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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «da»

nautoretestoannoconcordanza
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1986
ve facite vede’ cchiù da chesti pparte.» ¶ Volendo stravincere
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1986
storiella che ho imparato da mio padre e che
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mirabile, a grifi, ancora da scartavetrare per le dorature
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italiano. Ne facciamo stampare da Guaccio mille copie. Il
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cose ch’io sostengo da sempre. Le opinioni di
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se mi stai spiando da tre ore! E va
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torce e candele protette da paraventi di cristallo. Tutti
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inizio secolo, pareva uscito da un quadro. Il barone
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1986
di Vienna, in uniforme da maresciallo bianca con spalline
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divani. Era rimasta affascinata da un tavolo che mostrava
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1986
bronzo raffigurante Ferdinando nudo, da Dio greco. Reggeva le
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1986
d’una biga, tirata da bellissimi cavalli rampanti. La
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odiosa idea dell’operazione da compiere la tormentava sempre
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un imbarazzato, guardingo cenno da lontano, scomparve. ¶ Smagrito, stanco
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nel salone grande, dame da un lato, uomini dall
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di San Leucio, allargato da un inverosimile cache-bâtard
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fascino, per l’espressione da bambina nella piccola bocca
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Corte: altissimo nella divisa da ufficiale degli usseri, il
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degli usseri, il volto da Romano antico. Tra lui
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che teneva in volto da quando era apparsa: per
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li ssacche! V’avimma da’ ’no cuofano di denari
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in velluto azzurro, illuminato da torcieri. Nel buio, Cimarosa
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militari. ¶ Vennero quasi travolti da un riflusso di gente
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Anna. S’è alzata da pochi giorni, è pallidissima
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non ho più sogni. Da un pezzo» insisté. ¶ «Non
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Si possono riconoscere, talvolta, da uno sguardo, dal portamento
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uno sguardo, dal portamento, da un grido. Più spesso
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al sole che verrà.» ¶ 2 ¶ Da ieri piove ininterrottamente: l
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che segna il passaggio da una stagione all’altra
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le scrivanie portate lì da Lauberg? Pregherà Gennaro d
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aveva chiesto? Fin quando da piccina fiduciosa garbata girava
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Di cosa? Tutto dipende da quanto succede a migliaia
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leva di massa, guidati da Robespierre e da Brissot
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1986
guidati da Robespierre e da Brissot. Come andrà a
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a Pietrarsa costruiscono navi da battaglia. Forse l’Europa
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nce volimmo fa’ accidere da ’sti Frangise? Da ’sti
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1986
accidere da ’sti Frangise? Da ’sti Giacobbe figli de
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Una passione travolgente. Soprattutto da parte di lei.» ¶ «Lei
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frasi degli eroi raccolte da Manthonè, il quale le
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i progetti di riforme da farsi a Napoli una
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n’andò, soddisfatta. Restava da rimettere in ordine lo
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Carolina de Austria, rainha da Dos Sicilias. Sã Pereira
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erano tempi tremendi, usciva da un periodo orribile. Forse
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Forse certe cose passano da un corpo all’altro
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di contrabbandieri che vengono da Roma, Parma, Milano. ¶ «Guarda
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1986
sventagliano, abbandonando i ferri da stiro. Sono pallide, intrise
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ogni sorta di bevanda. Da ogni frutto o pianta
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denso, di panna cremolata. Da svenire. Ne prende due
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1986
mo’, te faccio piglia’ da lo Spino». ¶ Lo Spino
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1986
levano. Se no, sai da quando avevo accominciato!» ¶ Rabbrividì
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1986
bene. Però m’hai da fare contenta. Ogni mattina
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1986
di parlare: falso, “politico”, da vero cortigiano. ¶ «Cara marchesa
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1986
più che farmi perdonare da te» ripigliò, in tono
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1986
Adesso in molti vengono da lei. A volte c
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1986
A volte c’è da impazzire, con Graziella che
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1986
fece confessare al ritorno da una delle sparizioni. ¶ Era
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1986
di male? Chesto ha da fa’ la femmina. Perché
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piatti, bicchieri, cibo maneggiati da Graziella? Respirarne il fiato
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rassegnare. ¶ Una mano la , anche se squadra con
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Perché cheste se vestono da puttana?». ¶ “Lo rosso” è
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1986
via presto: c’è da annoiarsi per loro, coi
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Jeròcades ha assunto aria da nume tutelare: vigila come
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1986
le procura tanto impegno da stremarla, senza un minuto
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1986
verrà. ¶ E c’è da studiare, approfondire argomenti scientifici
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1986
E basta. ¶ C’è da collaborare ai giornali e
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di Angelica. ¶ C’è da scrivere a Spallanzani che
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ricerche sui Campi Flegrei. Da rispondere a Fortis, che
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tela verde che giace da parecchio sul tavolo. Contiene
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poesie, canticchia con voce da tenore motivi d’opera
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1986
forestieri. ¶ «Anche questo è da tener presente» ammonisce Sanges
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ardite itale menti, qua da noi? Il signor Acton
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1986
che le linee tracciate da re Carlo e Tanucci
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1986
altre nazioni e che da noi non riesce, grazie
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1986
Voglio aiutarla a liberarsi da sola.» ¶ «Smettiamola d’aspettare
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1986
Et les Anglais?» ¶ 4 ¶ Caldo da crepare in questo scorcio
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porte e battenti. Niente da fare; si soffoca, si
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1986
mettersi in mostra, sfavillare! Da attirare su sé ogni
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1986
desiderio. No, lasséme far. Da quanto tempo un uomo
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Venezia. Imita i sospiri da gatto innamorato che l
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1986
gridano i ragazzi, impazziti. Da far tremare i vetri
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1986
vasetto di pomata datole da Cirillo. Spalmò, smise. A
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1986
a prepararsi il caffè. ¶ Da qualche settimana Graziella se
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1986
se finiva in carcere, da mangiare, fumare, l’avvocato
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1986
andava mai. Pallido, magro da far paura, i neri
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1986
gli faremo fare vita da Spartani? Qui, a Napoli
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1986
di panno beige smessa da tempo, lasciò a casa
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1986
Russo. ¶ Spiccicando le scarpe da fanghiglia pastosa e puzzolente
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1986
primo stimolo a uscire da una certa dimensione» aveva
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1986
Non credo ci sia da aver paura.» ¶ «Venite» ordinò
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1986
si me stai smiccianno da tre ore!» sbuffò Lauberg
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1986
sacchi, barili, balle strette da corde. L’uomo che
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1986
miei morti, pensò, corsa da un brivido. Fu colpita
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1986
al suo pugliese-napoletano da ragazzo per bene le
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Lo cavaliere ’nce vo’ da’ la libertà». ¶ Ebbe inizio
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le sillabe «tu vuoi da’ la libertà a me
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si’ venuto a fa’ da lo Mandriere?» ¶ «Non ti
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di smalto. Quasi nascosti da pastori sanniti vestiti di
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pomodoro e la cena. Da parecchi giorni papài si
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chianca: meglio tornare indietro, da Musciariello alla Salata, dove
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donna Violante si dava da fare, ansimando dal petto
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nervosissimi, tesi. Dové badare da sola a tutto. La
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sensazione la dominava, sin da quando titìo annunciò la
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amico, fratello. Le venne da piangere. Vincenzo doveva andare
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più: non le vedeva da parecchio, però gualciture sotto
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1986
alla nappa in velluto da cui pendeva il campanello
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1986
campanello d’argento portato da Ripetta ruppe la difficile
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1986
un vecchio in parrucca da cerimonia a riccioli barocchi
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1986
d’Aleppo / giunto e da Moca», cui magari aggiungere
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1986
me ne sono innamorata da tempo.» ¶ Le parve che
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Ma pure voi venite da un paese che descrivono
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investire in qualche appartamento da rendita. La casa della
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1986
Lenòr, ora bisogna darsi da fare. Abbiamo fissato per
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un ritorno del vaiolo. ¶ Da parte Tria non c
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Antichi terrori la ripresero: da bambina sentì dire che
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risecchito nell’antica giamberga da cerimonia ormai cascante. Sospirò
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salmodiare, seguito in coro da tutti. Anche Pascual cantava
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cose come queste? Vengono da Roma.» ¶ Lei rispose con
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Donna Eleonora. Lenòr è da creaturelle. E tu ormai
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Chiaia. Quando il re il ricevimento per gli
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Anna di Palazzo, illuminata da un lumicino a petrolio
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palazzuccio, ci siam venuti da tre settimane. ¶ Torna a
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settimane prima quando, sorretta da papài, aveva abbandonato il
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disperata lettera, era piombato da Tria, l’aveva affrontato
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fra i tanti che da cinque mesi per lei
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ha assorbito un veleno da me. ¶ Uno fra gli
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suo sangue, sebbene lei, da quando s’era scoperta
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quel grumo vivo uscì da lei. S’era fatto
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s’è spezzato dentro, da quella sera ch’era
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gli occhi gialli, venati da trame di cispa, ripetendo
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le nappe. Come succhiava da quel petto grande, che
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dalle labbruzze tenere, stretti da gengive durette. Aspettavano ansiosi
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allora ve la fate da voi». ¶ Successe l’inferno
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Oggi ha mandato Gaetanino da lo corriere con tre
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sarebbe diventato verso lui, da grande. Schierato a fianco
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ignorante che arrivava chissà da dove sudicio, infangato, si
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sudiciume che porti, chissà da dove vieni! Quelle mani
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fonde, paurose, della Messa da requiem di Mozart, alle
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orrida, che aveva mai da offrire a un uomo
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e tiene amici carnali da tutte parte! Chisto chi
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pareva furto, privilegio immeritato da scontare. ¶ Si puniva in
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Ma non aveva niente da fare, per la spesa
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disegnavano cupole verdi, trafitte da pulviscoli di luce. ¶ Zampillavano
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tema della libertà. Tanto da volersene liberare: i Romani
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lampo. Quasi tutto dipendesse da me, avesse vita perché
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nessuno sa più pittare. Da cent’anni.» ¶ «Ma tu
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a una tavernella segnata da una frasca. Una gran
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letto su un “Mercure”, da Coppola.» ¶ «Finiranno in guerra
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viso, al torace, tremava da battere i denti. Si
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Una lettera di Saccenti da Lucca, un biglietto di
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trenta volumi, una lettera da Vienna, vecchia di tre
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Danubio solo per esaminar da vicino una misera anticaglia
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di cuore. Non è da tutti.» ¶ Proseguì, ostinata: «Se
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stizzosamente allegro. «Qualche cosa da considerare eterna la si
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le prime cause, roba da bassifondi, in uno studio
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villa. Magari Primicerio era da lei. ¶ «Che me ne
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è furbo. È massone da un pezzo.» «Don Luigi
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Non puoi restare qui da sola, stasera. Questa notte
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E se doveva vivere da sola, del suo lavoro
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Mise i gioielli lasciati da mamãe: una collana di
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vedesse tutta quella gente da lontano. Un agitarsi di
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di scontenti, ognuno fuggito da qualcosa che procurava tedio
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di Maria Carolina. Saltava da un amante all’altro
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scivolava sul pavimento coperto da melma appiccicosa di champagne
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finì nel salotto cinese. Da un uscio semiaperto vide
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nato dall’ignoranza, alimentato da chi presume di svelare
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quali non derivano potere da ignoranza o debolezze altrui
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quelli che aveva conosciuto, da vicino o attraverso i
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possibile, questa sì religione da celebrare, diffondere. Umiliava davvero
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preti, era ancora saldo, da millenni. Il numero d
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il ridicolo Delfino cornificato da Maria Antonietta: il popolo
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che sarebbe successo? Dipendeva da quanto si sarebbe fatto
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anzi Tanucci, nell’ammodernamento. Da quanti fra loro raggiungevano
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favola d’Orfeo mandato da Giove a trarre gli
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barbarie. Alla civiltà creata da Orfeo seguiva corruzione, allora
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Si rassegnò a farne da sé una diligente copia
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una settimana le arrivarono da Palazzo un piattino d
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ringraziamento. Altro che far da soli! Se non ti
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di guappo. Vestiva sempre da cavallerizzo, gli stivali rovesciati
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la San Marco, uscivano da Palazzo nascoste in ampi
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annoiarsi, anche a preoccuparsi: da chi aveva sentito dire
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Cassano. Fossimo diventati moniglia da braciere? Il Regno l
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non se l’ha da scordà. Non è morto
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Lo re l’ha da mettere a posto, regina
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e buona. ’Nce ha da fa’ una buona mazziata
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straduccia di pietre taglienti: da un capo sbucava su
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non v’abitava più da parecchio, forse era tornato
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trovò suo padre, tornato da Roma, e tio Antonio
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filo d’acqua. ¶ Passeggiò, da sola, tra la gente
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dal profumo intenso pendevano da un capo all’altro
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vicoli, ai mercatini sommersi da broccoli, cavolfiori, mele annurche
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Saltava con gli occhi da un punto all’altro
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peltri, cascate di diamanti. ¶ Da dimenticare il Bambino, la
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È ciò che mi rabbia» disse Sanges, scuotendo
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aggiustandosi parrucche e giustacuori. Da una porticina laterale sgusciò
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stretta, altezzosa, appena increspata da un sorriso. Certo, bella
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dolci sul mare acceso da riflessi. ¶ «Maravilhoso» mormorò. Si
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aver pensato in portoghese: da tanto non le veniva
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incitava: c’era tanto da fare, nel futuro... ¶ «Ma
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Allora: tu ti dai da fare, scrivi un sonetto
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vie senza legami. Fin da piccoli. ¶ A volte in
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fornicare parecchio, a giudicare da madri di famiglia sformate
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in primavera, ma, dopo, da slacciare i cordoni alle
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che stupida! Vergogna! ¶ Niente da fare. Provò senso di
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impegno al sonetto chiesto da Vincenzo. Venne fuori un
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nel bel frontespizio realizzato da Giuseppe Raimondi, che Sanges
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piacere vero, grande. Difficile da spiegare. E preceduto da
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da spiegare. E preceduto da altri, come l’emozione
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familiare, però sempre “altro da sé”, dei libri, degli
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al di là”. Consacrata da divinità misteriose, quasi “ferens
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a pensare, acquisire convinzioni, da una cosa che aveva
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come lui» commentò Sanges. «Da quando è venuta Maria
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di là, ma vero: da toccare, godere, vivere sul
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come individuo è finito: da libero si fa necessariamente
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1986
il quale studiava legge da forsennato, per sistemarsi presto
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di governare un mondo da lei stessa edificato, perciò
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di Gesù Bambino vestito da pastore, tra zampogne e
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le Loro Maestà, seguite da Tanucci, Sannicandro, la San
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guardare Santa Teresella spazzata da vento, pioggia, grandine. “Sentiva
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suoi, sul grigiopiombo universale. ¶ Da parecchio non andava al
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1986
un vicolo in salita. Da un altro vicolo sbucò
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1986
grasso, in cotta bianca. ¶ «Da llà, da ccà...» ¶ Anche
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1986
cotta bianca. ¶ «Da llà, da ccà...» ¶ Anche Gesù se
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Se n’è gghiuto da llà. Pe’ lo vico
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1986
san Giovanni, perché ricomparve da un’altra parte. Però
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1986
comparvero tutti assieme, provenendo da tre vicoli diversi, le
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issarsi alla Madonna, spinto da cento mani, sollevare la
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1986
e la regina, chiamati da un impressionante concerto di
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1986
sotto i tabernacoli sistemati da padre Rocco, predicatori urlavano
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si giustifica tutto! Si ragione a Leibnitz che
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1986
bracieri d’ottone, cinti da predelle in legno levigato
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1986
Faceva proprio un anno da quando, dopo la presentazione
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1986
c’è più niente da dire» mormorò. Lo vide
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1986
gli occhi chiusi, avvolta da tepore sereno, grande, sicuro
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1986
sua sensazione così bella: da bimba e donna insieme
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1986
vivere in dimensione diversissima da quella della vita comune
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1986
strinse, la baciò, stavolta da mozzarle il fiato: le
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bruna, senza peli, solcata da tendini e vene: la
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1986
orti, traversavano casali popolati da ragazzi, galline, maiali, cani
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1986
tutto il golfo, celeste, da Posillipo a Sorrento. In
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1986
vecchia casa colonica, accesa da gerani rossi, eliocrisi. Dentro
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1986
di schifo. Cirillo vive da raffinato signore ma si
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1986
perché qui è giunta da poco: non possiede punti
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1986
Sapete che a Londra da non so quant’anni
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1986
luoghi della città. ¶ Posillipo da mozzare il fiato. V
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1986
baracchette si friggevano pesci da mettere nel pane, o
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1986
ma non ci sarebbe da stupirsi. Con l’educazione
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1986
Napoli s’è guastata da quando sono venuti gli
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1986
la via si biforcò. ¶ Da una parte iniziava a
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1986
Elmo. ¶ «Lo si scorge da ogni luogo» osservò, Vincenzo
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1986
E quelle, due fregate da guerra. Ma fra poco
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1986
le volarono scogliere popolate da gabbiani, cale gialle di
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1986
indietro con schiuma, ruscellava da strani ponticelli di pietra
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1986
d’ogni dimensione, fasciati da vele chiuse, rigati da
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1986
da vele chiuse, rigati da scalette di corda. Ne
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1986
grande quanto una carrozza. ¶ Da quella porta s’entrava
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1986
piazza ovale, vastissima, circondata da case, alcune basse e
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1986
Nuvolo.» ¶ Indicò in alto, da un lato della piazza
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1986
di mazzuolo. Puzza orribile, da mal di testa. In
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1986
camiciola rosa, senza maniche, da cui uscivano braccia pelose
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1986
e sottogola, gonna multicolore da pacchiana. A torso nudo
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1986
due, pure in abiti da donna, suonavano, passando con
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1986
tutta Napoli...» ¶ S’interruppe. Da un lurido portoncino nero
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1986
Vincenzo. E la bocca da bambina. Purtroppo il naso
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1986
bambina. Purtroppo il naso... Da maschio. La faccia l
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1986
il luogo, l’impegno. Da Napoli non si sarebbe
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1986
Si respirava in aria, da un capo all’altro
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1986
con naturalezza così propizia da pensare al destino. ¶ Non
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1986
di Dio in cui, da qualche tempo, s’era
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1986
sebbene riducesse le scollature) da quel suo petto bianco
270
1986
Qualche occhiata la ricevette da Paisiello, il famoso musicista
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1986
l’ottenne una sera da un cadetto della marina
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1986
sarebbe stato possibile vivere da letterata e, al tempo
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1986
e, al tempo stesso, da moglie, madre? Alcune fra
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1986
Alcune fra le signore da lei conosciute lo facevano
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un vitalizio. Occorreva darsi da fare, e tanto. ¶ 4 ¶ Memorabile
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collo la parure prestata da vovó. ¶ Povera nonna. Ora
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dei Filaleti, col nome da lei scelto di Epolnifenora
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interpellata due giorni prima da Tanucci perché facesse da
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da Tanucci perché facesse da guida e istitutrice alla
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a venirle in aiuto. Da quando s’era sparsa
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imbecilli» proseguì. «Quei letterati da strapazzo. Che gloria potrete
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Ma state alla larga da Belforte.» ¶ Finalmente libera, si
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Non sta a Vienna, da quando s’è combinato
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e Giordano la coltivava da un pezzo. Pareva nervoso
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sempre monarchia! Che ha da fa’ rivoluzioni! Le rivoluzioni
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feste. Il re tornò da Portella con la sposa
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i diversi, i benedetti da fortuna, abilità, talenti, in
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dalle scollature fulgenti strillavano da un palco all’altro
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ossessivo, era quello generato da una quantità inverosimile di
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saltava con gli occhi da una scena all’altra
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ininterrotta di banchetti, illuminati da torce e lanterne colorate
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fuoco, vi versava acqua da un orcio, sventolava il
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acuto, lamentevole, però armonioso. ¶ Da quel banco di maccheroni
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nomi sacri venivano sostituiti da parole profane, assonanti. ¶ «Mannaggia
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maravilhoso!» ¶ Una piazza bellissima. Da un lato vi splendeva
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di panna, pini, scaturiti da prati smeraldini oltre cancelli
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rosa antico, sfarzosamente illuminato da miriadi di lanterne fisse
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tenuta in parte sgombra da lucenti squadroni di cavalieri
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rossi. ¶ Boschi misteriosi, percorsi da barbagli di luce e
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scorsero un ometto vestito da nobile, calzonetti neri e
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e oro, pareti tapezzate da cambrì azzurrino con festoni
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sporco, stantio, era soverchiato da quello fresco, vitale, d
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occorreva perfezionare l’invio da Roma delle rendite Mendes
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Lopez se li facevano da sole. ¶ La spesa le
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spesa le piacque, fin da quel primo giorno imbarazzato
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verdure ce n’era da buttare, perfino ignote, come
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Crocchia nera lucida, puntata da spilloni con teste di
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rosso, strascinava con aria da regina la coda del
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tuppo a cèrcine, picchiettato da spillini lucenti. Scriminatura bianca
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disimpegno, si davan tutti da fare. ¶ Altri doratori, oltre
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di letto, paraventi, sedie, da riportare al primitivo nitore
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d’oro zecchino. Veniva da quei terranei un sentore
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nel veder passare, tirati da cavalli di razza o
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carrozza scoperta, mentre usciva da Palazzo. Era arrivata all
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alla Rotonda per guardare da vicino il mare. Quella
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gigliato alle portiere, tirata da due cavalli rossicci, girò
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ventre, di quelli che, da qualche settimana, ogni tanto
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per la prima volta da lei sgorgava sangue, il
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la popolazione era composta da nobili e popolani. Borghesi
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fra i molti che da un po’ componeva. Già
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araldiche s’eran perse da tempo immemorabile. Con uno
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se non le cantilene da bimba e i brani
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desolati, sconfitti, non già da tragiche vicende di guerra
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palazzi di Toledo. Forse da sposata, se avesse potuto
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Quando ti viene qualcosa da dire la dici. Perché
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e venendo a contemplarla da vicino. Le tese la
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posasse, con aria tenera, da conquistatore irresistibile. Decise di
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infinità d’autori moderni da leggere... D’Holbac, Lamettrie
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ormai, non c’è da sperare in niente più
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intellettuali veri son tenuti da parte. Quale libertà? Dove
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un po’ agiografici tracciati da titìo vennero poi corretti
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titìo vennero poi corretti da Vincenzo Sanges. Tra lei
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ipocrisie. Veri amici uniti da stima, manchevolezze, interessi. ¶ «Conforti
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troppo cristiano, mi capite? agli altri, non pensa
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se si è legati da un’idea, una religione
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vivere per un giorno da lazzari morirebbero di schifo
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le parevano pure tribolati da inspiegabili angosce. ¶ Non avrebbe
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della famiglia amava parlarne, da vovó Eleonora a papài
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contrade? E che vie’, da San Michele?2 No, amore
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queste nun so’ parole da ’mpara’. Devi da ’mpara
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parole da ’mpara’. Devi da ’mpara’ li nomi de
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alberi e canne, tormentata da cicale assordanti. Qua e
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Troppo era sfregiato, divorato da protervi, selvatici cespugli. Un
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l’aveva lasciata vedova da poco. ¶ Anche mamãe era
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ora d’andar via da questo paese di selvaggi
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a Napoli ci sarà da preoccuparsi. Dovrò stare al
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di Castiglia! Noi Mendes da Silva vantiamo Rodrigo Mendes
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grandi proseguì in camera da pranzo. ¶ Dalle imposte accostate
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la chiamavano tutti così da quando, piccolissima, non riusciva
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indugiare sui bottoni che da un po’ le gonfiavano
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erano i nomi detti da vovó, mentre scherzava con
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dalle canzoncine della nonna, da timide rimembranze della mamma
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timide rimembranze della mamma, da qualche abbandono di suo
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forse aveva sentito dirlo da qualcuno. Si provò a
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di salami, formaggi, inghirlandate da curiose pallottole lisce, color
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Longa. Ve ne accorgerete da una porta pretoria romana
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una costruzione bianca sommersa da tralci. ¶ «Dicono sia la
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uomo abbia una patria da amare su ogni cosa
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cosa, fino al punto da morire per essa. Mandò
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una steppa molle, interrotta da greti ciottolosi. Foreste di
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aria si faceva fradicia, da sentirsi male. Vovó aveva
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neri macilenti, due coperti da pelli di capra, gambe
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avviluppati in fasce strette da lacci rossi. Con lunghe
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delle mani. In effetti da qualche po’ nella diligenza
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si giustificò: «Sto seduta da tanto tempo, mi si
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d’erbacce e folgorato da lucertole. Dentro, sudiciume incredibile
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e Lopez si tagliassero da sé fette da pagnotte
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tagliassero da sé fette da pagnotte grandi come ruote
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tanto fitti di vegetazione da inquietare. Per boscaglie e
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buche, pozzanghere, ciottoloni aguzzi. Da spaccare assi delle ruote
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il vasto sedere. Parlò da solo per tutto il
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sullo sfondo. ¶ Fu colpita da uno strano riverbero rossastro
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strano riverbero rossastro che da un po’ si vedeva
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foglie appassite. Forse tornavano da una festa, poiché li
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pentolona di coccio serrata da pelle tesa, entro la
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di grigi vapori, folgorati da lampeggi scarlatti. ¶ Quando la
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fantastica, e potesse sparire da un momento all’altro
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un edificio giallo, cinto da cancelli. Sulla facciata lo
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istante titìo venne assalito da cavalli, vetture e sudici
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gli energumeni. Riemerse, aiutato da uno di loro, mentre
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districò una vecchia carrozza da città, verde, con rozzi
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una via larga, fiancheggiata da palazzi di tre, quattro
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piani, con balconcini illuminati da torcioni, lanterne, mazzi di
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coi fanali fiammeggianti, precedute da servi in livrea armati
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E barchini, castaldelle, gozzoni da diporto. ¶ Gennaro vuol fare
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d’oro. È coperto da un baldacchino azzurro, ne
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lei si fa convincere. Da quanto non provava un
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sprigionano aroma così intenso da stordire. ¶ Il vascello morbidamente
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mercati, bancarelle son sommersi da torrenti d’acini, traboccano
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d’intesa, una stretta. Da quella sera della barca
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andasse a farsi uccidere da qualche parte. Anche questa
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Napoli? ¶ Gennaro ha avuto da Peppe Cammarano quattro cedolini
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di fare queste cose da ragazzi, sebbene la situazione
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Gennaro ride: «Hanno frugato da cima a fondo. Ancora
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Ha un bel darsi da fare, Lauberg, coi centesimi
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del signor Monconi, illuminata da lampioni veneziani, i balconcini
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di vetture ferme, popolato da cocchieri che litigano, fumano
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in forma di cassa da morto. ¶ «Questa, poi!» fa
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po’». ¶ «Ho sentito raccontare da Mazzarella Farao» dice lei
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Ignazio. «Godi adesso, datti da fare, domani potresti essere
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era un casotto aperto da Vincenzo Cammarano. Non si
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occhi ardenti, senza volerlo una sbirciata a Gennaro
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mio, ¶ faccella cara, ¶ jesce da chisto nido ¶ oi palomella
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non più lazzaro, obbligato da infinite cose, il lavoro
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piccola stanza che occupa da anni alla Salata. La
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immagina: scura, misteriosa, percorsa da fischi, lamenti, rumori incomprensibili
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del solito) non le maggior sicurezza. Anzi. Se
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spesa, cucina, le porta da mangiare a letto. ¶ «Ti
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giacobini chiederanno morte.» ¶ 2 ¶ Bussano da tre ore alla porta
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sceso per comprare qualcosa da mangiare. Si deve alzare
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cerata nera, col cappuccio da marinaio, ne scorge solo
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nei fianchi, faccia pallida da vecchia. Labbra strette sulle
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che tieni?» domanda, inquieta. «Da dove stai venendo?» ¶ Graziella
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curata di mal francese da gran tempo contratto. ¶ «Lo
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Ma quando sei uscita da Santa Maria?» mormora. ¶ «So
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Quel vecchio che faceva da mangiare?» ¶ «Zi’ Vicienzo» dice
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costruzione nera, paurosa, circondata da “feroci”, da soldati in
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paurosa, circondata da “feroci”, da soldati in armi. ¶ Ieri
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imitando il gergo usato da Lauberg a Visitapoveri. «E
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cantina? Il grottone che il nome alla strada
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sotto il San Carlino da una parte, alla Vittoria
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una parte, alla Vittoria da un’altra.» ¶ 3 ¶ Il giorno
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a passo marziale, seguito da lazzari trafelati, che issano
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ragazzino ricciuto, rosso, ride. ¶ «Da tata nuosto. La no
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cantina col grottone, circondata da piante in botti verdi
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piacerebbe crescesse tanto vertiginosamente da giungere a infrascarle le
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al Grottone. Esistenza scandita da suoni e rumori diversi
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a notte. Fanno compagnia. ¶ Da qualche giorno, tuttavia, anche
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che il re sorte da Palazzo per rassegnare la
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che non s’hanno da fa’. Manco per scherzo
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pure lo popolo ha da campa’. Li signure campano
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e lo latrinaro?» ¶ Colta da idea improvvisa, muta discorso
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ripete, come in gioco da bambini. ¶ Lei si irrita
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bisognosa d’aiuto persino da lei, che è tanto
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gente applaude, grida, piange. Da San Ferdinando giungono torme
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tutto, lo sai.» ¶ Le una scrollatina al mento
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come no. Avrò tanto da dirti!» ¶ Le bacia la
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Frangise non tengo niente da spàrtere». ¶ Cerca di placarla
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Nonostante tutto le viene da ridere. ¶ «E tu lo
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Il Largo è occupato da battaglioni in assetto di
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e azzurri. ¶ 6 ¶ Graziella si da fare in maniera
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azzurri. ¶ 6 ¶ Graziella si dà da fare in maniera febbrile
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cresciuto, con l’uniforme da collegiale scura, abbottonata d
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andammo su. Ho visto da vicino cos’è la
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V’hanno accolti bene?» ¶ «Da fratelli. Ci han fatto
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spumose di cavolfiori cinti da olive verdi grosse come
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antipasti: ricci di burro da Tramonti, alicelle salate di
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Fusaro. Un servitore, abbigliato da pescivendolo, sbuccia con coltello
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naturale, parecchie son vestite da maschio. ¶ Ci sono tutti
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in divisa rosso blu da tenente brigadiere, la giacca
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fratelli Pignatelli in divisa da cadetti: si somigliano in
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garbo), Lauberg, con fare da trionfatore, Russo (anche lui
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Moliterno in divisa nuova da generale, le presentano l
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professor Odazzi. ¶ Fasulo salta da un gruppetto all’altro
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e Giuseppe si dan da fare, e sua sorella
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pallido nella foruncolosa faccetta da bambino. ¶ In altro gruppo
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errore» riprende Sanges, pacato. «Da parte di chi pensa
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a quelli che soffrono da secoli, aspettando libertà!» interviene
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spalle: è Cuoco, scosso da imbronciati tic. ¶ Le dame
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crepare» ansimò una sera, da Fasulo. ¶ Invece muore lui
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Pover’uomo: andava, smarrito, da Lauberg a Fasulo, da
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da Lauberg a Fasulo, da Pagano a Delfico... Pagano
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vanto che io, nato da voi, fui morto per
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barilotti. ¶ Tende l’orecchio: da lontano giunge, ovattato, rullo
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urla, bestemmia, s’eccita da sola, lei si tappa
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capisce perché. Passa, tirato da due asini, il carretto
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attorniano gli altri due da uccidere, che si divincolano
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Gennaro ha voluto invitare da “Acino de fuoco” Sanges
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di malinconico cinismo che da ragazzo sembrava posa. ¶ Adesso
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Anche se, per ipotesi, da quest’istante fai gli
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grottone!». ¶ Arriva “Acino”, accompagnato da un ragazzuolo scalzo. Portano
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dichiara tranquillamente Gennaro, versandosi da bere. «Per loro è
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ad attaccarla. E sapete da chi? Da Maria Carolina
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E sapete da chi? Da Maria Carolina. Questa pazza
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carte: in casa mia, da mio marito.» ¶ Tenue sorriso
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attimo. ¶ «Se mi recassi da... Caterina di San Marco
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cede a terriccio, rotto da pozzanghere vinose, paglia, immondizia
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speroni, fiancate, mura, torri. Da una tetra muraglia ciuffi
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donna in scialle nero. Da buie cavità della muraglia
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Aspettiamo» dice Gennaro. ¶ «Ma da chi bisogna andare?» ¶ «Vengono
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ragazzo sorride, si sfiora da capo a piedi, a
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le orecchie, si slancia: da una finestrella in alto
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te. Tu avissa sta’ da la parte loro.» ¶ Il
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Chiara trema sul foglietto. ¶ «Da’ qui. Leggo io.» ¶ Gennaro
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anche il naso, deturpato da una sciabolata che lasciò
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l’ammirazione per Buonaparte. Da secoli non si vedeva
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della Real Casa, interpellato da Michele Serra, ha potuto
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alle orazioni per invocar da Dio la quiete del
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le dame vorrebbero sapere da Moliterno com’è il
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percorsa giorno e notte da reparti in armi che
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Ma è inquieto, indispettito: da Palazzo non lo chiamano
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fretta. Luisa indossa gioielli da favola, veste all’ultima
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di farto, il vaso da notte, il piattello, la
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mille altri rumori, che da fuori non s’odono
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attendere i battiti sonori da un orologio pubblico non
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uscio, la voce irosa, da maschio, di Madre Cannitella
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cantata per sé. Ma da chi? Gennaro era fuggito
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d’agosto: Napoli invasa da torrenti di sole, il
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mai visti? ¶ Le venne da vomitare, quella notte, eppure
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lavata» sentenzia, col vocione da maschio. «Se non mangia