Ada Negri, Il dono, 1936

d'anno in anno da te attesi, o vita

È l'Ave ¶ Maria: da San Michele, da San

Maria: da San Michele, da San Luca, ¶ e, piú

forza ¶ che mi difenda da me stessa; e in

ha ormai la terra ¶ da offrire. Tutto fu già

già offerto, donna; ¶ anche da te. Sta limpido l

che il grembo ¶ non dà piú figli, e quelli

d'un fratello, improvviso, da lontane ¶ terre. Era un

il pruno sanguigno, che da poco ¶ vestí sue foglie

dono che mi vien da Dio: ¶ petali accanto a

occhi. ¶ Sciogliermi non potrò da quest'incanto, ¶ scuotere non

fiamma, accesa ¶ in me da Dio, diverrà cielo; e

le trasforma il sole ¶ da lagrima in diamante. ¶ O

dai giardini ¶ nascosti. Viene da quel verde un fresco

verzure d'occulti orti da fiaba, ¶ rossa Pavia, città

pènduli alle siepi, ¶ come da vene zampillavan sangue. ¶ Giorno

d'incantata purità, concesso ¶ da Dio Signore agli uomini

memoria ¶ l'uomo. Quello. Da tanti anni caduto ¶ cosí

e riveniva a me da lontananze ¶ smisurate dell'anima

delle altezze. Quando? ¶ Forse da sempre. Il volto ¶ riverso

Fruscío d'acqua sorgiva ¶ da presso viene: vien da

da presso viene: vien da lunge un suono ¶ di

il silenzio mi parla, da vicino ¶ e da lontano

parla, da vicino ¶ e da lontano, ¶ con due voci

Tu pur, com'essa, da profondi solchi ¶ segnata; e

profondi solchi ¶ segnata; e da quei solchi fatta bella

novella avesti in dono ¶ da quell'annunzio. Intima fiamma

fontana di fede. ¶ Voce da Dio venuta, voce che

serbata nell'età venture ¶ da' tuoi destini: ch'esso

dalla città ¶ lontana, come da sinistri roghi. ¶ Per meglio

là, quando non eri ¶ da alcuno udita né veduta

creature. Ma chi mai da me ¶ potrà svellere me

nell'infinito; e tu da esse invano ¶ un segno

e quella ¶ ch'è da viver piú oltre: oltre