non m’intrattengo, ¶ che alli tre prigionier ritornar
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voglio ¶ ed a Batù, che al cavalier d’Irlanda
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sembiante. ¶ Mengo godette ancor che giovin bella ¶ sotto manto
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signor novello ¶ contenta fu, che in lui virtù ritrova
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non più di lei, che forse un giorno ¶ farà
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fra Giovan Piancarpino francescano, ¶ che con autorità pontificale ¶ dovesse
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avverrà, donne mie care, ¶ che nel corso di questo
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soggetto, ¶ non amo sol che ne sappiate il nome
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altro non si vedea che armi ed armati; ¶ e
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soggetto a Piancarpino eguale, ¶ che fra i suoi requisiti
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general mogollo. ¶ Pria però che ver l’Asia il
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rivolga, ¶ uopo è pur che d’Italia e di
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un cavolo; ¶ onde Carpin, che ’l vuol far catecumeno
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come un energumeno. ¶ Batù, che del buon frate i
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grazia, senti un po’ che vuol costui, ¶ imperciocché discorso
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tal m’ha fatto ¶ che, se non voless’io
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meco». ¶ Per ispiegargli in che l’affar consista, ¶ Tommaso
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quali; ¶ ma Tommaso mostrò che 1’europea ¶ etichetta e le
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soldano ¶ fatto è prigion, che al Gran Calif l
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via di Caracora. ¶ Donne, che a tante qualità palpabili
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sano, ¶ voi ben sapete che fra i memorabili ¶ traviamenti
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v’è di quel che nelle età passate ¶ offriron
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era in Tommaso ¶ fu che un po’ troppo grosso
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giunse in tempo appunto che adunata ¶ ivi s’era
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le necessarie conseguenze ¶ fur che non men spregevoli ai
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ai nemici ¶ si reser che insoffribili agli amici. ¶ In
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mentre presso Gaza avvenne ¶ che da Sala-Melech, soldan
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Melech, soldan d’Egitto ¶ che Melech-Sala ancor chiamato
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per etichetta e cerimonia ¶ – che ciò non lo specifica
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in Bagdad regnava alfine, ¶ che già del Tigri appo
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seguaci un tal influsso ¶ che d’infinito popolo attirava
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flusso e riflusso; ¶ il che ampi mezzi ognor gli
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eran poi sì rari ¶ che, a vero dir, non
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dei pensili giardin deliziosi, ¶ che un Califfo amator della
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model di quei famosi ¶ che già di Babilonia sulle
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fatti costruir da Semiramide, ¶ che in forma d’uom
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costume; ¶ e intanto Scardassal, che solit’era ¶ per lo
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la vaga amabilissima Zelmira, ¶ che tutte in grazia ed
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sorpassa. ¶ E il piacer che prov’ei, quando la
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alla furtiva avide occhiate, ¶ che in cor di donna
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riguardate; ¶ e sempre avvien che più talun n’è
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d’una certa porticella ¶ che nel giardin contiguo riuscia
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E a Zelmira provò che un servo spesso, ¶ se
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piace al bel sesso, ¶ che merito più sodo e
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maiuscolo ¶ in lui ritrova che lo scettro stesso. ¶ E
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facilità ¶ potea ciò far, che il grand’eunuco addetto
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corte. ¶ Il benigno Soldan, che di Tommaso ¶ costantemente era
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disse: ¶ «Per mostrarti vieppiù che ognor desio ¶ compensarti e
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son, chi sei, ¶ e che, quand’io comando, obbedir
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cerusico di corte, ¶ dicendo che, per ordine benigno ¶ del
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contro il decalogo. ¶ Pertanto che altro far può l
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far può l’infelice ¶ che porre un freno agl
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agl’impeti dell’ira? ¶ Che torni il terzo giorno
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più non gli lice, ¶ che tutti consecrar vuole a
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a lei, narra ciò che gli sovrasta: ¶ «Tommaso io
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vorrem noi spendere ¶ quei che restanci ancor pochi momenti
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fuga. ¶ Tu dei saper che Albumazar mio padre ¶ è
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principe potente in Circassia, ¶ che in premio di valor
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sposi, e tanto più ¶ che mio padre è una
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troverà nulla di strano ¶ che colla figlia sua ti
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tu. ¶ Anzi sicura son che, s’ei mi vede
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ingannar fia cosa lieve, ¶ che sogliono dormir come marmotte
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tai prender si deve ¶ che non ci sieno attraversate
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tu fa lo stesso, ¶ che in circostanze tai tutto
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gli spiana e narra ¶ che il partito a pigliar
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congedo alla maniera usata ¶ che, essendo a solo a
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flotta formidabile s’unia ¶ che deve alli domini imperiali
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tribù mogolle ¶ infin allor che Gengiscan dal fondo ¶ dell
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piacque ¶ le navi allor che si lanciaro all’acque
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d’un picciol vascello ¶ che a’ moderni sciabecchi assomigliava
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Alocco”. ¶ Il mogollo nocchier, che alla posticcia ¶ carica sua
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marina offizial divenne ¶ quei che il favor di qualche
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ad Argano ¶ poco pria che la flotta in mare
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in mare uscisse ¶ Ataia, che fu ognor cortigiano ¶ e
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alcun non ebbe mai che l’istruisse. ¶ Or, da
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condotta, ¶ di grazia immaginatevi che flotta! ¶ Primieramente s’impiegar
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navi ove non son che mogollesi ¶ qual s’arena
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rimbomba la marina. ¶ Triton, che gia pel mar colla
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fondo algoso ¶ e Proteo, che dormia negli antri opachi
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quel grido strepitoso ¶ disse: «Che diavol han questi ubbriachi
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diavol han questi ubbriachi ¶ che ardiscono turbar il mio
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l’onde: ¶ or par che al ciel voglian alzarsi
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alzarsi, e or pare ¶ che s’aprano in voragini
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e nocchier non san che fare, ¶ ciascun perde coraggio
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dormir, far buona cera, ¶ che venire a cercar malanni
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bufera ¶ e cose far che far non seppi mai
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gloria, il luminoso impiego ¶ che giova a me, se
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pusillanime ammiraglio ¶ «Fa quel che vuoi, per Dio! Fa
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per Dio! Fa quel che vuoi!» ¶ E frattanto iva
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gettar sopra il bestiame ¶ che pascolando gia per la
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depredaro e saccheggiaron tutti ¶ che trovar là d’intorno
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si scorgean di pescatori ¶ che, vedendo la flotta peregrina
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sparsero fra quegli abitatori ¶ che sbarcate colà nemiche genti
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gli armenti. ¶ Quell’isola, che Pingu era chiamata, ¶ era
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terzi tornin scemi ¶ quei che il ferro scampar, l
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creditor frattanto attese. ¶ Quei che in Ponente lesserne il
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mollezze usate; ¶ e Scardassal, che salutar consiglio ¶ dielle nella
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pubblico ingresso ¶ pei sussidi che ottien da Scardassale ¶ e
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cela i difetti. ¶ Aggiungi che il comun siegue la
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impression e, giusta ciò che n’ode, ¶ ciò che
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che n’ode, ¶ ciò che non vide e ignora
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perciò disse ben colui che disse ¶ che in questo
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ben colui che disse ¶ che in questo mondo ognor
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ognor ci vuol fortuna, ¶ che senza lei manca a
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Persia alletta e chiama ¶ che per talenti e per
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altera ignoranza de’ Mogolli, ¶ che apprezza il fasto van
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il fasto van più che i talenti, ¶ di stima
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onorando i lontan più che i presenti. ¶ E a
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a Federico imperator secondo, ¶ che umanamente in corte sua
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tal morte istrutta, ¶ volle che a ogni poter si
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e giunse in Caracora ¶ che nel gran posto era
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ciascun signor di Mogollia, che suole ¶ ogni vescia imitar
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saper talpa sì cieca ¶ che non volesse aver la
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insipidi poemi. ¶ O tu che un giorno i fasti
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conosco io ¶ forse più che non credi i miei
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cui forse fidar potrei, ¶ che ha generoso cor e
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generoso cor e par che goda ¶ dell’aura popolar
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presentare il general Apua, ¶ che vien da lungi d
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nel fianco ¶ la casacca che scende alla garetta. ¶ Ha
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affetto ¶ zelo affettando; o che della paura ¶ sia superstizion
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singolare; ¶ pubblico voto fe’ che, se potrebbe ¶ scampar da
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mestier novizia, ¶ e quei che per le vie vendon
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Questi i guerrieri fur che in quel periglio ¶ s
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capron schifosa e lorda, ¶ che stringersi alla cintola han
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e cade la gragnuola, ¶ che le campagne devasta e
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consiste il tartaro valore, ¶ che del giogo mogol fe
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tra capo e collo ¶ che al suol lo stramazzò
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scaricogli sopra un omero ¶ che te glielo spaccò come
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Azuc, lama e profeta, ¶ che già a Turcan predetto
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Ocamor seguia un buffone, ¶ che in passando a Turcan
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il guarda, ¶ ma tosto che il conosce per nemico
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Tisbin, d’Apua nipote, ¶ che il quarto lustro non
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presaga parea di ciò che avvenne ¶ e pel ritorno
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fe’ prieghi e voti ¶ che per l’aere andar
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Turcan la sua mogliere, ¶ che in abito viril l
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sparse, ¶ e pei sforzi che fea sotto al destriero
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lei spinge il destrier, che colla zampa ¶ le calpesta
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Apua s’avventa. ¶ Quei, che venir lo vede, a
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cotal onta n’ebbe ¶ che più irritollo e forza
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quei ’l colpo schivò, che a cader venne ¶ del
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pendenti redini afferrato ¶ destrier che voto errar non lungi
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scorto, ¶ vi monta su, che quel che avea montato
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monta su, che quel che avea montato ¶ a terra
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coraggio e valor vero ¶ che queste schiere e quelle
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queste il pregiudizio antico ¶ che chi coll’armi gloriose
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di natura abbatte ¶ prevenzion che si succhiò col latte
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succhiò col latte. ¶ Marte, che pria pendea dubbioso, incerto
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d’Apua le truppe, ¶ che del rozzo Turcan più
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vomitò sconce ed oscene ¶ che Turcan, riguardandolo in sembiante
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banditor, ov’era espresso ¶ che per bontade e natural
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l perdon concesso, ¶ ma che dal concistoro e dal
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villan posersi in traccia, ¶ che per boschi e campagne
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strazi orribili e spietati, ¶ che rammentar schiva il pensiero
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spregevole lo rende. ¶ Quei che il cor vile e
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vasto monumento eresse, ¶ acciò che all’Asia e all
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scorgeasi smisurato alto colosso, ¶ che sovra un masso a
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spedì truppe il Mogol, che gli emigranti ¶ forzasser colle
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raggiunte altre non fur che quelle ¶ ch’età debil
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e infuria ed erra, ¶ che pei campi e per
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vie, e al misero che geme ¶ non v’è
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fra i cadaveri insepolti ¶ che sfacimento universal corruppe, ¶ i
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ch’io veggio ben che in ascoltar tai cose
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proviene, ¶ lusingarsi ella vuol che il Gepanese ¶ all’armi
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sue non opporrà difese. ¶ Che se contro ragion s
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non potrà i mal che ne saranno ¶ trista ma
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giorno s’imbruniva appena ¶ che giuocar quattro orette avea
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piume, ¶ né levavasi infin che il sol non era
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voi sublimi, arcane ¶ cose che orma di grande in
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trovate in tutto ciò che v’è nascoso. ¶ L
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è ognor sì raro ¶ che quei che per divini
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sì raro ¶ che quei che per divini alti intelletti
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detti, ¶ dell’inesperto ammirator che gli ode ¶ attira lor
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intemperante ¶ tenor di vita che Cutsai traea ¶ omai non
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superior talento ¶ sbadigliando osservò che alla scrittura ¶ doveasi far
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parole e il sentimento ¶ che si dovea sostituire invece
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sostituire invece ¶ di quel che Tiribara in prima fece
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a Cutsai mostrò umilmente ¶ che ciò l’ordine e
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fa meno assai mal che desto». ¶ Ma poiché quei
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desto». ¶ Ma poiché quei che in dignità è maggiore
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in lei solleticò talmente ¶ che, per quanto il mio
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non istette a traspirarlo, ¶ che per tutto avea gente
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non ama, dipende: il che potrebbe ¶ fargli del torto