Alberto Moravia, L'uomo come fine, 1964

ciò che è vera cultura resta il privilegio di

l’amore per la cultura di Monaldo e gli

Monaldo e la sua cultura erano quanto di meglio

nel modo seguente: una cultura rimasta ancorata, nonostante alcuni

tridentine, ossia una pseudo cultura con molto formalismo, molta

libri, i giornali, la cultura in genere; ossia in

borghesie, diffusione analoga della cultura e dei prodotti del

lente e segrete della cultura e delle virtù dell

gli uomini, è la cultura, la tradizione, la religione

d’arte e di cultura in cui tuttavia si

infatti colare la propria cultura e la propria ispirazione

caso di Pavese, una cultura di origine decadentistica e

con la lingua della cultura, com’era giusto. Verga

di gettare a mare cultura e storia e di

i movimenti di estrema cultura di avanguardia che ci

operazione non nuova nella cultura italiana: dal decadentismo trasmutato

lo più uomini di cultura né attingendo direttamente alle

unidimensionale, senza sfondo di cultura o di pensiero, quando

destino assai comune nella cultura e nella letteratura italiana

lascia il lavoro, la cultura gli viene incontro coi

e sonniferi, che la cultura è lusinga per sedurlo

lavoro, i timori, la cultura e la religione del

della intellettualità e della cultura consistesse nell’esaltare Raffaello

più lontano possibile dalla cultura, molto più legata alla

imposta in nessun luogo. Cultura, politica, morale, società, costume

i rapporti con la cultura. Così riesce facile al

Cordoba, Ambrogio Spinola), la cultura (caricatura di Don Ferrante

non tanto perché la cultura di Don Ferrante non

preso in giro la cultura in Don Ferrante, il

valga di questa stessa cultura per prendere garbatamente in

di Don Ferrante, di cultura non ne aveva affatto

sfiducia nelle risorse della cultura la quale non potrebbe

esso un fatto di cultura: sia pure d’una

sia pure d’una cultura minore, degradata e antiumanistica

di questa sfiducia nella cultura è che lo scrittore

la sua fiducia nella cultura; la sua opera si