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Teofilo Folengo, Orlandino, 1526

concordanze di «da»

nautoretestoannoconcordanza
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1526
ORLANDINO ¶ PER ¶ LIMERNO PITOCCO ¶ DA MANTOA ¶ COMPOSTO ¶ Mensibus istud
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opus tribus indignatio fecit. ¶ Da medium capiti; notior author
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anni sul tagliere ¶ mi sempre ristor, sí come
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canti, o bel missere, ¶ da' del fiato a la
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l tempo si perda ¶ da noi, se nostre rime
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gioconda, ¶ onde gli vien da noi creduto meno; ¶ l
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non d'uomo né da Dio creato, ¶ ma il
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storia vera ¶ e che da sogni e favole ti
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contenta, ¶ e lei diffende da que' crudi cani; ¶ ché
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sciolto va sicuro; ¶ però da lei fi' detto alpestro
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ch'uomo, pria gagliardo, ¶ da fredda febbre vien ratto
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sole; ¶ surge la notte da la parte adversa; ¶ ciascun
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in ogni tana; ¶ guardativi da lui, ché 'l ladro
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torto addochia ¶ qualch'asinello da la coda lunga, ¶ che
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centenaio di persone, ¶ boni da stocco et ottimi da
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da stocco et ottimi da lanza; ¶ giamai non si
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un picciol fumo sorge da le valli; ¶ chi qua
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lettor, ché vi è da ridere; ¶ perch'una tramma
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asina, ¶ parendo che venisse da la masina. ¶ 11. ¶ Tacquer le
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cavalla, che si duole ¶ da quatto piedi et ha
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cento; ¶ e, scampandone, fe' da bon ladrone: ¶ rubbò a
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negre; ¶ portan due nasse da pescar in testa, ¶ ma
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vien con un perticon da filo in resta; ¶ cavalca
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assai mal netta ¶ bragazza da bifolco tien in testa
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rote viene; ¶ lo stimulo da boi porta per lanza
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tirar si stracca; ¶ Danese da le man d'Otton
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Mastro ¶ andò pur giú da banda, e riversollo ¶ col
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per non tomar giú da cavallo, ¶ col cul al
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alla ciambra e, come da 'l costume ¶ d'amanti
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fredda al cor le gran stretta; ¶ e se
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vi pende: ¶ quest'angioletto da la chioma bionda, ¶ che
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qual Adoni splende, ¶ Rugier da Risa nomasi, ch'è
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a Carlo Mano, ¶ che da Rampal suo padre il
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a me anco 'l da; ¶ vero anzi no, ma
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non gridate piú, ché da imbriaghi ¶ cotal giostra non
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stirpe di Maganza, ¶ scesi da Roma, da que' Scipioni
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Maganza, ¶ scesi da Roma, da que' Scipioni, ¶ Corneli, Fabii
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tal scherzo d'asini da basto, ¶ ma che giostrar
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bocca. ¶ 64. ¶ Elli, abbattuti piú da la vergogna, ¶ fuggon for
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la testa in giú da valent'uomo ¶ e col
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l Danese ¶ una stretta da mulo ebbe alla panza
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l'orrechia o altrove di mano, ¶ torna la
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smove, ¶ traendoli sul carro da gli arzoni; ¶ come talor
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mazze o stocchi; ¶ qual col pugno e qual
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Novaresi, ¶ tre Bergamaschi e da Cremona un paro ¶ non
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Morando, ¶ spartiti l'un da l'altro, quasi fiacchi
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per la fé ¶ che da fanciulli sempre tra noi
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tolta, ¶ se non alluntanandol da lei tanto ¶ che non
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e mostro enorme, ¶ cagione, da ch'è 'l mondo
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olmo lanza, ¶ ma ben da un capo il piglia
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qual scoglio in mar da l'onde combattuto. ¶ Or
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canto del laguto, ¶ ché da' grisoni non facendo schermo
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tal precetto ¶ servato vien da molti al suo dispetto
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Febo l'orizonte, ¶ portandone da l'altra parte il
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al fin si trova da sé stessa lunge. ¶ 11. ¶ Chiama
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rompa. ¶ 13. ¶ Già mille torzi da gli aurati travi ¶ pendon
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l'altre stelle ¶ ecco, da lunge, in l'ampia
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si partan già questo da quello, ¶ ché non fu
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che 'l mio ben da me non si rimova
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non moia ¶ sua fama da l'occaso al sin
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duello insanguinato ¶ si vegna da quei duo feroci tori
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scorre 'l vivace sangue da le vene, ¶ forma nel
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scendano in lui su da l'eterne idee, ¶ che
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ch'esser non puote da ferro impiegato, ¶ come ordinòr
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se 'l mi scopre, ¶ da voi, signori mei, non
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aver Lucrezia spento! ¶ 12. ¶ Rampallo da Milone seppe il tutto
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grosso ventre ancor non sospetto, ¶ giunse a Parigi
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a grande onore fu da Carlo accetto. ¶ Papa Adrian
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quel cardinale ¶ impetrar Beatrice da Carlone ¶ per moglie sua
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zaffo ¶ non ebbe mai da 'n bravo il piú
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appresta. ¶ 35. ¶ Un termine gli sol d'una notte
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a vinti soi compagni combiato, ¶ fra' quali v
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e leva; ¶ quindi partito, da la notte ascoso ¶ va
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sia pace, ¶ far voglio da leon, non da coniglio
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voglio da leon, non da coniglio, ¶ e dèi saper
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ch'oro pinge, ¶ ma da portar sotto be' manti
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con le man Berta, da Milon ben rette; ¶ calla
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l pastore ¶ del lupo da le sanne abbia reddenta
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dal timor spinti e da speranza tratti; ¶ pur dove
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e Pallade si scampa da Mulcibero. ¶ Berta tien stimulato
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cura l'uomo ¶ spiccarsi da le spalle tal urtica
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gran trave, ¶ mosso non da Levante o da Volturno
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non da Levante o da Volturno, ¶ ma del suo
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furon innante ¶ non mai da nigromante alcun sapute. ¶ Taccio
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Chiaramonte ¶ che 'l scampi da le man d'un
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voce, ¶ ma risospinto fu da trenta in drieto; ¶ pensate
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rena giacque; ¶ poscia, levato da non so qual fata
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o Padre Eterno, rassicura! ¶ 41. ¶ Da te ricorro, non a
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e se, Dio mio, da questi flutti insani ¶ me
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forza ¶ vien tolto spesso da li tramontani ¶ al nostro
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che poi mangiati son da lupi e cani; ¶ e
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piú che mai leggiadra ¶ da l'orizonte omai scotea
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nescit stare loco, ¶ scampasi da la madre omai slattato
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forze e membra; ¶ gambe da salti et omeri da
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da salti et omeri da giostra, ¶ dando Natura, ad
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grande che non sia ¶ da lui scoperta e fa
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ch'elli ¶ fusser asciolti da l'oribil scole, ¶ quelli
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ch'io ¶ mi lascia da ciascun ingiuriare? ¶ "Figliuolo di
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vivo. ¶ 34. ¶ Poscia chi mi pane e chi del
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talor è chi mi qualche soldino, ¶ altri che
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e chi diece men vinti ne rendo. ¶ 43. ¶ Voi
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sí picino, ¶ ne prenderò da me senza riguardo; ¶ ché
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Milone, ¶ contra ragion bandito da Carlone. ¶ 62. ¶ Però tu parli
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li sensi arcani. ¶ 64. ¶ Levàtimi da torno queste corde, ¶ se
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penne; ¶ mille citelli vannogli da tergo, ¶ Gridando sempre, fin
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minaccia le calcagna e nel naso. ¶ 2. ¶ E cosí
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vecchia con le cure ¶ da guarir piaghe e mille
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cascavali la panza fin da basso ¶ ch'un porco
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un bove ¶ che, tolto da l'aratro e in
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vide Enea ¶ portato su da lei fin a le
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drieto con la sacca ¶ da bono e vigilante saccomanno
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un mio caso ho da parlarvi alquanto. ¶ 25. ¶ So che
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dir!) Platone, ¶ cerco saper da voi quant'è vicino
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è vicino ¶ lo ciel da terra in ogni regione
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dite giustamente ¶ quant'è da l'oriente a l
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sia probabile, ¶ vi trattarò da un asin venerabile. ¶ 41. ¶ Tornate
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Cabrino gobbo vi darà da cena. - ¶ 57. ¶ Partesi dunque mentre
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narri quanto 'l ciel da terra dista; ¶ presto rispondo
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risoluta, nel carnero: ¶ perché da l'oriente a l
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ne la mirabil potestade ¶ da Dio concessa a l
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un pennello ¶ sian quei da' crini e quei da
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da' crini e quei da la tonsura; ¶ ben credo
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frate, il qual dardeggia ¶ da' pulpiti chimere, sogni e
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ORLANDINO DI ¶ LIMERNO PITOCCO ¶ DA MANTOVA. ¶ CARMEN EIUSDEM AUTHORIS
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altra infirmitade, tal che da tutti loro qualche remedio
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ripportava: laonde lo proverbio da lui stesso pensato finalmente
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de l'Orlandino, sincerissimamente da me composta, uscita mi
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composta, uscita mi è da le mani per complacenzia
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lo studio di essa) da natura rimossa; ma del
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repullulare. Vero è che da me stesso confermo poi
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le parole uscite talora da la penna men che
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nemico al mundo tanto da me odiato quanto l
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quanto l'anima mia da me risguardata: bastami solamente
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notte impetuosamente composta, essendomi da non so cui potente