parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Sgorlon, La conchiglia di Anataj, 1983

concordanze di «ci»

nautoretestoannoconcordanza
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1983
o un caldo mantello, ci fasciava e ci riscaldava
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1983
mantello, ci fasciava e ci riscaldava. Aveva il potere
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1983
tenace speranza di Ajdym. Ci faceva superare i momenti
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1983
e dell’inquietudine, e ci chiedevamo se valeva la
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1983
nostre regioni. O quando ci chiedevamo avviliti chi mai
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1983
che riponevamo in essa ci facevano ritenere, in altri
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1983
era proprio quello che ci voleva, invece, per sfruttare
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1983
anche se il ritorno ci pareva la cosa più
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1983
a tutto quello che ci accadeva. ¶ Talvolta c’erano
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1983
c’erano esili novità. Ci attendevamo, ora che il
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1983
più arretrato. Invece no. Ci furono nuovi arrivi, anche
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1983
essere arrivati così lontano. Ci sentivamo collocati nei bizzarri
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1983
dopo il nostro arrivo. Ci vedevamo in confronto a
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1983
ancora niente di niente. Ci pareva scontato che dovessero
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1983
ponte fu finito. Non ci parve vero. Ricordai il
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1983
come se il ponte ci fosse sempre stato. Dava
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1983
dipeso interamente da noi. ¶ Ci fu anche una festa
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1983
altro della Russia sterminata. Ci incontrammo con gli operai
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1983
verste il nostro lavoro. Ci eravamo già incontrati e
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1983
per la prima volta. Ci pareva di essere entrati
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1983
un albero in primavera. Ci sembrava che il nuovo
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1983
andare fin lassù?» ¶ «Qualcuno ci sarà. Basta soltanto aspettare
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1983
portavano in casa, lei ci metteva la seta colorata
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1983
io i tuoi occhi. Ci arriveremo. Sarà una cosa
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1983
Eh? cosa ne dici? ci andiamo?» Falalej si mise
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1983
Disse ad Anataj che ci aveva ripensato e non
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1983
andare più con lui. ¶ «Ci andremo la prossima estate
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1983
non succedeva. Poco prima ci vedeva, pur sapendo di
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1983
labirintico della taiga che ci aveva sottratto Anataj, e
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1983
che tutto ciò che ci stava accadendo in realtà
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1983
preoccupazione. Il giorno dopo ci furono altre due battute
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1983
libri di Varvara. ¶ Tutti ci sentimmo ancora dominati e
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1983
di Ajdym come se ci fosse ancora. Non ne
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1983
da letto. Nemmeno Marco. Ci sedevamo attorno alla tavola
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1983
era duplicato? ¶ Se lacrime ci furono davvero, esse in
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1983
e guai se non ci fossero state… ¶ Essere il
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1983
rinunziare, soprattutto perché non ci vedeva, e lui nel
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1983
il vestito.» ¶ «No, ma ci sono altre cose, oltre
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1983
casa vostra, se non ci fosse Falalej…» ¶ Katja strillò
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1983
cose che lo aspettavano ci fosse l’ostacolo di
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1983
lavoro nel nostro cantiere ci faceva credere che, per
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1983
Roba vecchia, difficoltà superate. Ci sentivamo alla fine di
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1983
plumbee desolazioni di quando ci pareva che la ferrovia
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1983
Allora si torna. Ma ci pensi? Tra pochi mesi
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1983
panni, assumeva volto e ci ballava davanti la sua
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1983
lui aveva ragione, che ci avremmo lasciato la pelle
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1983
ce la caviamo. Stavolta ci restiamo tutti. Che cosa
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1983
anche di una volpe… ¶ Ci ricordammo di come l
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1983
per più giorni, finché ci si era stancati di
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1983
dieci ore almeno, e ci eravamo fermati un poco
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1983
alto dell’ultima collina ci apparve una spianata piena
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1983
che per poco non ci era costata la vita
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1983
veramente le cose che ci stavano più a cuore
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1983
e capricciosa, che spesso ci mostrava le cose da
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1983
Ulan Ude, e là ci sono medici che possono
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1983
di comportarmi come non ci fosse. In quel momento
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1983
parlava della città. Pareva ci tenesse a farci sapere
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1983
la Cina meridionale. ¶ «Quando ci andiamo, a Ulan Ude
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1983
quella, ormai. Adesso che ci costruivano la ferrovia era
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1983
si capiva che cosa ci trovasse nel ragazzo, ormai
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1983
quattordici anni, ma qualcosa ci trovava di sicuro. ¶ Anche
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1983
come se lui non ci fosse. Marco lo portava
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1983
sempre uguali. ¶ Poiché non ci vedeva, e nessuno veniva
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1983
in Mongolia? In Mongolia ci siete stato, zio Eroska
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1983
casa sua. ¶ Quella volta ci fu una cena con
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1983
avere anche conoscenze culinarie, ci stava alle spalle soffiandoci
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1983
disagio. ¶ Katja invece non ci pensava nemmeno. A lei
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1983
di lui, perché non ci vedeva, e contava ancora
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1983
Prese a pensare che ci fosse un solo modo
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1983
tutti i suoi amici ci fossero; che Marco, Silvestro
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1983
il lunedì mattina, e ci stiamo tutta la settimana
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1983
settimana.» ¶ «E io pure ci starò tutta la settimana
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1983
discreto che quasi non ci accorgemmo di averlo con
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1983
le cose, come se ci vedesse. Dalla molteplicità dei
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1983
lo avessimo adottato, e ci servisse per andare avanti
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1983
lo sai?» gli chiesi. ¶ «Ci ho pensato molto, e
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1983
lui no, perché non ci vedeva… ¶ «Hai mai visto
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1983
Non quella che poi ci si sveglia. Quella che
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1983
fisarmonica. E tanti che ci vedono, invece, saprebbero cavarne
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1983
di tutti.» ¶ «Perché non ci vedo. Perché sono un
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1983
li hanno, anche se ci vedono. E tu quelle
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1983
meravigliante che in Silvestro ci fosse un residuo di
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1983
brusio che noi stessi ci portavamo dentro, e metteva
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1983
sopra di noi, e ci distingueva col segno di
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1983
fossero aggrediti dalla ruggine. Ci parevano un materiale prezioso
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1983
Era il cemento che ci legava. Era l’elemento
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1983
del russo difficoltoso che ci arrangiavamo a parlare, sentivamo
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1983
di noi. La ferrovia ci univa. Somigliava vagamente a
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1983
guscio di solitudine che ci chiudeva, e per fare
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1983
era vicina, eppure non ci sentivamo ancora del tutto
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1983
e inospitale perché non ci fossero delle sorprese. ¶ Poteva
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1983
mai saputo che noi ci avevamo lavorato; al massimo
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1983
lontano… ¶ Un giorno non ci sarebbero stati più emigranti
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1983
nel gelo della Siberia. Ci sarebbero stati soltanto viaggiatori
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1983
e sono essi che ci fanno sentire vivi e
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1983
fanno sentire vivi e ci rivelano a noi stessi
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1983
a contatto, e perciò ci costruivamo l’immagine delle
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1983
un desiderio di rivolta. Ci si ricordava dell’uomo
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1983
andare avanti come adesso. Ci sarebbero state altre guerre
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1983
loro spelonche infernali. E ci sarebbero state, ancora e
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1983
le fondamenta dei piloni. Ci dette una sensazione strana
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1983
ponte di pali non ci fosse mai stato. L
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1983
persona agli ordini ricevuti, ci veniva anche un sentimento
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1983
delle caserme, che subito ci disponevano all’obbedienza, e
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1983
perché era essa che ci aveva generati. Non sapevamo
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1983
portato a valle. Mai ci veniva fatto di scoprire
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1983
potevano costruire i piloni. Ci applicammo per mesi a
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1983
che un abisso ancora ci dividesse dal ritorno; che
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1983
si guastasse lentamente, e ci fosse un altro crollo
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1983
sole, e di nuovo ci mostrava il suo volto
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1983
potuto dire: “Eh, sì, ci ho lavorato anch’io
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1983
del villaggio di provenienza. Ci rimettemmo al lavoro di
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1983
avevamo toccata con mano, ci pareva di essere stati
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1983
Padreterno che finora non ci siamo fatti neppure un
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1983
della sua vicenda siberiana? Ci confidò la cosa in
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1983
era andata a incagliarsi. Ci meravigliammo come a tutti
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1983
credeva che la risposta ci sarebbe stata, si era
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1983
vita. Diventò più loquace. Ci parlava delle sue cose
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1983
siamo e che abbiamo ci è stato regalato. Noi
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1983
delle sue montagne, benché ci fossero su per giù
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1983
il che in fondo ci faceva sentire ancora una
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1983
conclusione del lavoro. Adesso ci volevano settimane soltanto per
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1983
e di ogni contrattempo. ¶ Ci furono altri incidenti nel
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1983
Arrigo al caso non ci credeva. Quei piccoli incidenti
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1983
e di fiori, e ci pareva di avere davanti
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1983
terrapieno. Però gli operai ci dissero che era possibile
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1983
camino di una vaporiera… ¶ Ci mettemmo in marcia la
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1983
coperto il sole, e ci aveva cacciato a spintoni
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1983
Chi ha detto che ci siamo persi?» feci con
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1983
ma senza sapere se ci riuscivo. L’angoscia mi
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1983
mai vedute, dove nessuno ci aspettava e perciò non
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1983
lupi, che probabilmente già ci stavano inseguendo da lontano
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1983
nella voce. Ecco, adesso ci eravamo dentro anche noi
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1983
la conoscevamo, che non ci eravamo nati e non
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1983
la gente del villaggio. Ci stava dimostrando la nostra
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1983
per la mia leggerezza ci eravamo perduti. Capii che
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1983
barba. Non sapevo cosa ci fosse di vero nel
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1983
già quasi buio. Non ci si vedeva a poche
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1983
potuto farcela se non ci fossimo addormentati. Ma se
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1983
chiesi. ¶ «No. Pensi che ci sia ancora tanta strada
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1983
il terrapieno della ferrovia ci saremmo persi per sempre
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1983
taiga, e forse non ci avrebbero trovati mai più
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1983
sperare, perché la speranza ci segue fin dentro la
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1983
l’arrivo dei treni ci aveva perduti. La mia
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1983
sentimmo un ululio lontano. Ci fermammo un momento ad
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1983
occhi gialli. In Marco ci fu una lieve ombra
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1983
quando vi si accingevano ci mettevano un tempo lunghissimo
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1983
andarsene. Certo con Katja ci stava meno che poteva
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1983
se dentro di lei ci fosse il progetto remoto
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1983
darsi. Sì, ora che ci penso, hai ragione di
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1983
il fatto che noi ci sentissimo come gente cui
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1983
vero.» ¶ Come mai non ci avevo pensato, io che
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1983
davvero un’ossessione. Dovunque ci si voltasse si finiva
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1983
modo di camminare e ci salutava nel buio, senza
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1983
L’avete vista?» ¶ «No. Ci sono passato sopra quand
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1983
degli altri. ¶ Un giorno ci capitò tra le mani
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1983
finestre dell’isba. Gurka ci prestò i suoi attrezzi
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1983
suoi simili. Ogni volta ci aspettammo da lui una
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1983
del fieno per sfamarle. Ci demmo da fare attorno
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1983
invernali del mondo contadino ci attiravano, e venivano incontro
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1983
piegato e sconnesso, come ci fosse stato un misterioso
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i cantieri lontani che ci occupavano. Era come se
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1983
un miraggio. ¶ Ciò che ci mise in moto davvero
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1983
casa di Ajdym. Come ci poteva essere opulenza senza
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1983
per i materiali non ci fu alcuna difficoltà. Si
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1983
cose dentro di noi, ci toglieva le muffe e
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1983
quanto primitiva e selvatica, ci aveva preso in simpatia
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1983
come è grande! Cosa ci faccio, adesso, di tutto
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1983
di tutto questo posto?» ¶ «Ci puoi mettere tre mucche
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1983
quale confidò che non ci vedeva più bene a
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1983
È un bravo ragazzo. Ci fidiamo di te.» ¶ «Lo
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1983
un giovinotto. Ma Ajdym ci disse una cosa che
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1983
di Ajdym. La donna ci offrì il tè. L
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1983
scavata nella terra. Poi ci offrì anche altre cose
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1983
incerte e vagamente addormentate. Ci sentivamo tutti allegri ed
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1983
alle carte, ma non ci veniva fatto bene perché
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1983
altra parte, e non ci riusciva di concentrarci nel
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1983
tolse il colbacco e ci salutò con un cenno
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1983
come fosse lontano e ci guardasse dall’alto di
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1983
noia dell’inverno interminabile. Ci andavano ancora senza una
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1983
non dal vecchio Anataj. Ci andavano nell’ora del
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1983
legno con il campanellino ci mise addosso un’allegria
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1983
e sapore. Ogni giorno ci alzavamo con la segreta
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1983
contrattempi, di disservizi che ci davano l’idea di
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1983
e di abbattimento, e ci mettevano nelle ossa l
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1983
essi, e le ore ci recavano soltanto sentimenti di
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1983
essere realizzato. Troppo complesso. Ci saremmo perduti dentro di
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1983
aveva ideato e disegnato. Ci mettemmo forse un paio
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1983
si allontanava sempre più, ci accingemmo al lavoro. Adesso
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senza che nessun tribunale ci avesse giudicati e condannati
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1983
tutto faceva pensare che ci sarebbero voluti ancora anni
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1983
perché l’Imperatore non ci veniva mai. Anche in
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1983
recuperare l’entusiasmo perduto. Ci sembrava di aver bruciato
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1983
che precipitasse nella sventura. Ci si meravigliava quasi di
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1983
con le carte. Ajdym ci offriva il tè, la
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1983
la nostra familiarità perché ci aveva, per così dire
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1983
dire, pesati e valutati. Ci aveva guardato nel profondo
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1983
o curiosità pericolose. Perciò ci aveva fatto entrare cordialmente
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1983
Una delle cose che ci univano era, stranamente, una
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1983
serietà, come se dentro ci fosse un genio invisibile
201
1983
un genio invisibile che ci bisbigliasse quale sarebbe stata
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1983
in ordine. ¶ Certe volte ci fermavamo anche a cenare
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1983
regalo del destino. Rinunciarvi ci sarebbe parso molto duro
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1983
dopo la partenza, perché ci sono delle cose che
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1983
vita militare, anche noi ci sentivamo come fossimo altrettante
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1983
poter volare, andare dove ci pare!» disse Marco. ¶ Ci
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1983
ci pare!» disse Marco. ¶ Ci ricordammo del passaggio dei
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1983
degli uomini come se ci fosse tra loro un
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1983
cominciata da troppo tempo. Ci si trovava in una
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1983
che in ogni cantiere ci fossero degli ingegneri come
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1983
che ritornava. A ottobre ci furono nebbie persistenti, che
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1983
Buriati o Jablonovy, e ci avvolgevano come se il
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1983
di pelliccia tirate addosso, ci sembrava che gli animali
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1983
come passare il tempo. Ci sentivamo abbandonati a noi
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1983
aveva fermato i lavori, ci stava sopra e ci
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1983
ci stava sopra e ci dominava con la sua
217
1983
Adesso che il lavoro ci era vietato dall’inverno
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1983
dai pozzi. All’acqua ci pensava Marco, per solito
219
1983
l’acqua gelava, e ci voleva la pazienza di
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1983
giorni pigri e sonnolenti ci conducevano lentamente verso il
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1983
quel periodo dell’anno. Ci trovavamo anche con gli
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1983
ragione elementare che mi ci trovavo, e che il
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1983
veramente, la taiga. Non ci eravamo mai allontanati di
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1983
funghi, lamponi o mirtilli. Ci eravamo internati in essa
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1983
spingersi fino al confine, ci sarebbero voluti giorni e
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1983
ad Anataj. Se Anataj ci accompagna, io vengo anche
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1983
si va per gioco. Ci si va soltanto per
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1983
lupi e le volpi.» ¶ «Ci sono anche gli uccelli
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1983
fucili che i cacciatori ci avevano prestati. Anataj venne
230
1983
immobile a guardarci, mentre ci vestivamo al lume scarso
231
1983
idea verso che direzione ci saremmo diretti, e questo
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1983
e sospesa. Era come ci muovessimo dentro la favola
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1983
avesse indicata probabilmente non ci saremmo accorti di nulla
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1983
rami affastellati a casaccio. Ci curvammo a turno per
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1983
del berretto di volpe ci coprivano le orecchie. Il
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1983
potevano essere le belve. Ci avrebbero assaliti? ¶ Quando il
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1983
suo punto più alto ci sedemmo su un tronco
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1983
raggiungemmo il fuoco, e ci trovammo di fronte a
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1983
al fatto che non ci poteva capire, e fosse
240
1983
al lavoro, e non ci sarebbero stati più né
241
1983
birra chiamata braga, e ci sedevamo sui tronchi a
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1983
casa. Solo i giovani ci starebbero…» ¶ Se lo Zar
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1983
Katja. ¶ La sera, quando ci ritiravamo tutti e cinque
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1983
vent’anni prima. ¶ Marco ci raccontò ciò che tutti
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1983
abbattersi sopra di lui. Ci sentivamo tutti responsabili per
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1983
che per lui non ci fosse ritorno, quasi per
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1983
un altro posto, dove ci sia un po’ di
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1983
impossibile da sopportare, e ci si rifugiava nelle illusioni
249
1983
inverni, e all’estero ci andava soltanto a “fare
250
1983
e nel suo pietrame ci faceva provare un brivido
251
1983
in una pepita luccicante, ci metteva l’elettrico addosso
252
1983
astuta e sorniona che ci chiamasse dov’era più
253
1983
ragnatela attorno a noi. Ci attirava e ci spaventava
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1983
noi. Ci attirava e ci spaventava nello stesso tempo
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1983
silenzio primitivo, originario, che ci sovrastava e ci dominava
256
1983
che ci sovrastava e ci dominava, e creava dentro
257
1983
lui, come tutti noi, ci dava sotto nel cantiere
258
1983
inverno siberiano, che pure ci era parso senza fine
259
1983
del villaggio non ancora, ci trovavamo in una sorta
260
1983
domenica, qualcosa di irresistibile ci chiamava verso la chiesa
261
1983
suono straniero, qualcosa che ci ribadisse l’idea che
262
1983
tal forest. Se esso ci sorprendeva nel dormiveglia, per
263
1983
le nostre mattinate e ci faceva sentire meglio e
264
1983
nostro Dio. Egli non ci aveva seguito fin lì
265
1983
E lì, a Kirkovsk, ci mancavano molte cose per
266
1983
era una presenza che ci sovrastava, che seguiva le
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1983
le nostre vicende e ci proteggeva. Avevamo bisogno di
268
1983
così come eravamo, non ci sentivamo finiti e completi
269
1983
nostro Dio, rimasto laggiù, ci pareva che il freddo
270
1983
che tutto ciò che ci circondava assumesse una mutria
271
1983
la messa anche noi ci muovevamo su e giù
272
1983
per quei sentieri, oppure ci fermavamo sulla piazza davanti
273
1983
fissate nel ricordo, e ci risultavano in qualche modo
274
1983
che anche gli altri ci notassero, vedessero che stavamo
275
1983
il giorno in cui ci sentivamo più soli e
276
1983
e dei boschi. Ma ci divertivamo un po’ anche
277
1983
Bastava un incendio, Dio ci guardi, e tutto il
278
1983
una delle cose che ci ricordavano senza riserva alcuna
279
1983
alle piogge, al raccolto. Ci veniva anche il desiderio
280
1983
un’altra cosa che ci univa. Sentivamo dentro uno
281
1983
molto forte. ¶ Marco non ci pensava due volte. Non
282
1983
rito, e soprattutto come ci fosse tra loro un
283
1983
ebraico, perché andava dovunque ci fosse da lavorare, fabbricare
284
1983
lavoravamo al cantiere, e ci accompagnava la coscienza sottile
285
1983
noi. ¶ A volte però ci sentivamo stanchi, appannati da
286
1983
genere di stanchezza, che ci prendeva quando sollevavamo la
287
1983
suoi significati generali. Allora ci domandavamo se valesse la
288
1983
misteriosa malinconia del lavoro, ci sentivamo sfiniti, svuotati, carichi
289
1983
stato di noi? Cosa ci aspettava nel villaggio? L
290
1983
nel villaggio? L’indomani ci presentammo allo starosta, e
291
1983
me lo fossi aspettato. Ci sentimmo dei superflui, quasi
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di quel disordine che ci riguardava. Ma era assolutamente
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e a guardarci come ci conoscesse da molto tempo
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due ore di strada. Ci lavorano un centinaio di
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ansia, perché quello starosta ci sembrava un uomo da
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senza misura. ¶ Intanto però ci tenevamo stretti a lui
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nulla. ¶ «Sentite, starosta, voi ci dovete aiutare. Abbiamo bisogno
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nostra situazione…» ¶ «Ma certo. Ci sto già pensando, cosa
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berretto di volpe e ci condusse nell’isba vuota
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di legno, eppure questa ci sembrava del tutto straniera
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e gli impacci che ci legavano subito si sbriciolavano
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femminili. Ogni cosa che ci capitava sottomano creava una
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stare insieme, e non ci sopportassimo a vicenda. Appena
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corvi, ma evidentemente non ci riuscivano. Ciò scatenava i
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nessun modo, come non ci fosse. Aveva un gran
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lì suo nipote che ci sentiva, gran puttaniere. Faceva
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fattorie di contadini. Pareva ci provasse gusto a incidere
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e ogni volta che ci pensava era assalita da
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io e i compagni ci calammo tutti intieri nella
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ricerca di ciò che ci serviva per campare. Ciò
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come se in essa ci fosse una donna. ¶ Ma
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greve di incertezze, e ci collocava nella schiera degli
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terra. Un bisogno scuro ci spingeva a cercare il
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uomo. Le sue parole ci sembravano fatte di vento
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e senza consistenza. Non ci decidevamo mai ad andare
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la sua figura maestosa ci metteva in soggezione, e
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che fosse possibile, che ci facesse entrare in casa
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in alto mare, e ci sarebbero voluti anni di
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noi, e perché subito ci ricordasse. Mi aggiravo nei
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così lontani da casa. Ci studiammo per un istante
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della razza, e quindi ci abbracciammo silenziosi, battendoci le
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occhi spiritati. Falalej invece ci ronzava attorno, incapace di
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di cose sconosciute. Allora ci mettemmo a parlare in
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scompartimento di treno, quando ci hanno dormito in otto
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Ma io all’inferno ci sono già stato, e
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discorso con attenzione incantata. Ci guardava con i suoi
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di sangue. Il ragazzo ci pativa per quel suo
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sopra il collo, che ci avrebbero condotti al cantiere
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del cacciatore. Ogni tanto ci parlava di piatti succulenti
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non era possibile che ci fossero altri villaggi, stazioni
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in là. ¶ Appena arrivati ci presentammo all’impresario, un
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no, perché essa non ci chiedeva mai il nostro
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il nostro parere, ma ci metteva di fronte ai
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un cane rabbioso, ma ci si scaldava lavorando, e
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intesa, un segreto che ci eravamo comunicati a vicenda
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ordine i problemi che ci mette davanti, senza correre
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come se in lei ci fosse qualche goccia di
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lo sa. Può darsi.» ¶ Ci pensavo in quel momento
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In Siberia, Valeriano… Ma ci pensate? In Siberia…» mi
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oltrepassare il fiume che ci divideva perché Irina aveva
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caso di meravigliarmi se ci mettevo un periodo doppio
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trafelati. A volte, sudati, ci mettevamo in ferma come
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avanti. La gente, quando ci pensava, era invasa da
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collettiva, anche se non ci lavoravano direttamente, e si
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era libero all’aperto ci stava più che poteva
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irraggiungibile. Solo da lui ci si poteva aspettare giustizia
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noi e la pietra ci fosse una parentela che
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due mesi. I bambini ci andavano a pattinare con
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sono di troppo. Non ci sarà nessun battesimo e
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propose: «Vieni da noi. Ci stringiamo un po’ e
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stringiamo un po’ e ci stai anche tu. Siamo
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assenza, e anche quelli ci avrebbero subito dimenticati. ¶ III
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lo avevamo fatto nostro, ci riguardava e ci coinvolgeva
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nostro, ci riguardava e ci coinvolgeva, come se la
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rumori confusi dei cantieri ci fossero stati portati dal
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anni e dei calendari… ¶ Ci organizzammo. Comprammo pellicce e
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Pareva confidare ancora che ci avremmo ripensato, e che
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sperare anche quando già ci trovavamo sul treno. Il
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Il giorno della partenza ci eravamo alzati prestissimo e
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per anni qualcuno che ci aveva gridato in lingue
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adesso, sul treno siberiano. ¶ Ci raccontò sottovoce particolari della
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incastrato nella neve. Raramente ci capitava di vedere un
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da un cavallo, e ci veniva naturale di sospirare
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russi vicini a noi ci guardavano incuriositi, sentendoci parlare
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aleatori. Nel nostro smarrimento ci sembrava di essere ormai
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ultima grande città che ci eravamo lasciata dietro le
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ricordo lontano. ¶ L’indomani ci scambiammo soltanto poche parole
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Quello che un poco ci rassicurava, invece, era che
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mondo civile, e poi ci saremmo smarriti nella taiga
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ritorno era totalmente interdetto, ci prese la fretta di
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convoglio. Se i predoni ci attaccavano per davvero i
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conoscevo. ¶ Ormai da tempo ci eravamo lasciati la steppa
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dubbio. La realtà che ci circondava era fasciata di
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molto lontani. Noi tre ci guardavamo con allarme emozionato
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per il bosco che ci circondava da tutte le
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trenta o quaranta verste ci fermavamo a una stazione
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o birra senza misura. Ci offrivano anche mirtilli e
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e dal nostro angolo ci univamo sottovoce, senza osare
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segno della ferrovia, non ci imbattevamo in un solo
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ansioso di sapere cosa ci fosse al di là
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tempo lo aveva logorato. ¶ Ci fermammo a un’altra
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modi della sua fine. Ci fu un nuovo cambio
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Non è possibile che ci manchi molto, ormai» dissi
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lo abbiamo già attraversato. Ci abbiamo corso sopra per
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la paura di ammalarci ci stava sopra, e si
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ogni indizio. Per Silvestro ci fu un falso allarme
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esseri pieni di nostalgia, ci sentivamo chiamati sempre lontano
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il termometro che Mironicha ci aveva prestato. Nel villaggio
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curva del Bajkal, e ci fossimo incontrati al termine
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ossia che la malattia ci rinnova, ci ricostruisce daccapo
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la malattia ci rinnova, ci ricostruisce daccapo, e che
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giorno sul treno e ci abbandonavamo al ron ron
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nell’aria. ¶ Non riuscì. Ci fu un’orribile mescolanza
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un caso di polmonite. Ci voleva pazienza. Ci voleva
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polmonite. Ci voleva pazienza. Ci voleva sempre pazienza, dappertutto
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e di castoro, e ci pietrificammo nell’attesa e
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debole. Speriamo che non ci siano emorragie interne. Ma
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stato un errore. Qui ci vuole subito l’ospedale
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capivamo più bene perché ci eravamo fermati lì, e
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avevo fatta. La sorte ci aveva messo di mezzo
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noi. No, non capiva. Ci sono cose molto semplici
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ragioni, ma lo stesso ci restano forestiere, come facce
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come facce mai viste… ¶ Ci parve che qualcosa di
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lavoro e nel villaggio. Ci mancavano i fischi che
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testa di colpo, allegramente, ci mancavano la sua curiosità
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scoprire, la sua fiducia. Ci mancava il suo sentirsi
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giro per il mondo. Ci sentivamo tutti umiliati e
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dovevo venirci in Siberia. Ci ho pensato tanto, sai
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al Pacifico. Pare che ci sia da finire soltanto
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anche Marco era tornato. Ci fu una cerimonia alla
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che la ferrovia non ci apparteneva più. Ci era
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non ci apparteneva più. Ci era stata sottratta. Noi
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era stata sottratta. Noi ci eravamo limitati a costruirla
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di troppo, e non ci restava che disfare le
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che il treno che ci trasportava fosse scomparso nella
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diventare una città, perché ci passava la ferrovia. ¶ Si
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Ti ricordi di quando ci siamo persi nella tormenta
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di là della quale ci era parso che il
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cosa. È tanto che ci penso…». ¶ Mi frugai nelle
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e buona fortuna…» ¶ «Sicché, ci fai tornare da soli
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accadde che nella isba ci fosse una grande riserva
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piuttosto perché adesso non ci sono più gli operai
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destino. ¶ Che succederà? Cosa ci prepara l’avvenire? Non
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avvenire? Non lo so. Ci penso raramente. Ciò che