Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, 1524

tanto sdegno, ¶ che sempre ci fu poi mortal nimico

di noi cura, ¶ che ci conservi, e questo mal

piace; ¶ che solamente Idio ¶ ci può mandar la disiata

quel nuovo guerreggiare alquanto ¶ ci raffrenò; ma poco stando

porte, ¶ che i Romani ci fur dietro a le

Che luogo abbiamo ¶ che ci conservi, o da lor

conservi, o da lor ci asconda, ¶ se l'aiuto

l'aiuto divin non ci difende? ¶ Ma come entrati

parole ¶ l'incatenato re ci fe' menare; ¶ a la

di tant'anni, ¶ omai ci è noto quanto son

perché null'altra cosa ci può fare ¶ tanto simili

simili a Dio, quanto ci rende ¶ il dar salute

fortuna, ¶ debbian sperar che ci sarà seconda. ¶ CORO ¶ Almo

dissi: "Quest'opra mala ¶ ci sturberà la nostra antica

pace ferma poi non ci fu mai. ¶ Lassa, da

nimici: ¶ null'altra più ci resta ¶ cosa crudele a

rimoverà quel che or ci prieme. ¶ E perché ha

novella e sùbita presura ¶ ci fa così restar quasi

l'adombra. ¶ Costui, che ci parea tanto prudente, ¶ or

terra, ¶ che tanto util ci sia, quant'è il

Massinissa, e ciò che ci minaccia? ¶ CATONE ¶ Ho vista

sommergerem, se Dio non ci difende; ¶ ch'ogni ben

ne le sue case ¶ ci ritrovammo in un medesmo

piaga maggiore, ¶ né che ci annoie più, d'un

buon veder che non ci toglia ¶ quest'altro con

la cosa trista, ¶ che ci conturba il cuore? ¶ Né

voi. ¶ CORO ¶ Dilla, non ci tener tanto sospese. ¶ SERVA

cuore! O morte avara, ¶ ci spogli ben d'una

s'ami, e che ci sia negata. ¶ Così passerà

ch'assai men grave ¶ ci pare il mal, che

bene è quel che ci distrugge! ¶ SOFONISBA ¶ Accostatevi a

cosa dolorosa ascolto. ¶ Non ci lasciate ancor, non ci

ci lasciate ancor, non ci lasciate. ¶ SOFONISBA ¶ I' non

voler fuggire ¶ la servitù, ci avete morte tutte. ¶ Nessun

è senza speranza alcuna, ¶ ci reca intolerabile dolore. ¶ ERMINIA

è forte, e tosto ci vien dietro. ¶ ERMINIA ¶ Ohimei

e la pietà, signor, ci spinse ¶ a lamentare, e

eterno pianto. ¶ CORO ¶ Spesso ci sta nascoso il ben

la virtù, che avem, ci segue sola, ¶ sola vive