Matilde Serao, Cristina, 1908

rialzò vivamente, fece solecchio con la mano e si

Peppino Fiorillo — mormorò Cristina con un piccolo moto di

la prese di sapere con chi l'aveva quello

di Peppino Fiorillo: forse con Caterina Marcorelli, ma le

alla finestra. ¶ — L'ha con me — disse fra sè

col padre vecchio e con la zia Rosina che

cartella sotto il braccio, con la cinghia pendente. ¶ — Oh

volta non ti fermerai con lui, hai capito? ¶ — Oh

Ti ci fermerai più, con Peppino Fiorillo? ¶ — Mi ha

per domani, quando esco con Michela, chè è domenica

argento, senza catena, capisci, con un laccettino nero? ¶ — Glielo

a scopone in quattro, con zia Rosina e col

Cristina: ¶ — Totonno mio è con Peppino Fiorillo. ¶ Cristina sogguardò

altra nei capelli ricciuti, con un gesto stanco e

girava per le strade, con la sua aria stracca

vedeva lì di faccia, con la sua aria tragica

Peppino aveva subito replicato, con grande fierezza, che egli

guadagnava delle mezze lire, con cui comprava una quantità

serve, recitava il rosario con una voce desolata di

Maria, col capo chino, con le guancie pallide, dove

venne a far Pasqua con sua madre e la

chellerina gli offriva, insieme con la tazza spumante di

disse nulla. Ascoltava, pensava, con le mani in grembo

alle nove, lo accolse con un sorriso famigliare, e

un orologetto di oro, con la catena. ¶ — Ho ordinato

un medaglione, a Napoli, con la lettera C, sopra

che giuocava alla scopa con don Ciccio Cannavale, poichè

la guardava di sfuggita, con una certa dolcezza: ma

l'ora del matrimonio con un certo senso di

Essa amava Giovannino, ora, con un'affezione calma e

ricominciati, ora, i tormenti, con questo stravagante che tornava

amato, non lo amava, con che ardire egli ritornava

io gli risponda – pensava, con la transazione abituale degli

nel gennaio: il matrimonio con Giovannino Sticco era fissato

pensava questo, capitò Carmela con un biglietto di Peppino

Non lo voglio — disse con una voce tremante di

se mi compari innanzi con un altro biglietto, ti

Entrò nella dispensa e con un cucchiaio di legno

già sventrata: lo misurò con l'occhio, era una

bianco bianco nella faccia, con gli occhi aperti. Li

moribondo giaceva, senza cuscini, con la testa appoggiata al

lo stesso — rispose ella, con un soffio di voce

la fissavano a lungo, con una intensità di vita

la guarderebbe sempre così, con quello sguardo concentrato. Era

notizie; ella aveva risposto con qualche monosillabo: e più

e più nulla. Sola, con quell'agonizzante! Come si

dieci anni. — Non restiamo con questo rimorso: tutta la

traccie delle battaglie combattute con accanimento, ma perdute senza

sè lentamente, quasi rinvenisse, con un'espressione di pena

grande. Entrato nella vita con l'audacia che dànno

di un temperamento sanguigno, con tutta una ardente, insolente

pietà. Egli le affascinava con la soavità della voce

ma le affascinava anche con quei silenzi lunghi, pieni

lo amava piamente, umilmente, con la devozione animalesca e

Amava, gagliardamente2, tenacemente, più con rabbia che con tenerezza

più con rabbia che con tenerezza. Andava alla conquista

di sentimenti, lei provò con quell'uomo. Tutto fu

si rimetteva a leggere con una attenzione concentrata, senza

senza fare un gesto, con la sua voce bassa

sgorgava freddo e tranquillo, con un movimento d'impulsione

distesa nella sua poltroncina, con gli occhi socchiusi, immobile

là, come se dialogasse con se stessa. Da tanto

rendendo la sua idea con una lucidità meravigliosa. La

tratteneva nella sua, mollemente, con una strisciatura lieve delle

covrendole delicatamente la bocca con la mano, le disse

la mano, le disse, con la sua voce insinuante

le sue finestre e con me niente — diceva Teresa