Vittorio Alfieri, Agamennone, 1783

Atride, ¶ pria ch'ei dal seno la figlia strapparmi

dubbio trarci? ¶ come cessar dal rio timore? ¶ Clitennestra ¶ I

gran tempo è già. Dal labro tuo non deggio

arrètra, ¶ arrètra il piè dal precipizio orrendo. ¶ Lunge da

fama ne avesse, or dal cospetto ¶ fuggir dovrò del

suo superbo orgoglio. — ¶ Io dal timor scevra non son

bando ¶ posta del tutto dal mio cor la speme

Non lunge io son dal racquistar la madre. ¶ Rimorso

a doglia ¶ sospinte, or dal dolore risospinte ¶ a inaspettato

ritrar m'è forza dal fatale evento. — ¶ Tu mi

raggio ¶ più non tornò dal dì funesto, in cui

necessario inganno, ¶ per cui dal sen la figlia le

duolo ¶ spento ben tosto dal tuo dolce aspetto. ¶ Deh

e i Numi ¶ spesso dal soglio lor gli sguardi

essi: escluso m'hanno ¶ dal trono affatto; e, per

e ancor che niuna dal tuo labbro io n

udir, misero me! mai dal tuo labro ¶ cotal rampogna

rivedermi, avrai me tosto ¶ dal tuo cor scancellato: amor

ciel! tu taci? ¶ neppur dal suol gli occhi rimovi

la figlia, ¶ mi tratterrei dal pianto. Ah! sì, consorte

al delitto orrendo ¶ son dal tuo aspetto... Oh ciel

breve sorge a trarti ¶ dal dubbio fero: io non

Egisto ¶ Esci, or, Tieste, dal profondo Averno; ¶ esci, or